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Le bugie nascoste nell’eccesso di difesa

Diceva Oscar Wilde che “niente ottiene successo come l’eccesso”. Per questo mi stupisce poco la reazione scomposta e imbizzarrita del Presidente del Consiglio Regionale Davide Boni alla mia partecipazione alla trasmissione L’INFEDELE di Gad Lerner su LA7: l’eccesso è la matrice propagandistica della Lega Nord che con il gioco manicheo del nord pulito e buono contro il sud sporco e cattivo ha sfamato la pancia molle di un esercito di semplicisti e banalizzatori.

La relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia (Dia) riferita al primo semestre 2010 dice  chiaramente che “la consolidata presenza in alcune aree lombarde di «sodali di storiche famiglie di ‘ndrangheta» ha «influenzato la vita economica, sociale e politica di quei luoghi». La relazione sottolinea il «coinvolgimento di alcuni personaggi, rappresentati da pubblici amministratori locali e tecnici del settore che, mantenendo fede a impegni assunti con talune significative componenti, organicamente inserite nelle cosche, hanno agevolato l’assegnazione di appalti e assestato oblique vicende amministrative».

Di fronte a questa analisi del più alto organo istituzionale antimafia in Italia la mia stringata opinione durante la trasmissione rischia addirittura di essere banale se non scontata. Certamente per niente rivoluzionaria. Molti mi stanno scrivendo che ho parlato specificatamente di Consiglio Regionale. Certo, ho parlato di persone chiaramente indicate dai gruppi criminali per le elezioni regionali e lo ripeto qui. Nell’ordinanza dell’operazione INFINITO al foglio 387 i magistrati scrivono:

Sintetizzando quanto fin qui è emerso dalle attività tecniche e dai servizi di osservazione, si può affermare che Barranca Cosimo e Pino Neri hanno promesso di convogliare un certo numero di voti a favore di due candidati alle elezioni regionali lombarde (Abelli e Giammario) e ciò è avvenuto attraverso la “mediazione” di Carlo Chiriaco, esponente di rilievo della sanità lombarda. L’impegno della famiglia Barranca a favore di Angelo Giammario emerge anche da · una conversazione il 12.03.2010, intercorsa tra Chiriaco e Barranca Pasquale, detto “Lino”, fratello di Cosimo. Nel corso della stessa, i due interlocutori commentavano il proprio sostegno alla candidatura di Giammario Angelo, esteso altresì alla sua famiglia, ad esempio alla figlia che veniva indicata essere impegnata presso la sezione elettorale di Viale Monza, con l’incarico di telefonista -‹‹…qui Cosimo sta facendo Giammario e tutti quanti Giammario. Anche mia figlia sta rispondendo al telefono lì in viale Monza per Gianmario›› · Due conversazioni il 22.2.07 e 23.2.07 e quando Barranca viene richiesto da Chiriaco di portare “50 – 60 fotocopie” (forse 50-60 mila euro) all’avvocato SCIARRONE, indicato quale uomo di GIAMMARIO, in prospettiva delle elezioni Regionali 2010. L’esito delle consultazioni elettorali, che dal punto di vista di numero dei voti non ha sicuramente rispettato le attese, ha però visto l’elezione di entrambi i candidati sostenuto dall’interno ‹‹nucleo di calabresi›› mobilitato da Chiriaco. ABELLI, infatti, è stato eletto con 8600 preferenzee; Giammario l’ha comunque spuntata a Milano, come ultimo eletto (oltre 6000 voti), anzi vi è da sottolineare che le indicazioni provenienti dalle intercettazioni non lasciano dubbi sul fatto che quest’ultimo sia stato sostenuto (a detta di Chiriaco) dai voti procurati dall’entourage di Barranca Cosimo perché, a dire sempre dello stesso Chiriaco, Giammario avrebbe rifiutato i voti “compromettenti” provenienti da Neri Giuseppe: CHIRIACO…ma che cazzo devono dire ….non c’entra un cazzo Maullu….questi qua pigliano i voti e poi se ne fottono ..inc.., ah.., io stavolta io ho dato una mano ad ANGELO GIAMMARIO …no.. FRANCO …si… CHIRIACO …io gli ho detto, ANGELO ..questi sono voti puliti…….essendo che ad un certo punto i miei amici gli hanno portato circa 1800... nome cognome, residenza e dove votavano… se vuoi posso darti ancora dei contributi .., però sono voti che poi ad un certo punto… sai .. . io…no, no, mi ha detto non ne voglio…e infatti dietro c’è PINO NERI..ho detto Pinuccio…lascia stare… FRANCO: l’amico di Ciocca CHIRIACO …nooo FRANCO: GIAMMARIO è quello che è stato eletto a Milano? CHIRIACO: sì Angelo GIAMMARIO

In un’altra ordinanza relativa alla maxinchiesta della Dda di Milano (quella firmata dal gip del Tribunale di Milano Giuseppe Gennari) il gip, riservando un capitolo ai «Rapporti politici ed istituzionali» scrive: «È chiaro che, se l’obiettivo dei nostri è quello di mettere le mani su appalti pubblici, avere ottimi rapporti con esponenti politici rappresenta un capitale aggiunto di notevole valore e considerevole interesse. Ciò lo si dice, ovviamente, a prescindere dal tipo di “risposta“ del soggetto istituzionale di riferimento che talvolta, come nel caso di Oliverio, ma anche di Santomauro e di Ponzoni – si presenta incredibilmente spregiudicata mentre, in altri casi, può essere del tutto neutra. Insomma, queste relazioni altro non sono che parte di quello che il pm, nella richiesta di misura cautelare, definisce il capitale sociale dell’organizzazione criminale. Per l’ex Assessore regionale lombardo Ponzoni – continua il gip – si registra immediatamente un salto di qualità rispetto ai due faccendieri Oliverio e Santomauro. Sono i calabresi che “forzano” un appuntamento con Ponzoni su richiesta di Santomauro; è personalmente Strangio (Salvatore Strangio, anche lui arrestato nella maxioperazione) che procura un appuntamento tra l’imprenditore e l’assessore. Ciò a dire che Ponzoni fa parte del capitale sociale della organizzazione indipendentemente e da prima dell’ingresso dell’imprenditore e delle sue relazioni».

Questi due episodi per citare qualche esempio nel mare magnum di elementi e atti che ci raccontano come sia inevitabile che la ‘ndrangheta anche in Lombardia punti con i propri voti all’elezione di uomini ritenuti “disponibili” all’interno del Consiglio Regionale Lombardo. Che siano amicizie millantate e che abbiano ottenuto in cambio qualche promessa è materia della magistratura. Ma la febbrile ricerca di sponde politiche è un problema di cui si deve fare carico proprio il Consiglio Regionale, in primis nel Presidente Davide Boni. Se no, chi altro?

Risponderò punto per punto alle accuse che mi sono mosse, senza problemi. Avrò anche occasione di ripetere i nomi e i fatti in Tribunale e (visto che la Lega lo chiede ad alta voce) anche in Aula Consiliare. Il mio unico vero pensiero e dubbio (al di là delle levate di scudi o delle raccolte di firme che non servono più di un impegno ordinario e sottovoce di tutti coloro che credono nella dignità di una regione senza puzzo di malaffare e compromesso) è per tutti gli altri: parlo di un’infinità di giornalisti e di blogger che nell’ombra si ritrovano a dovere fronteggiare questo eccesso di difesa in un momento in cui si vorrebbe negare anche la verità storica. Penso a chi non ha voce per difendere le proprie opinioni ma si ritrova strozzato dalle querele e dal silenzio tutto intorno. Penso ad una libertà di parola che si autocensura di fronte allo spettro di una querela. Penso ad una legge seria sulla “lite temeraria” che oggi in Italia serve subito, come spesso invocato da Milena Gabanelli. Penso al dovere che dobbiamo imporci di dare voce chi non ha voce.

Per me, la mia unica preoccupazione è sapere se andando in Aula a riraccontare quello che dico da anni sui libri o sui palchi devo o non devo pagare la SIAE.

Abelli e Chiriaco, e insorge lo sdegno

Se c’è qualcosa che più di tutto racconta il “lombardismo negazionista” sulla questione mafie al nord è la comicità (tragica) delle reazioni. arrivo a Pavia per un (bel) incontro sul tema mafie organizzato dal PD locale. Essendo a Pavia parlo (ovviamente) dei rapporti tra Chiriaco e Abelli (cose scritte e riscritte ovunque) e si accende subito lo sdegno. Come volevasi dimostrare.

I prossimi appuntamenti televisivi

Domani, giovedì 2 dicembre, sarò ospite di “Parla con me”, la trasmissione di Serena Dandini in onda dal martedì al venerdì a partire dalle 23.15 su RaiTre, durante la quale reciterò un monologo tratto dal mio libro.

Lunedì 6 Dicembre, alle ore 10, sarò ospite d’onore a “Brontolo” la trasmissione di Oliviero Beha su RaiTre. E infine lunedì sera parteciperò insieme a Nicola Gratteri, Angela Napoli, Gianluigi Nuzzi a “L’infedele”, trasmissione di Gad Lerner in onda alle ore 21 su La7. Non mancate!

La mia posizione (chiara) nella seduta sull’acqua pubblica

Poche parole per chiarire. Come da me auspicato oggi il mailbombing a noi consiglieri regionali sta mettendo nero su bianco le posizioni politiche che verrano assunte in Consiglio Regionale nella seduta in cui discuteremo (e voteremo) il progetto di legge sulla gestione idrica regionale.

Dopo aver analizzato le segnalazioni giunte dal Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l’Acqua Pubblica, ho deciso di farmi carico dei seguenti emendamenti che presenterò domani alla seduta del Consiglio Regionale e del seguente Ordine del Giorno. Ai miei elettori (ma anche no) le opinioni del caso:

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

Il comma 1 dell’articolo 47 è sostituito dal seguente:

“ 1. Il servizio idrico integrato, inteso quale insieme delle attività di captazione, adduzione e distribuzione di acqua a usi civili, fognatura e depurazione delle acque reflue, è organizzato sulla base di ambiti territoriali ottimali (ATO) corrispondenti ai bacini idrografici. Nel rispetto dei criteri di cui al titolo I, in merito all’efficacia, efficienza ed economicità del servizio, le Autorità d’ambito interessate possono tuttavia apportare modifiche alle delimitazioni degli ATO, dandone comunicazione alla Regione. La Giunta regionale stipula opportuni accordi con le regioni e le province autonome limitrofe, per l’organizzazione coordinata del servizio idrico integrato, che possono comprendere la costituzione di ambiti interregionali.”.

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

Il comma 1 dell’articolo 48 è sostituito dal seguente:

“ 1. In attuazione dell’articolo 2, comma 186 bis, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2010), dal 1 gennaio 2011 le funzioni già esercitate dalle

Autorità di ambito, come previste dall’articolo 148 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) e dalla normativa regionale, sono attribuite, per ciascun ATO, ai Comuni, riuniti in Consorzi di bacino, come definiti al successivo comma 1 bis. A partire da tale data, i Consorzi di bacino subentrano in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi, compresi i rapporti di lavoro in essere alla data del 30 settembre 2010, facenti capo alle Autorità di ambito di cui all’articolo 148 del d.lgs. 152/2006. Riguardo ai rapporti di lavoro di cui al precedente periodo, è garantita la salvaguardia delle condizioni contrattuali, collettive e individuali, in godimento..”.

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

Dopo il comma 1 dell’articolo 48 è inserito il seguente comma:

1 bis. In ragione del rilevante interesse pubblico all’organizzazione e attuazione del servizio idrico integrato e nel rispetto del principio di leale collaborazione, i Consorzi di bacino, di seguito indicati quali enti responsabili degli ATO, sono costituiti, senza aggravio di costi per gli enti locali, in ciascun ATO, e sono dotati di personalità giuridica e di autonomia organizzativa e contabile. L’ente responsabile dell’ATO prevede nel consiglio di amministrazione dei Consorzi di bacino una rappresentanza dei sindaci eletti nei comuni appartenenti all’ATO, facendo in modo che siano rappresentati i comuni con un numero di abitanti inferiore a 3.000, i comuni con un numero di abitanti compreso tra 3.000 e 15.000 e i comuni con un numero di abitanti superiore a 15.000. Il presidente, i consiglieri di amministrazione e i revisori dei conti dei Consorzi di bacino svolgono la loro attività a titolo onorifico e gratuito”.

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

L’articolo 49 è sostituito dal seguente:

Art. 49

(Organizzazione del servizio idrico integrato)

1. I Consorzi di bacino organizzano il servizio idrico integrato a livello di ATO nel rispetto del piano d’ambito e deliberano la forma di gestione fra quelle previste dalla disciplina comunitaria per i servizi pubblici locali di interesse generale,

ovvero affidando la gestione a soggetti di diritto pubblico, di proprietà degli enti locali ricadenti nel territorio compreso nell’ATO di appartenenza. Il servizio è affidato ad un unico soggetto per ogni ATO e per un periodo non

superiore a venti anni.

2. Allo scopo di cui al comma 1, gli enti locali possono costituire una società di ambito ai sensi dell’articolo 114, del d.lgs. 267/2000, a condizione che questa sia unica per ciascun ATO e vi partecipino, direttamente o indirettamente, i comuni

rappresentativi di almeno i due terzi del numero dei comuni dell’ambito.

3. Al fine di ottemperare nei termini all’obbligo di affidamento del servizio al gestore unico, l’ente responsabile dell’ATO, effettua:

a) la ricognizione delle gestioni esistenti in ciascun ATO;

b) l’individuazione delle gestioni esistenti che sono salvaguardate in base al successivo comma 4;

c) la definizione dei criteri per il trasferimento dei beni e del personale delle gestioni esistenti.

4. Sono salvaguardate, fino a scadenza naturale delle rispettive concessioni, le gestioni esistenti al 30.10.2010 che siano state affidate a società a capitale totalmente pubblico, secondo le modalità dell’affidamento “in house””.

Proporrò, inoltre, il seguente ordine del giorno:

ORDINE DEL GIORNO

AL PDL 57

MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 12 DICEMBRE 2003, N. 26 “DISCIPLINA DEI SERVIZI LOCALI DI INTERESSE ECONOMICO GENERALE. NORME IN MATERIA DI GESTIONE DEI RIFIUTI, DI ENERGIA, DI UTILIZZO DEL SOTTOSUOLO E DI RISORSE IDRICHE” IN ATTUAZIONE DELL’ARTICOLO 2, COMMA 186 BIS, DELLA LEGGE 23 DICEMBRE 2009, N. 191

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PRESO ATTO CHE

La Regione Lombardia ha previsto la decadenza anticipata rispetto alle gestioni esistenti al fine di affidare il tutto ad un gestore unico;

VERIFICATO CHE

Il progetto di legge in oggetto, all’articolo 6 comma 2 lettera b) dispone che l’ente responsabile dell’ATO tramite l’ufficio d’ambito effetua: “l’individuazione delle gestioni esistenti che decadono anticipatamente rispetto alla loro naturale scadenza ai sensi della normativa statale e regionale, in quanto affidate in contrasto con le normative sulla tutela della concorrenza o sulla riorganizzazione per ambiti territoriali ottimali del servizio idrico integrato”;

IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

ad attivarsi affinché siano salvaguardate, fino a scadenza naturale delle rispettive concessioni, le gestioni esistenti al 30.10.2010 che siano state affidate a società a capitale totalmente pubblico, secondo le modalità dell’affidamento “in house”.

La Regione risponde sull’Ospedale di Lodi

Avevo depositato qualche settimana fa u’interrogazione che si riferisce all’apparecchio per la tomografia assiale computerizzata dell’Ospedale Maggiore di Lodi e di Cologno. La premessa si riferisce al fatto che, dall’inizio dell’anno, il funzionamento di questo apparecchio per la TAC sia andato più volte incontro ad interruzioni, con evidenti disagi per i pazienti.

Il reparto di radiologia pare non sia fornito di un impianto di condizionamento centralizzato e pare che il caldo possa causare questo blocco. La nuova TAC, d’altro canto, sarebbe dovuta arrivare tra gennaio e febbraio, ma il capitolato per l’acquisto di questa apparecchiatura non è stato ancora effettuato, né sono state precisate le tempistiche di acquisto dei nuovi apparecchi per la TAC.

Nell’interrogazione si domanda se sia stato effettuato un controllo sul regolare funzionamento dell’apparecchio in questione, se corrisponda al vero l’esistenza e la predisposizione di un apposito capitolato per l’acquisto di nuovi apparecchi, se siano state appurate le cause effettive che determinano questi problemi di funzionamento e se nel caso si presentassero nuove interruzioni e guasti siano state previste valide soluzioni alternative.

Ecco la risposta dell’Assessore Bresciani data in Commissione:

Rispondo dettagliatamente, ma in modo abbastanza sintetico. Poi mi riservo di rispondere a vostre domande e certamente di darvi la documentazione, che è più ampia e più dettagliata nelle particolarità.

Dobbiamo, dunque, dirci che le apparecchiature di cui si parla, entrambe, hanno un contratto di manutenzione che è full-risk, cioè per ogni evento interviene la struttura che ci ha venduto le apparecchiature.

Ci sono dei passaggi di manutenzione programmata, che è quattro volte l’anno secondo gli schemi standard. C’è una manutenzione correttiva su chiamata illimitata nel contratto, il full-risk, che dice che praticamente, quando non funziona qualcosa, ovviamente arrivano subito. C’è, infine, un controllo anche su tutte le parti di ricambio e gli accessori. Questo è un contratto classico, standard. Ovviamente, viene redatto un verbale alla fine del lavoro in presenza dei responsabili dell’apparecchiatura radiologica, degli infermieri e quant’altro. Insomma, c’è tutta questa procedura.

Lei ha colto nel segno quando dice che la locazione di questa apparecchiatura, soprattutto a Lodi, è una locazione non idonea – diciamo non idonea in modo molto sottile – perché è locata in un posto dove la ventilazione non è garantita molto bene. Cioè, per apparecchiature precedenti andava bene, ma questa produce calore e, di conseguenza, soffre soprattutto nel periodo estivo. Peraltro, c’è molto afflusso, lavora molto l’apparecchiatura. Però, nel contesto di questi servizi che sono indispensabili in questo momento si sta facendo tutta una ristrutturazione sia delle strutture murarie che di ricezione di questi apparecchi e già è in programma l’adeguamento della struttura alle necessità strette che le nuove apparecchiature richiedono. Credo che avrete già sentito parlare che nel campo delle immagini c’è una sofisticazione estremamente elevata, di conseguenza l’immobile non è più adeguato alle nuove tecnologie. Quindi, c’è tutto un programma di ristrutturazione.

Nel programma di ristrutturazione poi, ovviamente, si andrà a collocare l’apparecchiatura, che prima deve godere della sede in cui alloggiare. Altrimenti, cadiamo nello stesso problema.

Questo è nella logica anche delle risposte necessariamente legate agli sviluppi dei sistemi sanitari di cui noi abbiamo sempre parlato.

Che cosa penso – cerco di essere sintetico, poi mi riservo di darle i dettagli, Consigliere Sola, nel caso lei lo ritenesse opportuno – sia necessario fare? Dicevo, la collocazione in questi ambienti richiede un piano rialzato, l’esposizione rende impervio il microclima, ed è difficile controllare il microclima proprio per una questione strutturale.

Che cosa si fa quando succede, intanto, che si ristruttura e si adegua tutto nel miglioramento delle strutture ricettive delle apparecchiature? Ebbene, quando la TAC si guasta, necessariamente si avvisano i pazienti che sono nell’ambito delle liste ambulatoriali che vengono redatte che l’apparecchio non funziona e che, quindi, l’esame viene rinviato. Se l’interruzione è superiore alle ventiquattro ore si cerca di dirottare i pazienti verso aree che sono limitrofe, vicine per non dare disagio, ma si va a supplire questa mancanza di servizio, che ci auguriamo duri il tempo stretto e molto costretto della ristrutturazione. Se non ristrutturiamo, non risolviamo quel problema.

I programmi ci sono. Per quanto riguarda il 118, prima che arrivino i pazienti che hanno bisogno di avere delle indagini TAC in caso di guasto si dirottano direttamente su Codogno, Crema e Cremona.

Direi che in sintesi il problema è tecnico-strutturale e che la programmazione è tale per cui si fanno questi interventi appena è possibile avere questi interventi. Noi avremo le apparecchiature collocate in un ambiente ideale, di conseguenza limiteremo anche i guasti che sono legati esclusivamente a dei problemi tecnici non tanto dell’apparecchiatura, ma proprio di locazione e di mole di lavoro.

È chiaro che c’è priorità e c’è una grossa pressione a cercare di arrivare al raggiungimento dell’esecuzione edilizia con la massima velocità. Però, lei sa bene che questi sono percorsi che incontrano, nella ristrutturazione, delle complessità maggiori che non nella costruzione, per cui qualche sorpresa sul percorso c’è.

Lei sa bene che la ristrutturazione costa più della nuova struttura, ormai, tant’è vero che in alcuni ambienti nordici l’ospedale viene costruito per una durata di trent’anni, poi viene disfatto e ne viene fatto uno nuovo. Noi purtroppo non abbiamo questa filosofia. Abbiamo degli ospedali di marmo che devono durare duecento anni, e poi non si riesce a introdurre una fibra ottica.

Sede del Comune a Milano per Forza Nuova: qualcuno non ci sta

Aderisco convintamente all’appello della CGIL di Milano. Riportandovi la loro nota.

APPELLO

A TUTTE LE CITTADINE E I CITTADINI DI MILANO CHE SI RICONOSCONO NEI VALORI DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA NATA DALLA LOTTA DI RESISTENZA PER LIBERARE IL NOSTRO PAESE DALLA DITTATURA NAZI-FASCISTA

Abbiamo appreso la notizia dell’apertura in Corso Buenos Aires a Milano di una sede di Forza Nuova, in un locale di proprietà dell’Amministrazione Comunale di Milano.

Come ben sapete, Forza Nuova,  è una organizzazione di stampo nazi-fascista.

Tale notizia lascia tutti noi, cittadini democratici e antifascisti, sgomenti e preoccupati per la gravità e la portata di tale iniziativa che si colloca a ridosso della commemorazione dell’eccidio di Piazza Fontana.

Ancora una volta si prova ad infangare la memoria di Milano città medaglia d’Oro della Resistenza autorizzando e riconoscendo  spazi organizzativi e politici a forze che hanno sempre osteggiato la democrazia e la nostra Repubblica nata dalla Resistenza antifascista.

Noi non intendiamo assistere a questo scempio.

Noi non possiamo e non vogliamo stare fermi; non si può non vedere in questo gesto di Forza Nuova una provocazione politica che rischia di alimentare tensioni di cui francamente la nostra città e la nostra democrazia non ne ha bisogno.

Per questo chiediamo a tutti coloro che intendono opporsi in tutti i modi e in tutte le forme democratiche, e nel rispetto delle nostre leggi, di sostenere queste nostre ragioni!

Chiediamo al Comune di Milano, alla Questura ed alla Prefettura , un intervento immediato per  impedire l’apertura della sede di Forza Nuova.

A sostegno delle nostre richieste viene indetta una manifestazione cittadina per il giorno

SABATO 18 DICEMBRE 2010

Apre la stagione il nostro “piccolo” Nebiolo

Ogni anno quando si riparte a pensarci così piccoli e così sperduti ci rimane addosso la sensazione di avere compiuto un piccolo miracolo. Tenere aperto un teatro in un paese come Tavazzano con Villavesco in stagione di cultura che si sbriciola e di tagli orizzontali dimostra quanto sia viva un’Italia che non vuole desistere. Noi abbiamo provato ad apparecchiare una stagione che risulti profumata. Si parte domani alle 21 con i fumetti a teatro di MANO LIBERA, un onirico viaggio con un disegnatore a mano libera che ridisegna davanti al pubblico la scena e la storia. L’abbonamento al Nebiolo è il biglietto annuale per un viaggio tutti insieme. Se volete, per quest’anno, ci vediamo lì.
Per informazioni visitate il sito www.teatronebiolo.org

Morti di lavoro

Alla fine due settimane di agonia non sono servite: Arun Zeqiri è morto durante la notte tra venerdì e sabato mentre fuori Milano si beveva il week end. Arun è uno degli operai albanesi rimasti feriti dopo lo scoppio alla Eureco di Paderno Dugnano. Operosa Padania: dove gli stranieri rubano e scippano sempre di più sui comunicati stampa che nelle statistiche, dove i migranti si arrampicano per elemosinare “sensibilità” istituzionale in mezzo al pantano di una legge indegna e nemmeno funzionale (la “Bossi-Fini”, dove Fini sta per quel nuovo eroe di “legalità e Costituzione” che vorrebbe darci a bere il suo nuovo grembiulino da vergine), e dove gli albanesi “legali” rimangono legalmente cotti dentro il proprio posto di lavoro.
Arun Zeqiri era ricoverato al Centro Traumatologico di Torino dove hanno cercato di spegnere le ustioni che avevano ricoperto l’80% del suo corpo. La sua morte si aggiunge a quella di Sergio Scapolan.
Le misure di sicurezza sul lavoro che funzionano più di tutte in Italia sono i moti di solidarietà post mortem: arrivano pochi secondi dopo il primo lancio dell’Ansa e durano per un paio di giorni. A Arun è andata peggio. Morire così tanti giorni dopo ti lascia galleggiare nell’oblio dove anche i comunicati stampa si sono affaticati. Eppure non è così lontana quella notte tra il 5 e 6 dicembre in cui sette operai vennero investiti (proprio come a Paderno) da olio bollente. Morirono tutti uno dopo l’altro. In molti urlarono << mai più Thyssen! >>. A vederlo da fuori veniva quasi voglia di crederci. Veniva quasi voglia di essere ottimisti che per davvero l’imprenditoria italiana avrebbe imparato che la sicurezza sul lavoro fosse l’investimento migliore per la propria azienda, lasciando da parte una volta per tutte quel vecchio adagio sicurezza=costo che sembrava un comandamento più degno di un clan che di uno Stato sociale. Avevamo partecipato alle tavole rotonde dove si chiedeva al Governo (di qualsiasi colore) che i controlli non fossero passerelle giusto per il tempo di emettere fattura quanto piuttosto l’esercizio severo della Responsabilità dello Stato verso i propri cittadini. Avevamo sentito (e auspicato) un’imprenditoria che voleva essere veramente “moderna” e “europea” nella visione di sicurezza, applicandosi più sui metodi che sulle carte messe a posto. Poi il dibattito piano piano sulla stampa e sulla televisione “di pancia” (quella che disinforma il 75% degli italiani) si è spento. Le morti sul lavoro sono continuate rispettando le più tetre statistiche, senza funerali di Stato o bandiere.
È rimasto soltanto l’eco di quel “mai più Thyssen!”: non ha fatto in tempo a spegnersi e la Thyssen è arrivata qui. A Paderno Dugnano.

Cosa c’entra la Lega con le mafie

Piuttosto basito per un Ministro dell’Interno che ha così tanto tempo e così tante energie per incagliarsi in una discussione che ha assunto subito i contorni del duello, sconfortato nel vedere come si continui a ritenere che sia poco notiziabile la situazione di uno stato che non riesce più a parlare di lavoro (o meglio ai lavoratori che non arrivano a fine mese o non vedono all’orizzonte il prossimo impiego sicuramente precario), di economia (che oggi in Europa è un’asticella che tende disperatamente verso il basso) e diritti civili (che sono diventati privilegi da elemosinare in prefettura) oggi alle 14.30 mi imbatto in un ANSA che in poche righe sintetizza il pensiero. Non sono parole di politici sinostrosi o pericolose bande: è un magistrato della Direzione Nazionale Antimafia:

‘NDRANGHETA: PM CISTERNA, ALLE COSCHE PIACE IL FEDERALISMO

MAGISTRATO DNA,AVVANTAGGIATE SE NON DECIDE MINISTRO MA ASSESSORE (ANSA) – ROMA, 18 NOV – ”Con il federalismo e i centri di spesa a livello locale le cosche hanno a portata di mano non solo la politica ma anche l’amministrazione”.Lo sostiene in un servizio che sara’ pubblicato dall’Espresso Alberto Cisterna, il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia che sta seguendo gli sviluppi delle inchieste di Milano e Reggio Calabria sulla penetrazione della ‘ndrangheta in Lombardia, ma nel suo ragionamento allarga lo sguardo alla strategia che sembra unire la criminalità organizzata. ”Il disegno federalista risale per Cosa nostra al periodo anteriore alle stragi del 1992. Anche in Calabria alcuni clan vennero accoppiati a movimenti autonomisti locali. Il loro obiettivo è elementare: se a decidere non è più il ministro della Sanità ma l’assessore è chiaro che questo li avvantaggia. Riduce il braccio: li possono raggiungere e minacciare sul loro territorio e non hanno più bisogno del referente nel governo di Roma”. E questo, stando alle indagini, è colpa anche del sistema elettorale: ”Paradossalmente la peggiore legge elettorale che il Paese abbia mai avuto è la migliore per quanto riguarda il contrasto alle infiltrazioni nelle politiche nazionali: candidare alle Camere soggetti vicini alla criminalità organizzata è diventato più difficile”. Una situazione che ha spinto Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta a concentrarsi sulle elezioni locali: ”Tutta la tensione applicativa delle cosche si è scaricata sul sistema federale, che sta diventando un sistema finanziario federale in cui le risorse verranno sempre più gestire a livello locale: ad esempio per il federalismo demaniale c’è il rischio che molti beni messi in vendita vengano acquistati sul territorio con il concorso degli enti locali collusi dai mafiosi”.Federalismo e business rischiano di intrecciarsi, in un meccanismo perverso che – senza forti controlli – potrebbe autoalimentarsi: «I mafiosi hanno talmente tanto denaro che il loro problema è investirlo direttamente, evitando i costi alti del riciclaggio: vogliono fare gli imprenditori, con le carte in regola. Comprendo che dopo aver regolarizzato all’estero 100 miliardi di euro grazie allo scudo fiscale, questo è un Paese che potrebbe diventare mafioso senza accorgersene: rischia di finire in mano a una fortissima partecipazione economica mafiosa, che non mostrerebbe la sua origine. Sarebbe il peggio del peggio: combatteremmo contro un nemico invisibile perché assolutamente integrato nel sistema”.