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Giulio Cavalli

Il Paese dei ricattabili (e la bava del maresciallo)

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Insomma, c’è questo ex comandante dei carabinieri di Capri, Michele Sansonne, che teneva ben stretta un’agendina in cui segnava tutti i piaceri che nel corso degli anni aveva fatto a politici e ufficiali di passaggio nella nota località turistica. Il maresciallo si adoperava in una viscida servitù per un ristorante, un posto barca e tutto quello che potevano desiderare questi che dovrebbero essere, tra l’altro, la classe dirigente di questo Paese. Ma l’aspetto più miserabile è che il comandante sventolasse ai suoi sottoposti l’agenda che, diceva, fosse la sua “assicurazione sulla vita”. E immagino le risate, le pacche sulle spalle e i pettegolezzi privati tra colleghi mentre in caserma si spandeva bava per il potente di passaggio.

Tirate voi le conclusioni.

 

#LEFT cosa ci abbiamo messo dentro. E le parole sagge dell’Imam di Parma.

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Da sabato in edicola c’è Left. Da domani è a disposizione sullo sfogliatore online. Qui, se avete voglia, trovate tutti i temi del prossimo numero. Io, nel mio piccolo, ho avuto la fortuna di intervistare uno di quegli uomini che quotidianamente mi convincono di essere in una società migliore delle sue rappresentazioni: con l’Imam di Parma abbiamo parlato di terrorismo, di Islam ma anche e soprattutto di cittadinanza. E noi siamo un Paese fortunato ad avere un cittadino come Kamel Layachi.

La pistola sotto l’albero

I discorsi contro le armi in USA si sprecano. Eppure il mito americano resiste. Ogni tanto, allora, conviene far parlare i numeri e questa volta l’infografica è di Giorgia Furlan per Left:

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Presentare il libro di Vespa

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Ci deve pur essere un ingrediente segreto, un miele raro e sopraffino oppure una consorteria, dei nuovi templari per cui un Presidente del Consiglio debba presentare tutti gli anni, all’inizio del profumo natalizio, il libro di Bruno Vespa.

Mi piacerebbe ascoltare la telefonata con cui il malcapitato presidente di turno viene costretto: “Pronto Renzi, ti ricordi che io so quella cosa che tu sai e ci tengo tanto che tu presenti il libro con me?”, oppure un più fine “so che non ti dimenticherai della presentazione del mio nuovo libro come io non mi sono dimenticato di te”.

C’è qualcosa che noi umani non riusciamo nemmeno ad immaginare che tiene uniti i fili del potere a Bruno Vespa. Sarebbe troppo facile pensare al servilismo. Sarebbe troppo triste credere che ci si accomodi con comodo nei salotti che contano appena si arriva al potere. Sarebbe patetico credere che anche i “profeti del nuovo” poi tornino alle vetuste abitudini del vecchio potere.

Ditemi che c’è qualcosa d’altro. Vi prego.

A Policoro erano in cinquemila

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(Questo pezzo è stato scritto da OLA, Organizzazione Lucana Ambientalista, che nel silenzio dei media sta coagulando una battaglia serena ma forte contro l’idea folle delle trivelle. Leggeteli ogni tanto, facciamo che non siano soli)

Uscire dall’era del petrolio per ridurre i gas serra, l’inquinamento delle acque e del suolo, per evitare guerre e terrorismo e per vivere in un mondo più equo, solidale e sostenibile per tutti. Ma anche un NO alle trivelle del petrolio che il governo Renzi vuol imporre alle comunità lucane in terra e in mare. Sono questi contenuti della marcia dei cinquemila oggi a Policoro (dati ufficiali della Questura) alla si sono uniti i commercianti e le attività produttive del centro jonico, sindacati e associazioni tra le quali No Scorie Trisaia. 

Presenti i sindaci di alcuni comuni del materano ed i rappresentanti della Chiesa. Questi ultimi hanno chiesto scusa ai giovani a nome degli adulti per aver lasciato un mondo inquinato e pieno di conflitti. La Chiesa con l’Enciclica “Laudato Sii” di Papa Francesco ascolta e sostiene i giovani – è stato ribadito – perchè insieme si può migliorare per cambiare le nostre coscienze e ciò che ci circonda.

Assenti ancora una volta le istituzioni regionali  che si defilano di fronte a questi temi importanti per le comunità con “battaglie” che si concentrano sui quesiti referendari in materia di petrolio, dimenticando però ancora una volta i territori.

“Quanto sta accadendo in Basilicata e cosa accade nel resto del mondo in tema di estrazioni petrolifere e le gravi conseguenze ambientali e sociali che queste comportano, chiediamo alle istituzioni presenti al SUMMIT DI PARIGI e soprattutto a quelle della BASILICATA, le seguenti azioni non più derogabili:

1. Sostituzione urgente di tutte le tecnologie che usano il petrolio e le altre fonti fossili e nucleari;

2. Blocco delle autorizzazioni e sospensione immediata di tutti i nuovi progetti di sfruttamento di fonti fossili ed avvio della sospensione delle attività e la bonifica dei siti di estrazione esistenti;

3. Incremento della superficie terrestre dedicata alle foreste, alle aree naturali ed a forme di agricoltura organica;

4. Incentivazione del risparmio energetico e riduzioni delle emissioni “clima alteranti” in tutte le attività umane;

5. Sviluppo delle energie rinnovabili, eque ed alla portata di tutti (No a mega impianti!);

6. Incentivazione della ricerca scientifica e delle applicazioni tecnologiche finalizzate alla sostenibilità di tutte le attività umane;

7. Nuove forme di convivenza civile tra i popoli, senza sfruttamenti, guerre e terrorismo;

In particolare per la nostra Basilicata chiediamo anche:

1. Percorsi didattici ed Università per le energie rinnovabili e le economie sostenibili (non una università “fossile” del petrolio);

2. Informazione e formazione diffusa sulle attività e tecnologie disponibili per la sostenibilità ambientale, in particolare per i sindaci, gli amministratori pubblici ed il personale dei vari enti della Basilicata, in tema di energia, nuove tecnologie, rifiuti e soprattutto tutela delle acque e della salute;

3. Blocco immediato ai rifiuti industriali di fuori regione da smaltire in Basilicata (non vogliamo diventare un’altra “Terra dei Fuochi” o la pattumiera europea!);

4. Bonifica immediata delle aree SIN (Siti di Interesse Nazionale per grave inquinamento) in Basilicata (Val Basento ed Area Industriale di Tito);

5. Stop a discariche e inceneritori. Vogliamo finalmente un ciclo virtuoso dei rifiuti, di recupero e riutilizzo dei materiali;

6. Un impegno ufficiale regionale e locale per la riduzione alla fonte delle emissioni industriali inquinanti e controlli ambientali efficienti ed efficaci; un monitoraggio continuo su tutte le principali aziende ad alto impatto o rischio ambientale, da riconvertire o chiudere urgentemente;

7. Una reale tutela delle acque lucane, vera ricchezza della Basilicata e del meridione;

8. Indagine e monitoraggio epidemiologico, con particolare riferimento alle malattie tumorali (registro dei tumori);

9. Una reale tutela della biodiversità, con una capillare diffusione dell’agricoltura biologica, capace di ridurre i gas serra.

Sappiamo che è necessario bloccare il decreto “Sblocca Italia” che consente alle compagnie petrolifere di occupare (e quindi inquinare) per sempre il nostro territorio; la nostra generazione non potrà avviare in Basilicata nessuna attività di sviluppo vista l’incompatibilità ambientale, sociale ed economica del petrolio (vedi l’esperienza della Val d’Agri).

Il coordinamento studentesco intende lanciare oggi le basi per una politica di sviluppo fatta di scelte eque e sostenibili che non pregiudichino il nostro diritto a vivere in un ambiente sano. Non vogliamo e non possiamo abbandonare la nostra Terra!

Quando scappa una foto

#miopadreinunascatoladascarpe ci sta stupendo più di quanto potessimo sperare. E allora abbiamo deciso di portarlo anche in scena. Sì. Ci saranno novità sì. Ed è anche un ottimo regalo di Natale. Sì. (Mandate le vostre foto a foto@giuliocavalli.net e il libro potete anche averlo firmato nella nostra piccola libreria a chilometro zero http://ift.tt/1HEzqWi) via Instagram http://ift.tt/1HEzu8s

Forse sarebbe il caso di riflettere (a proposito di circhi antimafia)

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Ora è La Torre (l’articolo è qui) ma i segnali sono molti e nonostante il timore reverenziale generale cominciano a fare rumore. Forse sarebbe il caso che Libera si ponga qualche domanda. Senza paura. Con l’energia dei moltissimi che si spendono ogni giorno in ogni angolo d’Italia. I giovani sono una meraviglia, l’idea e lo spirito sono altissimi ma la classe dirigente è tutt’altro che infallibile. E i soldi sono troppi.

La guerra del presepe

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Ieri i superiori occidentali hanno voluto lasciare un segno tangibile della propria intelligenza mettendo in mostra tutta la civiltà di cui sono capaci e che manca a quei cattivoni islamici (che prima si chiamavano Isis e poi di colpo sono Daesh). Hanno pensato, i superiori occidentali di stirpe italiana, di affrontare l’integralismo sotto l’ala di Allah con una costumata manifestazione che ha messo insieme tutte le menti migliori del Paese.

Non riesco a non pensare, con ammirata affezione, alla riunione preparatoria in cui si è convenuto giustamente di celebrare il rito pagano davanti ad una scuola: non c’è niente di meglio della lungimiranza di chi, al contrario dell’Islam, decide di star bene lontano dai giovani per evitare pericolose derive di emulazione. Avranno sicuramente scelto il cortile di una scuola per essere certi che fossero tutti dentro. Nessun punto d’osservazione migliore, si saranno detti:«se dobbiamo stare lontani da qualcuno basta tenere d’occhio la porta da cui potrebbe uscire», avranno pensato.

(continua qui)

Su Vaticano, corvi e le presunte pressioni su Berlusconi

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Per lavoro sto seguendo “Vatileaks 2” e il processo in cui ci sarebbero presunte pressioni a Paolo e Silvio Berlusconi. Qui c’è l’avvocato di monsignor Balda, qui l’articolo sulla presunta relazione tra la Chaouqui e monsignor Balda e qui la stessa Chaouqui che in un’intervista fa il punto anche sull’ultimo processo.

Davvero stiamo vedendo cose.