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Giulio Cavalli

L’articolo 18 come “benefit”

Tra le notizie di oggi c’è n’è una piccolina che dovrebbe fare riflettere, la riporta Dagospia:

8b3ea39893a280297f014abc0a02ab8a548076f711b00Ieri mattina il premier spaccone non stava più nella pelle all’idea di poter finalmente annunciare un dato positivo sul lavoro. Nei primi due mesi del 2015, rispetto agli stessi mesi del 2014, ci sono stati 79.000 nuovi contratti a tempo indeterminato. Festa grande nei telegiornali e Renzi che dichiara: “E’ il segnale che l’Italia riparte, sono dati sorprendenti. Ci hanno accusato di voler rendere la nostra generazione per sempre precaria. E’ vero esattamente il contrario”.

In realtà tutti gli esperti sottolineano che non è detto che quei 79.000 nuovi contratti siano tutti nuovi posti di lavoro: si dovrebbe trattare per lo più di trasformazioni dal tempo determinato per effetto degli sgravi previsti nell’ultima legge di Stabilità. In ogni caso è una buona notizia e bisogna darne atto al governo.

Però oggi c’è anche un’altra notizia, davvero sorprendente. Il gigante Novartis ha appena assunto 13 lavoratori nella sua sede di Varese e a tutti ha offerto l’articolo 18 come fosse un benefit. Una vittoria notevole per lavoratori, ingegneri e informatici, alcuni anche altamente specializzati come racconta Repubblica, che dà la notizia (p. 14). Insomma, alla Novartis hanno superato il Jobs Act e sono tornati alla Fornero. Anche su questo l’ottimo Renzi dovrebbe fare una riflessione, a meno di pensare che in Novartis siano bolscevichi o autolesionisti.

I mafiosi che vanno in fiera

Come al solito il Gruppo dello Zuccherificio tiene sempre pronte, alte e accese le antenne:

starvegas-a-enadaIl 23 gennaio 2013 all’interno dell’indagine “Black Monkey”, l’operazione che portò all’arresto di Nicola “Rocco” Femia e altre 28 persone e al sequestro di beni per un valore di 90 milioni di euro, vennero anche arrestati i figli del presunto boss, Rocco Maria Nicola classe 1991 e Guendalina classe 1984.
Dopo due giorni di carcere alla ragazza, madre di una bimba che all’epoca aveva tre mesi oltre al figlio di quattro anni, furono concessi i domiciliari e tornò a vivere nella sua villa con piscina di Conselice. Nel corso dei mesi sono stati scarcerati anche l’altro figlio, Rocco Maria Nicola detto “Nicolas”, in quanto una perizia ne ha attestato l’incompatibilità con la detenzione in carcere e il compagno di Guendalina, Giannalberto Campagna.

Nel settembre 2013 è nata una nuova impresa individuale nel settore del gioco, la “Starvegas di Guendalina Femia”, con sede a Conselice in una delle ville citate nell’ordinanza “Black Monkey”, e unica socia proprio Guendalina Femia. L’Unione dei Comuni della Bassa Romagna ed il Comune di Conselice ne hanno disposto l’immediata chiusura sulla base delle informative prefettizie antimafia interdittive emanate dal Prefetto di Ravenna. Contro questa decisione, Guendalina Femia ha presentato ricorso al Tribunale amministrativo, chiedendone l’annullamento. A dicembre 2014 il TAR respinge il ricorso di quest’ultima.

Parallelamente a tutto questo in bassa Romagna accade un’altra anomalia: sempre a Conselice e sempre nella stessa sede della “Starvegas di Guendalina Femia” il 20/02/2014 viene iscritta nel registro delle imprese la nuova “Starvegas S.R.L.S.” con socio e amministratore unico Ioan Roxana Gabriela, compagna del giovane Rocco Maria Nicola Femia almeno fino al momento di chiusura delle indagini. Come al solito l’attività della nuova impresa avviata effettivamente il 27 marzo 2014 è “produzione e relativa vendita di apparecchi automatici da intrattenimento, produzione, progettazione ed assistenza schede da gioco”.

Il weekend scorso a Rimini vi è stata “Enada Primavera”, la 27esima edizione della Mostra Internazionale degli Apparecchi da Intrattenimento e da Gioco, la più importante fiera per operatori del Sud Europa. Nel 2014 comparve tra l’elenco degli espositori “Starvegas di Guendalina Femia”. Nel 2015 probabilmente perché bloccata dal provvedimento dei Comuni della Bassa Romagna questa azienda non è più presente alla fiera, ma compare naturalmente la più nuova e attiva “Starvegas S.R.L.S.”. All’interno del padiglione 5 era infatti presente lo stand di questa azienda assieme a quello di una nuova piattaforma, la “Goldplay”. Come è possibile leggere nei siti che si occupano di gioco e intrattenimento: “Star Vegas presente a Enada Primavera con Katun, la nuova scheda di qualità realizzata direttamente dalla stessa azienda. In esposizione anche la piattaforma Gold Play, sistema che fornisce servizi e svago all’utilizzatore.”

Detto questo ci sorprende il fatto che la stessa Guendalina Femia abbia avuto la possibilità di recarsi in fiera e di presenziare allo stand della “Starvegas S.R.L.S” di proprietà della “cognata” nonostante l’attesa del giudizio di primo grado del processo “Black Monkey” che la vede ancora imputata con l’accusa di associazione mafiosa oltre ad altri numerosi reati.

Dopo più di due anni dall’ordinanza di custodia cautelare Conselice si ritrova con due nuove imprese ricollegabili alla famiglia Femia, con la stessa legale e dal nome pressoché identico “Starvegas”: una bloccata da un provvedimento dei Comuni perché intestata a Guendalina Femia e l’altra che pare essere subentrata, attiva e presente nel mercato del gioco e intrattenimento perché intestata a una persona non coinvolta nell’indagine “Black Monkey”.

(fonte)

L’angelo custode (musulmano) degli italiani a Tunisi

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Hamadi ben Abdelssalam

Nelle ore successive all’attacco al Parlamento e al Museo del Bardo di Tunisi si sono moltiplicati i racconti dei sopravvissuti e dei tanti testimoni, per la maggior parte turisti stranieri.
 È emersa così la storia di Hamadi ben Abdelssalam, guida turistica del gruppo di italiani in visita nella capitale tunisina.

Da musulmano praticante – che sostiene la totale estraneità dell’Islam da questi atti estremisti – Hamadi imputa a un miracolo il salvataggio dei turisti. Ma è stato invece proprio lui a metterli al sicuro.

Dopo aver udito i primi spari, il gruppo di 47 turisti sul bus 26 della Costa Fascinosa si divide; trenta restano con lui, lo seguono. Grazie alla sua conoscenza del Museo del Bardo, l’uomo riesce a condurli attraverso un’uscita sul retro. Passando per una grotta sotterranea, li conduce nel Palazzo del Parlamento: insieme ad un’altra guida, Hamadi li sottrae alla violenza spostando continuamente il gruppo in diverse aule del palazzo. Dopo circa 4 ore, riesce a scortarli ai pullman e a riportarli sulla nave.

Il ricordo dei turisti italiani, profondamente segnati dall’esperienza, va quindi anche ad Hamadi – che non esitano a definire “un angelo custode” -, commosso davanti alla gratitudine inattesa di coloro che ha salvato senza nemmeno rifletterci. Dopo gli esempi di Lassana Bathily e Ahmed Merabet, uomini “giusti” durante le stragi di Parigi, la storia di Hamadi si inserisce tra quelle dei musulmani che alzano la testa contro l’estremismo e dichiarano con forza la lontananza del loro credo da questi inni di violenza: una dichiarazione di fede, comunione, dove non c’è alcuno spazio per la sopraffazione.

(clic)

Chissà che non mi passi

28163532_incontro-con-giulio-cavalli-attore-lombardo-sotto-scorta-4Di solito mi capita così, più o meno proprio in questo momento qui che sto per scrivere proprio per non perderlo: mi assale il dubbio di non avere usato abbastanza bene le parole. Mi prende a fine giornata, dopo che comunque di parole ne ho masticate e scritte tantissime ma mi succede anche dopo un viaggio, lungo, con parole in sottofondo insieme al rumore della strada. Oggi pensavo durante la riunione di redazione al libro bellissimo di Benedetta Tobagi (Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre: lo trovate qui) che mi ha lasciato, tra le altre cose, il gusto antico di rispettare la parola nella responsabilità del giornalismo esercitato con il cuore onesto e mentre ci osservavo seduti per scandagliare le storie che vale la pena raccontare, ho creduto di avere colto, un secondo soltanto e poi via, il rito nella scelta della storia giusta, presa dal lato più poetico, inaspettato, ligi al pensiero e alla verità. Che poi pensiero e verità sono come due fratelli: solo accusandosi a vicenda riescono a coltivare un amore perseverante.

Insomma questa sera pensavo che, anche se ho imparato a controllarla per mestiere, spero davvero che non mi passi la paura di non essere stato all’altezza delle parole che ho scritto. Perché è una delle mie fisime a cui sono più affezionato. E guai a me se guarissi.

Ecco. L’ho scritto. Preso.

‘Ndrangheta: la famiglia Crea che a Roma si controlla Primavalle

È in corso, dalle prime ore del mattino, una operazione della Polizia con diversi arresti nei confronti di esponenti della criminalità calabrese. Si tratta – informa una nota – di esponenti della famiglia Crea, originari dell’alto ionio reggino, in particolare del paese di Stilo (Reggio Calabria), ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione abusiva di armi e accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, con l’aggravante del concorso esterno in associazione mafiosa per aver agevolato l’operatività della ‘ndrangheta, con articolazioni territoriali operanti in Calabria e nella provincia di Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio. Il gruppo criminale gestiva diverse attività commerciali nel quartiere romano di Primavalle e si era inserito nel tessuto economico, commerciale e sociale del quartiere, imponendo la propria presenza nel territorio.

(clic)