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Giulio Cavalli

Perché l’EXPO è un grande errore

Né la corruzione né i ritardi sono il problema principale di Expo 2015. Il problema principale è che l’Expo non sarebbe dovuto accadere. Esso è nato e cresciuto sull’onda di un’orgia di retorica[…]
Sia chiaro:  la decisione di fare l’Expo è stata prima di tutto politica ed emotiva, e sarebbe stata presa in ogni caso.  Tuttavia questa ubriacatura collettiva è stata supportata e legittimata da stime economiche azzardate, che ne hanno avallato i voli pindarici. Accettate acriticamente dai mezzi di informazione, ripetute e tramandate poi in innumerevoli occasioni, sbandierate da politici e commentatori, queste stime hanno instillato il miraggio di centinaia di migliaia di posti di lavoro e di altri enormi benefici economici a costo zero.

La frase qui sopra è di Roberto Perotti de Lavoce.info ed è la voce di un economista, mica di un avversario politico e un membro del “partito del No” come amano dire alcuni esponenti di destra e di centrosinistra. Le motivazioni sono elencate in questa pubblicazione scaricabile gratuitamente.

L’agenda (terribile) di Expo

Fabrizio Gatti svela la cronaca delle riunioni degli ultimi mesi sui cantieri Expo. Leggere il suo pezzo per L’Espresso rende l’idea di quanto i controlli siano un fastidio per qualcuno e quanto i ritardi rischino di diventare un affare nell’affare.

Trovate tutto qui.

I diritti dei testimoni di giustizia

E’ un piccolo passo ma potrebbe diventare una buona notizia: la Carta dei diritti per i testimoni di giustizia

(ANSA) – ROMA, 16 MAG – Arriva la Carta per i diritti dei testimoni di giustizia. Lo annuncia il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, in un’intervista al sito internet de L’Espresso. Per giungere alla stesura del documento, il Viminale ha creato una commissione ad hoc, composta da sociologi, avvocati, magistrati e funzionari del Servizio centrale di Protezione, che nei prossimi sei mesi avrà il compito di studiare le normative vigenti e proporre le modifiche necessarie.

“Manca – lamenta Bubbico – un quadro di certezze giuridiche ed operative che valga per tutti. Non ho alcuna difficoltà ad ammettere che sia necessaria un’azione di trasparenza. E spiego perché: i testimoni inseriti nei programmi di protezione non hanno ben chiari i propri obblighi e propri diritti. Così, è necessario per lo Stato rivalutare misure e strumenti, garantire condizioni di sicurezza e risarcire questi cittadini esemplari per i disagi che vivono. Ecco, la Carta dei diritti del testimone di giustizia dovrà creare un quadro di certezze giuridiche ed operative”.

Il viceministro ha poi riferito che è in “dirittura d’arrivo la norma che consente l’assunzione nella pubblica amministrazione dei testimoni di giustizia. Il decreto attuativo è frutto di uno studio congiunto tra il ministero dell’Interno e la Funzione pubblica. Abbiamo dovuto superare scogli giuridici non indifferenti: da una parte sancire il diritto all’assunzione, dall’altra la necessità di non svelare i nomi di chi ha assunto una nuova identità. Ostacoli superati”.

Mauro Rostagno: 26 anni per riconoscere il volto.

ROSTAGNOErgastolo per entrambi gli imputati del processo per l’omicidio di Mauro Rostagno. Dopo oltre due giorni di camera di consiglio la condanna alla pena perpetua per Vincenzo Virga, capomandamento della mafia di Trapani, e per il killer Vito Mazzara è stata letta dal Presidente Pellino alle 23,30 nell’aula Falcone di Trapani.

I due mafiosi erano accusati di essere l’organizzatore-mandante e l’esecutore dell’omicidio portato a termine la sera del 26 settembre del 1988 in contrada Lenzi, nelle campagne di Trapani. La condanna arriva dunque a ventisei anni dal fatto e dopo una lunga serie di depistaggi che si sono susseguiti nel tempoErgastolo per entrambi gli imputati del processo per l’omicidio di Mauro Rostagno.

Nel giorno del compleanno della figlia Maddalena finalmente arriva una sentenza che ristabilisce un briciolo di verità. E può farci solo bene.

Quindi Dell’Utri

Le notizie che arrivano dal Libano non sono per niente buone sull’estradizione di Marcello Dell’Utri. Non sono buone sicuramente per il presunto bibliofilo e sicuro amico di mafiosi che incassa il parere favorevole all’estradizione del Procuratore generale Samir Hammud già girato al Governo dal Ministro, il Generale Ashraf Rifi. Il reato di “concorso esterno” è assimilabile all’associazione di malfattori come riportata nel codice libanese. Il rientro (eventuale) di Marcello Dell’Utri in Italia riaprirà per qualche tempo ancora la favola delle persecuzioni politiche di un parte della magistratura contro Silvio Berlusconi e i suoi sodali, qualcuno esulterà per l’arresto finalmente definito e definitivo  e Marcello sicuramente tacerà, al più negando di tanto in tanto in base ai salotti che avrà a disposizione. Poi ci sarà il silenzio: l’omertà che circonda tutti i condannati di peso degli ultimi anni partendo da Cuffaro passando per Cosentino fino al prossimo arresto che sicuramente avverrà. Perché da noi non ci sono solo le terribili condanne per contiguità mafiosa di uomini di punta della classe politica ma anche e soprattutto il silenzio dei condannati che viene sopportato come se fosse prevedibile, normale e giustificabile Siamo pieni di tanti piccoli Andreotti che non sono mai riusciti (e non ne hanno nessuna intenzione) a spiegare le proprie ragioni, a dare una spiegazione etica o (sarebbe un sogno, lo so) pentirsi delle proprie azioni. Continuerà tutto così, come sta già ricominciando placidamente a galleggiare la zattera di EXPO: tutti zitti, qualcuno (pochi condannati) e le circostanze mai pienamente chiare.

Ci basta poco: ci accontentiamo del sangue del singolo e siamo troppo occupati per pretendere la luce sul sistema.

Cosa c’entra Scajola con i programmi di protezione

Oltre all’immoralità nell’utilizzo del servizio di scorta l’arresto di Scajola spiega perché l’Italia su certi temi non è un paese sicuro. Ne ho scritto qui, per il sito de L’Espresso.

Penso, oggi, a chi si ritrova in pericolo per avere denunciato il malaffare e legge l’arresto di un ex responsabile della propria incolumità. Non lo so, mi viene da pensare questa cosa qui, oggi, prima di tutte le valutazioni politiche. Questa ferita qui che sta più profonda di tutti gli editoriali di stamattina.

 

Non solo Di Matteo

A Palermo l’aria è caldissima:

Palermo, 15 mag. – “L’attenzione e l’allerta sono altissime, cosi’ come e’ massima la predisposizione di mezzi a tutela di coloro che sono minacciati. Cio’ vale certamente in riferimento a questo episodio, ma anche in ordine ad altri progetti che emergono e che vogliono colpire chi e’ impegnato nel contrasto alla criminalita’ organizzata”. Lo ha detto all’AGI il procuratore di Palermo Francesco Messineo, rispondendo a una domanda sulle notizie relative al presunto piano di morte che Matteo Messina Denaro avrebbe progettato per i prossimi mesi contro il pm palermitano Teresa Principato che coordina l’inchiesta finalizzata alla sua cattura. (AGI)

Pensa a Loredana Lipperini in Europa

Sarà che continuo ad essere convinto che ci sia bisogno di cultura politica (cultura, politica e di cultura politica) ma in questa campagna elettorale per le lezioni europee non si può non notare per l’ennesima volta una programmata sparizione dei contenuti e una rampante onda di accuse, bisticci da cortile e i soliti colpetti bassi da particella dell’oratorio. Anche per questo ho deciso di limitare le mie uscite elettorali a pochi fidati amici prediligendo i candidati a sindaco che si assumeranno il dovere di amministrare la crisi piuttosto che le città. Qualche giorno fa avrei dovuto partecipare all’incontro elettorale organizzato su Milano per Loredana Lipperini. Non sono riuscito ad arrivarci per diversi motivi ma tengo a rendere pubblica la mia predilezione per Loredana e ciò che rappresenta: una figura culturale a tutto tondo che non rinuncia all’impegno politico come percorso (accidentato, velenoso e a volte infame, vedi Loredana?) verso la bellezza. Leggete il suo ultimo post:

Questa campagna elettorale, dunque.
Dove sento parlare di vittorie, di derby, di avversari da annichilire. Ma dove non sento parlare di progetti, e tanto meno di progetti europei.
Questa campagna elettorale, dunque.
Dove scatta una annoiata voglia di sangue da parte dei molti che si accingono a guardare i talk show con l’account twitter già aperto per commentare battuta dopo battuta.  Pollice su e pollice giù, come ai vecchi, vecchissimi tempi.
Questa campagna elettorale, dunque.
Dove si sgomita per una poltrona in un salotto televisivo. Dove si punta a un rialzo che in realtà è un ribasso, convinti che la visibilità sia non un valore, ma IL valore, e non importa cosa ci metti dentro quella visibilità ottenuta, e quali progetti, e quali obiettivi.
Questa campagna elettorale, dunque, non è la mia.
La mia è anomala e verrebbe bocciata da ogni comunicatore, figurarsi. Si svolge nelle librerie e nei luoghi frequentati dai lettori (ma anche nei mercati, ma anche nei circoli di quartiere). E’ fatta di racconti e, magari, di utopie. In una parola: non è in nulla diversa da quanto ho detto e scritto negli ultimi dieci anni. Semplicemente, è confluita in un progetto.
La mia campagna elettorale è un manifesto. Perché delle battutine spiritose e delle risse e del tutti contro tutti, grazie, faccio a meno.
La mia campagna elettorale è qui. Nel manifesto di Culture Action Europe che faccio mio, virgole incluse. E che mi impegno ad attuare: sia nel caso venissi eletta, sia in caso contrario, nel mio lavoro quotidiano. 

Questa campagna elettorale, dunque, fatta di persone, di incontri vecchi e nuovi, di case in cui dormo, di stanze che conosco, è la campagna elettorale più bella che potessi immaginare. Servirà? E’ già servita, e molto.

Ecco, per un manifesto culturale europeo che sia serio e sincero stamattina mi sono detto: pensa a Loredana in Europa come ci farebbe bene a noi operatori culturali qui in Italia. E in Europa, a volere essere coraggiosi.