Vai al contenuto

Giulio Cavalli

Le novità dalla Freedom flotilla

Le autorità israeliane hanno espulso l’ex presidente tunisino Moncef Marzouki e la eurodeputata Ana Miranda che si trovavano a bordo di una imbarcazione umanitaria in rotta verso la Striscia di Gaza con l’obiettivo di rompere l’assedio.La Marina israeliana ha accostato la nave ‘Marianna’ scortandola verso il porto di Ashdod senza incidenti. Le altre tre imbarcazioni della Freedom Flotilla salpata da Creta lo scorso 26 giugno, sono ripartite verso porti greci. In totale 16 cittadini di diverse nazionalità e due israeliani si trovavano a bordo della Marianna.
La piccola flotta voleva portare a Gaza attrezzature mediche e pannelli solari per la popolazione palestinese, ridotta allo stremo dopo un assedio in corso dal 2007, alle prese con gravi carenze di generi alimentari, medicinali e mancanza di energia elettrica.
Questa è la terza spedizione tentata dagli attivisti filo-palestinesi dopo che la prima, nel maggio del 2010, si era conclusa con la morte di nove persone. Questa volta non ci sono stati incidenti.

Vi racconto chi è George Winton, l’uomo che salvò 700 bambini dalle mani di Hitler (un monologo interrotto)

Il video del monologo che stavamo preparando. Tutto qui. Sulla bellezza e il coraggio di essere buoni:

Wintons_Prague_memorial_by_Flor_Kent_-_1Questa è una storia di treni e di cuori. Solo che i cuori alla fine battono più veloci e più rumorosi dei treni.
Lui è Sir Nicholas George Winton, nato a Londra, il 19 maggio del 1909, da una famiglia ebrea di origine tedesca. Winton è cresciuto a West Hampstead, il quartiere londinese su West End dove, già dal 30 giugno del 1879 è stata inaugurata la stazione della “Metropolitan Railway. Una storia di binari, fin dall’inizio. Già giovanissimo Nicholas si mostra abilissimo a “fare da conto” come si diceva dalle nostre parti in quegli anni di quelli che ci capivano benissimo di matematica e economia e infatti Winton lascia presto la scuola per lavorare in diverse banche in Europa prima di diventare, finalmente, intermediatore finanziario alla Borsa di Londra. È tornato a casa.

Siano nel 1938: a 29 anni Winton, con un buon lavoro e un buon stipendio, decide di concedersi una vacanza, con gli amici, a sciare sulle Alpi svizzere ma un suo amico, Martin Blake, gli propone di fare altro, di cambiare il biglietto per la Svizzera con uno per Praga. A Praga la temperatura era altissima: già ad Ottobre, in seguito all’accordo di Monaco, la regione dei Sudeti deo quella che al tempo era la Cecoslovacchia era stata annessa alla Germania. Poi, nella notte tra il 9 e 10 novembre, ci fu la “Notte dei Cristalli”.
Verso le ore 22 il Ministro della Propaganda Joseph Goebbels tenne un discorso molto acceso nel quale incolpava “gli ebrei” della morte di von Rath. Goebbels si riferì ai pogrom dei giorni precedenti e fece l’osservazione che il partito non organizzava azioni antisemite ma, laddove fossero accadute, non le avrebbe ostacolate. In molti interpretarono questa frase come un invito all’azione. E l’azione ci fu:
Nella notte tra il 9 e 10 novembre 1938 in Germania, Austria e Cecoslovacchia si parlò di 7500 negozi ebraici distrutti durante la notte del 9 novembre, di quasi tutte le sinagoghe incendiate o distrutte (secondo i dati ufficiali erano stati 191 i templi ebraici dati alle fiamme, e altri 76 distrutti da atti vandalici). Il numero delle vittime decedute per assassinio o in conseguenza di maltrattamenti, di atti terroristici o di disperazione ammontava a varie centinaia, senza contare i suicidi. Circa 30 000 ebrei furono deportati nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen.
“Notte dei cristalli del Reich” è una locuzione di scherno che richiama le vetrine distrutte, fatta circolare da parte nazionalsocialista e diffusa poi anche nella storiografia comune. Dello stesso atteggiamento di beffa nei confronti dei cittadini classificati “ebrei” fa parte anche l’obbligo imposto alle comunità ebraiche di rimborsare il controvalore economico dei danni arrecati.
A Praga Winton capì che i bambini, anche loro considerati “nemici di Hitler”, erano stati abbandonati da tutti. Con l’aiuto di Blake fondò un’organizzazione che aveva come scopo trovare genitori affidatari in Inghilterra e quindi salvarli. Winton pubblicò persino alcuni annunci sul giornale.
«Non bastava trovare una famiglia, ma bisognava anche trovare 50 sterline per bambino – che all’epoca erano un sacco di soldi – da dare al ministero dell’Interno», ha spiegato negli anni. Riuscì a trovare entrambi. La sua iniziativa divenne così famosa che dovette aprire un ufficio nel centro di Praga per smaltire le richieste di aiuto, qualcuno scrisse anche dalla Slovacchia. Il primo treno partì il 14 marzo del 1939, il giorno prima dell’invasione nazista nel resto della Cecoslovacchia. I bambini dovevano attraversare in treno gran parte della Germania. Una volta arrivati sulla costa dovevano imbarcarsi su un traghetto fino all’Inghilterra. L’ultimo treno partì nell’agosto del 1939. Era l’ottavo. Il nono convoglio venne fermato a fine mese, pochi giorni prima dell’invasione della Polonia da parte di Hitler. Treni e cuori. Di bambini.
Finisce la guerra, Sir Nicholas Geroge Winton torna a casa, a Londra. Lavora con la Croce Rossa e poi con la RAF, la Royal Air Force. I treni e i bambini rimangono sotto la polvere, c’è voglia di dimenticare la guerra. Tutta la guerra. Tutte le sfumature. E quei 669 bambini salvati rimangono un segreto, chiuso a chiave nella testa, solo suo.
Ma poi succede che, per fortuna, ogni tanto le belle storie delle belle persone spuntano fuori. Da un cassetto. Mica come modo di dire: proprio in un cassetto Greta, la moglie di Winston, nel 19888 trova i ritagli che raccontano di questa storia, dei treni, della guerra e dei bambini salvati. Decide di dare i “pezzi” di questa storia ad una giornalista.
Il finale, beh, il finale sembra il finale di un film. Viene organizzata una manifestazione, di nascosto, una specie di compleanno a sorpresa, ma gli invitati sono tantissimi e tutti festeggiati. C’era anche lui, Winton, e ovviamente di fianco a lui la moglie Greta. Ma lui non ne sapeva niente. Quando una ex bambina del treno racconta la storia Nicholas capisce, che tutto quello è per lui. Una riunione condominiale a forma di grazie. E intorno a lui, i “bambini del treno”, ora adulti, in piedi per salutarlo.
Oggi Winton ha una famiglia larghissima. Lui che ci sa fare con i numeri. Almeno 6.000 persone intorno al mondo che sono discendenti dei bambini che ha salvato.

Il vero problema, ha spiegato Winton , «è che sembra che non abbiamo imparato dagli sbagli del passato».
Oggi Nicholas ha 105 anni, è un po’ sordo, stanco per gli anni ma non ha perso lucidità. In una delle sue ultime interviste ha detto: “non mi sembrava straordinario quando l’ho fatto. Alcune persone sono nate grandi, alcune raggiungono la grandezza, e alcune hanno semplicemente la fortuna di avere una grande occasione. Io sono tra questi.

2 luglio: a Parma per il Festival della Parola

Schermata 2015-06-29 alle 23.13.40Il 2 luglio a Parma, in ottima compagnia, andiamo in scena con un NOMI COGNOMI E INFAMI “particolare”.

Qui trovate il sito del festival.

Ecco la presentazione:

Comunicato stampa

29 giugno 2015

Al Workout Pasubio da mercoledì 1 a domenica 5 luglio

va in scena il Festival della Parola. Ingresso gratuito.

Dodici incontri d’autore tra libri, musica, teatro, radio, tv e web

Dalle narrazioni di Concita De Gregorio, Luca Telese e Giulio Cavalli

alle voci di Matteo Setti e Valerio Jovine, dalla chitarra di Giandomenico Anellino

alle note di Sergio Rendine e alle percussioni di De Marco & Bisogno

TRA GLI OSPITI DON MAZZI, SELVAGGIA LUCARELLI E CRISTIANO D’ALISERA,

GIOVANNI FASANELLA, ITALO MOSCATI, ALESSANDRO GILIOLI E MONICA ZORNETTA,

LEONETTA BENTIVOGLIO, GUIDO BARBIERI

E IL QUARTETTO D’ARCHI DELL’ORCHESTRA DELL’OPERA ITALIANA

Puntata zero della II edizione di “Mamma Non Mamma” (Rai Radio 2)

I DIPINTI DI FRANCO FORTUNATO E I “QUADRI” DI PASQUALE PANELLA SUL SOLE 24 ORE

Dare i numeri a parole, cioè esagerare, vaneggiare perfino, o forse esplicitare, documentare. Parte da una suggestione che attinge al poeta, scrittore e paroliere Pasquale Panella la trama emotiva e artistica del Festival della Parola, giunto alla sua seconda edizione, che si svolgerà a Parma da mercoledì 1 a domenica 5 luglio.

Dodici incontri con autori, musicisti, attori, registi tra i più stimati e amati della scena culturale formano un percorso scandito da mostre, spettacoli, performance e concerti, in cui si intrecciano i diversi linguaggi del teatro e della satira, della pittura e del canto, della radio e della tv, del cinema e del web, del giornalismo investigativo e della solidarietà.

Le voci di Matteo Setti e Valerio Jovine, gli archi dell’Orchestra dell’Opera Italiana, la chitarra di Giandomenico Anellino e le partiture di Sergio Rendine, le percussioni di Domenico De Marco & Pierpaolo Bisogno, le narrazioni di Concita De Gregorio, Luca Telese e Giulio Cavalli, l’ironia di Francesca Fornario e le vignette di Stefano Disegni, le provocazioni di Selvaggia Lucarelli e le orazioni civili di don Mazzi, le controinchieste di Giovanni Fasanella e la creatività di Cristiano D’Alisera, le interviste di Monica Zornetta, i quadri di Franco Fortunato: loro e molti altri ospiti di spicco si alternano − per cinque giorni e cinque notti − sotto le navate del  Workout Pasubio, un luogo scarno e magico di archeologia industriale, ex fabbrica metalmeccanica al centro di un programma di recupero e riuso.

Per l’associazione Rinascimento 2.0, promotrice del Festival della Parola con il patrocinio del Comune di Parma, la scelta di questo palcoscenico rappresenta quindi un investimento di idee, progetti, professionalità e offre alla città un’occasione da non perdere per la costruzione di un nuovo polo della cultura, delle arti, dello spettacolo e della formazione.

Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito (via Catania, traversa via Palermo).

Il Maestro Eleonora Paterniti, regista lirica, musicista, autrice televisiva Rai, firma la direzione artistica del Festival della Parola 2015. Suo ideatore nel 2014 e responsabile di questa edizione è Manlio Maggio. Il presidente di Rinascimento 2.0 è l’imprenditore Davide Battistini.

Il Festival della Parola si avvale della collaborazione dell’associazione multietnica e antirazzista City Angels e dall’associazione di volontariato Liberi dalla Nebbia.

Ecco in dettaglio il cartellone, giorno per giorno, del Festival della Parola.

MERCOLEDÌ 1 LUGLIO

Mozart: eros numeroso è il titolo che Pasquale Panella ha suggerito per il primo incontro in forma di conversazione e concerto evocando la celebre trilogia Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte: alle ore 19 l’inviata di Repubblica (danza, musica, lirica, letteratura) Leonetta Bentivoglio, che è autrice con la musicologa Lidia Bramani di E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart per le edizioni Feltrinelli, si confronta con Guido Barbieri, critico musicale, storico conduttore dagli studi di Rai Radio 3, docente universitario, oggi direttore artistico del Teatro delle Muse di Ancona. Le opere mozartiane su libretto di Lorenzo Da Ponte costituiscono una straordinaria, vitalissima sorgente per esplorare senza conformismi l’universo dei sentimenti e dell’erotismo. L’Orchestra dell’Opera Italiana (l’originale esperienza che da un paio d’anni hanno inaugurato i professori già del Teatro di Regio di Parma, protagonisti del tour Con Verdi nel mondo) offrirà al Festival il talento del Quartetto d’archi composto da Silvia Mazzon, Simona Cazzulani, Ilaria Negrotti e Silvia Sciolla, eseguendo musiche di Wolfgang Amadeus.

Alle ore 21 si ragiona, si polemizza, ci si appassiona attorno ai Numeri in mare: i profughi sono un’emergenza o una psicosi? Per usare le parole di una giornalista che spesso va controcorrente, ci si chiede se il problema non sia la scabbia dei migranti ma quella della nostra politica: l’attrice parmense Alessandra Azimonti aprirà la serata leggendo un articolo di Selvaggia Lucarelli che nei giorni scorsi ha acceso la miccia della polemica sul Fatto quotidiano. Poi sarà lei, attivissima tra radio, tv e blog, a dialogare con due nomi simbolo del mondo dell’assistenza ai deboli e agli emarginati: don Antonio Mazzi, fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti Exodus, volto notissimo alle platee televisive, abituato a commentare la cronaca senza celarsi dietro le frasi di circostanza; e Mario Furlan, giornalista, scrittore, docente universitario, il cui impegno sociale è testimoniato dall’associazione laica, multietnica, antirazzista e multireligiosa dei City Angels, volontari che affrontano ogni giorno in una ventina di città italiane le diverse emergenze della vita sulla strada. Interloquirà, con racconti e canzoni, il beniamino del pubblico Valerio Jovine, una delle voci dei 99 Posse, protagonista di programmi di grande successo come The Voice, sempre gratificato da picchi di audience e dai clic sui social network, sensibile con i testi ai temi dell’integrazione. Lo affianca Alessandro Aspide, una garanzia nel dj set.

GIOVEDÌ 2 LUGLIO

Caso Moro in partitura: la drammatica pagina storica che ha fatto da spartiacque nell’Italia repubblicana è lo spunto di un inedito incontro tra un giornalista che da anni sforna puntigliose ricerche sui misteri del nostro passato recente o remoto e un compositore tra i più prolifici e i più stimati nel panorama della musica contemporanea. Alle 18.30 si troveranno sul palco Giovanni Fasanella (notista politico del quotidiano l’Unità, poi inviato del settimanale Panorama, autore di molti volumi sul terrorismo, sul caso Gladio, sui servizi segreti inglesi) e Sergio Rendine (oltre duecento i suoi lavori, diverse sinfonie eseguite in tutto il mondo) partendo dal misterioso ruolo del direttore d’orchestra Igor Markevič nel sequestro dello statista democristiano. Fasanella ha pubblicato per le edizioni chiarelettere una ristampa aggiornata del suo libro dedicato a questa tesi. Rendine sta scrivendo la partitura di un’opera lirica incentrata sull’ultima notte di Moro che debutterà nel febbraio 2016 a Lecce. Lo stesso Maestro al pianoforte e Mimmo Malandra al sax faranno ascoltare − in anteprima assoluta − brani della composizione. A scandire il dialogo Matteo Marchetti, redattore del programma di attualità politica ed economica L’aria che tira sulla 7 e ricercatore di storia contemporanea.

Mafie: dare i numeri, fare i nomi è il canovaccio di una serata ad alta intensità di emozioni e passione civile. Si comincia alle 20.30 con un dialogo tra Nino Amadore e Giacomo Di Girolamo, due giornalisti siciliani che si sono segnalati in questi ultimi anni per la coerenza e il valore dei loro lavoro: il primo, messinese trapiantato a Palermo, scrive per il Dorso Sud del Sole 24 Ore ed è l’autore dei libri La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia e L‘isola civile. Le aziende siciliane contro la mafia (con Serena Uccello); il secondo dirige Marsala.it e la radio locale più seguita del Trapanese, firma su Repubblica e Sole 24 Ore, ha pubblicato Matteo Messina Denaro. L’invisibile, Cosa Grigia e Dormono sulla collina. 1969-2014. Il microfono passerà poi a Monica Zornetta: a lei, giornalista e saggista, già al Gazzettino e a Rtl 102.5, autrice di programmi Rai e di libri sulla Mafia del Brenta e su Felice Maniero, sul caso Ludwig, sul terrorismo nero e sulla criminalità nel Veneto, collaboratrice di Avvenire e del Corriere della Sera, toccherà di far entrare i presenti nella confessione commovente di Luciana Di Mauro, napoletana, la vedova di Gaetano Montanino, una guardia giurata vittima innocente della camorra. Teatro, libri, politica, legalità: sono le passioni forti di Giulio Cavalli, l’attore e regista che prenderà infine in mano la sala. In Nomi, cognomi e infami racconta al pubblico un rischioso impegno personale testimoniato anche da lavori quali Do ut des e A cento passi dal duomo e dal libro su Andreotti L’innocenza di Giulio.

VENERDÌ 3 LUGLIO

Fare i conti col silenzio: vecchie e nuove forme di censura nel mondo multimediale. Alle ore 19 si presentano assieme al pubblico un grande nome del cinema, del documentario e della tv e un giornalista e blogger tra i più seguiti specialmente tra i giovani. Italo Moscati, sceneggiatore di capolavori di Liliana Cavani, autore di innumerevoli programmi Rai e libri dedicati alle figure più care del grande schermo, da Sordi a De Sica, da Magnani a Totò, denuncia la sorte del suo film Monica Vitti: drammi, risate e molti schiaffi, finito ora oscurato su You Tube per misteriose questioni di diritti. Una forma di silenzio imposto, oltre il rispettoso silenzio che da anni avvolge la figura della grande attrice. Alessandro Gilioli, caporedattore del settimanale l’Espresso, autore del blog Piovono rane e di libri come Chi ha suicidato il Pd e La diaspora. Dov’è oggi la sinistra italiana, mette sul tavolo il suo ultimo lavoro (firmato con Guido Scorza) Meglio se taci (Baldini & Castoldi): una galleria di esempi eloquenti sulle difficoltà di un’informazione libera in Italia e sulla libertà d’espressione nel web.

Satira: suoni e segni è il titolo della serata, inizio alle ore 21.30, che rovescia sugli spettatori parole, spot, musiche, vignette con volti, voci e matite tra le più care al grande pubblico. Sarà Francesca Fornario (giornalista, autrice radio e tv) a regalare in diretta una puntata zero della seconda edizione di Mamma Non Mamma, programma già cult di Rai Radio 2, il cui nuovo ciclo partirà proprio l’indomani. Per diversi impegni professionali, non la affiancherà Federica Cifola ma la poliedrica attrice Cecilia Fioriti. Il trio acustico The Underdog (Erik Kroonenberg, Daniele Vacchini e Alessandro Formenti) compirà incursioni nel programma con voce, suono e verve in linea con un’occasione di trasgressione e ironia. A sorpresa si presenterà Stefano Disegni: Cuore, Ciak, Guerin Sportivo, Corriere della Sera, Fatto quotidiano hanno raccolto negli anni una platea di lettori entusiasti delle strisce di uno dei più acuti e acuminati disegnatori italiani. Disegni, Fornario, Fioriti e il disegnatore satirico, fumettista Gianluca Foglia Fogliazza, finita la puntata zero, resteranno sul palco per parlare di satira e dintorni con gli stimoli del giornalista e scrittore Francesco Specchia (L’Arena di Verona, La Voce, Libero, Il Giornale, Tg com).

SABATO 4 LUGLIO

Con la voce dei tuoi occhi: il neurochirurgo neonatale Claudio De Felice, Pasquale Panella e  Matteo Setti, il cantante che il musical Notre Dame de Paris scritto nell’adattamento italiano da Panella sulle note di Riccardo Cocciante ha portato a un’eccezionale notorietà internazionale, accompagnano gli spettatori (alle ore 18.30) in un “viaggio tra arte e scienza” nella sindrome di Rett, grave malattia neurologica che colpisce in particolare le bambine. Malattia a cui il clinico ha dedicato un intenso volume che dà il titolo all’incontro, guidato da Antonio Sgobba, capo redattore di Rane, la sezione culturale di IL, mensile del Sole 24 Ore. Matteo Setti canterà il brano “La notte delle cattedrali”, un’aria di Gringoire, il suo personaggio. Resterà poi sul palco da solo con il giornalista, dalle 19.30, per raccontarsi in parole e musica: la carriera, i progetti, i maestri. Io sono il vento, storico brano di Arturo Testa, sarà una delle canzoni che regalerà ai presenti.

Alle 21.30 l’attenzione sarà tutta per Concita De Gregorio: la giornalista e scrittrice, tra le firme più note di Repubblica, autrice di libri (Non lavate questo sangue, Una madre lo sa, Malamore, Un Paese senza tempo, Così è la vita, Io vi maledico, Un giorno sull’isola) tutti best seller, coinvolge la platea in una serata evento intitolata Le parole e le ferite della vita. Muovendo dal mistero di Livia e Alessia, le due gemelline di cui il padre poi suicidatosi ha fatto perdere le tracce, Concita De Gregorio entra con la mamma Irina nel silenzio di un dolore abissale che la parola prova a lenire. Mi sa che fuori è primavera è il titolo del libro edito da Feltrinelli.

DOMENICA 5 LUGLIO

L’universo della canzone: la quinta e ultima giornata del Festival della Parola comincia alle ore 18.30 con il tributo al grande talento di un’artista la cui parabola è tristemente segnata dal cinico circo del business musicale: Mia Martini. Almeno tu nell’universo (edito da Imprimatur) è l’opera di Salvatore Coccoluto (giornalista, blogger, autore di altri libri su cantautori, new wave, radio) che ne discorrerà con Leda Bertè, sorella della cantante. Una conversazione sul filo dei ricordi inframmezzata dalle emozioni trasmesse dalla chitarra di Giandomenico Anellino, solista di tale estro da essere definito “uomo orchestra”.

«Vai 5, vai 6, vai 7…»: le parole del regista: alle ore 20 sarà Cristiano D’Alisera a prendere le luci del palcoscenico. Il più grande spettacolo dopo il week-end con Rosario Fiorello, The Voice, Neri Poppins con Neri Marcorè e ancora Tatami, L’angolo nel Cielo: sono solo alcune delle regie televisive più viste da lui curate, con una creatività e una poliedricità che lo portano spesso a calcare i teatri e i set pubblicitari, con testimonial come Dustin Hoffman e Fabio Cannavaro. Al Workout Pasubio si racconta in pubblico.

Sinistra, numero civico non rintracciabile? L’ultimo appuntamento ci porta tra le parole, le convulsioni e gli inganni della politica seguendo la narrazione e il gusto polemico di Luca Telese, che indaga da anni l’immaginario della storia repubblicana (Cuori neri, Qualcuno era comunista, La marchesa, la villa e il Cavaliere, Gioventù, amore e rabbia) e ogni settimana racconta l’attualità del Palazzo e non solo dagli studi del suo Matrix, su Canale 5. Appuntamento alle ore 21.30. Con la partecipazione di Massimo Piras, che interpreterà famosi monologhi di Giorgio Gaber, e con le vibrazioni del duo Domenico De Marco e Pierpaolo Bisogno in Face to face. Vibrafono, marimba, congas, bongos, timbales, djembe e batteria per concludere il Festival della Parola al suono delle percussioni di una coppia di musicisti tra i più talentuosi.

SOGNI, PAGINE, SUONI

Dipinti e ceramiche di Franco Fortunato

Purezza figurativa. Sensorialità metafisica. Surrealismo fantastico. Dal 1° al 5 luglio Parma scopre i colori, le narrazioni e gli appunti in forma di quadri del maestro Franco Fortunato, che al Workout Pasubio espone una serie di opere, alcune tra le più emblematiche dei suoi celebri “cicli” e altre appositamente create per accompagnare l’ispirazione del Festival della Parola.

I personaggi di Pinocchio, il capolavoro di Collodi che all’artista parla sempre dei caratteri dell’Italia di oggi; le allegorie del Piccolo Principe, un cammino sentimentale che prende ancora per mano le nuove generazioni senza essere invecchiato nel corso del tempo; e ancora il ciclo di Moby Dick, quello del Vagabondo; fino alle scenografie per immagini che Fortunato ha estratto dai suoi molteplici linguaggi espressivi per dei memorabili allestimenti verdiani e mozartiani: Il Corsaro e Il Flauto Magico.

◊ ◊ ◊

DARE I NUMERI A PAROLE

In mostra la rubrica di Pasquale Panella

sul mensile IL del Sole 24 Ore

Dare i numeri a parole  è il nome della rubrica del poeta, scrittore e paroliere Pasquale Panella apparsa a partire dal marzo 2012 in tutti i numeri del mensile IL, Idee e Lifestyle del Sole 24 Ore, diretto da Christian Rocca, nella sezione culturale Rane curata da Antonio Sgobba.

Ogni mese 2400 battute, spazi compresi, di divagazioni, versi e ghirighori.

Tutte ora riprodotte su “quadri” esposti per il Festival della Parola al Workout Pasubio.

◊ ◊ ◊

Info: 393 0340603 – 329 0753096

comunicazione@rinascimento2zero.it

produzione@rinascimento2zero.it   

coordinamento@rinascimento2zero.it

http://www.festivaldellaparola.it/

http://www.rinascimento2zero.it/rinascimento-in-italia-nel-mondo.aspx

http://www.workoutpasubio.it/

La ‘ndrangheta che viaggia in Australia

Schermata 2015-06-29 alle 23.04.17Nel corso degli ultimi anni, la ‘ndrangheta calabrese sarebbe riuscita a prendere sempre più piede in Australia, arrivando a corrompere politici sia a livello federale sia nei singoli Stati grazie a “falle” nel sistema di raccolta fondi: lo ha rivelato un’inchiesta durata oltre un anno di Fairfax Media Abc.

Secondo il reporter Nick McKenzie, autore dell’inchiesta, che è anche andato in Calabria per cercare i parenti dei boss australiani e ha parlato con i magistrati italiani, gli affiliati alle ‘ndrine australiane ricorrerebbero agli stessi mezzi usati nel nostro paese: «Il gruppo opera ricorrendo alle minacce e alla violenza sia in attività economiche lecite, come il commercio di frutta e ortaggi, sia in quello illegale della droga».

L’inchiesta ha scoperto legami tra «riconosciuti e sospetti criminali» appartenenti alla ‘ndrangheta e politici di primo piano. Addirittura, un uomo «direttamente legato alla mafia (calabrese, ndr)» avrebbe incontrato l’allora primo ministro australiano, John Howard (1996-2007) e altri leader di partito a eventi di raccolta fondi per il Partito Liberale nei primi anni Duemila. Nulla, però, lascia credere che l’allora premier fosse a conoscenza della sua vera identità, ha sottolineato McKenzie.

Politici di entrambi i due importanti partiti australiani, Laburisti Liberali, sarebbero stati oggetto di “pressioni” da donatori legati alla ‘ndrangheta per favorire i loro affari, legali o illegali che fossero: secondo un rapporto della polizia del 2013, la mafia calabrese avrebbe usato un numero di finanziatori ben conosciuti di partiti politici «che hanno offerto la loro immagine pubblica e del tutto legale» per coprire le loro attività. Prestanome, insomma.

Gli inquirenti hanno scoperto che il figlio «di un sospetto boss mafioso», un religioso, fece un’esperienza di lavoro all’ambasciata australiana a Roma, quando capo della delegazione era l’ex esponente dei Liberal, Amanda Vanstone. Tutto questo nonostante che le autorità italiane avessero condiviso con l’ambasciata le informazioni che avevano sul boss.

La stessa Vanstone, quando era ministro dell’Immigrazione nel governo Howard fece «ottenere un visto per un boss più tardi arrestato per traffico di droga e implicato in un assassinio. L’uomo è il fratello di un uomo d’affari conosciuto di Melbourne, con una storia criminale nota in Italia, ma nel 2005 ottenne il visto per l’Australia per ragioni umanitarie».

(fonte)

‘Ndrangheta in Lombardia (e l’ex assessore Zambetti): le condanne

Domenico-Zambetti-586x390Si è concluso con la conferma della condanna inflitta in primo grado a 10 persone, una assoluzione e la riduzione della pena per un imputato il processo d’appello a carico di 12 uomini coinvolti nell’inchiesta della Dda di Milano sull’infiltrazione della ‘ndrangheta in Lombardia che aveva portato anche all’arresto dell’ex assessore regionale Domenico Zambetti, accusato di voto di scambio con le cosche.

Si tratta degli imputati che avevano scelto di essere processati con rito abbreviato e in primo grado erano stati condannati a pene dai 14 anni e 8 mesi ai 2 anni e 8 mesi di carcere. I giudici della Corte d’Assise d’appello di Milano, quindi, hanno confermato la condanna a 10 anni e 10 mesi di reclusione per Sabatino Di Grillo, il presunto capo della ‘ndrina radicata in Lombardia e legata alla cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia), e la condanna a 14 anni e 8 mesi per il suo braccio destro, Vincenzo Evolo.

Confermati anche i 9 anni e 10 mesi inflitti ad Alessandro Gugliotta e i 14 anni e 2 mesi a Giampiero Guerrisi. È stato assolto, invece, Salvatore Mancuso, accusato di aver preso parte a un sequestro di persona a scopo di estorsione. Mentre la pena è stata ridotta da 10 anni e 10 mesi a 8 anni e 8 mesi di reclusione perGiuseppe D’Agostino, definito nell’inchiesta il ‘portavoce’ dei clan nel loro ruolo di avvicinamento a Zambetti. Nel suo caso, i giudici della Corte d’assise d’appello hanno riqualificato il reato in concorso esterno in associazione mafiosa. L’ex assessore regionale Zambetti e altre persone, che non avevano scelto il rito alternativoed erano state rinviate a giudizio, sono attualmente sotto processo all’ottava sezione penale del Tribunale di Milano.

(fonte)

L’istinto guerrafondaio che attraversa tutti i governi

Tra le uscite più funzionali e poetiche del primo Renzi c’era il continuo rimando alle troppe spese per la Difesa e alle poche risorse riservate agli asili. Ve lo ricordate? Anche lui si era espresso chiaramente sugli F35 (smentendosi poi ovviamente nei fatti) e allo stesso modo sembrava finalmente aprire alla cooperazione. Bene: le cose non sono andate esattamente come ci venivano prospettate e il focus pubblicato da Openpolis con ActionAid (che trovate qui) smaschera l’ennesima promessa non mantenuta. Del resto si sa bene come le spese militari siano un argomento intoccabile in Italia ed è un peccato che il rottamatore non abbia avuto il coraggio di rottamare. Ecco tutti i dati:

La collana MiniDossier si arricchisce di una sezione di approfondimento: Agenda Setting. Il primo focus, realizzato con ActionAid, riguarda la cooperazione italiana allo sviluppo. Una panoramica sia dei lavori parlamentari che dei progetti nel mondo.

Mai priorità. La cooperazione allo sviluppo ha fatto fatica a trovare spazio nelle aule parlamentari , non rientrando fra gli argomenti più trattati durante nessuno degli ultimi 4 Esecutivi. 27° con il Governo Berlusconi IV, 49° con il Governo Monti, 47° con il Governo Letta. Solamente con l’Esecutivo Renzi è entrato nella Top15, grazie soprattutto all’approvazione della Legge n. 125/14 del 11 agosto 2014 che modifica la disciplina generale in materia.

Decreto Missioni. Ne è conferma lo spazio sempre minore che viene riservato alla discussione del decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo. Un tempo al centro del dibattito e anche dello scontro fra le forze politiche, è ora derubricato a una semplice prassi a cui – nell’ultimo passaggio riguardante la prima rata 2015 – non è stato neanche concessa una trattazione in un atto dedicato ma è stato inserito nel decreto anti-terrorismo 2015.

Ampia maggioranza. Una prima motivazione la si può trovare nel carattere “bipartisan” che ormai contraddistingue il provvedimento, che stabilmente riceve il consenso dei principali partiti anche quando questi sono su schieramenti contrapposti. In particolare, sotto il Governo Berlusconi IV il Pd ha votato a favore pur stando all’opposizione, stessa cosa a parti invertite con FI che ha dato il suo assenso sotto il Governo Renzi.

Organizzazioni Internazionali. La parte maggior parte (nel 2013 oltre il 76%) delle risorse che l’Italia destina alla cooperazione non vengono gestite direttamente dal nostro Paese ma attraverso le organizzazioni internazionali di cui fa parte. All’Unione Europea per esempio è andato un miliardo e mezzo di euro per portare a termine azioni a favore dei paesi in via di sviluppo. A seguire l’Agenzia Internazionale per lo sviluppo (oltre 300 milioni) e le banche regionali di sviluppo (172 milioni).

Interventi diretti. 3.287 sono state le iniziative italiane di aiuto allo sviluppo nel mondo nel 2013 . Distribuite in 113 paesi in tutti i continenti hanno comunque visto una concentrazione in alcuni paesi: Albania (28 milioni di euro impiegati), Afghanistan (27,9) e Etiopia (18,2) i principali. Da sottolineare come il 43% dei fondi bilaterali in realtà non abbia mai lasciato l’Italia essendo destinato alla gestione dei rifugiati politici in Italia.

Meno fondi. Negli ultimi dieci sono costantemente diminuiti i fondi per la cooperazione allo sviluppo, dai 4,5 miliardi di euro del 2005 si è arrivati ai 2,9 miliardi del 2014. L’Italia quindi si sta allontanando sempre più dal raggiungimento dell’obiettivo ONU che chiede ai paesi donatori di destinare lo 0,7% del reddito nazionale lordo. Se eravamo già distanti nel 2005 (quando destinavamo lo 0,29%) inevitabilmente lo siamo ancor di più nel 2014 (0,16%).

Spesa militare. Se il Decreto Missioni nel corso degli anni ha aumentato la percentuale delle risorse destinate alla cooperazione dobbiamo ricordare che con quell’atto viene stanziato appena il 4% del budget totale per difesa e aiuto allo sviluppo. Un’analisi complessiva invece rileva come la tendenza sia di una diminuzione della parte dedicata alla cooperazione, che in dieci anni è passata dal 14% all’11%.

MiniDossier Openpolis. “Agenda Setting: La cooperazione italiana” è il numero 7/2015 della collana di approfondimento MiniDossier. L’impostazione di data journalism prevede la verifica, l’analisi e la comparazione dei dati provenienti da fonti ufficiali per fare emergere notizie e proporre un altro punto di vista. Anche per dare continuità a questo lavoro durante l’anno è fondamentale sostenere openpolis attraverso la campagna di adesione.

21 (1)

 

Cosa ha detto Tsipras ai greci

“Amici greci,
da sei mesi il governo greco combatte una battaglia in condizioni di soffocamento economico senza precedenti, per implementare il mandato che ci avete dato il 25 gennaio. Il mandato che stavamo negoziando coi nostri partner chiedeva di mettere fine all’austerità e permettere alla prosperità ed alla giustizia sociale di tornare nel nostro paese. Era un mandato per un accordo sostenibile che rispettasse la democrazia e le regoli comuni europee, per condurre all’uscita finale dalla crisi. Durante questo periodo di negoziazioni, ci è stato chiesto di mettere in atto gli accordi fatti col precedente governo nel “memorandum”, nonostante questi fossero stati categoricamente condannati dal popolo greco nelle recenti elezioni. Comunque, nemmeno per un momento abbiamo pensato di arrenderci, cioè di tradire la vostra fiducia.
Dopo cinque mesi di dure contrattazioni, i nostri partner, sfortunatamente, hanno rilanciato all’eurogruppo di due giorni fa un ultimatum alla democrazia greca ed al popolo greco. Un ultimatum che è contrario ai principi fondanti ed ai valori dell’Europa, i valori del progetto comune europeo. Hanno chiesto al governo greco di accettare una proposta che accumula un nuovo insostenibile peso sul popolo ellenico e colpisce profondamente le possibilità di recupero dell’economia e della società greche. Una proposta che non soltanto perpetua lo stato di incertezza ma accentua persino le disuguaglianze sociali.
La proposta delle istituzioni include: misure per un’ulteriore deregolamentazione del mercato del lavoro, tagli alle pensioni, ulteriori riduzioni nel salario minimo del settore pubblico e incremento dell’IVA su cibo, ristorazione e turismo, eliminando inoltre le agevolazioni fiscali per le isole greche. Queste proposte violano direttamente fondamentali diritti europei, mostrano che riguardo a lavoro, uguaglianza e dignità, lo scopo di alcuni partners e istituzioni non è il raggiungimento di un buon accordo per tutte le parti, ma l’umiliazione dell’intero popolo greco. Queste proposte sottolineano in particolare l’insistenza del Fondo Monetario Internazionale in una dura e punitiva austerity, e sottolineano più che mai la necessità per i grandi poteri europei di prendere iniziative che conducano al termine della crisi del debito sovrano ellenico. Una crisi che colpisce altri paesi europei e che sta minacciando il futuro prossimo dell’integrazione continentale.

Amici greci,

in questo momento pesa sulle nostre spalle, attraverso le lotte ed i sacrifici, la responsabilità storica del popolo greco per il consolidamento della democrazia e della sovranità nazionale. La nostra responsabilità per il futuro del nostro paese. E la nostra responsabilità ci richiede di rispondere all’ultimatum sulla base del mandato del popolo greco. Pochi minuti fa alla riunione di gabinetto ho proposto l’organizzazione di un referendum, perché il popolo greco possa decidere in maniera sovrana.
Questa proposta è stata accettata all’unanimità. Domani la camera dei rappresentanti sarà convocata d’urgenza per ratificare la proposta del gabinetto per un referendum la prossima domenica, 5 luglio, sull’accettazione o il rigetto della proposta delle istituzioni. Ho già informato della mia decisione il presidente francese e la cancelliera tedesca, il presidente della BCE e domani una mia lettera chiederà formalmente ai leader della UE ed alle istituzioni di estendere per pochi giorni il programma attuale in modo da permettere al popolo greco di decidere, libero da ogni pressione e ricatto, come richiesto dalla costituzione del nostro paese e dalla tradizione democratica europea.
Amici greci, al ricatto dell’ultimatum che ci chiede di accettare una severa e degradante austerità senza fine e senza prospettive di ripresa economica, vi chiedo di risponde in maniera sovrana e orgogliosa, come la nostra storia ci chiede.
Ad una austerità autoritaria e violenta, risponderemo con la democrazia, con calma e decisione. La Grecia, il luogo di nascita della democrazia, manderà una forte e sonora risposta all’Europa ed al mondo. Mi impegno personalmente al rispetto dei risultati della vostra scelta democratica, qualsiasi essi siano. Sono assolutamente fiducioso che la vostra scelta onorerà la storia del nostro paese e manderà un messaggio di dignità al mondo.
In questi momenti critici dobbiamo tutti ricordare che l’Europa è la casa comune dei popoli. Che in Europa non ci sono proprietari ed ospiti. La Grecia è e rimarrà una parte fondamentale dell’Europa, e l’Europa è una parte della Grecia. Ma senza democrazia, l’Europa sarebbe un’Europa senza identità e senza bussola. Vi invito a mostrare unità nazionale e calma e fare la scelta giusta.
Per noi, per le generazioni future, per la storia dei greci. Per la sovranità e la dignità del nostro popolo.”
(Alexis Tsipras Atene, 26 giugno 2015)

 

L’Europa della matita rossa

Io non so se avete avuto occasione di leggere il documento su cui la Grecia di Tsipras e la tecnocrazia europea stanno trattando le fasi finale della diatriba iniziata proprio con l’elezione (democratica) del leader di Syriza. Se volete dargli un’occhiata lo trovate qui: sembra il compito in classe corretto da una maestrina stizzita solo che le regole in discussione hanno una consistente parte politica. L’Europa insomma, ancora una volta, sta imponendo la distruzione dello stato sociale adducendo parametri economici che contravvengono le democratiche scelte di un popolo. E quello che non capisco, se mi è concesso, è perché se da una parte la politica (e la stampa al suo servizio) gioiscono sbavando di fronte al pugno duro con la Grecia dall’altra parte tutti quelli che continuano a ripeterci quanto  la questione greca sia anche e soprattutto una questione di democrazia e di una diversa Europa siano così disuniti e silenziosi. Ci sia gioca talmente tanto su questo foglietto stropicciato e stracorretto che una diversa sinistra non può che partire da qui. Accettando anche la sfida di rendere golosa una notizia che in pochi vogliono dare.