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Caro Assessore Boscagli, è inciampato in un orfano

Caro assessore Boscagli,

questa mattina ho avuto modo di leggere sull’Avvenire e su alcune agenzie la sua reazione ai miei dubbi su questo fantomatico bonus “in aiuto di quelle donne che scelgono l’aborto per motivi economici, ma che in altri condizioni non lo farebbero mai”. Riferendosi a me dice “provi a informarsi alla clinica Mangiagalli e a tutti i Centri di aiuto alla vita e scoprirà che con metodo analogo al nostro sono stati salvati migliaia di bambini, poi accuditi ed educati attraverso un’opera di assistenza alle mamme e alle famiglie. Questi sono fatti, mentre lui fa demagogia”. Ora vede, caro Boscagli, glielo riferisco con un certo fastidio, purtroppo per me (e per il suo tempismo) non ho proprio bisogno di informarmi sui “migliaia di bambini salvati” perché sono uno di quelli. Sono stato adottato nella città di Milano nel lontano 1979 da madre misconosciuta (per una discutibile ma poco discussa legge sull’anonimato dei genitori naturali) e “salvato” (riprendendo il suo verbo apologetico) nel fu brefotrofio di Viale Piceno. Non so se mia madre mi abbia abbandonato “solamente per motivi economici” o la mia nascita piuttosto che un aborto siano stati dettati da valutazioni di bilancio; così come non so nemmeno quale stato di solitudine, disperazione, indifferenza o isolamento sociale possa spingere una madre a rinunciare (qualunque sia il modo) al proprio figlio. Proprio non lo so. Nemmeno io che ne sono figlio. E tanto meno lei, caro assessore Boscagli, che si riferisce così elegantemente asettico ad una tribolazione di madre che da tutto questo ne esce abbastanza calpestata. Non mi spiego nemmeno perché in questo Paese, che oggi festeggia il proprio compleanno, i diritti della famiglia siano rivenduti come bonus o regalìe delle pubbliche amministrazioni. Certamente la sensibilità è difficile da coniugare con le cadenze bollate della politica ma dopo questa sua uscita (forse un po’ per fretta e certamente per un po’ di sfortuna) le chiederei di interrompere questo nostro alterco di poco conto e di ascoltare le ragazze madri, i consultori, le associazioni di volontariato che troppo spesso si trovano a coprire le falle di uno Stato un po’ disattento, l’incidenza economica di un figlio (per ben più di 18 mesi) che trasforma il diritto costituzionale alla famiglia in un mutuo a tasso fisso, o la disattenzione del mondo del lavoro verso le impavide madri che decidono di avere figli. Provi a spiegare e spiegarsi quale madre così snaturata potrebbe cambiare idea per diciotto mesi di un bonifico di 250 euro. Insomma, caro assessore, piuttosto che additarmi come quello “che risponde con gli occhiali della demagogia”, risparmi il tempo, le brutte figure e i comunicati stampa per dedicarsi al suo delicato e importantissimo assessorato in una Repubblica che “riconosce i diritti della famiglia” (art. 29 dell Costituzione) e “agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù” (art. 31).

Qualcuno giustamente dirà che questo bonus è meglio di niente, caro assessore, ma io vorrei una politica che puntasse il dito sugli interventi strutturali per le soluzioni del “niente”; con uno Stato Sociale solidale con tutti senza ergersi in giudizi che rischiano di finire in un tonfo. Vorrei una politica che non si arroga il diritto di sintetizzare le disperazioni in pochi commi, ma che lavori senza ergersi a giudice di moti così personali e sotterranei.

E non ho nessun dubbio, caro assessore, che lei onorerà questo ruolo che i cittadini lombardi le hanno assegnato. Senza finire in qualche cul de sac.

Senza nessun rossore.

Giulio Cavalli

L’ultima eclisse di INAF e una finanziaria che imbavaglia la ricerca

Se un giorno riuscissimo a pensare ad un nuovo PIL che non sia più al chilo ma che venga misurato con il termometro delle prospettive e delle opportunità, oggi saremmo un Paese molto più malato di quello che siamo.

La vicenda dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) è la fotografia della politica sempre sull’urgenza, con i modi dell’impiegato della cassa che deve far quadrare i conti prima di chiudere e partire per il mare. E’ la memoria corta applicata all’amministrazione parolaia, indecente, comica nella sua tragicità che si contraddice riuscendo a non dare nemmeno una piega.

I fatti: L’INAF nasce di fatto nel 2001 dalla fusione in Istituto Nazionale dei 12 Osservatori Astronomici professionali. Nel 2005 per volere dell’allora ministro Moratti nell’INAF confluiscono sette istituti (dal CNR) che si occupano di astronomia e astrofisica. E’ un passaggio importante: a INAF viene riconosciuto il ruolo “unificatore” di tutta l’astrofisica italiana. L’organico viene rimpolpato del 50% e inevitabilmente inizia un difficile processo di riassestamento. Oggi il Governo decide che l’INAF si è preso un po’ troppo sul serio e che merita di tornare allo stato di ente inutile o semi-utile, riconfluendo nel CNR. Avete capito bene, quello stesso CNR da cui era “defluito” cinque anni fa: un osceno entra-esci che non fa godere nessuno. Un travaso di sabbie con la logica di un bimbo annoiato sulla spiaggia.

Non ci stupisce, del resto, sapere per certo e toccare con mano l’ignoranza della classe dirigente di questo Paese. Come dice Margherita Hack “Fermare o bloccare la ricerca che avanza così rapidamente vuol dire riportare il paese a un secolo fa. Ma sono troppo ignoranti per rendersene conto. Oltretutto è un danno anche per l’economia: alla lunga stare indietro nella ricerca vuol dire ridursi a dipendere completamente da brevetti dall’estero e quindi ammazzare l’economia. Quindi che vantaggio hanno? È un progetto masochista anche per loro: la responsabilità di riportare l’Italia indietro di un secolo ricade su di loro.”

Ecco una lettera di un ricercatore dell’Ente:

Sono un ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), uno di quegli scienziati che in questi giorni vede il futuro dell’Istituto per il quale lavora sull’ottovolante delle rivelazioni e controrivelazioni di questa finanziaria mediatica, per la quale non possiamo permetterci di spendere 1000 euro per un disabile ma possiamo spendere 1.4 miliardi di euro all’anno per rendere disabili un po’ di afgani. La notizia di oggi e’ che l’Istituto per cui lavoro sara’ accorpato nel CNR: http://oggiscienza.wordpress.com/2010/05/27/ecco-la-lista-nera-provvisoria/#comment-1502 Dopo essere entrato e uscito (come altri istituti scientifici, ma non la “CONI Servizi SpA” o la “DIFESA Servizi SpA”) da questa infame lista di proscrizione, oggi sembra piu’ di la’ che di qua.

L’INAF e’ stato riformato 3 volte negli ultimi 5 anni. Il ministro ha appena nominato 5 saggi perche’ scrivano lo statuto dell’istituto di bel nuovo riformato. Ora mentre i saggi di un ministero scrivono lo statuto gli insani di un altro ministero sopprimono l’intero istituto con un meraviglioso esempio di burocratica inefficienza e spreco del pubblico denaro. L’INAF nonostante la continua chirurgia istituzionale delle riforme “a costo zero” (nei sogni della Moratti!) e del continuo definanziamento della ricerca e’ stato valutato eccellente per produttivita’ e qualita’ della produzione da organismi internazionali, visiting commitee stranieri e chi piu’ ne ha piu’ ne metta (si veda , ad esempio: http://193.206.241.5/ufficio-stampa/comunicati-stampa-del-2006/l2019astrofisica-italiana-sta-benissimo-lo-dice-il-civr/). Ma chi se ne importa? Chi se ne frega se l’accorpamento del CNR fara’ risparmiare (forse) 2 lire inutili e peggiorera’ il lavoro di tutti, falcidiera’ i precari devastando le loro vite e soffocando progetti internazionali? Siamo nel paese del tutto va ben e noi siamo i giocattoli per lo spettacolo magnifico in cui noi perdiamo tutto e loro ridacchiano contenti, nell’incubo della ragione di questa Italia ormai disperata e perduta.

Michele Bellazzini

Direttamente dall’Aula: le (non) risposte sui terreni EXPO

Come promesso abbiamo posto qualche domanda al Presidente Formigoni sulla questione dei terreni EXPO. Ecco com’è andata:

Il Gruppo IdV (primo firmatario il capogruppo Stefano Zamponi) ha sollevato la questione della Società costituita da Regione, Comune e Provincia di Milano per l’acquisto delle aree destinate ad Expo 2015. “Quale l’esatto valore dei terreni da acquistare, con quali risorse e con il coinvolgimento di quali banche”, e anche “in caso di taglio dei fondi stanziati dal Governo se vi sia un piano o progetto alternativo e quale sia la sua articolazione” ha chiesto Zamponi.

“L’impegno finale diretto degli enti che hanno costituito la società non ancora stato definito -ha risposto il Sottosegretario Paolo Alli– né l’entità delle risorse garantite con l’indebitamento. Verranno avviate “trattative bonarie” per l’acquisto, ha spiegato Alli, e ad oggi il Governo ha confermato gli impegni assunti.

Insoddisfatto “nel metodo e nel merito” il Gruppo IdV. “Il metodo -ha ribattuto Zamponi- non rispetta la correttezza dei rapporti fra Giunta e Consiglio, il quale apprende di queste scelte dai giornali” Scelte molto discutibili anche nel merito, con risorse non quantificabili e trattative dall’esito incerto, ha concluso Zamponi. (r.s.)

VIDEO DOMANDE:

http://www.youtube.com/watch?v=qFqDPWfuWlY

VIDEO (NON) RISPOSTE:

http://www.youtube.com/watch?v=QQF6k9-vmgU

Le conclusioni a voi.

Question time: una paio di domande sui terreni Expo, Presidente

Il Question time, è una fase dei lavori di un’assemblea regionale, nella quale vengono illustrate una serie di interrogazioni di solito riguardanti argomenti di particolare urgenza, e a cui viene data risposta in aula dall’organo esecutivo. Era una mia promessa esercitare il diritto alla curiosità per strappare qualche straccio a forma di informazione. Anche la curiosità deve essere calendarizzata. Domani ci togliamo qualche prurito sul frettoloso acquisto dei terreni Expo:

INTERROGAZIONE

EX ART. 115 DEL REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO REGIONALE

(RISPOSTA IMMEDIATA IN AULA)

PREMESSO CHE

Sulla questione Expo 2105, e notizia di pochi giorni la conclusione di un accordo e la costituzione di una società da parte di Regione Lombardia, Provincia di Milano e il Comune di Milano che vedra I’importo inerente I’acquisto delle aree ripartito in tre parti uguali tra ciascuno degli enti menzionati;

PRESO ATTO CHE

Ancora una volta, Formigoni, riservando un primo passaggio della questione alla Giunta regionale ed in secondo luogo al Consiglio, ha volutamente inteso disattendere una serie di norme fissate nello Statuto d’Autonomia della Lombardia che da un lato indicano la Giunta regionale quale organo esecutivo della Regione e dall’altro vedono il Consiglio regionale quale organo deputato ad esercitare una funzione legislativa e a concorrere altresì alla determinazione di indirizzo politico regionale;

VALUTATO CHE

Se ad oggi diversi sono ancora i punti della trattativa su cui occorrono esaurienti chiarimenti 0 ancorché definiti gli elementi forniti non si caratterizzano quanta ad univocità;

I SOTTOSCRITTI CONSIGLIERI REGIONALI INTERROGANO, AI SENSI DELL’ARTICOLO 115 DEL REGOLAMENTO GENERALE DEL CONSIGLIO REGIONALE, IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE ROBERTO FORMIGONI PER CONOSCERE:

– Quale sia I’esatto valore dei terreni da acquistare e quale sia in termini numerici e non percentuali l’importo esatto di cui Regione Lombardia dovrà farsi carico;

– Se vi sia I’intenzione di ricorrere a prestiti bancari e con riferimento alla Regione Lombardia a quanto ammontino in termini numerici e non percentuali gli importi destinati agli stessi e a quanto quelli direttamente conferiti dalla Regione senza la frapposizione delle banche;

– Quante e quali siano Ie banche coinvolte in tale operazione;

– Quali siano le reali intenzioni sulle aree concesse a Expo una volta calato il sipario della manifestazione;

– Quale sia il numero dei componenti del relativo C.d.A;

– In caso di taglio dei fondi stanziati dal Governo se vi sia un piano 0 progetto alternativo e quale sia la sua articolazione.

Milano, 20 maggio 2010

Stefano Zamponi (Italia dei Valori)

Giulio Cavalli (Italia dei Valori)

Francesco Patitucci (Italia dei Valori)

Gabriele Sola (Italia dei Valori)

Elisabetta Fattuzzo (Partito Pensionati)

IL PDF QUI

Seconda seduta del Consiglio: Formigoni e il suo “rinnovamento” che ha 20 anni di rincorsa

Sarà che non c’è mai una seconda “prima impressione” ma la seconda seduta consiliare lascia poco retrogusto di operatività e diventa la seconda sfilata del presideterno Formigoni. All’ordine del giorno la presentazione del programma di governo che non avviene. Il presidente racconta tra l’altro della “centralità del ruolo femminile” mentre brilla il triste contraltare di una Giunta con una sola presenza femminile (Monica Rizzi): le “quote rosa” sono evidentemente una tensione morale più che un’azione politica. Si sofferma sull’eccellenza dei servizi lombardi: altro refrain sempreverde. Chiude sornione sull’importanza della “collegialità” e la “collaborazione”. Il che si spera possa tradursi in una eventuale sua visita al Consiglio entro il prossimo quinquennio. Il programma rimane un plico di carte sopra ai banchi dei consiglieri usato come fermacarte o tienigomiti. Per chi avesse la costanza e lo stomaco per studiarselo tutto lo trovate qui.

Finisce il Presidente e il livello di attenzione cortese subisce un crollo vertiginoso. Valentini (PDL) parla di “apertura alla società civile”. Schizofrenia partitica. Il compagno di partito Alboni (PDL) si rivolge ai colleghi del PD: “distinti ma non distanti”. Il mio collega Sola (IDV) interviene pungente e dritto. Chiara Cremonesi (SEL) ricorda che a pochi passi dal Pirellone i lavoratori Maflow e Eutelia manifestano per rivendicare un diritto come succedeva nei paesi dei mangiafuoco. Accusa un “Pubblico che in Lombardia si ritrova a coordinare solo il lavoro del Privato”. Deve essere per questa propensione all’eccellenza lombarda dei servizi, penso. Poi, la seduta è tolta e si rialza. Il video della seduta è qui.

Per quanto riguarda l’elezione della presidenza della Giunta per le Elezioni, per oggi nulla di fatto. Accordo non trovato ci si riprova martedì, quando è convocato il prossimo Consiglio con questo ordine del giorno. E una paio di domande che abbiamo da fare e di cui vi dico a breve.

Il rispetto finito in carcere: diario di un giorno a San Vittore

Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni. (Fëdor Michajlovič Dostoevskij)

Martedì 11 maggio insieme ai miei compagni del Gruppo Consiliare Gabriele Sola, Francesco Patitucci e Stefano Zamponi sono stato in “visita” al carcere di San Vittore di Milano. Me lo ero ripromesso in modo ancora più forte dopo il recente suicidio di un detenuto a Como. Rientra nei diritti (o meglio doveri) di un consigliere regionale potere (o meglio dovere) entrare in qualsiasi carcere della regione per compiere un’ispezione sulle condizioni ambientali di lavoratori e ospiti. Un doveroso privilegio da praticare con regolarità e senza spese a piè di lista.

Entrare in un carcere con in tasca il diritto della visita breve è un distacco che non basta per non lasciarci dentro un pezzo di testa che ti rimbalza per i giorni successivi. A San Vittore ci sono circa 1400 detenuti: il doppio di quelli che ci dovrebbero stare, ma si sa gli uomini come tutti i branchi sono capaci di stringersi se è l’unico modo di starci. Celle tre metri per tre: un fazzoletto di pavimento che all’ikea si arreda con un mazzetto di 10 euro. Dentro i tre metri per tre qui a San Vittore ci vivono in sei. Con i letti aggrappati che arrivano ad un soffio dal soffitto. Ci accolgono con sommersa gratitudine e la buona educazione del nodo in gola. Gli agenti della Polizia Penitenziaria hanno le chiavi che ti aspetti per aprire castelli e parlano dei colleghi e dei detenuti. Ogni tanto gli scappa un “noi”. Come un recinto di guardie e ladri che si mettono insieme almeno per salvarsi. Se i detenuti sono doppi di quello che dovrebbe, le guardie circa la metà. A San Vittore i numeri non tornano mai: eppure la vivibilità è fatta di numeri, spazi e fondi. Qui lo sanno bene che il bluff non funziona.

In una cella con un ventilatore tenuto insieme dal nastro da pacchi, un ospite con il piglio esperto del residente si stacca dal fornello a tre passi dalla turca e dice indicando l’agente “se fate stare bene loro, loro possono fare stare bene noi”. L’emergenza sa costruire solo estremi: alleanze impensabili o odi profondi. Mi arrivano in testa Stefano Cucchi e a tutti gli altri che non si sono nemmeno meritati di essere stati nominati. Penso all’agente di Polizia Penitenziaria aggredito pochi giorni fa nel carcere di Opera. Questa è una guerra senza vincitori né vinti dove perde solo la responsabilità.

Nei prossimi giorni insieme ad alcune associazioni stilerò un programma per visitare tutte le carceri della regione. Stabilendo insieme le priorità per una relazione più completa possibile.

Intanto stanno finendo i nuovi servizi igienici: il lavoro ce lo mettono i detenuti lavoratori, i materiali, le porte, i sanitari e gli arredi l’Italia dei Valori. E’ poco ma è qualcosa. Almeno per provare a tenere anche il rispetto sotto osservazione.

Quando si scambia malainformazione per disturbatori

Ieri i Radicali Italiani hanno manifestato durante l’insediamento del Consiglio Regionale in Lombardia. I Radicali hanno organizzato un presidio davanti al Consiglio Regionale per denunciare le gravi violazioni che hanno afflitto tutto il procedimento elettorale e ribadire che il Consiglio e il Presidente Formigoni sono stati eletti illegalmente. La notizia è scomparsa, sommersa, inghiottita nella sola nota di costume dell’irruzione di Marco Cappato durante la seduta. Come uno svilente santino che dipinge l’ennesimo “disturbatore” per le foto ricordo. Eppure le accuse dei Radicali sono circostanziate e dello stesso sapore di un malcostume elettorale tutto italiano. Nascondere sotto il tappeto della “pittoresca irruzione” una situazione che dovrebbe quantomeno aprire un dibattito è oscurantismo della libera circolazione delle idee. Alzi la mano chi oggi, dopo aver letto i quotidiani, conosce i reali motivi della protesta. Per tutti gli altri li potete ascoltare qui:

Prima seduta del Consiglio: un appunto e qualche riflessione

Ieri si è insediato ufficialmente la IX Legislatura del Consiglio Regionale della Lombardia. Tre ore di liturgia scenica di nomine ed elezioni decise a tavolino che, inevitabilmente, diventano una passerella (forse dovuta) per aprire le danze. Il Consiglio è il luogo designato per l’esercizio democratico dei delegati regionali, un “monumento” alla responsabilità della Politica e della rappresentanza delle istanze civili: proprio per questo mi auguro che passi presto questa ventata di “costume” che ha intriso la prima giornata con Renzo Bossi e la Minetti in prima fila per sfamare la pancia molle e gossipara del primo giorno di scuola.

Le nomine ci dicono qualcosa: Davide Boni (Lega) è il nuovo Presidente del Consiglio Regionale. Nel suo discorso di insediamento ha rivendicato il ruolo fondamentale dell’Assemblea Consiliare che non può e non deve essere snobbata dalla Giunta, così come il prezioso lavoro delle commissioni. Tutti d’accordo. Se non fosse che proprio Boni è stato nella scorsa legislatura assessore della squadra di governo regionale che ha “dimenticato” di ricordarselo. Aspettiamo con fiducia. Personalmente non mi piace per niente l’idea di trasferire in tourné una delle prossime sedute a Malpensa per dare un segnale di vicinanza. Per tre motivi: la politica che “occupa” fisicamente un problema che non riesce a risolvere con i mezzi che le sono propri ha l’aria di un circo nomade e imbarazzato, la “messinscena” avrebbe costi che potrebbero essere utilizzati per azioni più concrete di sostegno e, ultimo ma non ultimo, la desertificazione di Malpensa è figlia di una miopia di un Governo dello stesso colore politico di questa Giunta lombarda. Forse sarebbe meglio una telefonata tra compari piuttosto che organizzare armi e bagagli per una dispendiosa gita fuori porta.

Vicepresidenti sono Filippo Penati (Pd) e Franco Nicoli Cristiani (Pdl). Consiglieri segretari sono Carlo Spreafico (Pd) e mister preferenze Massimo Ponzoni. Massimo Ponzoni non è un caso di omonimia: è lo stesso Ponzoni che risulta indagato per bancarotta per distrazione, bancarotta documentale e fatturazioni per operazioni inesistenti dalla procura di Monza. E’ lo stesso Ponzoni di cui avevano scritto Gianni Barbacetto e Davide Milosa circa voci su strane frequentazioni con uomini del clan Iamonte. E’ lo stesso Massimo Ponzoni con una villetta bifamiliare abusiva intestata alla moglie e abbattuta il 20 marzo del 2009. Io sono un garantista, per questo seguirò con particolare affetto l’evolversi della vicenda.

A proposito di curiosità, in attesa della formazione delle commissioni, sono stato indicato (ed eletto) nella “tana” della curiosità che è la Giunta delle elezioni. La Giunta delle elezioni della IX legislatura è composta da Paolo Valentini (PdL), Arianna Cavicchioli (PD), Alessandro Marelli (LN), Giulio Cavalli (IdV), Enrico Marcora (UDC), Elisabetta Fatuzzo (Pensionati) e Chiara Cremonesi (SEL). Secondo l’articolo 8 del regolamento generale la Giunta delle elezioni: a) esamina le cause di ineleggibilità e di incompatibilità dei consiglieri regionali, iniziando dalla verifica della posizione dei propri componenti;b) riferisce al Consiglio regionale in ordine alla valutazione di insindacabilità dei consiglieri regionali sulla base della normativa vigente;c) si esprime circa i requisiti, previsti dallo Statuto o dalla legge, che debbono possedere gli assessori o i sottosegretari nominati al di fuori del Consiglio regionale;d) esercita ogni altra funzione ad essa attribuita dalla normativa vigente.2. Entro la prima seduta del Consiglio regionale i consiglieri comunicano in forma scritta alla Giunta delle elezioni gli uffici e le cariche da essi ricoperti.3. La Giunta delle elezioni sente gli interessati, assume informazioni, chiede e riceve l’esibizione di documenti relativi all’oggetto della sua verifica.4. Le sedute della Giunta delle elezioni sono valide con la presenza della maggioranza dei suoi componenti; le deliberazioni sono assunte a maggioranza semplice; i componenti della Giunta esprimono il proprio voto a titolo individuale, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 7, comma 5.5. Le sedute della Giunta delle elezioni non sono pubbliche.6. Fino alla conclusione del procedimento gli atti della Giunta delle elezioni sono riservati ai suoi componenti, fatti salvi i diritti degli interessati e dei controinteressati.7. Dopo la conclusione del procedimento copia delle deliberazioni e dei verbali sono rilasciati dalle strutture preposte a chiunque ne abbia un interesse qualificato.

Art.9 1. Se nei riguardi di un consigliere regionale si configurano cause di ineleggibilità o di incompatibilità, la Giunta delle elezioni gli notifica le contestazioni relative; il consigliere, entro dieci giorni dalla notificazione, può presentare in forma scritta le sue deduzioni. 2. Se le contestazioni riguardano cause di incompatibilità, diverse da quelle originarie derivanti da cumulo di cariche elettive, il Consiglio regionale, con deliberazione da adottarsi entro dieci giorni dalla scadenza del termine precedente, su motivata relazione presentata dalla Giunta delle elezioni, accerta se sussiste la contestata incompatibilità; in caso affermativo, il Presidente del Consiglio regionale invita il consigliere ad esprimere in forma scritta la sua opzione, entro il termine di dieci giorni. 3. La Giunta delle elezioni deve esaurire entro sessanta giorni dalla sua costituzione i propri adempimenti; entro il termine ulteriore di trenta giorni, il Consiglio regionale, su motivate relazioni della Giunta delle elezioni, convalida l’elezione dei consiglieri per i quali non sussistano cause di incompatibilità; annulla l’elezione dei consiglieri per i quali sussistano cause di ineleggibilità; dichiara la decadenza dei consiglieri ritenuti incompatibili che non abbiano optato per il mandato regionale. 4. Tali deliberazioni sono immediatamente pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione; le deliberazioni di annullamento e di decadenza sono inoltre notificate entro cinque giorni ai consiglieri interessati.

Art. 10 (Ineleggibilità e incompatibilità sopravvenute) 1. Spettano alla Giunta delle elezioni anche l’esame delle cause sopravvenute di ineleggibilità e di incompatibilità e la verifica per la convalida dell’elezione dei consiglieri regionali subentrati. 2. In caso di assunzione di nuovi incarichi nel corso del mandato, i consiglieri devono darne comunicazione entro dieci giorni alla Giunta delle elezioni; in caso di inottemperanza la Giunta delle elezioni può procedere d’ufficio. La Giunta delle elezioni provvede comunque, con cadenza annuale, a una verifica delle posizioni di tutti i consiglieri in carica. 3. I consiglieri subentrati nel corso della legislatura devono comunicare in forma scritta, entro quindici giorni dalla proclamazione, gli uffici e le cariche da essi ricoperti. 4. Il procedimento, le deliberazioni del Consiglio regionale e gli adempimenti conseguenziali sono regolati dalle disposizioni dell’articolo 9. La Giunta delle elezioni riferisce al Consiglio regionale entro trenta giorni dall’avvio del procedimento.

Art. 11 (Esame della posizione degli assessori e dei sottosegretari nominati al di fuori del Consiglio regionale) 1. Entro quindici giorni dalla nomina gli assessori e i sottosegretari nominati al di fuori del Consiglio regionale comunicano alla Giunta delle elezioni gli uffici e le cariche da essi ricoperti. 2. Se nei riguardi di un assessore o di un sottosegretario, nominato dal Presidente della Regione al di fuori del Consiglio regionale, si configura l’insussistenza dei requisiti necessari per ricoprire la carica, la Giunta delle elezioni, entro venti giorni dall’avvio del procedimento, gli notifica le contestazioni relative, dandone contestuale comunicazione al Presidente della Regione e al Presidente del Consiglio; l’interessato, entro dieci giorni dalla notificazione, può presentare in forma scritta le sue deduzioni. 3. Entro i successivi dieci giorni la Giunta delle elezioni comunica le risultanze dell’istruttoria al Presidente della Regione per le determinazioni di sua competenza. 1. Se nei riguardi di un consigliere regionale si configurano cause di ineleggibilità o di incompatibilità, la Giunta delle elezioni gli notifica le contestazioni relative; il consigliere, entro dieci giorni dalla notificazione, può presentare in forma scritta le sue deduzioni.2. Se le contestazioni riguardano cause di incompatibilità, diverse da quelle originarie derivanti da cumulo di cariche elettive, il Consiglio regionale, con deliberazione da adottarsi entro dieci giorni dalla scadenza del termine precedente, su motivata relazione presentata dalla Giunta delle elezioni, accerta se sussiste la contestata incompatibilità; in caso affermativo, il Presidente del Consiglio regionale invita il consigliere ad esprimere in forma scritta la sua opzione, entro il termine di dieci giorni.3. La Giunta delle elezioni deve esaurire entro sessanta giorni dalla sua costituzione i propri adempimenti; entro il termine ulteriore di trenta giorni, il Consiglio regionale, su motivate relazioni della Giunta delle elezioni, convalida l’elezione dei consiglieri per i quali non sussistano cause di incompatibilità; annulla l’elezione dei consiglieri per i quali sussistano cause di ineleggibilità; dichiara la decadenza dei consiglieri ritenuti incompatibili che non abbiano optato per il mandato regionale.4. Tali deliberazioni sono immediatamente pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione; le deliberazioni di annullamento e di decadenza sono inoltre notificate entro cinque giorni ai consiglieri interessati.

Art. 10 (Ineleggibilità e incompatibilità sopravvenute)1. Spettano alla Giunta delle elezioni anche l’esame delle cause sopravvenute di ineleggibilità e di incompatibilità e la verifica per la convalida dell’elezione dei consiglieri regionali subentrati.2. In caso di assunzione di nuovi incarichi nel corso del mandato, i consiglieri devono darne comunicazione entro dieci giorni alla Giunta delle elezioni; in caso di inottemperanza la Giunta delle elezioni può procedere d’ufficio. La Giunta delle elezioni provvede comunque, con cadenza annuale, a una verifica delle posizioni di tutti i consiglieri in carica.3. I consiglieri subentrati nel corso della legislatura devono comunicare in forma scritta, entro quindici giorni dalla proclamazione, gli uffici e le cariche da essi ricoperti.4. Il procedimento, le deliberazioni del Consiglio regionale e gli adempimenti conseguenziali sono regolati dalle disposizioni dell’articolo 9. La Giunta delle elezioni riferisce al Consiglio regionale entro trenta giorni dall’avvio del procedimento.Art. 11(Esame della posizione degli assessori e dei sottosegretari nominati al di fuori del Consiglio regionale)1. Entro quindici giorni dalla nomina gli assessori e i sottosegretari nominati al di fuori del Consiglio regionale comunicano alla Giunta delle elezioni gli uffici e le cariche da essi ricoperti.2. Se nei riguardi di un assessore o di un sottosegretario, nominato dal Presidente della Regione al di fuori del Consiglio regionale, si configura l’insussistenza dei requisiti necessari per ricoprire la carica, la Giunta delle elezioni, entro venti giorni dall’avvio del procedimento, gli notifica le contestazioni relative, dandone contestuale comunicazione al Presidente della Regione e al Presidente del Consiglio; l’interessato, entro dieci giorni dalla notificazione, può presentare in forma scritta le sue deduzioni.3. Entro i successivi dieci giorni la Giunta delle elezioni comunica le risultanze dell’istruttoria al Presidente della Regione per le determinazioni di sua competenza.

Credo che sia uno dei luoghi più adatti per esercitare quella curiosità sana che può essere un antidoto al privatismo e l’impunità sotto traccia: un ottimo posto per rispettare il mandato dei miei elettori. La Giunta delle elezioni si riunirà prossimamente e eleggerà durante la prima seduta il proprio Presidente, Vice Presidente e Consigliere Segretario.

Volutamente tralascio la muffa del chiacchericcio su figli e veline. Non credo ci interessino e in giro ci si sfama abbastanza.

Nel prossimo consiglio il presidente Formigoni illustrerà il proprio programma. I consiglieri hanno diritto di intervenire. Ne sentiremo delle belle.

Qui trovate il video della seduta.

Lo strano caso di Infrastrutture Lombarde spa

Infrastrutture Lombarde spa è una società con capitale interamente della Regione Lombardia, secondo l’art. 5 dello statuto societario.

Il direttore generale è l’Ing. Antonio Rognoni, indagato per la costruzione della nuova sede della Regione Lombardia per turbata libertà degli incanti e concussione. L’inchiesta è partita dal pm di Potenza, Henry John Woodcock, che ha trasferito gli atti per competenza territoriale ai pm milanesi Frank di Maio e Paolo Pirrotta.
La costruzione della nuova sede della Regione Lombardia è stata appaltata da Infrastrutture Lombarde spa al Consorzio Torre, di cui Impregilo ha una quota superiore al 90%, per un importo di oltre 185 milioni di euro. 

La stessa azienda nel 1991 (allora si chiamava Cogefar) si aggiudicò la gara per la messa in funzione dell’ ospedale dell’Aquila, quel San Salvatore che non è sopravvissuto al sisma del 6 aprile. Inchiesta archiviata nel dicembre 2009 , come da articolo apparso sul Corriere della Sera del 12 aprile 2010, http://archiviostorico.corriere.it/2010/aprile/12/Milano_bocciano_intercettazioni_Woodcock_co_8_100412017.shtml

L’Ing. Rognoni, tra l’altro, è stato nominato dal presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, in qualità di commissario delegato per la ricostruzione e la funzionalità degli edifici e dei servizi pubblici, “soggetto attuatore” per le opere offerte dalla Regione Lombardia. Per completezza informativa, Il soggetto attuatore è per definizione il soggetto deputato in via principale alla realizzazione di un progetto, una sorta di supervisore, manager e, comunque, il vertice di una piramide con amplissimi poteri.

Tornando alla situazione lombarda, il 7 maggio scadono i termini per affidare il primo lotto dei lavori per il restauro del corpo centrale della Villa Reale di Monza. La regione per iniziare il restauro ha utilizzato la Infrastrutture Lombarde spa per affidare i lavori (la parte pubblica investe 15 milioni di euro, mentre il privato 8 milioni). Al privato viene rilasciata una concessione d’uso della Villa monzese per 30 anni. I dubbi, in primo luogo, sorgono sulla scelta del privato, poiché la società diretta dall’Ing. Rognoni non ha emesso un bando pubblico, bensì una concessione di lavori pubblici per un privato con una grande disponibilità economica, che dovrebbe investire nell’arte per l’arte, situazione alquanto improbabile soprattutto in un periodo di crisi economica.

In secondo luogo, ci si chiede per quale motivo sia in atto questo tentativo di privatizzare la Villa Reale che, tra l’altro, obbligherebbe l’ISA (Istituto Statale d’Arte), presente nell’ala sud del complesso architettonico, a spostarsi. Per far sloggiare la scuola è già pronto un progetto di 12 milioni di euro per costruire un nuovo istituto sull’area della ex caserma IV Novembre al Rondò dei Pini di Monza.

In conclusione, al di là dell’ennesimo tentativo di privatizzazione tipicamente lombardo, ci si chiede come sia possibile affidare a persona indagata per turbata libertà degli incanti e concussione, proprio in appalti pubblici, lavori significativi di un bene pubblico come la Villa Reale di Monza. È, inoltre, da evidenziare il fatto che la regione Lombardia affida ad una struttura formalmente privata, Infrastrutture Lombarde spa, attività che dovrebbero essere svolte in regime di libera concorrenza con gare di evidenza pubblica. Per questo motivo la Cgil Lombardia ha predisposto un esposto alla Commissione Europea.