L’articolo originale è qui.
Dico subito che questo libro mi è piaciuto parecchio.
La prima cosa che ho apprezzato è la scrittura, perché lo stile di questo autore è moderno e dinamico, coinvolgente e incisivo, semplice e lineare ma non banale.
Mi piace come riesce a rendere bene l’atmosfera. Mi piacciono le sue osservazioni. Mi piacciono i dialoghi popolari e le metafore vivaci. Ha un modo di esprimersi che è decisamente nelle mie corde.
Inoltre è riuscito a dare a questa storia una pennellata di inevitabilità e malinconia senza cadere nella tristezza.
Andando avanti nella lettura ho imparato ad amare i personaggi: Michele, il protagonista, in primis, ma anche Rosalba e Massimiliano (…ciccione e stupido ma così ingenuamente coraggioso).
L’ambientazione, Mondragone in provincia di Caserta, è un mondo che non conoscevo e di cui non avevo mai letto nulla, e mi ha suscitato molto interesse e curiosità. Viene descritto come un piccolo mondo paralizzato dalla paura dove le persone per bene per difendersi diventano invisibili e quindi soli.
La mafia, a tratti sussurrata e a tratti urlata, è la coprotagonista.
Leggendo ho capito subito che avevo tra le mani un libro piacevole e interessante; quindi a circa tre quarti di lettura ho deciso che ne avrei parlato qui nel blog e per portarmi avanti ho cominciato a cercare informazioni su autore e genesi del romanzo.
Dovete sapere che che io ho il vizio di togliere subito le sovra-copertine dei libri. Le metto in qualche angolo in attesa di finire il libro e ricomporlo e spesso non leggo le informazioni riportate sulla terza e quarta di copertina. Anche questa volta ho fatto così! La sovra-copertina gialla è finita subito dimenticata nel comodino e io sono andata in giro per giorni con un anonimo libro grigio.
Se avessi letto le informazioni di base sopra riportate avrei saputo che quella raccontata in “mio padre in una scatola da scarpe” è una storia vera. L’ho scoperto cercando informazioni sul web per comporre questo breve scritto e mi sono rovinata inevitabilmente il finale.
Il romanzo si basa sulla storia di Michele Landa, ma, se non volete fare il mio errore, cercate questo nome e leggete cosa è successo nel 2006 solo dopo aver finito il libro.
Ho scoperto anche che l’autore è sotto scorta per il suo impegno contro la mafia.
Tutto questo dà a questo romanzo un valore aggiunto.
Se questo fosse un racconto di pura invenzione alla fine avrei inveito contro l’autore pretendendo uno straccio di perché… ma questo libro si basa sulla realtà dei fatti e quindi è così che doveva terminare.
Ho chiuso il libro con una sensazione di inevitabile ma ho sperato fino alla fine in un qualche tipo di riscatto…in un atto di coraggio…
…forse mi sono illusa che anche a Modragone potessero crescere i meli…
“Mio padre in una scatola da scarpe” di Giulio Cavalli edito da Rizzoli nel settembre del 2015 è un libro bello e importante che mi sento vivamente di consigliare.
Da leggere e da regalare…
Buona lettura!