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Giulio Cavalli

Perché la memoria, che è cosa buona e giusta, andrebbe anche esercitata sui vivi oltre che commemorata gigioneggiando sui morti.

(Scritto per L’Espresso qui.)

Schermata-2015-01-02-alle-16.56.35Siamo fatti così: li osteggiamo, ne scriviamo fino a al brufolo più nascosto e poi quando finalmente arriva il riscontro (giudiziario ed etico) lasciamo perdere come se il più ormai fosse fatto, dimenticando in fretta le conclusioni o peggio non prestandoci nemmeno troppe attenzioni.

La storia di Marcello Dell’Utri e dei suoi contatti con ambienti mafiosi è stata la saga degli ultimi vent’anni, una storia in cui ci si sono buttati un po’ tutti (spesso con una superficialità da bancarellieri dello sdegno, eh) e in fondo la sentenza con cui si accerta che Marcello Dell’Utri sia stato il “tramite con Cosa Nostra per conto di un noto imprenditore” dovrebbe essere solo questo, da solo, un rossore livido di vergogna per chiunque decida di governare con il partito di quel noto imprenditore. Nel processo Dell’Utri si certifica poi un modo di essere “spericolati avventurieri” nel campo della politica e dell’imprenditoria (che spesso in questi ultimi anni erano coincidenti) che ha segnato un’epoca; quella dei falchi pronti a tutto pur di incassare qualche milione di euro in più. Eppure provate ad immaginare un marziano a cui si racconti ciò che è stato Dell’Utri per Berlusconi, provate a raccontargli quali comportamenti siano certificati da una condanna passata in Cassazione e vedrete che anche lui rimarrebbe sconvolto dagli impercettibili effetti “politici” che ha avuto tutta la storia.

Minimizzare la mafia e Dell’Utri è un giochetto bipartisan che serve a sostenere questo Governo: basta questo per capirne la matrice e per leggere l’immobilismo antimafioso dell’Esecutivo. Non serve altro. Eppure come già successe per Andreotti capiterà ancora che un altro Dell’Utri, magari diverso per accento o per parte politica, possa pascolare impunemente in un Paese che non ha fatto tesoro dell’ultima lezione. Succede così: si restringe il campo su Dell’Utri lasciando perdere le chiavi di lettura del Dellutrismo e così come oggi l’andreottismo passa inosservato come un raffreddore anche i futuri “intermediari” con le mafia potranno godere dell’impunità della memoria. Perché la memoria, che è cosa buona e giusta, andrebbe anche esercitata sui vivi oltre che commemorata gigioneggiando sui morti.

Ed è per questo che abbiamo deciso che il prossimo spettacolo che porteremo in scena (L’AMICO DEGLI EROI: parole, opere ed omissioni di Marcello Dell’Utri) sarà il nostro piccolo ma combattivo vaccino perché la sentenza diventi pubblica, addirittura in tournée. E per questo abbiamo deciso che non vogliamo produttori “istituzionali” ma preferiamo un “produzione sociale” in cui ognuno di noi, pubblico compreso, fa la propria parte. Un crowdfunding per uno spettacolo teatrale “civile” ci dicono che sia pericoloso perché “mette insieme quelli che già la pensano allo stesso modo”. Quando me l’hanno detto ho pensato che sarebbe un primo passo per essere un piccolo corpo sociale: gli esercitatori di memoria. Non mi è sembrato niente male.

Se volete aiutarci anche voi trovate tutte le informazioni qui.

Tutti che si fingono stupiti della ‘ndrangheta nel calcio. E indovina un po’ chi ne aveva parlato?

Per fortuna qualcuno ha la memoria lunga. Questo è Claudio Forleo per ibtimes:

pallone-sgonfioL’inchiesta Dirty Soccer e il coinvolgimento diretto di quella che è ormai da anni la principale organizzazione criminale in Italia (la ‘ndrangheta) può sorprendere nell’immediato, meno se si ragiona a mente fredda.  Il calcio è terreno di caccia ideale per le mafie: un business a più zeri che calamita interessi (e consenso) di migliaia di persone. E le organizzazioni criminali sono soprattutto ‘piccioli’ e ‘controllo del consenso’, un po’ come certa politica.

La cooptazione di esponenti della criminalità organizzata alla ricerca di consenso (alcuni dei quali condannati per associazione di tipo mafioso) nelle squadre di calcio costituisce un segnale emblematico….alla stregua della duplice valenza che tali incarichi hanno per l’associazione mafiosa, consentendole da una canto l’accesso ad un canale di riciclaggio dei proventi delle attività illecite attraverso investimenti apparentemente legali mediante le società di calcio stesse e, dall’altro, la costruzione di un’immagine pubblica che ottenga consenso popolare, stante il diffuso interesse agli eventi calcistici”. Lo scrive la Direzione Nazionale Antimafia nella relazione 2014 pubblicata pochi mesi fa.

E’ del 2010 il dossier curato da Libera, Le mafie nel pallone. “Riciclaggio di soldi mediante sponsorizzazioni, partite truccate, scommesse clandestine, presidenti prestanome, il grande affare del mondo ultras, le “mani” sulle scuole calcio. Le mafie sono nel pallone. Dalla Lombardia al Lazio, abbracciando la Campania, la Basilicata, Calabria, toccando la Puglia , con sospetti in Abruzzo e con un radicamento profondo nell’isola siciliana. Più di 30 clan direttamente coinvolti o contigui censiti nelle principali inchieste riguardanti le infiltrazioni mafiose ed i casi di corruzione nel mondo del calcio” si legge nella premessa del dossier.

“Per i clan il calcio è uno strumento straordinario per fare affari e controllare il territorio…Entrando nelle società la mafia riesce ad avvicinare mondi lontani come politica e imprenditoria. Per le scommesse si creano joint venture tra la mafia internazionale e i clan locali”. Lo spiegava nel 2013 Raffaele Cantone, oggi alla guida dell’ANAC, l’Authority Anticorruzione, in questa intervista.

Gli esempi, come sottolineava all’epoca lo stesso Cantone, non sono solo relativi al calcio dilettantistico o cosiddetto ‘minore’. E’ del 2006 l’inchiesta sul tentativo di scalata alla Lazio da parte del clan dei CasalesiIl pentito Luigi Bonaventura, uno dei mammasantissima dell’omonima cosca del crotonese che rivelò agli inquirenti un piano per uccidere Giulio Cavalli, ha raccontato di partite truccate e di scommesse. Ricorda che “nel 2006 per Crotone-Juventus sugli spalti c’era il gotha della ‘ndrangheta: i Nicosia, gli Arena e altri…Controllare la squadra del proprio paese porta prestigio alle ‘ndrine, crea consenso, getta le basi per il voto di scambio”. Poi ci sono le “carriere da accompagnare”, quelle dei calciatori che finiscono a giocare nelle grandi squadre del Nord.

Gli “interessi economici nel mondo del pallone” emergono anche in Mafia Capitale, con quella che il Messaggero descrive qui come “la rete del business in curva”. Per non parlare dei legami, le amicizie o persino le parentele pericolose che sono emerse in questi anni, da Miccoli (“quel fango di Falcone” dice all’amico Lauricella, figlio del boss della Kalsa) a Sculli, nipote del boss Giuseppe Morabito (“so che sono il suo nipote prediletto e non lo rinnegherò mai. Per me non ha mai fatto nulla di male”) fino a De Rossi, che chiamava Giovanni De Carlo, figura importante dell’inchiesta Mondo di Mezzo, perché “assieme al compagno di squadra Mehdi Benatia, aveva avuto poco prima una discussione in un locale e temendo conseguenze aveva pensato a De Carlo”.

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Una simulazione semplice semplice della prossima ‘buona’ scuola

scuola-riforma-renzi-meritocraziaLeonardo scrive semplice ma azzeccatissimo un giorno della scuola che verrà:

Supponi d’essere un giovane docente, assunto da un dirigente che vede in te qualcosa, chissà cosa, nemmeno tu lo sai ancora. Un giorno ti convoca e attacca i complimenti per la didattica innovativa e il buon rapporto coi genitori, anche se l’ing. Pierini è preoccupato per i brutti voti del figlio in matematica. E italiano. E scienze. E insomma non possiamo aiutarlo ‘sto ragazzo?

Al che candido replichi che certo potresti aiutarlo, se studiasse di più e cerbottanasse meno palline di carta. Dovrebbe cambiare atteggiamento. E il preside paziente a spiegarti che è un po’ tardi per cambiare atteggiamento; si fa giusto in tempo a cambiare i voti, sennò Pierini jr rischia d’essere bocciato e suo padre lo iscriverà a un’altra scuola. Così niente lavagna interattiva a settembre. Ci siamo capiti?

Tu lo guardi sorpreso ed è evidente che no, non vi siete capiti. E lui, sospirando: ma ha capito chi è l’ing. Pierini? Lo sai quanto ci può devolvere in school bonus? Vuole rinunciare ai suoi soldi perché il figlio è deficiente? È una disgrazia, ma è anche un’opportunità. Così riusciamo a metter via i soldi per la lavagna. Non mi dica che non le piacerebbe una lavagna.

E non la prenda in questo modo. Non era questo che vedevo in lei. Vedevo un giovane abbastanza intelligente e disperato per capire ed eseguire i miei ordini. Ci rifletta: tra il figlio scioperato di un papà ricco e generoso e un giovane docente inflessibile, di chi posso fare a meno a settembre?

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Caro Renzi, hai costruito la scuola dei sogni di Comunione e Liberazione. Chapeau!

la-buona-scuolaLeggete cosa dichiara Lupi. E poi davvero magari smettetela di volervi rivendere come “centrosinistra”:

Scuola: Lupi, finalmente la vera parita’ scolastica (AGI)

“Grande soddisfazione” viene espressa da Maurizio Lupi, capogruppo di Area popolare alla Camera, per l’approvazione dell’articolo del disegno di legge sulla Buona Scuola che riconosce la detrazione dalla dichiarazione dei redditi di una parte della retta pagata dalle famiglie i cui figli frequentano le scuole paritarie. “Il riconoscimento sul piano fiscale afferma in modo definitivo il principio di un sistema pubblico a cui partecipano con uguale dignità scuole gestite dallo Stato e scuole gestite da soggetti privati. Con il voto della Camera oggi – prosegue Lupi – si è forse messa la parola fine a un conflitto ideologico ormai fuori dalla realtà di tutti i principali Paesi occidentali ma i cui rimasugli si sono visti oggi in Aula, prova ne sia il voto contrario, con le trite motivazioni sulla “svendita dell’educazione ai privati” e alle “scuole dei ricchi”, insieme a Sel e ai Cinque Stelle, di ben 36 deputati della sinistra del Partito democratico”.

Conosciamo – conclude – gli argomenti di chi, dall’altra parte, parla di esiguità del contributo riconosciuto alle famiglia, a costoro, con cui sono in parte d’accordo, ricordo l’importanza del riconoscimento del principio e la possibilità di miglioramenti futuri, ricordo inoltre che a questo si aggiungerà il bonus scuola che prevede vantaggi fiscali per chi finanzierà le scuole con donazioni – conclude Lupi – e che la detrazione non sostituisce bensì si assomma a tutti i provvedimenti a favore della libertà di scelta delle famiglie approvati in questi anni da varie regioni”.

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Tutto quello che sai sugli zingari è falso

In un dibattito surreale che arrichisce solo i voti dell’odio i Radicali di Roma e l’associazione èpossibile hanno preparato un documento che vale la pena leggere. Lo trovate qui.

Da custodire la conclusione:

Schermata del 2015-05-19 14:49:51(PS Siamo in dirittura d’arrivo del nostro crowdfunding per il mio prossimo spettacolo e libro. Se volete darci una mano potete farlo qui. E passatene parola. Se potete e se volete. Grazie.)

EXPO: il patetico mistero dei biglietti venduti (e del cibo sprecato)

L’ottimo Da Rold per Linkiesta:

02_breve_padiglione_italia_500x320C’è un grande mistero che continua a circolare tra i padiglioni di Expo 2015: quanti visitatori e quanti biglietti sono stati venduti fino ad ora? E soprattutto: quali saranno le ricadute economiche, dal momento che per arrivare al pareggio di bilancio dovranno essere staccati almeno 24 milioni di tagliandi, come ha spiegato l’amministratore delegato Giuseppe Sala? Sono domande alle quali gli organizzatori continuano a non voler dare risposta e su cui si avrà (forse) chiarezza alla fine di ottobre, quando calerà il sipario sull’evento. A due settimane dall’inaugurazione, Sala ha voluto ribadirlo durante una conferenza stampa, la prima, per fare il primo punto sulla manifestazione universale. Il leit motiv è sempre lo stesso: «Non vogliamo creare polemiche sul nulla». Accanto a lui, a sostenerlo, c’è pure il governo, con il ministro Maurizio Martina e, insieme, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia («Abbiamo vinto la prima tappa. Gli scettici sono molto diminuiti, gli entusiasti sono aumentati») e la regione Lombardia con il presidente Roberto Maroni.

Non solo. Altro mistero è legato alla questione del cibo sprecato dai padiglioni. Il tema è centrale perché riguarda da vicino proprio il principio sotto cui è la manifestazione universale, «nutrire il pianeta». E, come si può vedere al Padiglione Zero, «evitare sprechi». Sala anche qui si è riservato di dare dati precisi più avanti, limitandosi a rispondere che del cibo scartato si occupano Caritas e Banco Alimentare. Il caso è stato sollevato da Fanpage.

Dopo gli annunci degli scorsi mesi («Venduti già dieci milioni di biglietti»), Sala ha parlato nel dettaglio di quanti ne siano stati staccati effettivamente finora: «Abbiamo già incassato 5 milioni di biglietti, ma ce ne sono altri 6 coperti da fideiussioni, già prenotati e certi. In totale 11,3 milioni di biglietti venduti, su cui garantisco». Per andare più nello specifico i distributori minori hanno venduto 1 milione e 800 mila biglietti, 700 mila con la distribuzione diretta, 350 mila con le scuole. «Poi ci sono i Paesi partecipanti», ha detto Sala. Quindi ci sono i tre tour operator italiani: Best Tour con 2 milioni di biglietti, Duomo Viaggi con 1 milione e 800 mila biglietti, e Uvet con 800 mila. «Il restante dei biglietti è stato venduto dai nostri partner – ha spiegato Sala -. Coop ha venduto quasi 650 mila biglietti, Banca Intesa 475 mila, Telecom 250 mila e i partner di Padiglione Italia 500 mila». «Stiamo crescendo a ritmo costante, la situazione continua a essere positiva e non posso che confermare la previsione di 20 milioni di visitatori e 24 milioni di biglietti venduti» ha concluso.

Il balletto, però, continua ormai da mesi. Le dichiarazioni di Sala sono cambiate a seconda dei periodi: si è passati da 5 fino a 3 poi a 7 fino agli 11 milioni del 2 maggio. Linkiesta ne ha già scritto in passato, spiegando la differenza tra quelli effettivamente venduti e quelli coperti da fideiussione. Il punto vero, a quanto pare, è come calcolare anche i tipi di biglietti. Molti sono scontati, altri ancora sono stati offerti alle scolaresche a prezzi più bassi: gli studenti delle scuole pubbliche pagano 10 euro ad alunno. Decifrare quindi quale sarà l’incasso totale al momento non deve essere facile. Forse il numero di visitatori attuale potrebbe aiutare. Anche perché, come hanno sottolineato diversi quotidiani, tra cui il Fatto Quotidiano, i tornelli all’entrata sono di alta tecnologia, costruiti apposta per fornire e monitorare in tempo reale quanta gente entra e esce. Ma, anche qui, Expo 2015 non si scompone.

A creare ancora più confusione è l’afflusso serale, al prezzo scontato di 5 euro. Fino ad ora, ha spiegato Sala, rispondendo a una domanda in conferenza stampa, «si sono contati 100.000 visitatori dopo le 19». Ora l’obiettivo è prolungare l’apertura. Ma qui ne è nata una piccola polemica tra le istituzioni per il sovraccarico del lavoro del trasporto pubblico. In realtà, sotto si cela un’altra diatriba, legata al fatto che l’indotto su Milano è – a quanto pare – sotto le attese. A conferma, secondo gli stessi organizzatori, che Expo 2015 non è come il Salone del Mobile. Bisognerà aspettare novembre per capire se Expo è stato un successo? Probabilmente sì, nella speranza che tra sei mesi i dati e i bilanci siano finalmente certi.

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Ho lavorato in nero all’Expo. E non mi hanno nemmeno pagato.

image23“Ho lavorato due giorni al padiglione Expo del Belgio, senza essere pagato”. Comincia così la testimonianza di Giovanni Tomasino, 26enne fresco di laurea in Scienze politiche che ha fatto sulla propria pelle l’esperienza di lavorare nel padiglione che – come ha raccontato il fattoquotidiano.it – ha fatto registrare il primosciopero e la prima defezione di lavoratori dal sito dell’Esposizione universale di Milano. Il motivo? Una ventina di addetti alla ristoriazione e sala hanno scoperto in busta paga cifre diverse da quelle prospettate e che le due settimane di lavoro antecedenti all’inaugurazione non erano state trretruite. Hanno incrociato le braccia giovedì e venerdì hanno deciso di fare le valigie per tornare a Bruxelles.

Ma a Giovanni è andata anche peggio. “Caro Direttore”, scrive in una lettera aperta al fattoquotidiano.it (leggi), “ho lavorato in quello stesso padiglione per due giorni senza essere pagato”. Da lì un racconto della brutte sorprese in cui può incappare chi cerca fortuna all’ombra dei padiglioni. “Sono stato lì dall’8 al 9 maggio. Mi sono presentato alle 10.00 all’ingresso ovest di Cascina Triulza, dove trovo un collaboratore del padiglione con altri ragazzi per fare una giornata di formazione come barista presso il padiglione belga”.

Queste le premesse, ecco come proseguono. “Entriamo in fiera con dei pass non nostri, perché “tanto non li controllano”. Arrivati al padiglione scopriamo che il bar era ancora chiuso e passiamo la prima giornata a pulirlo e sistemare tutte le cose mancanti, facendo lavoro da magazzinieri. Ci viene spiegato come usare il forno e verso le 21.00, prima di andarcene, parliamo con un esperto di spillatura che ci spiega che avremmo dovuto spillare solo in bicchieri di plastica e che quindi non era necessario alcun corso accelerato di spillatura”.

E siamo al secondo giorno. “Partecipiamo all’evento di inaugurazione del padiglione servendo qualche birra e qualche croissant gratis. Al pomeriggio, visto che il bar non avrebbe aperto, vengo mandato a lavare i piatti in cucina e verso le 16.00 veniamo convocati per fare finalmente il punto della situazione. Speranzoso di poter finalmente firmare il mio contratto, mi viene invece detto che avevo finito di lavorare con loro perché “not fast”, troppo lento. I ragazzi che erano con me a sentire queste parole si sono messi a ridere pensando fosse solo uno scherzo: tra noi l’ingiustizia è stata da subito evidente”.

Giovanni vive a Buccinasco, a 20 km dall’aera Expo. Tornerai lì a cercare lavoro? “Francamente no. Certo ci speravo, perché per un neolaureato un’esperienza formativa anche retribuita poco è un occasione. Ma la formazione lì non c’è masi stata, solo un modo di avere manodopera gratis. Dopo 48 ore non sapevo neppure cosa sasrebbe stato di me, come accaduto ad altri. Quando sono tornato a casa mi sono reso conto di aver semplicemente lavorato gratis. E che questo non era giusto”.

Perché questa lettera? “Perché di sicuro non sono stato “not fast” in quei due giorni di lavoro in cui non ho visto un soldo né un contratto. Ero lì in nero, sotto la bandiera di uno Stato europeo, sotto gli occhi di milioni di visitatori. Mi sono sentito trattato in modo disonesto, sfruttato. Sarebbe stato più facile far finta di niente, perché “tanto ci sono cose più gravi”, invece scrivo perché penso possa essere utile a me stesso. Cercare lavoro è una sfida in cui è facile farsi cadere le cose addosso e restare giornate a casa a far nulla: scrivo per non arrendermi”.

(clic)

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Un’oligarchia di servi cortesi

71taB1G1hfL._SL1500_Credo che ormai non sia più semplicemente una questione di meritocrazia mancante: è proprio distorto il concetto di meritocrazia. Oggi il merito più grande che possa capitare (perché i meriti capitano, ai nostri tempi) è quello di essere vicini alla persona giusta che si ritrova improvvisamente (perché da noi i meriti capitano spesso improvvisi, ai nostri tempi) in una posizione di potere. Così intere filiere di classi dirigenti sono riconducibili ad un cortile frequentato insieme qualche anno prima fortunatamente diventato nuova “stanza dei bottoni”. Pur questo trovo utilissimo il libro di Marco Travaglio (per, da amico, non condividendo tante sue posizioni politiche) Slurp: Lecchini, cortigiani e penne alla bava al servizio dei potenti che ci hanno rovinati.

Perché almeno togliamoci la soddisfazione di tenerli bene a mente, i maniaci del servilismo. Ci farà bene. Il libro lo potete comprare qui.

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Le banche “al nord” sempre così gentili con la ‘ndrangheta

mafia-tangenti-pizzo-corbis-672x351L’ho ripetuto spesso, soprattutto in questi ultimi anni, in ogni occasione pubblica in cui mi sia capitato di parlare e ascoltare di ‘ndrangheta al nord: un giorno, finite le banalizzazioni che vanno per la maggiore in questo periodo, credo che andremo a prendere a calci nel culo qualche direttore di filiale di banca che mentre chiede al normale cittadino diciotto firme per il rilascio di un bancomat con moltissima leggerezza presta soldi (senza o con pochissime garanzie) ad imprese più che sospette. Siamo zeppi di aziende edili che risultano senza mezzi, oppure cooperative che non risultano avere dipendenti e che ottengono comunque lauti fidi e mutui.

Intanto registriamo a Mantova l’ennesimo caso:

Un cantiere iniziato e sospeso con il 30% dei lavori realizzati. Una società, quella che ha iniziato i lavori, che è fallita, indebitata per oltre 30 milioni di euro, nonostante il tentativo di evitare il concordato fallimentare attraverso la ristrutturazione del debito. Una banca, Mps, che ha erogato più di 27 milioni a questa società che, a sua volta, ne ha spesi 13 e rotti. E altri 13 milioni e 750mila euro che non si sa dove siano finiti. Succede a Mantova. I protagonisti di questa intricata vicenda sono la società Edilizia Forum Mondadori (nulla a che fare con l’omonimo gruppo editoriale, ndr) e il costruttore Antonio Muto, liquidatore della società e già indagato nell’inchiesta “Pesci” della Procura Antimafia di Brescia per la lottizzazione Lagocastello – 200 villette e un albergo in riva al lago e di fronte al castello di San Giorgio, mai realizzate per il divieto di edificabilità imposto dal Consiglio di Stato -, inchiesta che vede coinvolto anche il sindaco di Mantova, Nicola Sodano, indagato per corruzione e peculato. E, coprotagonista della vicenda, anche una delle più grandi banche italiane, il Monte dei Paschi di Siena.

L’articolo è qui.

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Le minacce che partono dall’anticamera di un Presidente di Corte d’Appello, la strana scorta e lo strano lodigiano

foto8C’è un’inchiesta della Procura di Milano che lambisce l’anticamera del presidente della Corte d’appello, Giovanni Canzio. Tutto è cominciato il 10 gennaio 2013, quando una giornalista del Corriere della sera, Elisabetta Andreis, riceve una telefonata di minaccia: “Lei, signora Andreis, dove si trova in questo momento? È qui in tribunale? Non si preoccupi, anche noi potremmo farle delle domande… E lei con la sua famiglia dove si trova? E al lavoro dove va? Lei ci risponda, o rispondiamo noi”.

Poi il misterioso interlocutore interrompe la comunicazione. Andreis va alla polizia e denuncia l’accaduto. Sta conducendo per il Corriere un’inchiesta sulle aste giudiziarie e su una gara indetta dalla Camera di commercio di Milano per la gestione della pubblicità e la pubblicazione sul web degli avvisi d’asta e per la preparazione del processo civile telematico. La gara, avviata nel 2012 con fondi Expo per il Tribunale di Milano, era stata vinta dalla società Edicom Finance con un ribasso da brivido (72,5 per cento) e in condizioni che avevano insospettito l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone.

Per capire meglio i termini della questione, la giornalista aveva contattato via e-mail anche Canzio, che le aveva però fatto rispondere di non essere disponibile. Poi era partita la telefonata minacciosa. Ed erano scattate le indagini, affidate al pm Paolo Filippini. Arriva subito la prima, imbarazzante sorpresa: il pm scopre che la chiamata è partita da un telefono fisso dell’anticamera di Canzio, quello a disposizione del capo scorta del presidente della Corte d’appello, il brigadiere dei carabinieri Roberto Scapoli, il quale, secondo i tabulati telefonici, risulta in contatto con titolari di società attive nelle vendite giudiziarie. La seconda sorpresa è ancor più sconcertante: in quell’anticamera staziona spesso un amico di Scapoli, Giuseppe Frustaci, che si qualifica come agente della Questura e lo sostituisce quando è assente. Scapoli a Palazzo lo presenta come “collega”. Ma dalle indagini emerge che Frustaci non è affatto un poliziotto: è stato, al massimo, guardia giurata volontaria per la vigilanza ittica e venatoria a Lodi. In compenso, un rapporto dei carabinieri lo dipinge come un personaggio che stringe rapporti con appartenenti alle forze di polizia e al personale amministrativo del Palazzo di giustizia di Milano, dai quali riceve notizie, anche riservate, che poi rivenderebbe ad agenzie investigative private.

Oggi Frustaci è titolare di un’impresa edile, la Gf Costruzioni. Ma mentre non risultano sue attività nell’edilizia, sembra darsi molto da fare nel mondo dell’intelligence. Nel 2007 è stato condannato dal Tribunale di Lodi al pagamento di 2.400 euro di ammenda per aver fatto l’investigatore privato senza le autorizzazioni. Aveva addirittura condotto una strana bonifica presso gli uffici della polizia provinciale di Lodi, per verificare la presenza di “cimici”.

Secondo una relazione della Digos, si fa passare per informatore dei servizi segreti. Altre volte, si presenta come primo dirigente o come maresciallo dei carabinieri della Direzione investigativa antimafia (Dia) di Milano. Oppure si spaccia per uomo dei servizi, proponendo scambi d’informazioni a poliziotti e carabinieri veri. Nel 2013, la Corte d’appello di Brescia lo condanna a 1 anno e 4 mesi per aver rubato da un’armeria, la “Galleria del tiro” di Lograto, Brescia, diverse armi comuni da sparo. Malgrado questo curriculum, è spesso accanto a Scapoli, nell’anticamera di Canzio, il magistrato più alto in grado del Palazzo di giustizia di Milano.

Il pm Filippini nel settembre 2014 iscrive Scapoli nel registro degli indagati. Due mesi dopo aggiunge anche Frustaci. Reati ipotizzati: minacce (nei confronti della giornalista del Corriere), concorso in turbativa d’asta e rivelazione di segreti d’ufficio (per l’anomala vittoria della Edicom Finance). Il magistrato chiede al gip di poter intercettare i due indagati, ma il giudice per le indagini preliminari Anna Maria Zamagni nel novembre 2014 ipotizza che in questo procedimento Canzio, pur non essendo parte offesa, possa essere danneggiato dal reato: dichiara dunque la propria incompetenza e una parte degli atti va così alla procura di Brescia, competente per le vicende che riguardano i magistrati milanesi. Resta a Milano l’indagine sulle minacce alla giornalista del Corriere. E l’imbarazzo per una brutta storia che si è consumata, a sua insaputa, nell’anticamera del presidente Canzio e che ancora non è arrivata alla parola fine.

(clic)