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Giulio Cavalli

“Non ci sono differenze tra ‪#‎SEL‬ ed il ‪#‎PD‬ nelle scelte importanti”

Parole di Laura Boldrini che, sostenendo la tesi anche di Giuliano Pisapia, sembra dimenticare Jobs Act e Sblocca Italia tutto in un colpo. Ed è la posizione, che personalmente trovo sbagliata e patetica se portata all’estremo, di chi sta cercando di non implodere in quel grosso cortocircuito che saranno le prossime elezioni amministrative. E così succede che per giustificare modelli funzionanti (ma io credo non ripetibili, ad esempio pensando a Milano) ci si spinga all’iperbole. Evviva.

I nomi e i cognomi dei clan di Roma

Si tratta di piccoli e grandi gruppi che fanno affari in molteplici settori senza però farsi una guerra. Ne parla oggi Cristiana Mangani sul quotidiano Il Messaggero:

E così si registrano in totale ben 46 clan che hanno messo le mani sugli affari in città. Mafie italiane e straniere che collaborano nel campo della droga, delle armi, della prostituzione, del gioco d’azzardo e dei falsi. Gestiscono la catena della distribuzione dei prodotti ortofrutticoli, il settore della ristorazione, lo smaltimento di rifiuti, i supermercati, il settore turistico e le agenzie portuali.

Il Messaggero riporta anche la testimonianza di un pentito che ha conosciuto a fondo la realtà criminale del quartiere di San Basilio. Racconta ancora Mangani:

«Conosco tutta la realtà di San Basilio – riferisce un pentito ai magistrati – dove alcune famiglie gestiscono 4 piazze: la prima gestita da Cataldi, la seconda detta La Lupa dai Cimino, una terza dai fratelli Primavera (arrestati a luglio scorso dalla polizia, ndr) e dal loro padre, e la quarta dal figlio di tale Fabio “il nero”, di cui non ricordo il nome. C’è poi un’altra piazza che è in mano ai Pupillo Cataldi: ha iniziato con lo spaccio al minuto di hashish e marijuana tra le case popolari di San Basilio. Cataldi opera insieme alla sua famiglia e a una rete di spacciatori, sentinelle e contabili. Negli ultimi 4 anni ha immesso sulla piazza di San Basilio ingenti quantitativi di droga».
Il racconto del collaboratore di giustizia fornisce dettagli che sono poi stati riscontrati dagli inquirenti: «La piazza gestita da Cataldi era quella aperta per più tempo, facevamo i turni. Prima che io arrivassi c’erano tre turni, dalle 7 alle 14; dalle 14 alle 21, e dalle 21 alle 7 del mattino successivo. Si lavorava e si guadagnava molto (oltre 30 mila euro al giorno) perché c’erano meno controlli di polizia. Mi è stato raccontato – aggiunge – che c’era la fila per entrare a San Basilio da via del Casale di San Basilio e fu necessario organizzare la circolazione stradale mettendo degli spartitraffico perché le macchine degli acquirenti si intrecciavano».

(fonte)

Caro pensionato di Vaprio d’Adda, tu sei solo la pistola del loro far west

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Ognuno ha nel cuore la speranza di diventare un simbolo o una celebrità (anche solo per qualche giorno) con tutta la vanità di chi vive in un Paese in cui l’anonimato è considerato una colpa o una gabbia da cui riscattarsi: è in televisione, caro Francesco, c’è davvero lei dentro quella scatola che le ha instillato per bene sotto pelle tutto il cattivismo bullo che oggi si ritrova a rappresentare, celebrato dai fomentatori della paura che esultano per avere trovato un pollo così pollo da prendersi la briga di indossare i panni dell’iperbole, credendosi legittimo. Caro Sicignano, lei è la cartuccia consumabile del gioco sporco di chi fabbrica mostri, lei è la vittima di chi ha trovato una pistola da esibire ovunque senza bisogno nemmeno di un’arma perché è lei la pistola di questa storia: lei è l’indicibile a forma di tranquillizzante pensionato, lei è un errore che diventa potabile per quella sua faccia così splendidamente contrita e arrabbiata. Sappia, signor Sicignano, che arriverà presto il tempo in cui avrà esaurito la sua forza propulsiva per essere notizia e tornerà ad essere un cittadino processato per omicidio, lasciato solo dentro i fili di un processo, tradito come si è sentito tradito fino adesso ma senza più cartucce da sparare. Finirà, signor Sicignano, anche lei abbandonato sulla spiaggia come i suoi nemici “immaginari” che sono gli stessi scarti di un consumismo politico che ha bisogno di casi umani essendo incapace di elaborare delle idee.

continua su: http://www.fanpage.it/caro-pensionato-di-vaprio-d-adda-tu-sei-l-arma/

Lettere che mi rendono felice

12122542_868262876576517_1348074369069251953_nContinuiamo a correre. Ed è un bene. Continuo ad incrociare librerie, librai e lettori che sembrano il presepe del paese raccontato in televisione e non credo che siano questi ad essere in cattività. A Napoli mentre presentavo ‘Mio padre in una scatola da scarpe’ avevo di fronte, in prima fili, fissi sul petto gli occhi dei figli di Michele Landa e il pubblico stralunato ha visto un libro a forma di famiglia e una famiglia a forma di libro, tutti e due insieme. Mentre mi faccio portare in giro dal mio libro respiro con quegli slanci tutti polmoni come quando ero ancora capace di meravigliarmi. Sono diventato terribilmente bambino. O meravigliosamente vecchio. Dentro la scatola da scarpe ci ho trovato anche qualche pezzo di me che per noncuranza avevo lasciato in giro.

Ma soprattutto ci sono le voci di chi l’ha letto che mi mostrano angoli nemmeno immaginati: Mario Portanova (che è sempre un onore avere di fianco per la sua pulizia intellettuale, oltre che la preparazione) ha detto che Michele, il protagonista del libro, è un “profugo stanziale” cioè uno che vive da straniero nel suo paese perché non ne accetta le dinamiche bieche. Una lettrice forte mi ha insegnato che dentro il libro c’è il coraggio di raccontare coloro che “fanno ciò che possono” ed ha ragione: forse davvero abbiamo scambiato i fragili per vigliacchi, tutti presi da questa muscolosità politica.

Poi mi è arrivata una lettera. Inaspettata perché disinteressata come si riesce ad essere disinteressati di fronte ad un libro che non vuole insegnare niente, solo raccontare. Me l’ha scritta Stefano e ha il colore delle lettere scritte di fretta, senza mediazioni. Dice:

 

“…ebbene sì, caro Giulio, scusa se mi permetto di essere diretto, ho letto il tuo ultimo libro e sento la necessità di ringraziarti.
Dopo cinque minuti, da che l’avevo chiuso già l’avevo passato a mio padre con cui condividiamo la passione per la lettura, vorrei sentire il suo parere…ma soprattutto vorrei che anche lui, come me, conosca Michele e Rosalba,
per respirare la polvere di Mondragone, apprezzare la semplice bellezza delle loro vite e della verità.
Spero che non mi deluda, che mi confermi  ciò che penso e cioè che chiunque legge “Mio padre in una scatola da scarpe” deve donarlo a chi ama con la promessa che egli faccia lo stesso.
Perchè poi, quando ne avrà bisogno ritroverà comunque ogni riga, ogni emozione scolpita in modo indelebile sul proprio cuore.
Spero che mi confermi ciò che penso…tu hai scritto un Capolavoro, grazie  alla vita di Michele che è una testimonianza rara di amore e verità.

Non preoccuparti comunque.. lo consiglierò a chiunque.. ne regalerò una coppia a tutti.. anche a chi non conosco.

ti abbraccio e, appunto, ti ringrazio dal profondo del mio cuore, della mia anima.

Stefano”

Quando l’ho letta ho pensato che non è mica indirizzata a me, piuttosto ai figli di quel Michele Landa che ha lasciato dei figli veri, mica solo dentro un libro. E quando Angela Landa l’ha letta mi ha scritto una risposta che è un fulmine:

“la mia felicità è che da una storia di dolore è nata una storia di amore”

Vedi quanto sono forti i libri. E i buoni.

Italians in Belgium

Il Documentario “Italiani in Belgio” è stato realizzato da Marta Scocco nell’ambito del progetto ShareCulture Creative Mobility, realizzato da Perypezye Urbane con il sostegno di Regione Lombardia e Fondo Sociale Europeo e prodotto in collaborazione con SeaMedia Howest. E secondo me è un’opera rara. Eccolo qui:

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Un nuovo reato: scrivere di Tav. Concorso esterno in disaccordo.

Se avete già piegato e inamidato la vostra solidarietà per Erri De Luca per favore correte a riprenderla subito nei vostri cassetti. La notizia di questi ultimi giorni è qualcosa che galleggia tra la “parola contraria” che ha usato lo scrittore e il diritto di cronaca che vorrebbero ammaestrare nelle corsie preferenziali: Davide Falcioni, un giornalista che ha il brutto vizio di guardare per raccontare, di esserci mentre avviene la notizia è indagato per “violazione di domicilio”. Anzi, peggio: “concorso in violazione di domicilio”.

Il mio articolo è qui.

Ops

o.267699Si è accesa una lucina rossa, nelle stanze del governo, sulla questione del contante. Non riguarda il principio in sé, che lo stesso Matteo Renzi ha difeso più volte. Ma non si tratta nemmeno di un problema laterale. L’aumento da 1.000 a 3.000 euro del tetto per le transazioni cash , previsto nel disegno di legge di Stabilità, comprende anche i money transfer, il circuito parallelo alle banche che permette di inviare denaro in qualsiasi parte del mondo. Un canale utilizzato soprattutto dagli immigrati stranieri per far arrivare i soldi ai parenti rimasti a casa. Ma a volte utilizzato per attività di riciclaggio, con 60 mila operazioni sospette l’anno. E considerato anche un possibile strumento per finanziare il terrorismo internazionale.

(fonte)

Quando scappa una foto

Stare sul comodino di qualcuno significa occupare il momento finale della giornata, abitare gli occhi prima di dormire. #ilcomodinodiluca #miopadreinunascatoladascarpe via Instagram http://ift.tt/1LVphnL