Finita la pacchia vacanziera di una propaganda tutta imperniata su migranti, disperati, uomini neri e allarmi senza riscontro ora il governo si ritrova a governare sul serio e si ritrova di fronte a tutte le contraddizioni rimaste finora sopite: Di Maio ha scelto come alleato (o si è ritrovato a dover scegliere) un partito berlusconiano nella concezione economica del Paese. Se ne faccia una ragione. Ora non basta apparecchiare un po’ di furba comunicazione spolverata di indignazione: le tasse, piaccia o no a Di Maio, sono numeri, mica sensazioni.
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