Merda in mare
In mar Piccolo sono stati trovati lettini di ospedale, carcasse di auto, biciclette rotte, ruote di camion, di tutto e di più in attesa di una bonifica che chi sa quando comincerà.
(la notizia è qui)
In mar Piccolo sono stati trovati lettini di ospedale, carcasse di auto, biciclette rotte, ruote di camion, di tutto e di più in attesa di una bonifica che chi sa quando comincerà.
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Francesca Barracciu, sottosegretario nota per le gaffe e indagata per peculato ha inventato un nuovo reato: il reato in senso lato. Bravi tutti. Avanti così.
Io racconto la storia di un bene nazionale che rischia di rimanere dimenticato: la Certosa di Trisulti.
L’amico Mario Gelardi, direttore artistico del ‘Teatro Sanità’ ci regala un monologo sul quartiere napoletano che in molti scrivono e dicono. Mentre lui lo vive.
Il sommario del numero è qui.
A proposito di meritocrazia, che è diventato un “must” dell’ascesa renziana e che di tanto in tanto vacilla all’uscita di nuove notizie. Non so se sia vero che il padre di Matteo Renzi sia stato ‘aiutato’ dal padre del suo Sottosegretario Luca Lotti e non sappiamo se davvero questa coincidenza abbia aiutato la carriera di qualcuno. Non lo sappiamo e non vogliamo essere malpensanti.
Ma voi non siete stupiti del fatto che spesso il leader abbia avuto la fortuna di trovare i ‘meritevoli’ sempre tra le proprie amicizie personali? Forse ora in qualche bar stanno bevendo uno spritz dieci amici che diventeranno tutti classe dirigente. Pensa te, il caso. Da brividi, eh.
Mi avevano avvertito: quando scrivi un romanzo non succede mica come succede con gli spettacoli teatrali e le inchieste, perché il romanzo va. Parte per strade impensabili, ha delle regie di lettura che ti sorprendono.
Così, ieri, mentre ci si apparecchiava per l’uscita in tutte le librerie del mio romanzo ‘Mio padre in una scatola da scarpe‘ vedere cosa hanno pensato i ragazzi di diverse scuole per urlare il proprio no contro l’omertà e il silenzio è stata una sorpresa piacevolissima. Eccoli qui:
Slot machine e video poker, un business da milioni di euro gestito attraverso prestanomi incensurati. È l’ultimo affare del clan camorristico dei Casalesi, decimato dagli arresti e ora guidato dalla famiglia Russo, il principale obiettivo dell’ultima operazione della direzione distrettuale antimafia di Napoli. Quarantaquattro ordinanze di custodia cautelare sono in corso di esecuzione mentre cinque aziende e 3.200 slot machine sono finite sotto sequestro.
Perquisiti anche diversi esercizi commerciali in Campania, Lazio e Toscana. Le accuse contestate a vario titolo sono di associazione camorristica, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza e riciclaggio, tutti reati aggravati dalla finalità mafiosa. L’indagine riguarda le attività del gruppo Schiavone-Russo, indicato come il nucleo centrale dell’organizzazione, comandato da Francesco Schiavone, al secolo Sandokan, e da Giuseppe Russo, ‘o Padrino, entrambi detenuti. Dopo la cattura dei principali esponenti del clan la famiglia Russo ha assunto un ruolo di vertice: Corrado (l’unico fratello libero) e Raffaele Nicola Russo sono indicati come i reggenti della famiglia dei Casalesi ed è a loro che è stato affidato il compito di riorganizzare le fila “soprattutto da un punto di vista militare”, come sottolineano gli investigatori.
L’inchiestsi sulle slot e i video poker nasce invece da numerose intercettazioni e dalle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia. I Russo si erano imposti – spiegano gli inquirenti – nella gestione delle estorsioni e del controllo degli appalti, in rapporti con rappresentanti delle amministrazioni locali, e nel controllo delle principali attività economiche, anche attraverso commercianti e imprenditori “compiacenti”. Attraverso prestanome incensurati avevano il monopolio di slot machine e videopoker in bar delle provincia di Caserta e in numerosi della provincia di Napoli. Oltre agli affari con le slot machine, il clan gestiva anche sale Bingo, la distribuzione del caffè, e il settore di cavalli da corsa. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi c’è infatti anche un noto fantino accusato di aver consapevolmente condotto il cavallo Madison Om, ritenuto di fatto di proprietà di Massimo Russo, esponente del clan soprannominato Paperino.
(fonte)