In mezzo alla penosa manfrina dal sapore mussoliniano delle donne che devono essere madri per partorire per la Patria si innestano in direzione opposta le misure della prossima Manovra che da ieri circola in bozza per vedere l’effetto che fa. Niente più iva al 5% sui prodotti dell’infanzia e sugli assorbenti.
Stangata sulla famiglia. Tradizionale e non. I prodotti che riguardano le donne e l’infanzia costeranno sensibilmente di più
La bozza della manovra prevede infatti che latte in polvere e preparazioni per l’alimentazione dei bimbi, così come assorbenti, tamponi e coppette mestruali, passino tra i prodotti soggetti all’Iva al 10%. Che quindi viene raddoppiata nel giro di un anno. Giorgia Meloni ha provato a diluire la questione dicendo che semplicemente non hanno “confermato il taglio dell’Iva”.
Il risultato non cambia: i prodotti che riguardano le donne e l’infanzia costeranno sensibilmente di più alla faccia della “riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti e servizi per l’infanzia” che era scritta nero su bianco nel programma elettorale della coalizione di centrodestra. Tornano così gli “assorbenti più costosi di Europa” che avevano convinto il governo Draghi a intervenire per riequilibrare una delle tante discriminazioni verso le donne.
“Si tratta di una brutta notizia per un Paese – ha detto ieri la presidente di Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori) Anna Rea – in cui la natalità è un grave problema per il futuro. In un quadro economico per le famiglie già disastrato dal caro vita, crescere i figli costa: solo per l’acquisto dei pannolini, le famiglie spendono mediamente in un anno 726 euro l’anno a figlio; per gli alimenti per bambini si sono registrati nel corso del 2023 aumenti del 15,2%”.
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