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Giulio Cavalli

La patetica risposta della regione Emilia Romagna all’operazione antimafia Aemilia

Conferenza-stampa-operazione-Aemilia-426x240Che fossero nervosi in fondo ne avevamo già avuto sensazione nella redazione di Left quando qualche Sottosegretario ha telefonato con (stonata) premura per difendersi dallo speciale che abbiamo pubblicato qualche numero fa ma le parole dell’assessore alla legalità Mezzetti (riportate oggi da Repubblica qui) direi che rientrino perfettamente nei luoghi comuni delle reazioni sbagliate:

“Le opinioni – ribatte Mezzetti – le lascerei a chi fa politica. Dalla relazione di un organo giudiziario mi aspetto meno opinioni e più descrizione dei fatti”. Certo, ammette l’assessore, “superficialità e leggerezza ci sono state ma da parte di tutti. E il primo problema non lo abbiamo nelle istituzioni politiche. Io non vedo intrecci pervasivi tra mafia e politica in questa regione. Sulle 1.377 pagine dell’ordinanza di Aemilia solo 33 sono dedicate a questo argomento e si parla solo di quattro personaggi”. Quindi, sottolinea ancora Mezzetti, “non mi sembra che si possa dire che siamo una terra di mafia dove le menti sono state corrotte”.

Insomma continuiamo ad avere assessori che scambiano i fini dell’antimafia e della legalità per i doveri della buona pubblicità di una pro loco e poi ci stupiamo della leggerezza con cui si organizzano i viaggi a Cutro.

#crowdfunding con il cuore al caldo

Per la nostra produzione sociale del nostro prossimo spettacolo (e libro) su Dell’Utri, Mangano e compagnia bella (trovate tutto qui) mi arriva una lettera bellissima di Bruno che ha acceso un rigenerante profumo di libertà. Per voi che leggete ve l’appoggio qui e a Bruno (e al piccolo Rocco) intanto mando un abbraccio zuppo di gratitudine:

Caro Giulio, seguo da sempre il tuo lavoro, ho letto il tuo libro, NOMI, COGNOMI E INFAMI tempo fa, e purtroppo mi è mancata l’occasione di poter vedere uno dei tuoi spettacoli per motivi logistici. ho seguito dall’inizio la vicenda della produzione di “l’amico degli eroi” con quella triste storia dell’impegno non mantenuto. Da siciliano quale sono, non posso che essere felice e onorato che una voce così pulita come la tua si levi, su questo mare di indifferenza che ruota attorno alla diffusa illegalità siciliana, che ha sempre frequentazioni politiche romane, o milanesi che dir si voglia, indifferenza che a volte è peggio dell’omertà. faccio il fotografo, e insegno fotografia nella formazione siciliana, che come sai a causa di malaffari politici prima, e di beghe politiche adesso, il nostro settore è da più di due anni in alto mare, con arretrati di pagamento anche di 15 mensilità. Non mi vergogno a dire che ho pensato spesso in questi ultimi tempi di aderire al tuo crow funding, ma poi, in questa incertezza economica, ho dovuto sempre destinare le somme, se pur piccole, ad altre urgenze. Oggi finalmente ho deciso di apportare la mia goccia, anche se minuscola, e prenotare una quota del libro. Io e la mia compagna Letizia, abbiamo deciso che il nome da scrivere alla fine del libro sia quello di nostro figlio, Rocco D’Andrea, che oggi ha poco più di un mese di vita. L’augurio è che un giorno, leggendo il tuo libro, con su anche il suo nome, si possa rivedere nei valori della legalità e capire che la cosa più pericolosa per la propria libertà è tacere, pensando, come diceva il grande De Andrè, di non essere comunque coinvolti !!! grazie del tuo impegno e buon lavoro

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Sprecare anche Milano

t5_milano_galleria_4e6e5f70ed611_20110912_093720Il solito Guerini (che scopriremo essere “sinistro” piuttosto che di sinistra quando ormai sarà tardi) propone di fare di Milano ciò che è del Governo nazionale ovvero un bel miscuglio di democristiani dislocati qua e là immaginando quindi una coalizione ben diversa rispetto quella spostata a sinistra che ha eletto Giuliano Pisapia alle ultime elezioni.

Oltre ad essere l’ennesimo segnale di un PD ormai inesistente rispetto a ciò che voleva essere è anche l’occasione per vedere se SEL (o quel che ne resta) avrà un moto d’orgoglio. O quel che ne resta.

In nome della scuola privata citano Gramsci a casaccio

scuole-privateQuarantaquattro tra deputati e senatori dei gruppi del Pd (trentadue), di Area popolare (cinque), di Per l’Italia-Cd (cinque), di Scelta civica (uno) e di Lega Nord e autonomie (uno) scrivono una lunga lettera a Matteo Renzi, oggi sulle pagine di Avvenire, perché nel «Piano per la buona scuola» che il governo si appresta a portare in Parlamento vi siano misure di sostegno economico alla scuola privata, rammentandogli che fanno parte della maggioranza che sostiene il governo e producendo gli argomenti, i soliti, che fin qui sono bastati ad eludere l’art. 33 della Costituzione, laddove esso recita che «enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, [ma] senza oneri per lo Stato».
Non c’è dubbio che analoga iniziativa sarà presa anche da un nutrito numero di parlamentari del centrodestra, e che gli argomenti saranno identici, non escluso quello usato ogni volta che al governo c’è una coalizione almeno nominalmente di centrosinistra, e che torna anche in questa lettera, preso di peso da un articolo di Antonio Gramsci, pubblicato su Il Grido del Popolo il 14 settembre 1918, come ad ingiungere di onorare la fedeltà ad una prestigiosa tradizione culturale e politica: «Noi socialisti – scriveva Antonio Gramsci – dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, della scuola lasciata all’iniziativa privata e ai comuni. La libertà nella scuola [è possibile solo se la scuola] è indipendente dal controllo dello Stato» (tra parentesi quanto è tagliato nella lettera pubblicata su Avvenire).
Orbene, occorre far presente che di denaro pubblico in favore di questa libertà non v’è traccia, né in questo passaggio, né nel resto dell’articolo. Anzi, a dire il vero, quanto precede il brano citato dagli appellanti chiarisce il contesto dal quale è estrapolata l’affermazione di Antonio Gramsci, dandole il suo corretto significato: «Ferve nei giornali e nelle riviste cattoliche la discussione sulla scuola libera. I cattolici propugnano l’abolizione del monopolio di stato sulla scuola, perché sperano che il monopolio passi nelle loro mani. Noi crediamo che i cattolici sbaglino nel fare i conti: è vero che i preti, in quanto godono di uno stipendio e hanno tutta la giornata libera, si troverebbero in condizione di partenza privilegiata nel gioco della concorrenza. Ma appunto il pericolo di un assorbimento dell’attività scolastica da parte dei cattolici metterebbe automaticamente in discussione il problema del fondo culti e porterebbe all’abolizione di questo istituto feudale».
Niente denaro pubblico alle scuole private, dunque, ma addirittura necessità di mettere in discussione l’erogazione dei fondi che per altre ragioni lo stato concede al clero, ad evitare che tale privilegio lo possa avvantaggiare in una concorrenza che altrimenti sarebbe sleale. E tuttavia è probabile che Matteo Renzi accoglierà gli argomenti degli appellanti e tra tutti troverà che quello più forte, almeno sul piano della comunicazione ai gonzi di cui si parlava nel post qui sotto, sia proprio quello di Antonio Gramsci, dai firmatari della lettera usato in modo mistificatorio, ma da Matteo Renzi riusato per mera ignoranza. A stento avrà letto il Manuale delle Giovani Marmotte, figuriamoci gli scritti di Antonio Gramsci.
(grazie a Malvino: fonte)

#maiconsalvini anzi: in gioco per l’uguaglianza

Ilaria presenta il numero di LEFT in edicola domani. Ci abbiamo messo tutto il buonpensare che abbiamo trovato in giro:

20150228_Left_N72015-800x500Un numero denso questo. Nel giorno in cui Salvini scende per la prima volta in piazza a Roma, Left partecipa a #maiconsalvini con tutte le sue pagine.

In copertina la foto Lilian Thuram, ex calciatore della Nazionale francese che da anni si batte contro il razzismo, scrivendo libri e costruendo iniziative con la sua Fondazione. Nell’ultimo, Per l’uguaglianza, ci spiega come il razzismo sia una costruzione sociale, «razzisti non si nasce, si diventa», che va combattuta perché il colore della pelle non ha alcun valore e la chiave di tutto è nell’uguaglianza degli esseri umani.

Nella lunga intervista che leggerete su Left spiega quanto sia “pericoloso” il pensiero di Salvini e quanto occorra contrapporgli un nuovo Umanesimo. Perché nel frattempo in Italia la Lega si fa nazionale e prova a conquistare il Sud spostando l’asticella della xenofobia oltre Lampedusa, in quel Mediterraneo dove uomini donne e bambini continuano a fuggire da guerre e miserie. Ironicamente, nel secondo monologo di carta di Saverio Tommasi titoliamo “Essere razzisti conviene”, nel tentativo di dirvi, raccontarvi quel “mal pensare” di cui abbiamo scritto anche la scorsa settimana.

Troverete poi uno speciale di otto pagine su una delle emergenze sanitarie che l’Italia si trova ad affrontare, la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari, quelli dove finiscono le mamme assassine o i Chiatti della storia. Dove finiranno queste persone? Chi se ne prenderà cura? Dove e come verranno curate? Sono le mura il problema? La discussione tra psichiatri e magistrati è complessa.

E tanto altro, un’inchiesta su Terna e i fatti dell’Emilia-Romagna: per una normale nevicata  nel 2015 non si può rimanere cinque giorni al freddo e al buio. E ancora tanto mondo: gli economisti Kelton e Galbraight dietro la svolta a sinistra di Obama; le ultime mosse di al Sisi; le elezioni in Israele e un racconto graffiante di tutti gli errori italiani in Libia che dovrebbero convincerci oggi a starne lontani.

In cultura Salvatore Settis, Paolo Berdini, Tomaso Montanari lanciano un grido d’allarme per il maxiemendamento del Pd che stravolge il Piano paesistico della Regione Toscana. Ma anche Michele Palazzi, il fotografo italiano vincitore del World press photo award, e Carolina Bubbico, giovane direttrice d’orchestra di talento. Buona lettura e buon #maiconSalvini.

Fanno i vigliacchi sulla Palestina e festeggiano pure.

Moni Ovadia ha detto quello che avrei voluto scrivere. Meglio così:

Israele-PalestinaMoni Ovadia, scrittore e drammaturgo ebreo, da sempre attento alle istanze del popolo palestinese. Oggi l’aula della Camera ha votato sul riconoscimento dello Stato di Palestina. La maggioranza ha presentato due mozioni: quella del Pd prevedeva esplicitamente il riconoscimento, quella di Ncd no. Sono state votate entrambe.
“È una vergogna. C’è da vergognarsi, veramente da vergognarsi di essere cittadini di un paese da burletta come questo. Siamo in una situazione normalmente italiana: domani i palestinesi diranno che sono stati riconosciuti, gli israeliani diranno di no e l’Italia farà la solita figuraccia. Non mi stupirei che fosse uno di quegli accordicchi alla nostra maniera, per non scontentare nessuno, in questo paese che diventa sempre più una caricatura, con dei poveri presidenti della repubblica che ridicolmente dicono che l’Italia è un grande paese, mentre è un minuscolo, ridicolo, grottesco e anche feroce paese. Ci sono questi grandi italiani che continuano a viverci, da togliersi il cappello, di fronte a chi continua ad alzarsi la mattina, a lavorare, a produrre onestamente, con delle strutture statuali di un paese minuscolo e ridicolo”.

La minoranza dem non ha votato il testo.
“Magnifico! Non sono neanche d’accordo con loro stessi! Peccato che Fassina e Civati si limitino ad essere sconcertati, invece di uscire da un partito nel quale non si capisce cosa ci stiano a fare. Trovo che se Renzi avesse l’onestà di dire: sono un uomo di centro, un vecchio democristiano di destra travestito da giovane, forse gli altri potrebbero trovare il coraggio di dire: cosa ci facciamo in questo partito? Facciamone un altro a parte! Che almeno facciano i socialdemocratici. I grandi socialdemocratici di un tempo si girano nelle tombe come ventilatori, a vedere cosa sono diventati i socialdemocratici di oggi. A me pare che Angela Merkel sia all’estrema sinistra di Matteo Renzi. Sì, è dura, fa la politica per la Germania, però almeno al Bundestag ha detto: ‘Si può tagliare su tutto, fuorché istruzione, ricerca, cultura‘. Ha mai sentito dire qualcosa del genere da un socialdemocratico italiano?”.

Che evoluzione vede per il riconoscimento dello stato di Palestina?
“L’Italia conta meno del due di picche. Questa cosa ormai è partita e andrà avanti, i palestinesi dovranno ancora soffrire, sono 50 anni che aspettano, ma ormai il processo è avviato e prima o poi anche l’Europa dovrà prendere una posizione unitaria. A quel punto anche l’Italia dovrà sciogliere le sue ambiguità, cosa che farà, ma nel frattempo i piccoli opportunisti di casa nostra avranno raschiato qualche voto. Questo siamo noi: noi siamo quelli col braccino corto, che sperano sempre in un piccolo vantaggio di piccolo cabotaggio. Il voto di oggi sta a dimostrare chi siamo. Abbiamo questa malattia: mai gettare il cuore oltre l’ostacolo, mai osare, mai avere la capacità di sognare, assumersi un rischio. Mai, sempre attaccati al nostro ombelico, alle proprie miserabili certezzucole. Ci sono uomini coraggiosi in Italia, in ogni settore, ma le strutture portanti del Paese vivono intorno a questa piccineria che è diventata ormai sordida”.

Non vede spiragli di luce?
“Questa è l’Italia, l’unico paese in cui si pervertono le parole al punto che si scrive moderazione e si legge ferocia atroce: il voto di oggi rientra in questo gioco miserabile, da ipocriti, da vigliacchi, da squallidi mediocri, l’incapacità di prendere una posizione chiara pur di non rischiare, rientra perfettamente nei cliché degli ‘italiani brava gente‘. Brava gente dove? Hanno collaborato con i nazisti, li hanno aiutati nel lavoro sporco, il fascismo italiano si è macchiato di due stermini di massa, il genocidio in Cirenaica e quello in Etiopia con i gas, per non dire di quello che hanno fatto nelle terre della ex Jugoslavia, con i nazisti. Però noi siamo gli italiani brava gente. Siamo la brava gente che poi va a massacrare in galera i Cucchi, gli Aldrovandi, gli Uva, i Mastrogiovanni, che non ha ancora rubricato la tortura come crimine, sempre per quel giochino che noi siamo tanto bravi e moderati”.

Qual è la sua valutazione della politica estera italiana? Oggi in aula si è parlato anche di Libia e Ucraina.
“L’Italia da molto tempo non ha una politica estera. Io sono un uomo di sinistra, da sempre, sono sempre stato un outsider anarco-comunista sovversivo, ma le posso dire – e può immaginare quanto mi costi –: con Andreotti avevamo una politica estera! Quella che era, ma almeno l’avevamo. L’ultimo segno di politica estera è stato con D’Alema – e io sono tutto fuorché un dalemiano –, ma almeno lui aveva un minimo di dignità e anche di sapere. E infatti invece di fare lui mister Pesc hanno scelto la solita signora nessuno (Federica Mogherini, ndr). Noi non abbiamo una politica estera, noi facciamo quello che ci dice il capo coloniale, gli Stati Uniti, facciamo quello che ci dice ‘la più grande democrazia del pianeta’, una democrazia così grande che porta la responsabilità principale del fatto che i palestinesi non hanno uno stato oggi. Siamo dei poveri minuscoli miserabili gregari“.

Una provocazione: in molti in questo Paese Andreotti lo rimpiangono in privato, le lo fa pubblicamente.
“Andreotti era quello che era, ma aveva almeno una statura. Qui siamo a un livello antropologico da far ridere. Guardi cosa abbiamo fatto: la Francia è andata a combinare il disastro libico e noi, dopo aver avuto un presidente del consiglio che baciava le mani al tiranno (Muammar Gheddafi, ndr) e gli procurava le escort, ci siamo accodati agli interessi del signor Sarkozy (nel 2011, epoca della guerra in Libia, presidente della Repubblica francese, ndr), per devastare la Libia e provocare l’inferno. E adesso piagnucolare: ‘Oddio, ci arrivano in casa gli jihadisti!’ Veramente è sconfortante, soprattutto pensare che non avendo politica estera abbiamo anche pressoché abdicato a quella interna, al di là delle chiacchiere di cui il presidente del consiglio è grande specialista. Cosa vuole che diciamo di questo povero paese? Quello che diceva Dante: “Ahi, serva Italia!’. L’aveva già capito lui”.

Arrestato “La Tuta”, il superboss

tuta02-k4vH-U43060948947636MgD-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443La sua sorte era segnata. Vigilantes, l’esercito e gli ex complici, i fratelli «Los Viagras», gli davano la caccia in modo aggressivo. Alla fine Servando Gomez Martinez, detto «La Tuta», 49 anni, ex maestro e boss narcos è stato arrestato a Morelia, Michoacan, in Messico. È un personaggio notevole, leader dei Cavalieri Templari, capace di ordinare omicidi, di gestire traffici criminali ma avendo anche un occhio sulla comunicazione. Uno dei pochi padrini a diffondere video su Youtube per difendere la propria posizione e accusare i nemici. Ricercato anche dagli Usa, sulla sua testa c’erano diverse taglie, compresa una di 5 milioni di dollari.

La Tuta prima faceva parte della leadership della Familia Michoacana, in seguito si è staccato, creando i Cavalieri Templari e li ha trasformati in un’organizzazione temibile specie nello stato di Michoacan. Alla base del gruppo una sorta di codice «religioso» imposto dal boss ai suoi uomini. Queste alcune delle regole: i membri devono battersi contro il materialismo, l’ingiustizia e la tirannia nel mondo; dobbiamo proteggere i deboli, gli oppressi, le vedove e gli orfani; bisogna essere umili e cortesi; ci tradisce i templari sarà punito con la morte, i suoi beni confiscati e la sua famiglia avrà lo stesso destino. E in linea con questa rappresentazione di «paladini della società», i criminali hanno spesso conservato nei covi elmi, spadoni e «santini» in omaggio ai cavalieri crociati.

In realtà dietro lo schermo di parole, i Templari si sono rei protagonisti di stragi, traffici d’ogni tipo, dalla droga ai software. L’ultimo settore nel quale hanno investito è stato quello dei minerali e ciò malgrado la pressione dei tanti nemici. Negli ultimi mesi le operazioni contro i Cavalieri sono aumentate e numerosi congiunti del boss sono caduti nella rete dei militari. Altri sono morti in conflitti a fuoco in una zona dove si combattono numerosi cartelli, tutti feroci. La Tuta aveva capito che la sua storia era al capolinea, pare che abbia anche cercato di manovrare per sfuggire al suo destino. Di recente, nonostante fosse braccato, ha lanciato l’ennesimo video di propaganda. Tutto inutile, lo hanno preso. Una cattura che servirà molto anche al governo, in difficoltà per la scomparsa dei 43 studenti di Iguala.

(clic)

Ignoranti muscolari

imageDa qualche giorno sto girando intorno al decadimento non solo del dibattito politico ma più vastamente dell’espressione delle proprie opinioni. Credo sia arrivata l’ora di non accettare la normalizzazione di un’ignoranza e di una maleducazione opprimenti e sfoggiate come valore aggiunto da questo o quel politico e da qualche giornalista polemista  (greve) di professione. E mentre buttavo giù un po’ di appunti (ne abbiamo parlato a lungo anche in redazione) ho trovato questo Mantellini in lucida salute:

Programmi che mediamente quasi nessuno segue (i numeri dei talk show italiani sono in costante peggioramento da tempo) aumentano scientificamente di mese in mese la dose di cialtronaggine proposta ai propri clienti: nella speranza di cosa? Di vendere più pubblicità aumentando il sangue versato nell’arena? Qualcuno di voi ha guardato la faccia di Tahar Ben Jelloun qualche sera fa invitato a discutere di ISIS insieme a Daniela Santanché (!) e Andrea Scanzi (!) che hanno passato la puntata ad insultarsi a vicenda? A quando le sediate in faccia fra esperti del nulla con il conduttore che minaccia flebilmente una censura che non arriva mai?

Il giorno successivo i siparietti deprimenti di Caio che sputa in faccia a Tizio riempiono gli streaming dei siti web editoriali (completezza dell’informazione) e già alle nove del mattino chiunque di noi può navigare velocemente attraverso le risse TV della sera prima (sempre uguali e sempre diverse, stessi protagonisti, medesime scenette fatte apposta per farci vergognare di loro). L’illusione è ovviamente che un simile voyeurismo da incidente in autostrada riempia le tasche di tutti con buona pace di qualsiasi aspirazione (il giornalismo! l’informazione! la democrazia!) che non sia quella di vincere a quasiasi costo la battaglia per l’attenzione degli spettatori.

Eppure basterebbe poco per avvicinarsi a quanto accade in paesi meno deprimenti del nostro: offendi qualcuno in TV? Sei fuori per sempre, non verrai invitato più in nessun programma da nessuna rete: questioni elementari di rispetto. La scelta italiana va in direzione opposta: ci serve un MALEDUCATO, non importa che non sappia niente di niente e che ripeta da anni la solita scenetta. Ci serve un lama che sputi forte e che sputi lontano. Se gli schizzi non arrivano minimo nel tinello di Voghera dovremo inventarci qualcosa d’altro.

(Il post intero è qui)

A proposito di #Salvini: Left di questa settimana, da sabato in edicola.

B-yIBw6WwAAG_h5.jpg:largeQUANDO SONO DIVENTATO NERO

Intervista all’ex nazionale francese Lilian Thuram, autore del libro Per l’Uguaglianza
di Dario Giordo

TUTTI SUL CARROCCIO
La Lega Nord sbarca al Sud: e raccoglie i consensi della destra.
di Tiziana Barillà

XENOFOBI IN SCENA
MatteoSalvini si prepara alla manifestazione nella “Roma ladrona” del suo predecessore.
di Raffaele Lupoli

SECESSIONE ADDIO
L’apertura al Sud crea scompiglio alla Lega Nord.
di Giulio Cavalli

speciale
OLTRE GLI OPG LA NEBBIA
I nodi da sciogliere alla vigilia della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari.
di Donatella Coccoli

inchiesta
ROMPICAVO
Cosa c’è dietro alla nevicata che ha bloccato l’Emilia-Romagna? Da Terna spa più dubbi che risposte.
di Sarah Buono e Ilaria Giupponi

usa
I “GUFI” DI OBAMA
Kelton e Galbraight. Ecco chi c’è dietro la strategia anti crisi.
di Stefano Santachiara

egitto
IL GENDARME DEL MEDITERRANEO
Dal Cairo il presidente al Sisi muove le sue truppe contro lo jihaidismo.
di Umberto De Giovannangeli

libia
PERCHÉ I LIBICI CI ODIANO
Crimini di guerra, crociate contro gli arabi e deportazioni. Le imprese italiane in Libia.
di Matteo Marchetti

israele
AL VOTO SULLA SHOAH
Netanyahu usa l’Olocausto per conquistare voti.
di Umberto De Giovannangeli

patrimonio sos
LUPI DI TOSCANA
A rischio il Piano paesistico della Toscana. La denuncia di Settis e Montanari.
di Simona Maggiorelli

fotografia
IL MESTIERE DI FOTOGRAFO
Michele Palazzi ha vinto il Wpp Award con un progetto sulla Mongolia.
di Filippo Trojano

il ricordo
IL MIO MAESTRO SEVERISSIMO
Giulio Cavalli racconta Luca Ronconi.
di Giulio Cavalli

musica
CRESCIUTA A PANE E SPARTITI
Parla la giovane direttrice d’orchestra Carolina Bubbico.
di Diletta Parlangeli