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Giulio Cavalli

A Milano le scuole secondo Costituzione

In tempo di difficoltà economiche la Giunta Pisapia taglia i fondi alle scuole private. Priorità all’istruzione pubblica insomma, secondo Costituzione.

In tal senso la decisione della Giunta Pisapia è stata applaudita dai genitori di Chiedi Asilo, associazione laica: “Siamo totalmente d’accordo su questa scelta: dovendo tagliare le spese, è giusto partire dalle private. Niente da dire sulle scuole degli enti religiosi, ma dovendo scegliere a chi togliere contributi, è ovvio che non si poteva penalizzare la scuola pubblica, già così deprivata. Abbiamo sempre chiesto maggiore trasparenza e fine dei finanziamenti a pioggia. Speriamo solo che adesso le paritarie non si rifacciano sulle famiglie, aumentando le rette”. Sulla stessa linea il commento della Cgil: “Le scuole private hanno già le loro fonti di guadagno attraverso le rette – dice Patrizia Frisoli (Funzione pubblica) – Piuttosto che chiudere i servizi pubblici, il Comune fa benissimo a tagliare i contributi ai privati, che ricevono comunque sempre troppi fondi, nonostante i tagli”.

 

Prenditi il tempo necessario

Prenditi il tempo necessario per diventare il critico più feroce di te stesso nonché il tuo migliore amico. Concentrati sul lavoro, amalo e odialo e rendilo l’espressione migliore e più veritiera di te stesso.

(David Foster Wallace)

Raddrizzare i veleni, oltre alla Concordia

Mentre ci siamo immersi in questi ultimi giorni nell’erezione dell’orgoglio nazionale a forma di nave e nelle parole in queste ultime ore di un condannato (parole facilissime da smentire come hanno fatto qui), insomma mentre si assiste alla monopolizzazione del senso di Stato in una manciata di notizie a Casal Di Principe si comincia a scavare per trovare i rifiuti che tutti sapevano essere lì (ne avevamo scritto qui).

Sogno un partito che raddrizzi l’agenda delle priorità. Sì.

I trapezisti della sinistra

Sinistra Ecologia Libertà celebrerà tra qualche mese il suo Congresso su una linea politica che discuteremo insieme, ma di cui conosciamo già i sommi capi: rafforzamento di una sinistra di governo in Italia, nel solco del socialismo europeo che si cimenti con la (ri)costruzione di una coalizione di centrosinistra e che sappia coniugare le ragioni del lavoro, dei diritti per tutte e tutti e della conversione ecologica. Tutto questo si può fare prescindendo dal Partito democratico o da quello che succede al suo interno? Ovviamente no. Chiunque si dica di sinistra non può essere indifferente a quanto accade nel più grande partito del centrosinistra. Personalmente, non mi sfugge la carica innovativa, a cui ogni tanto corrispondono contenuti non proprio nuovi, di Renzi, la fresca radicalità di Civati, che ad esempio è il meno vicino alle larghe intese, o la profondità di riflessione sull’Europa e sulla prospettiva di Cuperlo. Non mi sottraggo al punto decisivo[…]

Cioè? (il post di Sergio è qui)

Alba Dorata (e di imbecilli criminali)

In Grecia si muore di coltellate per la colpa di essere antifascista. Nonostante qualche triste quotidiano che cerca di sfumare i contorni parlando di litigi mai avvenuti, il rapper Killa P è stato ucciso perché simbolo di antifascismo.

E ce n’è bisogno, di antifascismo in tempi di crisi. Non solo in Grecia.

Per questo concedere un teatro storico di Milano come il Manzoni ad un concerto nazirock è qualcosa di più di un affitto sala.

Equivicini

Quindi alla fine mi dicono che quelli di SEL dovrebbero essere “equidistanti” (dicono così ma qualcuno è piuttosto “equivicino”) dal congresso del PD. La direzione suggerita non mi stupisce (del resto ne avevo già parlato qui e già non avevo capito qui) ma non la condivido. O si ha la forza di prendere le distanze dal PD (a cascata dappertutto, eh) o si decide di condizionarlo (era il mantra e la promessa della dirigenza in campagna elettorale): aspettare di vedere cosa succede per trovare una narrazione post-congresso mi sembra una pessima idea.

Anzi, sarebbe bello che ci fosse una stessa mozione al congresso Pd e al congresso di SEL (ci sarà, no?). Allora come farebbero gli equivicini?

Resistere, ri-esistere, esistere tutti i giorni

Ecco questa sera prima di andare a dormire ho pensato che dovremmo tenerci strette le parole. Non è un lavoro di scrittori e di lettori, no, non solo; tenerci strette le parole (e noi insieme a loro) da questa afa torrentizia che vorrebbe diluirci allo scoramento, alla speranza lunga al massimo fino alla prossima settimana e al furto del diritto di avere ambizioni di dignità rotonda e completa.

Non accetto più chi mi dice che tanto è così, che così fan tutti e che sono tutti uguali. Basta. Davvero. Non voglio più averci a che fare con le vittime che credono di essere profeti forti solo dell’inoculato senso di superiorità del pessimismo. Siamo diventati fuori moda noi estremisti dell’ottimismo, della speranza e del dovere di evoluzione morale? Oh, beh, me ne fotto: non sopporto il senso di galleggiamento come oppio per una dolce rassegnazione e nemmeno l’indignazione inconcludente come placebo per dormire senza incubi. Rivendico la resistenza nel senso più profondo di imporsi di esserci tutto il giorno tutti i giorni in tutto quello che ci succede in ogni giorno. Mica roba da eroi, anche questo basta per favore o mio dio, ma da resistenti quotidiani: partigiani ordinari nello stare insieme, nel professare professionalità da rispettare nel proprio mestiere, nell’amare le fragilità e nel praticare lealtà.

Per provare a cambiare il mondo bisogna essere capaci di farci cambiare dal mondo. O no?