L’Europa si trova sull’orlo di un cambiamento epocale. L’ascesa galoppante dell’estrema destra nei vari paesi del Vecchio Continente rischia di riscrivere il futuro delle istituzioni comunitarie e dei delicati equilibri che hanno retto per decenni. A lanciare l’allarme è Politico, autorevole fonte di analisi e approfondimento sulle dinamiche politiche a Bruxelles e oltre.
In tutta Europa, ci avverte, “la destra radicale è in aumento”. Le prossime elezioni del Parlamento Europeo, in programma la settimana prossima, potrebbero rappresentare il punto di non ritorno, con percentuali di consenso mai viste prima per questa galassia di partiti populisti, nazionalisti, xenofobi. In Francia, il partito di estrema destra Rassemblement National viene dato in forte ascesa, con un terzo dei voti e il doppio dei consensi rispetto al partito di Macron. In Germania, nonostante gli scandali, l’ultranazionalista AfD potrebbe piazzarsi al secondo posto, superando alcuni partiti della coalizione di governo. E in Italia, la destra sovranista di Giorgia Meloni continua a galoppare, staccando nettamente gli inseguitori.
Scenari simili si profilano in molti altri paesi membri, tanto che, secondo le previsioni, il prossimo Parlamento Europeo potrebbe vedere un numero senza precedenti di eurodeputati di estrema destra, superiore persino a quello del Partito Popolare Europeo, storica forza moderata dominante. Un vero e proprio terremoto politico, paragonato al sisma provocato dall’elezione di Trump nel 2016. E con effetti dirompenti sulla politica nazionale dei singoli stati.
Politico lancia l’allarme sull’avanzata dei partiti populisti e di estrema destra in Ue
Cosa c’è dietro questo dilagare dell’onda nera Secondo Politico, diversi fattori concomitanti. C’è innanzitutto la crisi dell’immigrazione, con l’ostilità montante verso i migranti, specie se musulmani. Ma anche il crescente scetticismo verso le istituzioni sovranazionali come l’Ue, viste come una minaccia per la sovranità dei singoli stati-nazione. Una tendenza, questa, aggravata dalla pandemia e dalla crisi economica. Non stupisce che molti vedano nella destra radicale l’unica alternativa percorribile.
Gli scenari sono agghiaccianti. Basti pensare a un’eventuale vittoria del Rassemblement National alle prossime presidenziali francesi del 2027: Marine Le Pen potrebbe davvero far uscire la Francia dal comando integrato della NATO e svuotare l’Ue di molti dei suoi poteri, avviando un processo di disgregazione difficilmente reversibile.
La vera preoccupazione, però, riguarda la tenuta stessa della democrazia liberale di fronte all’avanzata di movimenti populisti ed estremisti. Emblematico il caso dell’Ungheria di Orban, dove il governo è accusato di aver minato la magistratura, eroso la libertà di stampa e manipolato il sistema elettorale. Sulla stessa, pericolosa china, sembrerebbe avviarsi – secondo Politico anche l’Italia, “con proposte di riforma in senso presidenzialista e riduzione dei poteri di controllo sugli esecutivi”.
In un contesto simile, investire nei “pannolini”, come suggeriva ironicamente il politico di estrema destra tedesco Oliver Kirchner, rischia di essere fin troppo poco. Perché quello che i partiti democratici dovrebbero davvero temere, di fronte all’avanzata inesorabile dell’”onda nera”, è la dissoluzione stessa di quei principi liberali sui quali si fonda l’intera architettura politica e istituzionale del Vecchio Continente. Un rischio da non sottovalutare, insomma, se non si vuole che le avvisaglie distopiche di oggi diventino un’agghiacciante realtà domani.
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