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Buongiorno, notte

Buongiorno, notte. Donald Trump è il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti. Ha appena dichiarato che aiuterà “il Paese a guarire”, ringraziando il miliardario fondatore di Tesla, Elon Musk, definendolo «una stella, un genio».
Trump ha vinto, puntando sui suoi bersagli di sempre: omosessuali, migranti, poveri (anche quelli che ha illuso con guerre tra disperati), donne e giornalisti. Ma, soprattutto, la vittoria di Trump racconta il divario tra il Paese e chi prova a descriverlo.
Trump ha trionfato grazie a coloro che per mesi hanno tentato di convincerci della lucidità e salute di Joe Biden, per poi sostituirlo di corsa, avallando narrazioni che chiamavano “complottiste.”
Trump ha vinto per chi costruisce campagne elettorali sul “meno peggio” e scivola nel peggio. Ha vinto perché per molti l’erosione dei diritti è un boccone ghiotto, una deriva reazionaria che tenta gran parte dell’elettorato conservatore.
Mentre Trump trionfava, in Arizona i “sì” vincevano al referendum per estendere il diritto all’aborto.
Trump ha vinto anche per colpa di una stampa Usa – come quella italiana – affondata nella perdita costante di credibilità. La sua vittoria rappresenta il trionfo del consumismo informativo, una gigantesca eco di complotti amplificati.
Questa vittoria trasforma gli Usa nella prima grande teocrazia occidentale, mentre per anni si sono occupati di quelle degli altri. Buongiorno, notte. La strada davanti è lunga, ed è buia.

Buon mercoledì.

 

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