Vai al contenuto

Giulio Cavalli

La società incivile

Già, la legge è uguale per tutti. Il procuratore l’ha ripetuto più volte durante la conferenza stampa che si è tenuta stamattina al centro operativo della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria. «Se in un’inchiesta emergono gli invisibili, questi avranno lo stesso trattamento di tutti gli altri». Così è finito nella rete l’ex ministro Claudio Scajola. «Fa impressione il fatto che una persona, in passato con ruoli di vertici nello Stato, si occupi di un condannato per reati di mafia. Queste condotte hanno delle ripercussioni sulla cittadinanza, che non sa più di chi fidarsi. Il cittadino nel momento in cui esprime il proprio voto cerca rappresentanti che curino l’interesse generale. Invece capita di scontrarsi con una realtà ben diversa: i principi etici non sono rispettati da tutti. Il che ha delle conseguenza sulla credibilità dello Stato. Il nostro compito è dare segnali di certezza. Evitare, cioè, la confusione tra bene e male, tra legale e illegale. Una commistione che in questa città è molto forte. Abbiamo un dovere di responsabilità soprattutto nei confronti di quanti per lo Stato hanno dato la vita. Il rispetto delle leggi deve affiancarsi al valore dei comportamenti etici».

Il procuratore De Raho è approdato a Reggio Calabria dopo tantissimi anni nella trincea napoletana a combattere il Clan dei Casalesi. Mentre i boss di Gomorra stanno pagando a caro presso i loro crimini. Non è lo stesso in Calabria. «Qui nulla è cambiato. Le cose sono rimaste le stesse nonostante i processi e le condanne. Le cosche che dominavano un tempo sono sovrane ancora oggi. Il motivo è da ricercare in quella rete segreta che ha permesso alla ‘ndrangheta di crescere e di indossare gli abiti dei professionisti». Insomma, le complicità della «società incivile» – così il procuratore ha definito gli insospettabili al servizio dei clan – sono la vera forza della mafia calabrese.

Giovanni Tizian per L’Espresso.

La cor­ru­zione in Ita­lia è così dif­fusa che è pra­ti­ca­mente impos­si­bile cer­care di porvi rime­dio per via giu­di­zia­ria

No, secondo me è un pro­blema di cul­tura. Se si trat­tasse sol­tanto di leggi, quelle che puni­scono la cor­ru­zione ci sono. Non sono per­fette, ci man­cano una sacco di cose ma ci sono. Credo invece che sia pro­prio un pro­blema di cul­tura, di modo di pen­sare. La cor­ru­zione in Ita­lia è così dif­fusa che è pra­ti­ca­mente impos­si­bile cer­care di porvi rime­dio per via giu­di­zia­ria, occorre inter­ve­nire attra­verso sti­moli edu­ca­tivi. Leggi più severe non ser­vono. Vede le leggi c’è il pre­cetto, che dice cosa è vie­tato, distin­gue quello che è lecito da quello che è ille­cito. Ora que­sta parte cer­ta­mente è uti­lis­sima, però non serve a mio parere per­ché com­porta gene­ral­mente solo il car­cere, che invece di aiu­tare a mar­gi­na­liz­zare la devianza alla fine la faci­lita. Se noi usiamo la san­zione per ren­dere vero il pre­cetto, va a finire che ci mor­diamo la coda.

Un’intervista a Gherardo Colombo che vale la pena leggere.

Può diventare una favola la violenza sui bambini?

copertina libroHo provato a rispondere alla domanda quando per lavoro ho studiato i numeri del turismo sessuale su minori, orrore internazionale in cui noi italiani purtroppo eccelliamo. Credo che la parola sia un balsamo, certo, e come i balsami spesso ha bisogno di bruciare forte sulla ferita prima della sua cicatrizzazione. Eppure non credo e non voglio limitarmi a pensare che le storie troppo nere possano al massimo bussare alle porte della cronaca senza provare a volare nei cieli della letteratura. Non che questo mio Bambini a dondolo sia letteratura, per carità, ma è un tentativo di raccontare il pelo utilizzando i petali e di osservare l’ingenuità dei bambini usata come arma per demolire i soprusi. Forse funziona e forse no. Sta a voi deciderlo. Però a questo librino tengo moltissimo. Per tutte le informazioni sul libro cliccate qui. Per i commenti, le domande basta commentare qui sotto.



Su Sonia Alfano

Mi sono permesso di scrivere dal mio limitato punto di vista di amico ma credo possa aprire anche riflessioni politiche:

E quindi ora se ne può parlare, definite le liste per le candidature alle elezioni europee, finiti i proclami e i contro proclami e soprattutto esaurita la memoria breve della politica italiana e degli italiani. Sonia Alfano non è stata ricandidata. Non è un dramma, per carità, e sicuramente avrà modo di mettere a frutto le proprie competenze in qualche altro campo in un modo ugualmente fruttuoso ma la mancata candidatura dell’attuale Presidente della prima forma di “commissione antimafia” in Europa (lei che l’ha voluta, tra l’altro) mi riporta all’esperienza personale (e approfondita più volte) del limite del tifo e della devozione in politica e l’umanità come debolezza. Questo è un post sugli affetti, non politico.

Il mio articolo per L’Espresso lo potete leggere qui.

Non ci rendiamo conto di quello che ci succede a causa della situazione del mondo.

“Non ci rendiamo conto di quello che ci succede a causa della situazione del mondo. Il degrado del linguaggio, la distorsione paranoide dei valori, l’anonimità delle relazioni e l’idea romantica che l’amore individualistico possa salvarci, la sensazione che il sistema sia immensamente più grande di noi e che di fronte ad esso siamo impotenti, la televisione che ci osserva, il pericolo di essere spiati, noi trasformati in oggetti e le cose in soggetti” 

James Hillman

Scemi noi che sognavamo un EXPO mafia (e politica) free

I nomi, i partiti, destra e sinistra che non esistono e si fanno corporazione. Complimenti a tutti. Ecco cosa è successo, in breve (via FQ):

Un caveau in Svizzera per custodire le mazzette, una onlus come ufficio operazioni costantemente “bonificata” per evitare di essere intercettati, funzioni pubbliche “vendute” e “impegnate” anche per il futuro, e l’ultima una bustarella consegnata e “fotografata” dagli inquirenti il 24 aprile scorso. C’è questo, ma anche altro nell’inchiesta della Procura di Milano su Expo che fa pensare al ritorno di Tangentopoli: le tangenti, i colletti bianchi e i politici.

C’è una sequela impressionante di nomi di politici nazionali chiamati in causa in intercettazioni ed evocati per decidere nomine o spartire appalti. Sì perché Gianstefano Frigerio, ex deputato Fi, l’ex senatore Luigi Grillo e il compagno G, Primo Greganti, ancora in buoni rapporti con i vertici del Pd, continuavano a frequentare i palazzi del potere e i loro inquilini. Come sempre, quando si tratta di inchieste di livello, compare il nome del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Ma questa volta viene citato dagli indagati anche l’ex segretario del Pd Pierlugi Bersani.

Da Berlusconi a Bersani, i politici evocati dagli indagati.L’ex premier per esempio è stato sollecitato, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, dall’ex parlamentare Gianstefano Frigerio (arrestato) anche con l’invio di bigliettini ad Arcore, per raccomandare a lui e al governatore della Lombardia Roberto Maroni il direttore pianificazione acquisiti di Expo Angelo Paris (arrestato oggi, ndr) come successore di Antonio Rognoni (arrestato il 20 marzo scorso, ndr) al vertice della società Infrastrutture Lombarde. In una intercettazione del 28 marzo 2014 due indagati scrive il gip di Milano “confermano la circostanza per la quale Frigerio ha effettuato, a dire degli stessi sodali, un ulteriore intervento presso Maroni e presso Berlusconi per raccomandare la nomina di Paris presso Infrastrutture Lombarde spa”. Uno dei due interlocutori, Giovanni Rodighiero, ritenuto dagli investigatori “stretto collaboratore di Frigerio”, sostiene di avere visto Frigerio “andare ad Arcore…sai che io non dico tutte le settimane ma il lunedì” e il venerdì c’ho sempre la lettera da portare…solo che adesso bisogna stare molto più abbottonati, ti spiego anche il perché…c’è il cerchio magico da Berlusconi”. Quanto all’invio di messaggi scritti da parte di Frigerio attraverso Rodighiero ad esponenti politici di vertice per perorare la posizione di Paris “si evidenziano alcuni dati oggettivi – spiega il gip – a riscontro del contenuto delle intercettazioni”. In particolare, il giudice evidenzia che i cellulari “in oggetto hanno effettivamente agganciato ripetitori ubicati nel Comune di Arcore”.

Viene invece tirato in ballo il nome di Bersani per un’altra nomina quella di Giuseppe Nucci, rimasto fuori dalle nomine dello scorso settembre di Sogine (la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi). Sergio Cattozzo, ex segretario regionale Udc della Liguria, dice aver parlato con Primo Greganti: “Anche lui (Graganti, ntd) era convinto che si potesse ancora correre su Nucci presidente perché Pierluigi Bersani ha detto ‘io sono d’accordissimo’”. Una frase de relato, naturalemente. Il nome dell’ex leader democratico emerge anche in un’altra intercettazione del 7 settembre 2012 e cuore della conversazione è la “Città della Salute“, nuovo polo sanitario che dovrà accorpare l’Istituto dei tumori e il Besta, affare da 40 milioni di euro. È Frigerio che parla con Rognoni: “… Ho sentito un po’ a Roma Bersani e poi gli altri, sulla Città della Salute, tu devi cominciare a fare delle riflessioni, poi senza responsabilità tue, mi dici come far partire un colosso macello perché è una cosa grossa quindi…”, la conversazione prosegue con la affermazione che Palladio si tirerà dentro Maltauro (imprenditore arrestato), “perché è piccolo, poi Bersani mi a ha detto ‘a sinistra che fate?’ bisogna che senta senta se Rognoni mi dice Manutencoop per me va bene…”. I due si accordano poi per “costruire un concorrente valido”. Secondo Frigerio quindi l’ex segretario del Pd avrebbe chiesto se nelle gare c’era anche per le cooperative.

Tra i tanti nomi della politica viene anche fuori il nome del ministro dei Trasporti e Infrastutture: in una intercettazione ambientale del 29 aprile 2013 Frigerio, “asserisce anche che deve mandare un biglietto a Maurizio Lupi (dal 27 aprile 2013 responsabile del ministero), con il nome di Antonio (Rognoni ) per suggerirglielo come presidente Anas”. In un altro colloquio del maggio 2013 con Sergio Cattozzo (arrestato), Frigerio “sottolinea ancora – scrive il gip – che anche Maurizio Lupi è ‘amico di quelli di Manutencoop’ e che questi, ‘insieme ai ciellini‘, sarebbero già intervenuti per fargli fare da capocordata nel progetto di Città della Salute”. Frigerio, si legge ancora, “sostiene, inoltre, di conoscere bene i legami che ci sono tra Manutencoop e i ‘ciellini’ tanto che negli ultimi anni con Formigoni, a dire dell’indagato, Manutencoop avrebbe già ottenuto importanti lavori”.

Grillo e Greganti funzione di contatti con la politica. Sono Grillo e Greganti ad avere secondo il gip avevano “la istituzionale’ funzione di coordinare, coltivare e sfruttare i rispettivi collegamenti e contatti nel mondo politico per strumentalizzarli ai fini del sodalizio”. Il giudice sottolinea anche “la condotta di” Grillo “addirittura tenuta anche antecedentemente alla cessazione nel marzo 2013 delle sue funzioni di Parlamentare-Senarore delle Repubblica italiana”. Mentre di Frigerio e Greganti il magistrato ricorda anche il curriculum. Per il primo “in particolare, è stato condannato con due sentenze passate in giudicato oltre che per ricettazione anche per una corruzione, per due concussioni e per cinque fattispecie in materia di violazione delle norme sul finanziamento ai partiti politici. Il detto indagato ha altresì agito, commettendo i reati per i quali sono innanzi accertati i gravi indizi di colpevolezza, nonostante l’intervenuto affidamento in prova per i reati contro la pubblica amministrazione di cui alle condanne innanzi indicate e nonostante la conseguente riabilitazione concessa, con riferimento a tutti i reati, dal Tribunale di Sorveglianza di Milano con ordinanza del 17 aprile 2008″. Greganti “invece, è stato condannato con tre sentenze passate in giudicato per dieci fattispecie in materia tributaria e per due fattispecie in materia di violazione delle norme sul finanziamento ai partiti politici. Il detto indagato ha inoltre agito, commettendo i reati per i quali sono accertati i gravi indizi di colpevolezza, nonostante aver beneficiato per ben due volte della sospensione condizionale della pena”.