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GIULIO CAVALLI LASCIA IL GRUPPO ITALIA DEI VALORI: “SI DIVIDONO LE STRADE, NON I VALORI COMUNI”

Milano, 1 luglio 2011 – “Abbiamo fatto un percorso insieme all’interno del Consiglio Regionale in un anno lungo, faticoso e ricco di soddisfazioni. Oggi le diverse sensibilità ci spingono ad un gesto di chiarezza, dividendo le nostre strade ma non i valori che ancora ci accomunano”. Con queste parole Giulio Cavalli annuncia di lasciare il Gruppo Italia dei Valori del Consiglio regionale lombardo.

“Rispettiamo la scelta di Giulio Cavalli di indirizzare il suo impegno all’interno di un altro partito, consapevoli che continueremo a ritrovarci dalla stessa parte nelle future battaglie”, è il commento del Capogruppo regionale dell’Italia dei Valori, Stefano Zamponi.

“La stima e il rispetto reciproci – sottolinea il consigliere IdV Francesco Patitucci non vengono e non verranno meno anche nel prosieguo del lavoro”.

“Giulio Cavalli ha rappresentato e rappresenterà una risorsa, a prescindere dalla collocazione all’interno dell’aula consiliare – aggiunge il consigliere IdV Gabriele Sola -. La sua generosità nel combattere battaglie vitali per la legalità e contro tutte le mafie ne fa un alleato di riferimento, oggi come ieri”.

 

Gruppo Italia dei Valori

Consiglio regionale della Lombardia

 

Pentiti di essersi pentiti

Ch’assolver non si può chi non si pente, | né pentere e volere insieme puossi | per la contradizion che nol consente. Eppure Dante non sapeva ancora che in Italia può succedere che un pentito si ritrovi senza auto blindata in Calabria a testimoniare per un processo o sfrattato dalla propria abitazione in località segreta (segretamente in mezzo alla strada come un vitello nel cortile del macello) o peggio senza nemmeno la protezione che almeno le mafie gli consentivano. Salvo Palazzolo prova a raccontarlo su Repubblica ma la domanda di fondo è perché non riusciamo a parlarne e farne parlare come loro invece fanno dei loro arresti. Perché questo è un favore enorme alle mafie e un calcio in faccia a Falcone e Borsellino.

AGCOM: una battaglia che si può vincere

Immaginate che un giorno intere sezioni della vostra biblioteca vengano rese inaccessibili. Non vi verrà  mai detto quali specifici libri, e per quale ragione sono stati rimossi, ma troverete solo un cartello che vi informa che qualcuno, da qualche parte, per qualche ragione, ha segnalato che i libri di quella sezione violano i diritti di qualcun’altro. Secondo gli ultimi aggiornamenti la sicumera dell’AGCOM per la delibera che mette a rischio la libertà della rete comincia a scricchiolare. Si potrebbe addirittura arrivare a discutere la proposta in Parlamento (che in un Paese normale sarebbe il minimo ma qui niente è normale) e finalmente aprire un dibattito. E allora oggi più che mai è importante farsi sentire firmando la petizione e chiedendo ai giornali di smettere di urlare solo per il proprio bavaglio ma raccontare anche per quello degli altri. Scrivendone. Non chiediamo altro.

Discussione in aula sui vitalizi: ditemi voi

Il bello della rete è che cogli le sfumature. Quelle più acerbe, quelle più rissose ma vedi in faccia il fatto. Ho letto i comunicati stampa dopo la discussione sulla mozione di eliminare i vitalizi e l’indennità di fine mandato. Bene. Oggi finalmente ho recuperato il video della discussione di quella mozione. E’ un’ora spese bene per pesare atteggiamenti e parole e per farvi (e farmi) un’idea. Perché ogni volta che l’aula consiliare esce può solo fare bene. Ve la metto qui. Ditemi voi.
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Medioevo MaVib: la crisi la pagano solo le donne

L’azienda licenzia, ma solo donne. “Così possono stare a casa a curare i bambini”, dicono i dirigenti della MaVib di Inzago, produttrice di motori elettrici per impianti di condizionamento. “C’è una totale mancanza di rispetto nei confronti delle donne, che a ben vedere sono la vera forza lavoro di questa azienda – attacca una lavoratrice che vuole restare anonima – Abbiamo anche noi famiglie da mantenere e un mutuo da pagare, alcune di noi mantengono il marito perché disoccupato. Questa discriminazione è agghiacciante”. Ed è agghiacciante che lei abbia dovuto restare anonima.