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Intanto si muore sul lavoro

Mentre l’Italia si perde nelle mutande di Berlusconi una lettera scritta con il cuore ci ricorda la più grande strage del Paese: i caduti sul lavoro. A farlo una madre che non accetta il silenzio, come spesso succede sono i sopravvissuti a dover raccontare i propri famigliari.

di GRAZIELLA MAROTA
Ecco la lettera  che Graziella Marota 1, madre di Andrea Gagliardoni, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook

Andrea aveva 23 anni quando, il 20 giugno 2006, è rimasto con il cranio schiacciato da una macchina tampografica non a norma. Andrea voleva imparare a suonare la tromba, come se la chitarra da sola gli andasse stretta. Perché a quell’età la taglia dei desideri si allarga e non stai più nei tuoi panni dalla voglia di metterti alla prova, conoscere, guardare avanti. Da li a quattro giorni pure la metratura della sua vita sarebbe lievitata di colpo: dalla sua camera da ragazzo, in casa dei genitori, a un mini appartamento, acquistato dai suoi con un mutuo, a metà strada tra Porto Sant’Elpidio e la fabbrica Asoplast di Ortezzano, dove aveva trovato lavoro come precario per 900 euro al mese.

Andrea voleva imparare a suonare la tromba, ma non ha fatto in tempo: una tromba che, rimasta la dov’era in camera sua, suona un silenzio assordante. E neppure l’appartamento è riuscito ad abitare: doveva entrare nella nuova casa sabato 24 giugno 2006, se ne è andato il 20 giugno di 4 anni fa. Oggi Andrea avrebbe 28 anni ma è morto in fabbrica alle sei e dieci dell’ultimo mattino di primavera. E suonerebbe ancora la chitarra con i Nervous Breakdwn e non darebbe il suo nome a una borsa di studio. Sarebbe la gioia di sua mamma Graziella e non la ragione della sua battaglia da neo cavaliere della Repubblica, per cultura sulla sicurezza. Una battaglia finita con una sconfitta dolorosa: nel nome del figlio e a nome dei tanti caduti sul lavoro, senza giustizia: Umbria-Oli, Molfetta, Thyssenkrupp, Mineo…. Sono solo le stazioni più raccontate di una via Crucis quotidiana, che per un po’ chiama a raccolta l’indignazione italiana, che poi guarda altrove.

Le morti si fanno sentire, ma le sentenze molto meno, quando passano sotto silenzio anche per una sorta di disagio nell’accettarle e comunicarle. I responsabili di questa orrenda morte sono stati condannati a otto mesi di condizionale con la sospensione della pena, anche se il Procuratore generale del tribunale di Fermo aveva parlato “di un chiaro segnale perché questi reati vengano repressi con la massima severità”. Andrea è stato ucciso per la seconda volta. La tragedia è finita nel dimenticatoio, con alcune frasi fatte e disfatte, tipo non deve più accadere, basta con queste stragi, lavoreremo per migliorare la sicurezza. Parole piene di buone intenzioni, che lo spillo della smemoratezza buca in un momento. Parole al vento!

Alla fine anche Andrea si è perso tra i morti da stabilimento e da cantiere: martiri del lavoro che fanno notizia il tempo di commuovere, che non promuovono ronde per la sicurezza, spesso rimossi pure nei processi. Tragedie quotidianamente dimenticate da un Paese ignavo e incurante, La tromba silente di Andrea a suonare la sua ritirata. Questo è quanto accade a tutti i morti sul lavoro; di loro restano solo dolore e angoscia dei familiari ma giustamente questo non fa notizia: una mamma che piange tutti i giorni, che guarda sempre la porta di casa aspettando che il suo Andrea rientri perché spera che tutta la sofferenza che sta vivendo sia solo un brutto sogno….. Ma tutto ciò non importa a nessuno!

Questa è la tragica realtà, di chi rimane e si rende conto di essere emarginato e dimenticato da tutti. Forse ciò che gli altri non conoscono è la realtà del “dopo” di queste tragedie… La vita per i familiari viene stravolta dal dolore e dalla mancanza della persona cara, ti ritrovi a lottare giorno per giorno per sopravvivere e se sei forte riesci in qualche modo a risollevare la testa da quel baratro di depressione in cui sei caduta, altrimenti sprofondi sempre di più! Ti accorgi che sei lasciato solo a te stesso…. manca il sostegno psicologico, sono assenti tutte le istituzioni e nessuno è disposto ad ascoltare il tuo dolore perché il dolore fa paura a tutti! Speri nella giustizia ma questa si prende beffa di te perché otto mesi e sospensione della pena per chi ha ucciso tuo figlio mi sembra una vergogna per un paese che si definisce civile…..

E vogliamo parlare dell’Inail, questo ente che ogni anno incassa milioni di euro? Ebbene la morte di Andrea è stata calcolata 1.600 euro e cioè rimborso spese funerarie, allora mi chiedo ma la vita di mio figlio che è stato ucciso a soli 23 anni, per la società non valeva nulla? Eppure io quel figlio l’ho partorito, l’ho amato , curato e protetto per 23 anni, era il mio orgoglio e la mia felicità e quindi tutto diventa assurdo e inaccettabile. Nemmeno l’assicurazione vuole pagare il risarcimento e a distanza di 4 anni e mezzo dovrò subire ancora violenze psicologiche tornando di nuovo in tribunale e ripercorrere ancora una volta questa tragedia…. descrivere come è morto Andrea, come lo hanno trovato i colleghi di lavoro, come ho vissuto dopo e come continuo a vivere oggi… Credetemi una pressione che non riesco a sopportare più.

Per terminare anche l’amministrazione comunale di Porto Sant’Elpidio si rifiuta di dare una definitiva sepoltura al mio angelo. Allora mi chiedo e lo chiedo a voi: la vita di un operaio vale così poco? E’ un essere umano come tutti e se per i soldati morti in “ missione di pace” si fanno funerali di Stato, per i 1300 operai che muoiono ogni anno per la mancanza di sicurezza, cosa viene fatto? Nulla perché non sappiamo nemmeno nome e cognome… sono solo numeri che fanno parte di una statistica.

Termino questa lettera con un appello disperato: fermiamo questa strage che serve solo a far arricchire gli imprenditori e a distruggere le famiglie. Ogni essere umano ha diritto alla propria vita e non si può perderla per 900 euro al mese.

Seconda interrogazione: chiudete Green Hill!

INTERROGAZIONE CON RISPOSTA IN COMMISSIONE EX ART. 116 DEL REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO REGIONALE

Al Signor Presidente

del Consiglio regionale

Oggetto: Criticità e informazioni in merito all’allevamento di cani “Beagle” denominato Green Hill sito nel comune di Montichiari.

I SOTTOSCRITTI CONSIGLIERI REGIONALI

PREMESSO CHE

Il fenomeno della vivisezione è sicuramente uno tra i più controversi, caratterizzato da molte ombre, poco o per niente osservato da un punto di vista fondamentale e tutt’altro che trascurabile: quello degli animali che vittime di questa triste industria della ricerca arrivano nei laboratori grazie agli allevamenti specializzati avviandosi verso un triste destino di sofferenza e prigionia:

PREMESSO INOLTRE CHE

Uno di questi è Green Hill, situato a Montichiari (Bs), che alleva cani “Beagle” per i laboratori da vivisezione e costituisce uno dei più grandi allevamenti d’ Europa;

RILEVATO CHE

Il Comune di Montichiari con atto prot. n° 14889 del 20.06.2001 ha autorizzato la Green Hill s.r.l. ad attivare e gestire un allevamento di cani di razza “Beagle” da utilizzare a fini sperimentali e con successivo atto prot. n° 36451 del 13.11.2008 ha provveduto all’aggiornamento dell’autorizzazione suddetta;

RILEVATO INOLTRE CHE

Esiste un contrasto tra la normativa nazionale e quella regionale, che, pur riconoscendo la dignità di “esseri viventi” meritevoli di “tutela”, consente che tali animali vengano allevati per fini sperimentali

CONSTATATO CHE

In questo allevamento sono presenti ben 2500 cani, centinaia dei quali ogni mese finiscono nei laboratori usati per la vivisezione;

CONSTATATO INOLTRE CHE

Il 25 settembre 2010 a Roma e il 6 novembre 2010 a Montichiari migliaia di cittadini hanno manifestato protestando su un possibile ampliamento di tale struttura;

VERIFICATO CHE

L’attuale testo unico in materia di sanità, la legge regionale n. 33/2009, ed in particolare il relativo regolamento regionale in materia di lotta al randagismo e tutela degli animali d’affezione n.2/2008, in tema di requisiti strutturali che tutti gli allevamenti di cani sul territorio regionale devono possedere, statuisce che sia le strutture pubbliche che quelle private non debbano avere più di 200 cani e fornisce spazi e metrature ben precise per la gestione degli animali;

VERIFICATO QUINDI CHE

Regione Lombardia avrebbe la possibilità di chiudere l’allevamento di Green Hill semplicemente attraverso l’applicazione della legge regionale n. 33/2009;

CONSIDERATO CHE

Se Green Hill continua ad operare è perché l’applicazione della suddetta legge regionale sarebbe inficiata dal fatto che il medesimo allevamento sarebbe sottoposto anche al D. lgs 116/92 (regolamento nazionale in tema di vivisezione) che però non fornisce alcuna indicazione in merito alle condizioni cui gli animali negli allevamenti dovrebbero essere assoggettati;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

Sia la ASL regionale che lo stesso Presidente Formigoni avrebbero rilevato tale anomalia ed nel settembre 2010 vi sarebbe stato l’invio da parte del Ministero della Salute di una lettera in cui regione Lombardia sarebbe stata invitata all’applicazione senza deroghe della l.r. 33/2009 unitamente all’auspicio di una rapida esecuzione a riguardo;

ATTESO CHE

L’UNESCO già nel lontano 15 ottobre 1978 ha proclamato la Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali, tesa a regolare i diritti degli animali durante la loro vita ed esprimere come nessun uomo possa esercitare alcuna tirannia o crudeltà verso gli animali tenuti dall’uomo per il proprio utilizzo;

ATTESO INOLTRE CHE

In un sondaggio condotto di recente sul portale del Ministero della Salute si chiedeva ai visitatori del sito di condividere o meno l‘importanza di tutelare la salute e il benessere degli animali da compagnia e ben il 90% dei visitatori si è espresso nel senso che il benessere degli animali costituisce un bene che merita attenzione;

VALUTATO CHE

Alla Regione spetta anche il compito oltre a quello già menzionato consistente nella definizione dei requisiti strutturali e delle modalità di gestione delle strutture private destinate al ricovero al pensionamento, all’allevamento o al commercio degli animali di affezione le procedure per il rilascio delle autorizzazioni al funzionamento della struttura anche quello di definire le procedure per il rilascio dell’autorizzazione al funzionamento, da parte del sindaco delle strutture di ricovero sanitario degli animali di affezione e dei rifugi nonché di quelle private destinate al ricovero, al pensionamento, all’allevamento o al commercio degli animali di affezione;

INTERROGANO IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE

ROBERTO FORMIGONI, LA GIUNTA, E L’ASSESSORE REGIONALE

ALLA SANITA’ LUCIANO BRESCIANI PER CONOSCERE:

Se corrisponda al vero che Regione Lombardia abbia ricevuto da parte del Ministero della Salute la sopra menzionata lettera;

Se non ritengano, alla luce della situazione sopra descritta e delle considerazioni sopra evidenziate, sia il caso di provvedere a dare applicazione in primo luogo a quanto disposto dalla legge regionale 33/2009 ed in secondo luogo porre in atto tutti gli strumenti più idonei al fine di una chiusura definitiva di tale allevamento ;

Milano, 18 Gennaio 2011

Francesco Patitucci (IDV)

Giulio Cavalli (IDV)

Gabriele Sola (IDV)

Stefano Zamponi (IDV)

Il vergognoso segreto di Stato sul caso Agostino

Una firma costa poco. Ma qui vale tantissimo.

http://www.firmiamo.it/togliete-il-segreto-di-stato-sul-caso-agostino

La petizione si prefigge come obbiettivo la rimozione dell’assurdo segreto di stato posto nel 2005 sul caso AGOSTINO. ANTONINO AGOSTINO era un giovane poliziotto palermitano della squadra volanti , prestava servizio presso il commissariato san lorenzo. la sera del 5 agosto 1989 NINO si stava recando insieme alla moglie IDA CASTELLUCCIO (CHE ERA INCINTA) a villagrazia di Carini (PA) per festeggiare il compleanno della sorella, NINO era chiaramente fuori servizio e non aveva con se la pistola d’ordinanza. I due ragazzi si stavano accingendo ad aprire il portone quando un commando di killer li uccise davanti gli occhi della famiglia Agostino. Sono passati 21 anni da quel 5 agosto 1989 e ancora le rispettive famiglie non hanno ottenuto VERITA’ E GIUSTIZIA negli anni 90 Antonino Agostino e la moglie Ida sono stati riconosciuti VITTIME DI MAFIA, nel 2005 è stato apposto sul caso UN VERGOGNOSO SEGRETO DI STATO, LA FAMIGLIA , I PALERMITANI, GLI ITALIANI VOGLIONO CHE QUESTO SIGILLO DELLA VERGOGNA VENGA TOLTO!!! Sicuramente non è un caso illustre e celebre, come quello di Moro o Calabresi ma, l’omicidio dell’agente Agostino non è meno fitto di segreti di stato,loschi intrecci e collusioni oscure tra istituzioni,servizi segreti e mafia.Un altro delitto, avvolto nel mistero. Da allora la famiglia di nino si e’ battuta e lo sta ancora facendo, per cercare una verita’ che lo stato non vuole dare. Il signor VINCENZO AGOSTINO ha percorso ogni strada per far conoscere la storia del figlio , da quel tragico 5 agosto non si è più tagliato barba e capelli, e non lo farà fino a quando non arriverà la sacrosanta verità sulla morte del figlio della nuora e di quel bimbo mai nato. AIUTIAMOLI E FIRMIAMO TUTTI LA PETIZIONE !!!!!!!

Lettera a Mandalari. Preso.

Alla fine ti hanno preso Vincenzino. Ti hanno preso nonostante quella tua aurea da boss a cui, in fondo, nemmeno tra i tuoi di Bollate non ci ha mai creduto nessuno. Ti hanno preso tutto bello panciuto mentre latitavi a San Giuliano Milanese. Come un latitante co.co.pro., che deve rifugiarsi in periferia. Le carte dell’operazione INFINITO ci dicevano che a capo della “locale” di Bollate c’era il tuo sguardo da tipico italiano in vacanza mentre facevi finta di essere solo un imprenditore un po’ eccessivo nei modi a capo della tua IMES SRL: società (tanto per cambiare) di strade e costruzioni come tante altre qui da noi che fingono di fare imprenditoria concimandosi con il letame della vostra violenza ed arroganza. Ti hanno preso sul piazzale della stazione, come in noioso film francese in bianco e nero in cui la finta vedova si incontra nell’ombra. La tua finta vedova tutta risentita che ci ha sfidato con gli occhi mentre passava davanti alla tua casa bunker con quello sguardo bieco dei diritti e delle leggi diventati proprietà privata. Hai raccontato che sei scappato perché hai visto gli elicotteri. Poveretto. Vorresti essere un primula rossa e invece sei la fotografia esatta della ‘ndrangheta in mutande che perde nonostante tutto. Nonostante i mezzi che perdono i pezzi delle forze dell’ordine mentre ti inseguono e nonostante la tua storia e questa storia abbia fatto notizia per un paio di giorni. Poi è diventata strumentalizzazione politica, dicevano. Lo dicevano nel Consiglio comunale della tua città mentre ancora in molti sostenevano che comunque sei una brava persona.

Caro Vincenzino, sei finito come la fine del topo come nemmeno in una commedia di subordine. Hai fatto finta di fare il boss e invece eri un criceto sulla ruota. Chissà se adesso almeno non ti senti un po’ più al sicuro, almeno per quella tua bocca troppo larga che ha alzato il velo su questo letame sparso in Lombardia. Adesso sei al sicuro dai tuoi “amici” che non ti perdoneranno certo questa tua inclinazione a parlare troppo. Infami, li chiamate voi. Infami come la fine che ti ha aspettato nel piazzale.

Oggi la Lombardia è sulle spalle del lavoro sommerso e incessante del colonnello Giuseppe Spina che non ha mollato la presa. Oggi la Lombardia con il topo in gabbia sorride. Buona domenica, zio Enzo.

Artisti per caso. A gratis. In tempi d’Expo

Arriva a grandi passi (ma per davvero?) EXPO 2015 e, come ci dicono in molti, dovremmo esultare per le “enormi occasioni occupazionali” (parole di Letizia Moratti). La prima, tutta artistica come piace alla Milano cultural-chic tutta da bere, è un bando che parla di lavoro, di opportunità ma si è dimenticato i soldi. I soldi mica per arricchirsi, proprio i soldi per camminare su quel bordo che sta tra l’essere occupati e l’essere usati.

Per questo è stata aperta una raccolta firme che vi invito a promuovere con i vostri blog e i vostri siti. Intanto aspettiamo una risposta ad una nostra interrogazione.
L’Expo 2015 parte col piede sbagliato, e propone un bando rivolto al mondo dello spettacolo (teatro, danza, cabaret, ecc.) i cui vincitori avranno la possibilità di esibirsi gratis e, non solo, dovendosi pure pagare i contributi previdenziali Enpals.

Come sempre il problema non è la mancanza di fondi, perchè quelli, a maggior ragione nell’impresa Expo (a cui sono destinati circa 1.5 miliardi di fondi pubblici), ci sarebbero, quanto un atteggiamento della politica locale assolutamente ostile ed arrogante nei confronti dello spettacolo dal vivo. Sono anni ormai che le amministrazioni pubbliche in Lombardia chiedono agli operatori dello spettacolo dal vivo di lavorare gratis, o al massimo con un insignificante rimborso, facendosi belli di organizzare eventi culturali nella città. Le politiche culturali devono avere come scopo primario la crescita del proprio territorio, non il suo sfruttamento.

Questo bando è un’offesa all’intelligenza di chi lavora nel settore dello spettacolo, e chiediamo che sia ritirato o che sia previsto un compenso per gli artisti che saranno selezionati. Gli investimenti destinati a Expo 2015 sono una grande sfida per migliorare la qualità di vita di tutti i cittadini di Milano e Lombardia, compresi gli operatori della cultura.

Alcune highlights del bando:

– nel bando si legge di una “formula partecipativa”, che si esplica qualche parola dopo con il “lavoro a gratis”;

– si legge che la scadenza è il 31 gennaio e la data della performance il 5 febbraio e che gli artisti selezionati beneficeranno della promozione (come si fa a promuovere un’artista e uno spettacolo con meno di 5 giorni a disposizione?);

– si legge che gli artisti selezionati, oltre a non ricevere alcun compenso, dovranno produrre la loro agibilità, su cui dovranno pagare le ritenute sociali (Enpals). Così facendo non solo lavoreranno gratis, ma pagheranno per lavorare!

I firmatari di questo comunicato si impegnano quindi a costituire un gruppo di osservazione del rapporto tra politiche culturali e Expo 2015, affinché Expo sia davvero un momento di crescita per tutti, per i cittadini che amano la cultura, e per gli operatori per cui la cultura è il pane di cui vivere.

Firma anche tu per sostenere questa protesta.

http://www.firmiamo.it/expocultura

La mozione anti Pezzano in aula

Come sapete la mozione che chiedeva la rimozione di Pietrogino Pezzano dall’ASL di Milano 1 non è passata in Consiglio Regionale per un solo voto: favorevoli alla revoca della nomina 31, contrari 32, astenuti 2. Siamo stati ad un passo da una storica “smentita” di nomine formigoniane nella sanità. Ma il significato di questo risultato è chiaro: parlare di opportunità e di “amicizie” più o meno legali ormai è un tema politico a cui la Lombardia non si può più sottrarre. I molti “cecchini” della maggioranza che a voto segreto hanno smentito il presidente Formigoni sono la prova provata di un vento che non si può fare più finta di non sentire.

Intanto molti sindaci e molte associazioni si stanno preparando per la mobilitazione di fine mese per continuare a dire il proprio no. La questione Pezzano è appena agli inizi.

Tutela: tanto per chiarire

Scrivo queste poche righe sulla notizia che sta circolando in rete per chiarire e raccontare: è vero che ho ricevuto informale comunicazione sulla scelta da parte dell’UCIS di Roma di revocare il mio servizio di tutela ma non credo, non voglio, e vi chiedo di non strumentalizzare o amplificare la notizia per rispetto per me e per la mia famiglia che ha già pagato troppo. Ho un grande rispetto per le istituzioni e per le molte persone che con me (e come me) sono in questa nostra grande battaglia, per questo credo che incagliarsi su questo particolare sia irrispettoso nei confronti dei molti che in prima linea rischiano quotidianamente la propria incolumità: penso ai testimoni di giustizia, ai magistrati, ai cronisti al fronte e a tutti gli uomini di parola (che mi onoro di avere tra i miei amici) e che ho visto troppo spesso dover elemosinare protezione per sé e per le loro famiglie. Sono seguito professionalmente e umanamente dalle forze dell’ordine che mi garantiscono di poter svolgere il mio lavoro e che sono certo non smetteranno di essere presenti insieme a chi ha preso questa decisione con grande senso di equilibrio e soprattutto responsabilità.

Questo a caldo, almeno per chiarire.

Noi ci saremo

Le due giornate di esecutivo nazionale a Tivoli sono state caratterizzate da un confronto serrato e aperto, a tratti anche molto duro e aspro, sulle problematiche sollevate in queste ultime settimane. Possiamo essere soddisfatti che alcune criticità da noi sollevate siano diventate un tema da cui ripartire con forza attraverso nuovi strumenti, rinnovate energie e con l’unione indispensabile per il raggiungimento dello stesso obiettivo. Il fatto che nessuno abbia smentito le proprie posizioni è un rassicurante segnale di maturità che disegna un partito sempre impegnato a valorizzare le varie sensibilità politiche esistenti in IDV. Vi è l´impegno di tutti per migliorare la selezione delle candidature anche attraverso l´individuazione di metodi che consentano la più ampia condivisione nella scelta dei candidati e della classe dirigente. Si é previsto il rafforzamento degli strumenti di democrazia partecipativa – come assemblee pubbliche e rete – e del ruolo di iscritti e militanti, nonché la ricerca di soluzioni che riducano i rischi legati al tesseramento. IDV vuole essere un partito unito, nelle diversità, alla ricerca di una sempre maggiore omogeneità politica e di una sintesi che possa consolidare nel Paese l´innovativo progetto di IDV che ha nella Costituzione Repubblicana il suo faro. Si vuole contribuire, dalla prima linea, alla costruzione di un´alternativa morale, sociale, culturale, economica e politica al berlusconismo. Noi ci saremo, con la nostra storia, i nostri ideali, le nostre lotte, le nostre passioni e il nostro rinnovato entusiasmo.

Giulio Cavalli, Luigi de Magistris, Sonia Alfano

Ecco la mozione sulla vicenda ASL Milano 1 nomina di Pietrogino Pezzano

MOZIONE

Ecco la mozione che ho presentato sulla vicenda Pezzano. La mia mozione è stata sottoscritta (oltre IDV) anche da UDC, Sel, Pensionati e PD. La discussione è fissata per la prossima seduta del Consiglio di martedì 18.

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PREMESSO CHE

con delibera n. 1095 del 23/12/2010 la Giunta Regionale ha provveduto a nominare Pietrogino Pezzano direttore dell’ASL Milano 1;

CONSIDERATO CHE

come risulta dalle cronache di stampa, il nome di Pezzano è comparso nelle carte della maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta Infinito della Procura di Milano come soggetto nominato in alcune intercettazioni del boss della ‘ndragheta pavese Pino Neri ed inoltre risulta essere stato fotografato in compagnia dei boss della ‘ndrangheta Saverio Moscato e Candeloro Polimeno;

RILEVATO INOLTRE CHE

risultano esserci altre intercettazioni che confermano i contatti del Direttore Generale Pezzano con i malavitosi Candeloro Polimeni e Giuseppe Sgrò, fratello di Eduardo Sgrò arrestato ex art. 416 bis c.p.;

EVIDENZIATO CHE

alcune forze politiche del centrosinistra di Monza,  avevano scritto a Formigoni affinché disponesse la sua sospensione, da direttore generale della Asl di Monza e Brianza e nonostante ciò la Giunta Regionale, come evidenziato in premessa, ha recentemente promosso e nominato, Pietrogino Pezzano Direttore Generale dell’Asl Milano 1, tra le più grandi in Lombardia;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

nel territorio afferente alla ASL Milano 1, in questi giorni, si sono svolte manifestazioni, raccolte di firme promosse da amministratori, forze politiche e cittadini che denunciano ciò che è stato evidenziato e richiedono la rimozione del nuovo direttore generale;

ATTESO CHE

il Consiglio Regionale della Lombardia e il Comitato ristretto della Commissione Consiliare II “Affari Istituzionali” si sono impegnati facendo fronte comune per contrastare fermamente qualsiasi tipo di infiltrazione della criminalità organizzata, soprattutto all’interno delle istituzioni e degli enti pubblici;

ATTESO INOLTRE CHE

la Presidenza del Consiglio ha più volte ribadito da un lato il ruolo di garanzia cui è chiamato il Consiglio Regionale e dall’altro la necessità che non vi siano ombre relativamente ai soggetti chiamati a dirigere enti di particolare importanza quali le Aziende sanitarie in Lombardia;

IMPEGNANO IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA

DELLA REGIONE LOMBARDIA, ROBERTO FORMIGONI,

NONCHÉ LA GIUNTA REGIONALE LOMBARDA

  • Affinché, alla luce della situazione e dei fatti sopra descritti, provvedano alla revoca del provvedimento in base al quale il sig. Pietrogino Pezzano è stato nominato Direttore Generale della ASL Milano 1, anche in base a quanto previsto dalla delibera della Giunta Regionale n.304 del 21/07/2010, che prevede la possibilità di revoca dell’incarico di direttore generale in caso in cui si manifestino gravi incompatibilità e/o conflittualità tra le istituzioni locali e il direttore generale;
  • A rivedere le modalità e il metodo di scelta dei direttori di asl ed aziende ospedaliere secondo criteri di trasparenza e valorizzazione della qualità professionale anche tramite l’istituzione di un’autorità terza che valuti i profili professionali dei candidati iscritti agli albi;

Milano, 12 gennaio 2011

Una condanna per mafia a Lodi? Eccola

Ne avevamo parlato proprio qui in tempi non sospetti. Voci di corridoio di alcune testate locali dicevano che no, non poteva essere, che non se ne sapeva nulla e quindi era una notizia falsa. Poi è stata ripresa (mesi dopo) in grancassa ma è passata come una folata leggera. Si sa che in terra di garantismo defatigante e tranquillizzante finchè non arriva una condanna sono solo dicerie. E la condanna è arrivata:

11 gennaio 2011
Milano. Con intimidazioni e minacce avevano estorto circa 400 milioni di lire a un siciliano, residente a Lodi, che nel 1998 aveva vinto quasi 7 miliardi di vecchie lire al Superenalotto. Per i due, appartenenti a ‘famiglie’ mafiose di Cosa Nostra, sono arrivate le condanne a pene fino a 12 anni di reclusione, emesse dalla terza sezione penale del Tribunale di Milano. In particolare, Alessandro Emmanuello, fratello del boss Daniele, è stato condannato a 12 anni di carcere dal collegio presieduto dal giudice Piero Gamacchio. L’altro imputato, Francesco Verderame, invece è stato condannato a 10 anni. Per la stessa vicenda, lo scorso 8 giugno, era stato condannato con rito abbreviato a 10 anni di reclusione Carmelo Massimo Billizzi, mentre 1 anno e 2 mesi di carcere erano stati inflitti a Rosario Trubia e a Crocifisso Smorta, due pentiti che hanno collaborato alle indagini. Tutti e tre sono ritenuti vicini ai clan di Cosa Nostra e Stidda. La ‘vittima’ dell’estorsione, Salvatore Spampinato, nel ’98 aveva vinto al Superenalotto 7 miliardi di lire e subito dopo, stando alle indagini del pm della Dda di Milano Marcello Musso, aveva subito minacce mafiose da parte di alcuni ‘stiddari’, che avevano avuto la ‘soffiata’ sulla vincita da un suo stesso parente. La sua abitazione era stata incendiata e aveva ricevuto anche numerose telefonate anonime, nelle quali gli veniva chiesto di pagare il pizzo sulla vincita. Era poi intervenuta anche Cosa Nostra che, stando al racconto del pentito Trubia, era riuscita a farsi dare parte della vincita, 400 milioni di lire, spartita poi tra le due organizzazioni mafiose. Spampinato, che si è costituito parte civile, ha ottenuto un risarcimento a titolo di provvisionale.