Il 2 maggio, appena passato il primo maggio riempito di festa e di promesse, le solite, sono morti tre lavoratori, in Campania in un perimetro di 40 chilometri, e in Sicilia.
A nord di Napoli, a Lettere, un operaio di 57 anni è precipitato dal terzo piano di un palazzo dove si stava allestendo un cantiere edile. L’incidente è avvenuto in tarda mattinata, in via Depugliano. A Casalnuovo, a nord di Napoli, un operaio 60enne ha perso la vita in un cantiere in viale dei Tigli. Si chiamavano Raffaele Manzo e Vincenzo Coppola. La terza morte sul lavoro in un cantiere edile a Floridia, nel Siracusano: vittima un 59enne, operaio della ditta che si stava occupando dei lavori sul tetto della casa. Si è verificato un cedimento e l’uomo è caduto ed è stato poi stato travolto dal materiale.
Il primo maggio Mario Mondello, 64 anni, è morto cadendo in un laghetto artificiale con il suo trattore che si è ribaltato. Ad aprile sono morti 103 lavoratori, 83 sul luogo del lavoro e 20 in itinere, per una media di 3,4 al giorno. Siamo a 363 dall’inizio dell’anno, con una media di 3 al giorno.
Mentre tutto questo accade l’Inail e il governo esultano per «il calo delle morti bianche». Perché? Inail scrive che “le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto entro il terzo mese del 2024 sono state 145.130 (+0,4% rispetto a marzo 2023), 191 delle quali con esito mortale (-2,6%) rispetto alle 196 registrate nel primo trimestre 2023”. Ma poi si legge di “un incremento dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 148 a 151, e un calo di quelli in itinere, da 48 a 40”. Come al solito ci si capisce poco. Da tempo si chiede che i dati dei lavoratori siano forniti con il tipo di contratto in essere nel momento del decesso. La risposta è sempre silenzio.
Buon venerdì.