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Giulio Cavalli

Si è suicidato (o è stato suicidato?) Alfredo Bizzoni

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“È la notte tra il 26 e il 27 maggio 1993. In via dei Georgofili, a Firenze, un’autobomba esplode e uccide 5 persone, distruggendo parte del patrimonio storico della città. Per questa vicenda, Bizzoni viene condannato dalla Corte d’Assise a un anno e sei mesi per favoreggiamento. Secondo gli inquirenti, è l’uomo della logistica: avrebbe procurato alloggi e mezzi al gruppo di assassini che ha compiuto la strage. Non è tutto. Avrebbe collaborato anche all’organizzazione degli altri attentati di mafia che hanno sconvolto l’Italia fino a luglio. Si scopre infatti che è legato ad Antonio Scarano, pluripregiudicato di origine calabrese, divenuto collaboratore di giustizia e condannato a 18 anni perché ritenuto responsabile, in concorso, delle azioni dinamitarde avvenute a Firenze, nella Capitale e a Milano. Scontata la pena, l’escalation di Bizzoni non si arresta. Parte come piccolo imprenditore, nel giro di vent’anni costruisce un impero occultato al fisco. Diventa titolare di società di articoli sportivi, possiede negozi di abbigliamento, detiene quote di aziende immobiliari, alimentari, e persino di studi diagnostici. Dal 2002 al 2010, dichiara un reddito medio di 17mila euro, ma acquista immobili di pregio e guida auto di lusso. Nel 2013, la Direzione investigativa antimafia gli sequestra beni e proprietà per un valore di 15 milioni. Lo scorso aprile, arriva la confisca definitiva per circa 6 milioni di euro”. (fonte)

Ieri è stato ritrovato suicidato (appeso ad un lampadario) con un biglietto di poche righe e i soldi per il funerale. Alfredo Bizzoni aveva 64 anni. Sul caso si indaga.

Quando scappa una foto

Libreria Gogol Milano. I consigli della settimana. Con #miopadreinunascatoladascarpe via Instagram http://ift.tt/1XZ5NCQ

I numeri di Salvini a Bologna. Con qualche zero in più.

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“Lo schema è collaudato: Salvini blatera 24 ore al giorno, occupa tutti gli studi televisivi, spara numeri e vomita affermazioni che sfuggono a ogni verifica, riscontro, fact-checking. Non mettendolo mai alle corde su nulla, i media ne hanno gonfiato lo status, per non dire dell’ego. Con altri mezzi di informazione, minimamente scrutinanti, il progetto politico di Salvini sarebbe morto in culla due anni fa. E invece, la resistibile crescita di una falsa opposizione – falsa opposizione pompatissima dai media, il che mostra quanto poco scomoda all’establishment essa sia – ha rafforzato il sistema.

Ha poca importanza sapere chi abbia messo in testa a Salvini l’idea che in Piazza Maggiore potessero starci centomila persone e le strade del centro cittadino potessero contenerne trecentomila (quasi il numero totale dei residenti in città!). Gliel’hanno detto i leghisti bolognesi? È Manes Bernardini quello poco ferrato in geometria? Forse è stato Alan Fabbri, che in effetti Bologna la conosce poco, dato che è di Bondeno? Indifferente. Il punto è che i media mainstream, persino quelli bolognesi, hanno ritenuto plausibile – o al massimo “un poco esagerato” – l’ordine di grandezza evocato.

Guardiamo un po’ di foto e facciamo un paio di calcoli, avvalendoci di uno strumentino molto utile, ACME Planimeter“.

I Wu Ming si mettono a fare un paio di calcoli. Il risultato lo trovate qui.

Partiti senza blocco sociale

Una premessa: forse sto invecchiando male, nel senso del ringrinzirsi piuttosto che del mettere da parte cose e memoria, ma davvero mi chiedo se sul serio, dico se davvero sono convinti, se lo pensano con sicumera che la creazione di un gruppo parlamentare possa avere un peso nella sensazione politica di questo Paese. Se gente con spessore come Fassina o ancora di più D’Attorre si è impolistirolata lì dentro perdendo il nesso tra la vita reale, quella della politica sentita nella quotidianità delle soluzioni che si fanno più difficili o delle difficoltà quotidiane, quella dove un simbolo o una sigla sulla carta intestata di Camera e Senato pesano per il niente che sono, solo carta intestata.

È nato un gruppo di cui per ora sfugge il nome e di cui sappiamo solo che ha il terrore di apparire come quelli che “dicono solo no”. E festeggiano, pure. In un Paese che oggi è stato immobile ad origliare le scoregge del Motomondiale. Mentre la sinistra si infila in un accanimento terapeutico. La sinistra. Pensa te che contrappasso.

#LEFT cosa ci abbiamo messo dentro

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Morto un Expo basta inventarsene un altro. Anche se a forma di Giubileo. Sul numero di Left questa settimana in edicola raccontiamo la Roma che si prepara con il vestito bello della festa. Io ci metto un dialogo surreale di un “Sire davanti allo specchio” e la lotta infinita tra la Cooperativa Artisti 7607 e il Nuovo IMAIE.

Il sommario è qui.

Quando scappa una foto

La donna in questa foto è Angela Landa, figlia del Michele da cui è sgorgato il mio romanzo. È la donna che insieme ai suoi fratelli ha dovuto recuperare i pezzi di suo padre (morto e ancora oggi sembra impossibile sapere perché) dentro una scatola da scarpe. Il sorriso di Angela in questa foto è il premio migliore che potesse capitare al romanzo. Più di uno Strega o di un qualsiasi premio letterario. È la gratitudine dei sopravviventi che danno dignità a questo nostro bistrattato Paese. Per questo #miopadreinunascatoladascarpe è un libro che è anche una scelta. via Instagram http://ift.tt/1GOzN08

Chi ci ha reso così ciechi di fronte alla mediocrità

Sto lavorando in questi giorni sul polverone che si è alzato in Vaticano (se volete leggermi ne ho scritto qui e qui, intanto) e mi capita di avere a che fare con un pezzo di “classe dirigente” di questo Paese. Per di più la classe dirigente vicina al Papa e che si è occupata della razionalizzazione degli istituti finanziari di quello che è tra i più grossi imperi economici del mondo, con storia secolare e tanta letteratura sulle diverse intelligenze (buone e cattive) che l’hanno attraversato.

Ecco, se dovessi spiegare la sensazione che provo quando rialzo la faccia dalle carte, i documenti e le infinite giustificazione di chi mi capita di interpellare devo dire che la desolazione mi proviene soprattutto dal basso livello etico ma anche intellettuale di alcuni pezzi dell’intellighenzia alto borghese che infesta i salotti romani: persone arrivate ad occupare vertiginosi posti di potere per una serie di circostanze dettate semplicemente dalla prossimità fortunata e sincrona di qualcuno, ruoli ricoperti senza la benché minima professionalità, crocchi di plasticosi pupazzi nobiliari che sarebbero incapaci di elaborare un qualsiasi ragionamento senza la stampella servile di un codazzo di uditori, famelici frequentatori di una Chiesa vissuta come circolo esclusivo.

C’è un pezzo di Roma che è uno zoo di inetti investiti dalla fortuna di avere un merito che è solo censo o solo sangue. Eppure questa mandria riesce ad ottenere credito, a volte anche stima e addirittura timore reverenziale.

Ma esattamente quando abbiamo smesso di essere vigili di fronte alla mediocrità?

La grande ammucchiata

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Perché non andare tutti insieme (PD e Forza Italia) a Roma sostenendo la candidatura sindaco di Alfio Marchini ha proposto la Lorenzin dicendo quello che in molti pensano e lei ha avuta il coraggio di dire. Poi ha aggiunto “superando i partiti”. Come se non fossero superati da mesi, ormai.

Quando scappa una foto

“Si scrive soltanto metà del libro, dell’altra metà si deve occupare il lettore” J. Conrad #miopadreinunascatoladascarpe (mandate le vostre foto a foto@giuliocavalli.net) foto di Cinzia via Instagram http://ift.tt/1NPuw7U