Per il quinto anno consecutivo il Comune di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, nell’ambito del progetto “Casalecchio delle Culture”, ha ospitato “Politicamente Scorretto”, forum organizzato in collaborazione con lo scrittore e conduttore televisivo Carlo Lucarelli e con l’associazione “Libera” di don Luigi Ciotti.
Il tema che per tre giorni ha legato insieme dibattiti, incontri con gli alunni delle scuole secondarie e workshop per studenti universitari è “Nei forzieri delle mafie, un tesoro per la cultura”, direttamente connesso ad un appello lanciato nei mesi scorsi dallo stesso Lucarelli, in collaborazione con “Casalecchio delle Culture”, e volto all’utilizzo delle risorse provenienti dalla lotta alle mafie per l’incremento della cultura nel nostro paese.
L’appello ha già registrato oltre 2.000 adesioni, tra cui esponenti del mondo del giornalismo e della cultura – Sandro Ruotolo e Alessandro Baricco, per fare solo alcuni nomi.
Numerose, dunque, le iniziative che per tre giorni – dal 27 al 29 novembre – hanno reso questo piccolo centro della provincia bolognese una sorta di fucina di idee e progetti per un futuro di legalità e di sviluppo umano tutto, ancora, da costruire. Proprio perché la formazione delle nuove generazioni è la prima e fondamentale tappa di questo processo di costruzione, particolare attenzione è stata rivolta agli studenti liceali, che hanno potuto incontrare Giancarlo Caselli, Procuratore Capo della Repubblica di Torino (già Procuratore presso il Tribunale di Palermo), e Pina Maisano, vedova dell’imprenditore palermitano Libero Grassi, ucciso dalla mafia nel 1991, la quale ha potuto pure presentare, in anteprima nazionale, il documentario “Sconzajuoco”, dedicato a quanti hanno deciso di denunciare il racket delle estorsioni, come eroicamente fece il marito (“Sconzajuoco” era il nome della barca a vela di quest’ultimo).
Tra gli altri partecipanti c’era anche Giulio Cavalli, che da tempo collabora col nostro blog e che ha avuto modo di offrire la testimonianza del suo teatro “partigiano” in mezzo a magistrati, giornalisti e politici; esperienze diverse – dal sorriso beffardo del giullare alla ponderatezza giurisdizionale – hanno messo a fuoco la necessità del “peccato di sapere” (per usare le parole dello stesso don Ciotti), cioè di informarsi, di conoscere i fatti, di investire e richiedere di investire sulla verità.
Si sono usate grandi parole a Casalecchio, insomma; non col sussiego degli intellettualoidi, ma con l’intento di dare un nome ai bisogni della “civiltà” italiana, prima ancora che la “società”. La mafia è questione di civiltà perché è questione di cultura; “Politicamente Scorretto” ha voluto legare a doppio nodo queste due realtà, svelandole vicine, connesse, non solo in sede di un’ipotetica utilizzazione dei proventi sottratti alla criminalità organizzata, ma anche – desueta ovvietà per un paese come il nostro – alla radice del cancro mafioso: non investire nella cultura significa investire per l’ignoranza, dunque rifornire di materia prima l’officina dell’illegalità.