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Giulio Cavalli

I rottamatori correntizi

Nuove “correnti” nel PD. Questa volta sarebbe d’ispirazione democristiana (ma va?) e intorno al Sottosegretario Delrio. Ne ho scritto per L’Espresso qui.

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L’isola che c’è: Lampedusa raccontata a quattro mani con Giusi Nicolini

Tra le fortune del mio lavoro c’è anche la possibilità di raccontare persone eccezionalmente umane in questo mare (è il caso di scriverlo) di prepotenze e razzismo. Per questo sono molto fiero di avere aperto l’appuntamento dei “monologhi di carta” che usciranno ogni settimana su Left con un pezzo scritto a quattro mani con la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini. Qui sotto c’è il video, il testo è su Left in edicola da oggi:

Altro che Kyenge

4457845_5_1404_l-ancienne-affiche-de-campagne-d-anne-sophie_39c73fd684d08591be3d6c337b2d918eIn ottobre 2012 una candidata del Fronte Nazionale in Francia aveva paragonato la Ministra della giustizia, Christiane Taubira, ad una scimmia (modalità identica al “nostro” Calderoli: foto su facebook con accanto una foto di una scimmia completa di commento). La candidata è stata immediatamente esclusa dalle elezioni e dal partito ed ora è stata condannata a 9 mesi di arresti (in prigione non ai domiciliari) oltre a 50mila euro di danni da pagare insieme al FN e 30mila euro di multa a seguito di una denuncia mossa dal movimento Walwari.

Notate le piccole differenze. Ah, a proposito: la Francia è quel Paese (secondo alcuni) “troppo buono”.

(Grazie a Miki per la segnalazione)

Mafiosi e imbecilli: si ustionano per bruciare un negozio

Bagheria-ustionati-dopo-attentato-Arrestati-autori-di-intimidazione-6c64f4288f774c671778ad5bd6bd1e45Le complesse indagini, che hanno portato agli arresti di Salvatore Benigno e Gianluca Califano entrambi ventiduenni bagheresi, sono cominciate nello scorso mese di luglio dopo due attentanti incendiari ai danni del medesimo commerciante.

Benzina, saracinesche incendiate in due distinti episodi, insomma il più classico degli scenari di estorsione di tipo mafioso. Il titolare dell’esercizio commerciale, vittima degli attentanti ha negato in un primo momento di essere stato oggetto di richieste estorsive di alcun tipo.

L’attività investigativa dei militari dell’arma è partita dalle analisi dei video di alcune telecamere di sorveglianza che hanno consentito di ricostruire l’esatta dinamica degli incendi e di identificare i soggetti ritenuti colpevoli che sono stati anche oggetto di perquisizione domestica, proseguono invece le indagini per individuare i mandanti dell’intimidazione.

Il caso è stato trasferito alla DDA di Palermo perché è emerso che il commerciante in vittima degli attentati in realtà era stato avvicinato da una persona riconducibile alla locale famiglia mafiosa.

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A Carini arrestate le donne del boss

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I carabinieri di Carini hanno eseguito un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Palermo, Lorenzo Jannelli, che ha dato un altro colpo alla mafia e al clan di Pipitone: in manette 5 persone dopo le indagini condotte dai magistrati della Dda palermitana.

Per il boss Angelo Antonino Pipitone Angelo, 72 anni, già al carcere Pagliarelli dallo scorso 25 settembre, è in atto una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere. Disposti gli arresti anche per la moglie Franca Pellerito, 66 anni, e le figlie Epifania di 35 e Graziella di 44 anni, e anche per Angela Conigliaro di 45 anni, già finita sotto arresto a settembre per essere intestataria di un’azienda riconducibile al boss di Carini.

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Il numero di Left in edicola domani: cosa ci abbiamo messo dentro

La presentazione del prossimo numero con le parole di Ilaria Bonaccorsi:

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Se sopravvivono e riescono a sbarcare vivi, li chiudiamo nei Cie. E se qualcuno di quei sopravvissuti capita nel Cie di Ponte Galeria a Roma è sfortunato il doppio. Perché oltre ad essere contenuto fisicamente dentro delle mura lo è anche farmacologicamente.

Questa settimana Left vi racconta come l’uso di psicofarmaci (antipsicotici, neurolettici, antidepressivi, benzodiazepine fino al metadone) in questa struttura sia  fuori controllo. Il risultato? Spesso “gli ospiti” escono con nuove dipendenze. Farmacologiche.

Uno di loro, un invisibile, come si definisce Sunjai, ha scritto uno splendido diario mentre era lì e ci ha permesso di pubblicarne ampli stralci che troverete su questo numero insieme al nostro primo monologo di carta. Primo di tanti, questa settimana Giulio Cavalli insieme a Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, ha scritto “L’isola che c’è” e così ogni volta tenteremo di affrontare con la letteratura, il teatro, la poesia, fatti di attualità. Per trovare un’altra chiave, un altro modo  di raccontarvi ciò che accade.

Come troverete, il primo editoriale, di molti, di Emanuele Ferragina, autore di uno dei libri più interessanti del 2014 (La maggioranza invisibile) e poi lunghi e approfonditi servizi su l’Expo di Milano, la comunità araba in Italia che tutto vuole fare meno che  “invadere”, il fronte libico e l’Italia che scalda i motori, e quello ucraino.

L’intervento di Giulio Marcon (indipendente di Sel) che ci parla dell’art. 78 della nostra Costituzione. E sei pagine, per cercare di capire genesi e crescita della nuova sinistra spagnola di Podemos. Uno ad uno l’analisi dei riferimenti culturali del movimento e la mappa dei nuovi circoli che stanno nascendo in tutta Europa.

E poi tanta cultura, le commedie di Shakespeare e un ricordo di Elsa Morante. La scienza di Pietro Greco e tutto quello che avreste voluto fare questo fine settimana secondo noi! Buona lettura.

Studente e trafficante: a Parma spadroneggia il figlio del boss

Giuseppe Avignone
Giuseppe Avignone

Studente fuori sede e trafficante di droga. Nell’ambito della maxioperazione “Gufo” della Guardia di Finanza di Firenze contro il traffico di cocaina gestito dalla ‘ndrangheta è stato arrestato a Parma un 26enne, Giuseppe Avignone, accusato associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga, con l’aggravante del nesso mafioso.

Il giovane, nato a Reggio Calabria e domiciliato a Parma nei pressi di via Saffi, è il figlio di Guerino Avignone, considerato il capo del clan degli Avignone di Taurianova, una ‘ndrina definita “protagonista di faide sanguinarie” nell’ordinanza di custodia cautelare. Il boss è detenuto all’ergastolo in regime di massima sicurezza a Sulmona. Il ragazzo, attualmente iscritto alla facoltà di Economia dell’Università di Parma, avrebbe avuto un ruolo di spicco nell’organizzazione insieme agli zii Salvatore e Domenico Avignone (poi assolto con formula piena nel 2016).

I complici nelle intercettazioni lo chiamavano “dottore” perché frequentava l’università. Nel settembre 2013 nella casa del giovane a Parma si è tenuta una riunione “d’affari” tra gli Avignone e altri trafficanti. Dalle indagini è emerso che Giuseppe, pur avendo dichiarato un reddito per il 2013 di soli 2.400 euro come assicuratore, conduceva in realtà un tenore di vita altissimo tra viaggi, terme, uscite serali e bei vestiti.

In mattinata gli uomini del Gruppo investigativo criminalità organizzata hanno eseguito in tutta Italia 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere tra Reggio Calabria, Bologna, Alessandria, Palermo, Modena, Parma, Genova, Milano e Pavia, al termine di un’indagine durata tre anni. Tra gli arrestati Giuseppe Avignone, raggiunto dalle Fiamme Gialle di Parma e condotto in via Burla, è accusato di diversi episodi di traffico di stupefacenti: nel 2011, a Lucca, avrebbe venduto una partita di tre chili di marjuana; in seguito, nei primi mesi del 2013 in concorso con complici, avrebbe organizzato l’importazione in Italia oltre 50 chili di cocaina tramite un container contenente capi d’abbigliamento preveniente dal Perù; tra agosto e ottobre dello stesso anno il gruppo ha fatto arrivare 10 chili di coca nascosti tra lastroni di marmo provenienti da Santo Domingo.

L’associazione criminale, secondo le accuse, si occupava in seguito dello smistamento e della commercializzazione dello stupefacente. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati ben 280 chili di cocaina per un valore di 43 milioni di euro. La droga veniva occultata all’interno di doppifondi ricavati in container con carichi di copertura (banane) o nascosta in blocchi di marmo. Le “merci”, imbarcate nei porti di Callao in Perù e di Guayaquil in Ecuador, giungevano ai porti Italiani di Genova e Gioia Tauro.

L’ordine di custodia cautelare in carcere è stato emesso dal Gip del Tribunale di Firenze Erminia Bagnoli, su richiesta della procura diretta
da Giuseppe Creazzo. Sottoposti a sequestro anche beni immobili e mobili tra cui cinque fabbricati, cinque autoveicoli, un motociclo, due ditte individuali e diverse partecipazioni societarie nella disponibilità degli arrestati per complessivi 2 milioni di euro. Sequestrata anche la Golf di Giuseppe Avignone, intestata a una “testa di legno” che nelle intercettazioni si lamenta con lo zio del giovane perché il ragazzo guida spesso in zona Ztl e lui riceve le multe.

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