Oggi essere buoni è una nuova forma di resistenza. In tempo di machismo che ha sdoganato bugiardi, stupidi e razzisti circolano delle bugie costruite ad arte per toccare la pancia degli indignati a tutti i costi che scaricano spesso i propri fallimenti sociali su un nemico qualsiasi. Il Post, per fortuna, ha smontato una volta per tutte la favola degli hotel di lusso che accoglierebbero i migranti secondo la fantasia popolare leghista:
Il sistema di accoglienza in Italia è articolato e complicato, e non è molto chiaro a quali strutture faccia direttamente riferimento Salvini quando parla di “hotel di lusso”. Sul sito del ministero dell’Interno si dice:
«i cittadini stranieri entrati in modo irregolare in Italia sono accolti nei centri per l’immigrazione dove ricevono assistenza, vengono identificati e trattenuti in vista dell’espulsione oppure, nel caso di richiedenti protezione internazionale, per le procedure di accertamento dei relativi requisiti».
Queste strutture si dividono in: centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa), centri di accoglienza (Cda), centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) e centri di identificazione ed espulsione (Cie).
I Cpsa accolgono i migranti al momento del loro arrivo in Italia. Qui vengono fornite le prime cure mediche necessarie, vengono fotosegnalati, possono richiedere la protezione internazionale e poi, a seconda della loro condizione, vengono trasferiti nelle altre tipologie di centri. I centri di accoglienza (Cda), dice il ministero, «garantiscono prima accoglienza allo straniero rintracciato sul territorio nazionale per il tempo necessario alla sua identificazione e all’accertamento sulla regolarità della sua permanenza in Italia». Chi richiede la protezione internazionale viene invece inviato nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), per l’identificazione e l’avvio delle procedure necessarie. Chi non fa richiesta di protezione internazionale o non ne ha i requisiti viene trattenuto infine nei centri di identificazione ed espulsione (Cie). Va precisato che queste stesse strutture, per le quali è fissata per legge una durata massima di permanenza, vengono invece utilizzate anche come centri di accoglienza di lunga durata.
Parallelamente a queste strutture ci sono i centri del cosiddetto Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) per i richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di protezione sussidiaria. Lo Sprar è stato istituito nel 2002 in seguito a un accordo stipulato dal ministero dell’Interno, dall’ANCI e dall’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR), che hanno cercato di mettere ordine nei programmi di accoglienza in precedenza gestiti a livello locale. Il ministero dell’Interno emana periodicamente un bando per l’assegnazione dei posti, gli enti locali interessati – con le organizzazioni del terzo settore selezionate a livello locale – partecipano al bando e i progetti vengono approvati se “idonei” in base a una serie di parametri piuttosto rigidi. In pratica, enti locali e associazioni mettono a disposizione dei posti letto e lo Stato sceglie di quali usufruire attraverso un bando, che tiene conto dei costi e di altri criteri. Secondo i dati del ministero dell’Interno i posti finanziati per gli anni 2014-2016 sono 20.744: tra questi rientrano anche, tra le varie strutture, alcuni alberghi. Nella grandissima parte dei casi, stando alle informazioni disponibili, si tratta di strutture distanti dagli hotel in cui si passano le vacanze (tanto che i loro gestori hanno deciso di destinarle allo Sprar invece che al pubblico): ma vengono considerate comunque tra le migliori e più adeguate sistemazioni che lo Stato oggi possa mettere a disposizione di chi richiede asilo e protezione.
C’è infine un ultimo tipo di centri. Nel tempo sono nate infatti altre strutture per l’accoglienza in contesti “straordinari” che hanno assunto via via nomi differenti: ci sono stati i centri Ena per far fronte alla cosiddetta “emergenza nord-Africa” nel 2011 o, in anni più recenti, i Cas (Centri di accoglienza straordinari). Di volta in volta si è dato mandato alle prefetture di trovare strutture per l’accoglienza: palestre, alberghi, appartamenti, B&B e altri posti sparsi in tutta Italia e gestiti da cooperative, associazioni e soggetti del terzo settore.
Queste strutture “informali”, nate a fronte di un’emergenza, vengono messe a disposizione per un’accoglienza che si limita a garantire il vitto e l’alloggio e sono state molto criticate: ma non perché si tratti di strutture lussuose, bensì in molti casi per il motivo opposto. Nonostante queste strutture siano state “attivate” per un’accoglienza di emergenza, e dunque si presume di breve durata, diventano in molti casi posti in cui i richiedenti asilo trascorrono settimane senza che siano garantiti loro servizi fondamentali, come quello per esempio dell’assistenza sanitaria e legale. In molti casi, poi, si tratta di strutture inadeguate: il Tropicana, un vecchio night club a Ragusa, ne è un esempio. In questo video di Al Jazeera si vede chiaramente che non si tratta di un albergo di lusso
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