Vai al contenuto

Giulio Cavalli

Gli eredi dei professionisti dell’antimafia: i maestri dell’emergenza.

Tra gli articoli da ritagliare e tenersi in tasca in attesa dei prossimi “profeti dell’antimafia” che gozzoviglieranno tra giornali e televisioni c’è il pezzo per L’Internazionale di Giuseppe Rizzo:

6

Provo a spiegare meglio chi sono i maestri dell’emergenza. Sono gli eredi dei professionisti dell’antimafia raccontati da Leonardo Sciascia. Sono intellettuali, giornalisti, magistrati e politici che hanno diviso l’isola in due: di là il male e di qua il bene; di là la menzogna e di qua la verità; di là i criminali, i mascariati, i collusi e di qua i giusti, i coraggiosi, noi. Stare dalla parte sbagliata, la provincia e Sciascia mi hanno insegnato il valore del dubbio e riparato dal fascino e dalla paura delle loro condanne. In provincia l’assolutismo è impossibile, perché ci conosciamo tutti e può capitare, come è capitato nel mio piccolo paese in provincia di Agrigento, che una mattina ci si svegli con qualcuno che si conosce o con qualche parente dietro le sbarre. Ma conseguentemente succede anche che ci si possa fare domande del genere: cosa spinge un ragazzo che è cresciuto in una famiglia per bene a chiedere il pizzo? Se arrestano tuo padre, tuo fratello o la persona che ami significa che sei complice, lo sei stato o lo sarai se non lo condanni? Cucire dei bottoni sugli accappatoi perché quelli con la cintura di stoffa in carcere non sono ammessi fa di te un mostro? Se nel tuo paese non si è mai pronunciata la parola mafia vuol dire che sono tutti codardi? I tuoi genitori hanno avuto diritto di avere paura? Per anni mi sono chiesto: posso o non posso scrivere una lettera a X, finito in carcere con l’accusa di omicidio? Ognuno affronta queste domande come sa e può, e arriva a risposte differenti: io ho provato a scrivere quella lettera, e molte notti rotte e molti tentativi: e mi sento un cane per non esserci riuscito, specie dopo l’assoluzione di X. Ma appunto, ognuno ha mille risposte, tutte diverse tranne una, che è uguale per tutti: queste domande i cretini non se le fanno e sono pronti a condannarti per molto meno.

7

Più che la lezione sui professionisti dell’antimafia, di Sciascia mi porto dietro un’altra intuizione, è dentro Nero su nero, fa così:

Intorno al 1963 si è verificato in Italia un evento insospettabile e forse ancora, se non da pochi, sospettato. Nasceva e cominciava ad ascendere il cretino di sinistra: ma mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare. Si credeva che i cretini nascessero soltanto a destra, e perciò l’evento non ha trovato registrazione. Tra non molto, forse, saremo costretti a celebrarne l’Epifania.

Il resto lo trovate qui.

107641-md
Funerale di Leonardo Sciascia, Racalmuto, 1989. Tony Gentile, Postcart edizioni

 

Morire per delle idee

11130110_10206403208820096_334649194537890733_n

 

Eppure credo che anche da laici, atei o addirittura anticlericali non si possa che rimanere sconvolti di fronte ad una selezione tra la vita e la morte basata sulla fede religiosa. Non so quando abbiamo deciso che certi morti fossero “politicamente più usabili di altri”, non so quando abbiamo deciso dei rimanere umani solo con i nostri morti imparando a scavalcare quelli degli altri. Prego (da laico) di non abituarmi alle stragi. Mai.

A proposito di Delrio (repetita iuvant)

Ne scrive Leonardo sul suo blog. Leonardo, per dire, mica un “gufo” certificato:

biciSono probabilmente da iscrivere tra i gufi irriducibili a cui le foto di un ministro che si reca in ufficio a pedali non fanno né caldo né freddo. In compenso, prometto che non avrò nulla da ridire appena si scoprirà che anche il nuovo ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, per spostarsi più rapidamente tra un cantiere e l’altro, si avvale se necessario dell’elicottero (come è capitato a Renzi). L’importante è che faccia bene il suo lavoro, in un ruolo così delicato. Con un po’ di attenzione, Delrio potrà far risparmiare a noi contribuenti mille volte di più che sostituendo un’auto blu con una bicicletta.

Più che la frugalità esibita servirà una certa prontezza di riflessi, che quando faceva il sindaco non ha sempre mostrato. Il Delrio che non vorrei più vedere non è un Delrio in elicottero o in jet, ma il Delrio appiedato che da sindaco di Reggio Emilia partecipa nel 2009 a una processione religiosa a Cutro (Crotone) ignorando del tutto di trovarsi nella capitale della ‘ndrina che tanti interessi aveva nella sua città. E dire che gli sarebbe bastato leggere il rapporto sulla criminalità organizzata pubblicato dal suo stesso Comune un anno prima. Da quella inchiesta, è necessario ricordarlo, Delrio è uscito pulito come un bambino. E anche adesso, a vederlo pedalare spensierato, viene il sospetto che il ministro debba ancora fare qualche caduta seria, di quelle che aiutano a crescere. In bocca al lupo e speriamo bene.

Cosimo Mele nuovo “renziano”: il Pd si dimentica la cocaina e le prostitute

Notizie del mattino. Evviva:

Schermata-2015-04-03-alle-18.02.54Quasi controvoglia, Cosimo Mele è tornato. Proprio lui, l’ex deputato Udc travolto otto anni fa da uno scandalo a luci rosse per un festino in un hotel romano pare a base di sesso&cocaina. Era scomparso dai radar della politica nazionale nel 2007, rinnegato da tutti. Ora è il Partito Democratico a offrirgli la ribalta candidandolo a sindaco di Carovigno, suo paese natale in provincia di Brindisi. Uno sbocco naturale, l’incoronazione ricevuta dal centrosinistra. Perché nell’ultimo anno e mezzo Mele ha amministrato il comune alle porte del Salento anche con l’appoggio post-elettorale del centrosinistra. Il Pd non pestò i piedi al ballottaggio del maggio 2013 lasciando ai propri elettori la libertà di decidere se votarlo o meno, poi nove mesi dopo è entrato in giunta con l’attuale segretario cittadino, Marzia Bagnulo, che ha guidato l’assessorato al turismo.

Nel frattempo Mele ha spinto i Dem, infruttuosamente, alle comunali nella vicina Ostuni e aveva ‘invitato’ a sostenere Matteo Renzi nella sua scalata ai vertici del partito. Insomma, le farfalle nello stomaco si sentivano già da molto tempo. L’amore è sbocciato in primavera, benedetto da una vecchia conoscenza dell’ex deputato, il consigliere regionale Giovanni Epifani, e dal Pd di Carovigno: “Il direttivo cittadino ha votato all’unanimità – spiega Mele a ilfattoquotidiano.it – Ed è noto che Epifani è stato tra i pochi a dare risposte a Carovigno nella scorsa legislatura”. Strette di mano e via, verso il secondo trionfo in due anni, per ribadire che il sindaco uscente – si è dimesso il 2 febbraio – è ancora più forte del Pdl battuto nel 2013 e di quel Nuovo Centrodestra che negli scorsi mesi ha sfilato consiglieri e assessori alle sette liste civiche che lo avevano sostenuto.

E da quelle riparte ancora, l’ex onorevole dell’Udc che nel 2007 fu travolto dallo scandalo a luci rosse consumatosi in un albergo della capitale. Nella notte tra il 27 e il 28 luglio si trovava in una suite dell’hotel Flora in via Veneto, a Roma. Con lui c’erano due escort, una delle quali, Francesca Zenobi, accusò un malore e disse di aver assunto cocaina che, a suo dire, gli era stata data proprio da Mele. Accuse che lui ha sempre respinto e per le quali sta ancora affrontando un processo per cessione di stupefacenti. La Zenobi è poi finita a sua volta in aula perché, secondo le accuse, chiese soldi al politico – che si è costituito parte civile – per ritrattare la sua versione. Nel frattempo Mele era stato costretto a dimettersi dall’Udc e non venne ricandidato alle politiche del 2008. Ma dopo due anni riapparve sulla scena politica, sfiorando subito il colpaccio. Un posto in lista gli venne garantito dall’Alleanza di Centro durante le elezioni provinciali nel 2009: raccolse 1290 preferenze. Tante, ma non sufficienti per l’elezione.

Quel pacchetto di voti ingolosì Io Sud di Adriana Poli Bortoneche l’anno dopo lo candidò alle regionali, provocando l’irritazione dell’Udc, all’epoca alleata nella corsa per battere Vendola: “Contro Mele non abbiamo nulla di personale – spiegò il coordinatore regionale Angelo Sanza – Ma ci sono i fatti a testimoniare la storia delle persone”. Poi è arrivato il tempo di prendersi Carovigno, la sua roccaforte di voti. “La riconoscenza, in politica, è solo un sentimento del momento, lo sa? Mi hanno gettato nelle fiamme, mi hanno fatto bruciare. Ma ora sono qui. Me lo ha chiesto la mia città, perché ha bisogno di me. E io sono pronto”, disse prima del ballottaggio a ilfattoquotidiano.it. Durante il suo primo mandato ha puntato forte sul turismo, revocato la delega alla Cultura all’assessore che aveva invitato la pornostar Ilona ‘Cicciolina‘ Staller come testimonial di un evento e chiesto con una circolare di esplicitare il titolo di ‘onorevole’ sui documenti che portano la sua firma. Ora dopo tanto centro, una puntatina destrorsa con la Poli Bortone e un viaggio in solitario, abbraccia il centrosinistra. Si sussurra che sia pronta anche una tessera del Pd con il suo nome. “Non mi interessa”, taglia corto lui prendendo sotto braccio i democratici che lo accompagneranno verso lo scranno più alto di Palazzo di città.

Tutto cade e si disfa intorno a me

E infatti, al procedere del sogno, a poco a poco o brutalmente, ogni volta in modo diverso, tutto cade e si disfa intorno a me, lo scenario, le pareti, le persone, e l’angoscia si fa piú intensa e piú precisa. Tutto è ora volto in caos: sono solo al centro di un nulla grigio e torbido, ed ecco, io so che cosa questo significa, ed anche so di averlo sempre saputo: sono di nuovo in Lager, e nulla era vero all’infuori del Lager. Il resto era breve vacanza, o inganno dei sensi, sogno: la famiglia, la natura in fiore, la casa. Ora questo sogno interno, il sogno di pace, è finito, e nel sogno esterno, che prosegue gelido, odo risuonare una voce, ben nota; una sola parola, non imperiosa, anzi breve e sommessa. È il comando dell’alba in Auschwitz, una parola straniera, temuta e attesa: alzarsi, «Wstawaç».

(Primo Levi, “La tregua”)

Com’è facile riciclarsi per un Prefetto

Un articolo importante di Andrea Tornago. Brescia sarebbe molto meno raccontata senza di lui:

brescia_675
Narcisa Brassesco Pace

Doveva lasciare l’incarico a fine 2015 raggiunta l’età della pensione, ma ha rassegnato le dimissioni in anticipo. Il prefetto di Brescia, Narcisa Brassesco Pace, indagato per abuso d’ufficio in un’inchiesta rivelata da ilfattoquotidiano.it ha lasciato il suo incarico dal 1 aprile. Il 9 dovrà comparire davanti al giudice per l’udienza preliminare insieme ad altri 5 indagati, accusato di essere “istigatore e determinatore” di un ricorso – per far togliere unamulta al figlio di un imprenditore – definito “manifestamente infondato” dal pm e contenente “dichiarazioni false”.

“Lascio all’improvviso e molti di voi me ne hanno chiesto la ragione – ha argomentato il funzionario nel suo discorso d’addio – poiché questa esperienza volge al termine, naturalmente, è un corso naturale”. In realtà – secondo fonti vicine alla Prefettura – il Viminale non avrebbe visto di buon occhio un suo possibile rinvio a giudizio nel medesimo distretto in cui, fino a fine marzo, ha ricoperto l’incarico di prefetto. A reggere il palazzo del governo sarà il viceprefetto aggiunto Salvatore Pasquariello, ma l’ex prefetto Brassesco Pace, a Brescia dal 2009 su proposta dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, ha già trovato un nuovo lavoro.

Dal 2 aprile è presidente del cda di Capital Shuttle, società di consulenza finanziaria per i grandi patrimoni della banca Ipibi Financial Advisory (gruppo Veneto Banca). Oltre all’incarico nella finanziaria che controlla la banca Ipibi – i soci di Capital Shuttle sono Finnor (9,5%), veicolo che fa capo a Osvaldo Bossetti, Ubi Fiduciaria (9,4%), l’ad Marangi (8,3%) e la B.Ifigest (6,7%) di Gianni Bizzarri – sarà anche membro del cda di Sogea, società di formazione per manager partecipata da Confindustria, “su proposta del presidente della Rina di Genova, cavaliere del lavoro Ugo Salerno”.

Brassesco Pace l’ha annunciato nel corso della cerimonia di addio che si è tenuta negli appartamenti istituzionali del prefetto a palazzo Broletto venerdì 27 marzo, alla presenza del gotha dell’imprenditoria e della finanza di Brescia e Bergamo. Già nel 1999 la funzionaria aveva interrotto la sua carriera prefettizia per lavorare nel privato come segretario generale della holding S.G.F.(logistica) e direttore generale del Gruppo Aprile Spa, società operativa nel settore del trasporto marittimo e aereo.

“Ringrazio tutti gli imprenditori – ha sottolineato Brassesco Pace – e una particolare gratitudine al presidente degli industriali, cavaliere del lavoro Marco Bonometti, sulle cui eccezionali qualità umane e professionali non debbo qui soffermarmi”. Le conclusioni del suo mandato, infatti, le tira proprio il presidente di Aib, l’associazione industriale bresciana: “Il prefetto ha saputo motivare i suoi collaboratori orientandoli ai bisogni delle imprese”. Tra i presenti all’addio di Brassesco Pace anche il cardinale Giovanni Battista Re, l’onorevole Stefano Saglia(sottosegretario allo Sviluppo Economico dell’ultimo governo Berlusconi) l’ex presidente leghista della provincia di Brescia Daniele Molgora e l’onorevole Guido Galperti del Pd.

Mentre i migranti e l’associazione Diritti per tutti hanno festeggiato l’addio del prefetto distribuendo il dolce tipico pachistano Jalebi sotto al palazzo del governo. Brassesco Pace, infatti, è stata anche al centro di una recente polemica con il capo dipartimento immigrazione del Viminale Mario Morcone, “sconcertato” per il rigetto dell’80 percento delle domande di emersione degli immigrati a Brescia contro una media nazionale del 20 percento. Nonostante gli inviti, non c’erano il sindaco di Brescia Emilio Del Bono e i vertici della magistratura bresciana.

LEFT di questa settimana: cosa ci abbiamo messo dentro

20150403_Left_N122015-800x500

La direttora Ilaria Bonaccorsi presenta il numero in uscita domani in tutte le edicole:

Il 6 aprile di sei anni fa L’Aquila tremava. Sei anni dopo L’Aquila teme. Teme di non tornare più alla vita.

Siamo tornati nella città con la macchina fotografica di Stefano D’Amadio che per Leftha realizzato un reportage e con le parole di Angela Ciano che ci ha accompagnato tra i vicoli di un “non luogo” abitato da operai, tecnici, capocantieri. “I mangiapolvere”, come li chiama il professor Colapietra.

La ricostruzione delle facciate procede ma è una ricostruzione sbagliata. Perché ha allontanato invece di riavvicinare, di unire la cittadinanza dispersa nelle new town di berlusconiana fattura. «La ricostruzione ha un carattere antiquiario, non c’è recupero urbano e sociale. Non c’è più quotidianità a L’Aquila…» racconta il professore, memoria storica della città e testardo abitante del centro storico. «Non ho mai voluto abbandonare i miei libri e i miei gatti». Leggerete la sua storia e le parole di Fabrizio Barca intervistato da Raffaele Lupoli, unico ministro (della Coesione territoriale dal 2011 al 2013) ad aver lavorato ad una strategia per il recupero della città: da una ricostruzione “autoritaria” era necessario passare a un vero proprio piano di sviluppo “da dentro” che mettesse in connessione natura e centri di competenza. Ma Renzi latita, così come una nuova regia per la città.

E poi tanto altro, Milano e cosa resta degli arancioni dopo la rinuncia di Giuliano Pisapia; una lunga e ragionata intervista a Sergio Cofferati che non risparmia critiche all’attuale segretario Cgil e fa il suo in bocca al lupo alla Coalizione sociale di Maurizio Landini; il gioco dell’oca delle leggi sulle Unioni civili, tra rinvii e stop con ritorno al via e apparenti lieti fine.

Negli esteri Maziyar Ghiabi ci racconta le banlieu parigine dopo Charlie Ebdo, dove tra islamofobia e violenza nasce il Red star football club e poi Bosnia e Yemen, nuova polveriera del Medio Oriente. In cultura Piero della Francesca, scienziato-artista e la grande mostra a lui dedicata inaugurata a Reggio Emilia; le meravigliose immagini delle grotte di Latmos. L’intervista ad Edgar Reitz nella quale ci racconta la storia dell’Altra Heimat, quando nel XIX secolo i tedeschi erano costretti a migrare in cerca di fortuna e per chiudere la musica dei Negrita. Buona lettura!

Anche oggi

Siamo al lavoro per ultimare il libro e lo spettacolo “L’amico degli eroi” sulla vita, opere e omissioni di Marcello Dell’Utri. Il crowdfunding continua e vi chiedo una mano: condividetelo, fatelo sapere agli amici. Casa per casa, come diceva qualcuno.

Trovate tutto qui.

Schermata 2015-01-10 alle 15.27.43