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Giulio Cavalli

Straniero

A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno inconsapevolmente, che “ogni straniero è nemico”. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora al temine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo.

(Se questo è un uomo, Einaudi Editore)

‘Mio padre in una scatola da scarpe’ secondo l’ANSA (Fabrizio Cassinelli)

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GIULIO CAVALLI, MIO PADRE IN UNA SCATOLA DA SCARPE (RIZZOLI, pp.288, Euro 19)

(ANSA, l’articolo originale è qui, di Fabrizio Cassinelli) – MILANO, 13 NOV – “Michele Landa non è un eroe, e neppure un criminale. Tutto ciò che desidera è coltivare il suo orto e godersi la famiglia; vuole guardarsi allo specchio e vederci dentro una persona pulita. Ma a Mondragone serve coraggio anche per vivere tranquilli: chi non cerca guai è costretto a confrontarsi ogni giorno con gli spari e le minacce dei Torre e con l’omertà dei compaesani”. Giulio Cavalli queste cose le conosce bene. La promozione della cultura della legalità contro quella mafiosa è il suo pane da attore, autore e da (ex) politico. Tanto da portarlo, dal 2007, a vivere sotto scorta. Una vita dura, con pochi compromessi, che si riflette nel suo ultimo libro: ‘Mio padre in una scatola da scarpe – Capita a tutti l’occasione di essere giusti’.

Cavalli sa cosa vuol dire pagare per un’idea. Quella che non si deve cedere mai, perché un passo dopo l’altro dalla comodità di una posizione un po’ sonnolente si passa al compromesso irreversibile. Lui, invece, prima a teatro, poi sulle pagine dei suoi due libri (‘Nomi, cognomi e infami’, Edizioni Ambiente, 2010 e ‘L’innocenza di Giulio: Andreotti e la mafia, Chiarelettere, 2012) infine dai banchi del consiglio regionale (con Idv, poi passa a Sel e sostiene Ambrosoli sindaco ma non viene eletto alle regionali del 2013, ndR) ha tenuto il punto.

Anche quando nell’agosto 2013 il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura ha raccontato il progetto per farlo uccidere organizzato dalla cosca ‘ndranghetista De Stefano-Tegano. Da allora la sua vita è irrimediabilmente cambiata, sorretta anche dalla sua compagna, Miriana Trevisan. ‘Mio padre in una scatola di scarpe’ non è solo un romanzo, è un progetto: “Ispirato alla vera storia della famiglia Landa – racconta l’autore – il romanzo girerà l’Italia in un reading teatrale (…) Se mi avessero chiesto un romanzo civile, ecco, io, avrei scritto questo libro qui”. Anche perché non si nasconde che con questo libro Cavalli spera di dare un contributo alla riapertura del caso – il cadavere di Michele Landa, guardia giurata, venne trovato in un’auto bruciata nel settembre del 2006 – ancora senza colpevoli.

“Quando Angela mi ha raccontato la storia di suo padre, che è poi anche la sua – ha spiegato l’autore – io che la storia l’avevo già ascoltata da un giornalista e un amico, Sergio Nazzaro, mentre l’ascoltavo in diretta, così, al tavolo come quando ci si siede al tavolo con gli assicuratori, ho avuto la sensazione che colasse. Non c’era niente di più da estrarre o da spulciare, sarebbe bastato un contenitore. Ecco, forse questo libro è la pinta di quella storia. Che vi giuro aveva già tutti i sapori”.

Giulio Cavalli racconta un’Italia dimenticata e indifesa, in un Sud con l’acqua alla gola, quando non senza del tutto, che forse non assomiglia alla città dell’Expo, ma alla Milano delle intimidazioni agli imprenditori in provincia, al racket degli alloggi popolari, al business ‘calabrese’ del movimento terra, ai piccoli negozi incendiati, alle riunioni di affiliazioni nei ristoranti comprati con i soldi riciclati, ai comuni sciolti per mafia, alle operazioni ‘Infinito’ e ‘Insubria’. ‘Mio padre in una scatola di scarpe’ però non è un libro poliziesco. E’ un libro sulla cultura dell’illegalità, sull’ abbandono delle tante persone perbene. Il cui primo confronto non è con la paura ma con se stessi.

(il libro lo potete comprare a chilometro zero qui)

Insomma bambini, annegate sì, ma annegate a tempo!

buyuk.20140218093526.jpg_415368877E così sono morti 7 bambini, e 7 adulti che fanno 14 in tutto che è un numero tra l’altro, medio, asfittico, senza gusto, incolore. Fossero almeno 100, 200, 300. Che so. Per “la più grande tragedia” di sicuro almeno ci scappa una prima pagina. Ma così… Sono morti 7 bambini e 7 adulti anche ieri, ma “con tutti i problemi che abbiamo qui, sai quanti italiani muoiono ogni giorno”? rispondono così, di solito, quelli che sono capaci di capire la qualità di un morto dal taglio e dal colore, quelli che hanno l’occhio fino per riconoscere il gusto tra morto e morto, come il prosciutto. Sono morte 14 persone, “ma potevano stare a casa loro e non sarebbe successo niente” dicono quegli altri con le spillette dei marò. Sono morte 14 persone ma hanno fatto apposta. Perché forse non lo sapevano che a Malta oggi i capi d’Europa avrebbero trovato la soluzione. Bastava rimandare di un giorno. E poi dici le partenze intelligenti.

Sono morti 7 bambini ma non fanno più effetto. Come alla quinta birra, come l’ultima canna di un giorno che hai passato tutto fumato, come il gol di una squadra che tanto vince sempre, come l’ennesima gaffe del solito amico sfigato o come muoiono i bambini nell’anno 2015. L’anno del motore delle Golf truccato, di Vale e il motomondiale rubato e dell’Italia con il segno più. Si vede che ormai, avranno pensato, quelli che scrivono con sdegno ma a comando, ormai conviene aspettare il fine anno, tanto siamo ad un passo e facciamo la somma. E così poi tutti contriti per quella. Come una tana libera tutti.

(continua qui)

Satira politica o è la politica ad essere satirica?

Le_Rane

Luciano Canfora azzarda un’analisi che rovescia il senso:

“La peculiarità del tempo nostro invece è che i principali comici non sono più i vignettisti o gli attori satirici, ma direttamente i politici stessi. Di solito si pensa che all’Italia spetti un primato in questo campo, dal momento che nell’ultimo ventennio (1994-2011) per una dozzina d’anni è stato Presidente del Consiglio un brillante showman che si era addestrato sulle navi da crociera.

Ciò non toglie che costui si sia rivelato un abile animale politico, deposto con la forza da una specie di golpe bianco e che abbia, al tempo stesso, creato all’estero l’immagine di un Paese governato da un grande comico. Attualmente gli è subentrato un comico molto più giovane e assai più ripetitivo, certamente meno abile nel giocare la tastiera della comicità e forse già avviato a una parabola discendente. Il suo grande interprete è un attore comico di una certa efficacia che si sforza di farne la satira ogni martedì e venerdì, ma quest’ultimo, molte volte, è al di sotto del modello, dal punto di vista dell’efficacia comica.

Una situazione del genere, sia pure in tono minore, si è verificata nella vicina Repubblica francese al vertice della quale si sono alternati due diversi interpreti della comicità (Dominique Strauss-Kahn e François Hollande, ndr), il secondo dei quali, in casco e motoretta, ha scalato le classifiche del primato comico. In ogni caso è stato un esito meno grave di quello che si sarebbe prodotto, anche dal punto di vista dei rapporti interpersonali con lo staff presidenziale, ove l’ex capo del Fondo Monetario Internazionale, arrestato in un albergo statunitense, fosse diventato presidente della Repubblica francese.

Il venir meno della netta distinzione tra politici e satirici alla fine ha nuociuto più alla satira che alla politica. Ad Atene o a Roma questo sarebbe stato inconcepibile”.

Il resto è qui.

Quando scappa una foto

#miopadreinunascatoladascarpe Laura ha deciso di stare sveglia questa notte, vuole finire la storia di Michele Landa. E come diceva Machiavelli: “Il fine giustifica i mezzi”.
Grazie per la foto, buon lungo caffè e buona lettura!
(Potete mandare le vostre foto a foto@giuliocavalli.net) via Instagram http://ift.tt/1MovoxU

Cosa si muove a sinistra


Per fare un po’ di chiarezza ho intervistato sia Civati (qui) che Fratoianni (qui).

Leggerli forse potrebbe aiutare la costruzione di un giudizio. E sono curioso di sapere cosa ne pensate.

Quando scappa una foto

Dice che lo leggerà sette volte. Almeno una volta nella vita. #miopadreinunascatoladascarpe (la foto è di Carmen, voi potete spedirla a foto@giuliocavalli.net) via Instagram http://ift.tt/1MJuCdZ

Ma cosa voleva dire Renzi?

(AGI) – Roma, 10 nov. – «Ringraziamo i magistrati che hanno avuto sensibilità nel rispetto rigoroso delle leggi». Lo ha affermato il premier Matteo Renzi, ringraziando oggi durante l’incontro a Milano tutti gli attori che hanno giocato un ruolo nell’Expo 2015, dai presidenti del Consiglio che si sono succeduti alle autorità locali e anche alla magistratura.

Ma cosa significa? Ma che frase sfortunata…