La Dda di Brescia è convinta che nella provincia esista un’imprenditoria gestita da elementi legati a clan camorristici, attraverso una rete di «teste di legno». In un rapporto degli inquirenti, si parla di «collegamenti personali ed economici tra l’organizzazione criminale camorrista bresciana, nonchè tra membri della cosiddetta Alleanza di Secondigliano ed alcune imprese commerciali medio-piccole aventi natura lecita».
Usura, estorsioni, ricettazione, traffico di droga sarebbero le attività che danno profitti al gruppo di origini napoletane.
Un gruppo – sostengono gli inquirenti – attualmente « in stretto contatto con l’associazione criminale denominata Alleanza di Secondigliano, composta dalle famiglie camorriste campane Licciardi, Mallardo, Bocchetti, Contini, Lo Russo e Giuliano, risultate vincenti nella guerra che le vide contrapposte alle famiglie Misso e Mazzarella».
La Dda è sicura che la cocaina che passa per Napoli, che arriva al mercato della nostra città sia fornita, in «via esclusiva», dal gruppo bresciano.
Cocaina, ma anche eroina e hashish.
Ma la specialità della “camorra bresciana” sarebbe l’acquisizione di attività imprenditoriali, attraverso prestiti ad usura (con tassi fino al dieci per cento) ed estorsioni. I malcapitati che non riescono a onorare il debito usuraio, o che non ce la fanno a pagare le richieste del racket si sarebbero visti private della proprietà di imprese finite nelle mani dei prestanome dei camorristi.
I bravissimi amici della Rete Antimafia di Brescia segnalano un articolo (guarda caso) già di qualche anno fa.