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Giulio Cavalli

Il coraggio di tornare sui propri errori

Ne avevo scritto su L’Espresso qui e anche Boeri sembra essere d’accordo. Ci sono anche le buone notizie:

 E’ quasi una certezza, invece, l’anticipo di tutti i pagamenti all’1 del mese e “non più in date differenti in relazione alla prestazione e al fondo di gestione”. “Abbiamo chiesto alle banche di condividere la nostra proposta. Le Poste hanno già accettato e entro mercoledì aspettiamo la risposta degli istituti di credito”, spiega infatti l’economista. Il punto, infatti, è che “deve essere un’operazione a costo zero: lo Stato incasserà meno interessi sui ratei che ora paga il 10 o il 16 del mese. In cambio alle banche, che incasseranno prima, abbiamo chiesto di abbassare i costi dei bonifici”. Per gli istituti sarebbe assai difficile – e impopolare – tirarsi indietro di fronte a quella che viene definita “un’operazione socialmente importante“.
Il giorno del ritiro dell’assegno, infatti, è tutt’altro che neutrale, come ha dimostrato la levata di scudi dei sindacati scattata lo scorso ottobre quando nelle bozze della legge di Stabilità è spuntato il rinvio del pagamento al 10 del mese. Decisione che per i pensionati avrebbe comportato trovarsi a corto di liquidità per le scadenze della prima parte del mese, dal pagamento del mutuo o dell’affitto a quello delle bolletteDopo le proteste, il Tesoro ha fatto marcia indietro spiegando che lo slittamento sarebbe scattato “solo per le 800mila persone con doppio assegno Inps-Indpap. Ora Boeri fa un passo in più, aprendo a un’unificazione che dovrebbe assicurare anche “migliore funzionalità del servizio, riduzione dei costi e maggiore trasparenza”.

Finiremo per vendere anche il Colosseo

 Per quanto riguarda l’aspetto manageriale, ad oggi, gran parte del sistema di gestione dei beni culturali è basato sul sostentamento pubblico. Quindi, da una parte c’è lo Stato, che gestisce e finanzia i propri beni. Poi ci sono le Regioni e infine i Comuni, che provvedono al patrimonio di loro competenza. Solo una piccola parte di beni è sottoposta al finanziamento privato, soprattutto delle fondazioni bancarie. Anche i privati, però, negli ultimi anni hanno compreso che dalla cultura non si mangia, riducendo i propri investimenti del 30%. Ora, delle due, una. O si è disposti, per evitare il collasso del sistema, ad accettare la presenza sempre maggiore di privati nella gestione dei beni storico-artistici oppure il Governo dovrà individuare nei millenari campanili, nei musei e nelle statue di marmo il tesoretto sul quale puntare. Con molta probabilità, si opterà per la prima.

Vale la pena leggere (e riflettere) sulle parole di Fabrizio Ciannamea.

Fascisti su Marte e poliziotti alla Diaz.

Eh, sì: direi proprio che il messaggio della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo è stato recepito. Come si dice in italiano l’esser fieri di avere commesso un reato? Basta leggere qui:

Schermata del 2015-04-14 14:51:32Qui il profilo dell’eroe.

Come una buona sentinella

 Gli intellettuali come sentinelle di un Paese: l’intuizione di porre le domande giuste. Una sana ossessione. E come scrive Roberto Gilodi, Grass ne era ottimo esempio:

Il ruolo di sentinella morale della nazione e di ermeneuta delle sue convulsioni nascoste – ruolo scomodo, non richiesto e disapprovato da molti –, lui lo ha svolto nella militanza politica attiva, schierandosi ad esempio a fianco di Willi Brandt nella campagna elettorale del 1969 che valse al candidato socialdemocratico l’elezione a cancelliere. Ma lo ha declinato soprattutto nella sua lunga attività letteraria a cominciare dal suo capolavoro giovanile, Il tamburo di latta, un romanzo in cui le atrocità della storia sono narrate dalla prospettiva straniante di un bambino che si rifiuta di crescere perché intuisce l’inganno di quel romanzo di formazione a cui i tedeschi hanno legato a partire dal Settecento e fino alla catastrofe novecentesca il loro modello di socializzazione.

Il resto è qui.

Ddl corruzione, il minimo istituzionale 

Luigi De Magistris ne ha scritto per Left qui:

 Non considero il ddl “anticorruzione” licenziato al Senato un’arma decisiva alla dilagante penetrazione delle mafie e della corruzione nelle istituzioni italiane. Al contrario: è la risposta non sufficiente alla richiesta di trasparenza che sale dal Paese, di un governo sinora debole su questo fronte.

Certo non vanno taciute alcune novità positive: sanzioni più dure, reintroduzione del falso in bilancio (seppur in forma tenue), sconti di pena per chi collabora nei procedimenti per corruzione. Tuttavia, si tratta del minimo istituzionale proponibile a fronte di un cancro che sta corrodendo lo Stato. Renzi sa che la gente è furibonda per il livello percepito di corruzione nel Paese. E la realtà, per quella che è la mia esperienza prima di magistrato e ora di sindaco, è peggiore di quello che si percepisce. Le normative in materia di appalti e lavori pubblici devono essere riviste radicalmente.
Ci vogliono regole chiare e semplici per attribuire ai poteri ordinari la forza di decidere in modo responsabile in tempi brevi. Si deve interrompere il ricorso a poteri commissariali che agiscono in deroga a leggi ordinarie. Non a caso, i commissariamenti sono tanto desiderati dal “sistema” malavitoso. Serve interrompere le concessioni di lavori pubblici sine die con costi che lievitano ad libitum, con una commistione pericolosa tra soggetti diversi; limitare le varianti in corso d’opera con operazioni opache su ribassi, lievitazioni, costi e ricorsi a sub-appalti; introdurre trasparenza nella scelta delle commissioni di gara; la rotazione delle ditte all’interno di elenchi redatti con procedure informatizzate unitamente ad Anac per i lavori di cosiddetta somma urgenza; ridurre al minimo esternalizzazioni di servizi pubblici in settori come quello dei rifiuti. E per verificare la correttezza dell’utilizzo dei fondi pubblici, soprattutto europei, si devono rafforzare i controlli sostanziali, non solo quelli formali. Oggi il “sistema” beneficia di consulenti qualificati che accertano che la forma sia sempre rispettata. E così è: apparentemente i lavori sono in regola. Poi, però, cadono viadotti, il materiale è di qualità scadente, l’opera resta inutilizzata.

Finalmente Pisapia l’ha detto

203716938-72c8f183-ed0c-45c9-a85f-cef3a98ed167Domandano a Giuliano Pisapia: “Qualcuno sta cercando di distruggere l’esperienza milanese?”. E il sindaco, che quel centrosinistra in salsa ambrosiana – Pd e sinistra radicale – lo incarna, risponde così: “Più che un dubbio è una certezza, qualcuno a Roma crede che la realtà milanese sia un percorso da sconfiggere e non da replicare. Dico qualcuno, non tutti, dentro il Pd”.

Ma in ogni caso bisogna reagire: “Non possiamo lasciare che Milano venga fagocitata a livello nazionale, perché questa città è sempre stata un modello, è sempre stata avanti”. Niente di più, niente di meno, ma è abbastanza per mettere un po’ di pepe al dibattito che si è già aperto per il dopo Pisapia in vista delle elezioni comunali dell’anno prossimo.

Il pezzo su Repubblica finalmente dice quello che sembrava non si potesse nemmeno dire.

Addirittura Scalfari, sulla legge elettorale

 Eugenio Scalfari, non propriamente un ‘gufo’, commenta così la riforma elettorale:

Le conseguenze di queste decisioni che stanno per essere approvate tra pochi giorni sono di fatto l’abolizione della democrazia parlamentare.
Un Parlamento di “nominati” in un sistema monocamerale è una “dependance” del potere esecutivo che fa e disfà senza più alcun controllo salvo quello della magistratura se dovesse trovare un reato contemplato dal codice penale.
Resta naturalmente la Corte costituzionale ma anch’essa può finire con l’essere una Corte nominata dall’esecutivo se desse troppa noia all’autoritarismo d’un governo a sua volta sottomesso alla decisione d’un autocrate e del suo cerchio magico. Gli interessati si sono assai doluti perché avevamo usato il termine di democratura per descrivere l’essenza di quanto rischia di accadere. Ma quale altra parola lo descriverebbe in modo più appropriato?

Forse sarebbe il caso da parte del Governo di aprire una discussione. Lasciando perdere la demonizzazione di chi non è d’accordo. A meno che anche Scalfari non sia un demone. Hai visto mai.

Il vero nemico del giornalismo è il corridoio

Il vero nemico del giornalismo è il corridoio. L’antro in cui ci si lamenta e si parla male del collega per noia o frustrazione. Io li mandavo in onda dalle 6 di mattina alle 9 di sera. L’occupazione è un ottimo antidoto alla cattiveria gratuita sussurrata di fronte alla macchinetta del caffè.

(Enrico Mentana)

Lunedì a Bolzano

Andiamo in scena di lunedì. A Bolzano. Con Nomi Cognomi e Infami.

Se siete da quelle parti siete graditi ospiti. Tutte le informazioni le trovate qui.