Ora è nero su bianco tra le carte della Procura: il carabiniere indicato come l’autore del video in cui si vede la giudice Iolanda Apostolico partecipare alla manifestazione di protesta al porto di Catania contro le politiche migratorie del governo avrebbe negato ai pm di essere l’autore del filmato. Il militare, sentito come persona informata sui fatti per oltre 90 minuti dal procuratore facente funzioni, Agata Santonocito, avrebbe detto di non avere girato lui il video.
Di conseguenza anche di non avere confessato e quindi ritrattato alcunché. Secondo la tesi del carabiniere, che non è indagato, esposta più volte al suo legale, l’avvocato Petrina che lo assiste sull’eventuale fronte disciplinare, da prima della deposizione in Procura, il suo coinvolgimento sarebbe scaturito dopo un incontro conviviale con altri colleghi.
I quali, conoscendo la sua amicizia personale e professionale con il luogotenente dell’Arma in congedo Anastasio Carrà, sindaco di Motta Sant’Anastasia e deputato nazionale della Lega che ha riconosciuto per primo la giudice Apostolico nel video pubblicato dal ministro Matteo Salvini, lo avrebbero preso amichevolmente in giro. E lo avrebbero più volte e pressantemente invitato ad ammettere che il video era suo. Il carabiniere di fronte alle insistenze dei colleghi avrebbe detto qualcosa come “va bene, come dite voi…”, ma, ha spiegato, solo per chiudere il discorso e non per ammettere qualcosa che non aveva fatto.
La sua affermazione sarebbe stata interpretata come una conferma da un collega che ha presentato una relazione ai superiori che ha fatto scattare gli ulteriori accertamenti.
Bocca cucita
“Il video postato da Salvini, dunque, non lo ha fatto il carabiniere, non è della polizia – ha scritto ieri il senatore del Pd Filippo Sensi -. E allora Come ci è finito nella timeline del vicepresidente del Consiglio? Da chi l’ha avuto? Chi lo ha girato? Non bastano audizioni e question time a far emergere la verità. Che vergogna”.
Dal canto suo Salvini che ha pubblicato il video sui suoi social decide di non rispondere spiegando ai giornalisti che l’unica sua preoccupazione “è quello che si vede in quel video”: “Aver visto un giudice essere in piazza in mezzo a gente che dava degli assassini e animali ai poliziotti non mi lascia tranquillo – dice Salvini -. Chi ha girato il video non mi interessa, mi stupisce che questo giudice continui a fare il suo lavoro sullo stesso dossier liberando immigrati che i questori vogliono trattenere”. A Salvini (che non ha rinunciato a lucrare sull’accaduto augurandosi ieri “che questi clandestini liberati non compiano violenze”) continua a sfuggire che sono le leggi a determinare le decisioni e che ai giudici spetta semplicemente applicarle.
Ieri il Tribunale di Catania ancora una volta non ha convalidato il trattenimento di cinque migranti a Pozzallo disposto dal Questore di Ragusa. Il provvedimento è stato adottato dal giudice Rosario Cuprì, il collega della giudice Apostolico che ha già emesso nei giorni scorsi un analogo dispositivo per sei tunisini. In tutte le sentenze si legge chiaramente che il cosiddetto decreto Cutro configge con disposizioni di legge superiori che non possono certo essere cancellate con un colpo di spugna dal governo di turno.
Proprio ieri Laura Cucinelli, presidente di Civicozero onlus che si occupa di minori stranieri non accompagnati, ha spiegato che “il nuovo decreto introduce la possibilità che dei minori stranieri soli, a partire dai 16 anni, vengano mandati in centri destinati agli adulti ledendo principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia”.
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