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Giulio Cavalli

Ai miei amici che vivono fuori dalla Turchia

“Ai miei amici che vivono fuori dalla Turchia: scrivo per farvi sapere cosa sta succedendo a Istanbul da cinque giorni. Quattro giorni fa un gruppo di persone non appartenenti a nessuna specifica organizzazione o ideologia si sono ritrovate nel parco Gezi di Istanbul. Tra loro c’erano molti miei amici e miei studenti. Il loro obiettivo era semplice: evitare la demolizione del parco per la costruzione di un altro centro commerciale nel centro della città. Il taglio degli alberi sarebbe dovuto cominciare giovedì mattina. La gente è andata al parco con le coperte, i libri e i bambini. Hanno messo su delle tende e passato la notte sotto gli alberi. La mattina presto quando i bulldozer hanno iniziato a radere al suolo alberi secolari, la gente si e’ messa di mezzo per fermare l’operazione. Non hanno fatto altro che restare in piedi di fronte alle macchine.Nessun giornale né emittente televisivaera lì per raccontare la protesta. Un blackout informativo totale. Ma la polizia è attivata con i cannoni d’acqua e lo spray al peperoncino. Hanno spinto la folla fuori dal parco. Nel pomeriggio il numero di manifestanti si è moltiplicato. Così anche il numero di poliziotti, mentre il governo locale di Istanbul chiudeva tutte le vie d’accesso a piazza Taksim, dove si trova il parco Gezi. La metro è stata chiusa, i treni cancellati, le strade bloccate. Ma sempre più gente ha raggiunto a piedi il centro della città. Sono arrivati da tutta Istanbul. Sono giunti da diversi background, da diverse ideologie, da diverse religioni. Queste persone sono miei amici. Sono i miei studenti, i miei familiari. Non hanno “un’agenda nascosta”, come dice lo Stato. La loro agenda è là fuori, è chiara. L’intero Paese viene venduto alle corporazioni dal governo, per la costruzione di centri commerciali, condomini di lusso, autostrade, dighe e impianti nucleari. Si sono ritrovati per fermare la demolizione di qualcosa di più grande di un parco: il diritto a vivere dignitosamente come cittadini di questo Paese.”

La lotta all’evasione. Per finta.

«La strategia» di lotta all’evasione «adottata dal legislatore nel corso della passata legislatura» è stata «caratterizzata da andamenti ondivaghi e contraddittori». La critica è contenuta nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti, secondo cui «il contrasto all’evasione continua a essere un elemento centrale e imprescindibile nell’azione di risanamento della finanza pubblica, sia per i suoi effetti sull’entità delle entrate sia per la redistribuzione del prelievo fiscale». 

Il nuovo redditometro non sarà decisivo nel contrasto all’evasione fiscale. Il giudizio è contenuto nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti, secondo cui «il clamore mediatico suscitato dal nuovo meccanismo di ricostruzione sintetica dei redditi appare francamente sproporzionato rispetto alle limitate potenzialità dello strumento e alla presumibile efficacia dello stesso che continuerà, inevitabilmente, a costituire un criterio complementare per l’accertamento dell’Irpef». 

Il nuovo spesometro potrebbe aver favorito un aumento degli acquisti in nero. Il giudizio è contenuto nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti secondo cui la «rilevazione sistematica delle operazioni verso i consumatori finali di importo pari o superiore a 3.600 euro» potrebbe aver «indotto effetti negativi sui consumi o, peggio», potrebbe aver «incrementato la propensione a effettuare acquisti di beni e servizi »in nero«.

Toh, guarda. La politica che intanto si interroga sul semipresidenzialismo.

Lo Stato della follia (e degli OPG)

In Italia esistono 6 Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari), comunemente chiamati manicomi criminali. All’interno sono rinchiuse circa 1500 persone. Il documentario “Lo Stato della follia” di Francesco Cordio mostra questi luoghi, la condizione passata e presente dei sei ospedali. Nasce dai sopralluoghi negli Opg realizzati dal regista per conto della Commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale. La commissione ha fatto luce sullo stato di abbandono, degrado e non cura degli internati. Il Parlamento ha approvato una legge che stabilisce la chiusura degli Opg: ne era prevista l’applicazione entro il 2013, ma la chiusura è stata prorogata al 2014. Il film sarà proiettato a Roma il 7 giugno 2013 alle ore 22.30 presso il Cinema Aquila. (via)

Un impegno che ci sta molto a cuore da tempo.

Mario Mantovani è rosso

Il vicepresidente di Regione Lombardia Mario Mantovani (PDL, classe “diligente” dei berluscones) giudica da par suo il funerale di Franca Rame. Ora, Mantovani che parla di Franca Rame ci sta come la Minetti che tiene un corso di castità ma la cosa che colpisce di più è la sua affermazione: «Quell’immagine, quei fazzoletti rossi e quei comizi non corrispondono alla volontà popolare espressa dai lombardi pochi mesi fa, ecco».

Mantovani (ma molti altri di centrodestra e controsinistra) non hanno capito che la sensibilità di una storia e di una vita non è cosa da catalogare dentro le anguste stanze mentali dei piccoli pregiudizi di qualche polituncolo borghese e soprattutto non ha capito che la vita (e la “resistenza”) di Franca Rame contro tanti petulanti e inutili piccoli Mantovani è il lascito di una speranza per una classe dirigente con un’ecologia etica da quella che ci ritroviamo ora.

Quei fazzoletti rossi per Franca (caro Mantovani e cari berluscones) sono il simbolo di una comunità di ideali che per voi sarebbe inimmaginabile senza bonifici bancari.

Dipendenti

Ma un Paese in cui un gioielliere dichiara di guadagnare meno di un operaio o comunque in cui qualsiasi lavoratore autonomo guadagna meno dei suoi dipendenti, dico, in un Paese così, che intanto si affanna a parlare di lavoro (nella migliore delle ipotesi) o a chiedere alla politica di affrontare seriamente il tema del lavoro, ecco, dico, in un Paese così dove l’evasione viene vissuta come un peccato veniale quasi ostentato, in un Paese cos,ì quando verrà il momento di parlare dell’etica fiscale? Dello spessore morale dei suoi contribuenti?

Dio è femmina e comunista

L’amore che ci state dando in questi giorni mi fa pensare che mia madre ha fatto qualcosa per gli altri. Delle sue lotte diceva: non posso fare altrimenti, non si può lasciare che si trattino così le persone. Mia madre ha amato immensamente, me, mio padre, le mie figlie, la mia nipotina. Quando qualcosa non funzionava, diceva: ricordati che Dio c’è, ed è comunista. Io dico che non solo è comunista, ma è anche femmina. Andate a casa da qui con un po’ di fiducia. Il mondo lo cambieremo“.

Jacopo Fo oggi, al funerale della madre Franca Rame.

Contare le donne

Conosciamo la loro storia cancellata, la raccontano i giornali solo quando è finita; le storie dei lividi sulla pelle e nel cuore ci sono sconosciute, spesso non riusciamo nemmeno ad intuirle negli occhi di chi ci sta accanto, eppure sono la maggioranza:  sono un abnorme 93% dei casi. Non è paura né condiscendenza, quella sostiene un silenzio così pesante. E’ sfiducia. Sfiducia nei mezzi di uno Stato che si sfalda, di uno stato sociale presentato come costo, pegola, palla al piede, nemico del deficit pubblico. Non c’è emancipazione possibile senza strutture di accoglienza per madri e figli, senza programmi specifici per l’occupazione delle donne, perchè libertà e dignità significa lavoro, che in questo Paese è un’altra vittima.

I sostenibili equilibri possibili tra costi, diritti, numeri e donne nel pezzo di Monica Bedana.

Chiede Paolo: ma perché?

Scrive Paolo Nori sul suo blog:

Ma quelli che son nel PD e che vincono le elezioni e che dicon che loro, le elezioni, le hanno vinte nonostante il PD, ma perché non escono, dal PD?

Già. Ma perché?