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Anomalie di bilancio: i dipendenti regionali

Il 28 Luglio di quest’anno il Consiglio Regionale (su proposta dell’Ufficio di Presidenza) ha disposto la seconda variazione di bilancio disponendo alcune modifiche alle spese per il personale di Consiglio. Di quella seduta rimane la “voglia di mare” generalizzata e una votazione in fretta e furia prima si rompere le righe e darsi a sdraio e ombrelloni. In quei giorni si è parlato (e scritto) molto della “caccia in deroga” che (anche in virtù delle partenze programmate) eravamo riusciti a bloccare per la prima volta. Quel giorno si è votata la variazione di bilancio che ha sancito un + 314.000 euro per il trattamento economico del personale delle categorie (art. 401), un + 251.000 euro per il trattamento economico dei dirigenti (art. 402) e +125.000 euro per le posizioni organizzative (art. 414). E’ rimasto invece invariato l’articolo 412 riservato al salario accessorio di personale in posizioni non organizzative. In poche parole: adeguamento salariale per tutti tranne che per i lavoratori “di base”. I lavoratori che sostengono il lavoro del consiglio nell’ombra ma con la stessa quotidianità e con la stessa professionalità delle posizioni organizzative. Per dirla in numeri 125 mila euro in più per una trentina di persone e niente per 240 famiglie. In quell’occasione ho votato (unico in aula) contro, prendendo una posizione diversa anche dal resto del mio gruppo consiliare (che si è comunque astenuto). Essere portatori di voto “unico” in tutto il Consiglio è una sensazione di solitudine intellettuale. Una sensazione di essere neo di cui, oggi, mi sento ancora più fiero. E’ bastato poco infatti per accorgersi che la diseguaglianza di trattamento ha acceso un malcontento organizzato tra i lavoratori che è sfociato in riunioni, documenti di disapprovazione e raccolta firme. L’equità è un valore di democrazia e buon governo che dovrebbe essere (molto, molto teoricamente) molto vicino ai valori “solidali” (si, lo so, è detto in modo molto ironico) di Don Giussani e Comunione e Liberazione. Non dovrebbero esserci dipendenti un po’ più uguali degli altri. E allora (nel passo breve delle mie possibilità) ho pensato di riproporre il tema. Con fiducia e con la consapevolezza che è nella mia formazione politica (e culturale) essere dalla parte di lavoratori. Tutti. Con un ordine del giorno che dovrebbe sancire buon senso. Vedremo.

ORDINE DEL GIORNO AL PDA 11 BILANCIO DI PREVISIONE PER IL FUNZIONAMENTO DEL CONSIGLIO PER L’ANNO 2011

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PREMESSO CHE

Il 28 luglio 2010, sulla base dell’autorizzazione legislativa di cui all’art. 7, comma 5, della l.r. 13/2010, il Consiglio regionale, su proposta dell’UdP, ha disposto la seconda variazione al bilancio di previsione 2010 disponendo, in particolare, le seguenti modifiche al Capitolo 400 (Spese per il personale del Consiglio):

  • – Art. 401 (Trattamento economico del personale delle categorie): + 314.000 euro;
  • – Art. 402 (Trattamento economico dei dirigenti): + 251.000 euro;
  • – Art. 414 (Fondo per la retribuzione di posizione e risultato dei responsabili posizioni organizzative): + 125.000 euro.

PREMESSO INOLTRE CHE

Non è stato invece toccato l’art. 412 (Risorse decentrate per il personale delle categorie), con cui viene finanziato il salario accessorio del personale non titolare di Posizione organizzativa.

ATTESO CHE

Il Consiglio regionale ha perciò aumentato stabilmente, di 125 mila euro, le risorse per il trattamento economico accessorio di poco più di una trentina di titolari di Posizione organizzativa, mentre niente è stato aggiunto alle risorse stabili per il salario accessorio di circa 240 dipendenti non titolari di P.O.

ATTESO INOLTRE CHE

Tale iniqua decisione del Consiglio regionale ha suscitato un grande malcontento tra il personale, che si è mobilitato in vari modi (tra cui assemblee e raccolte di firme), soprattutto perché l’art. 9, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, congela per un triennio il trattamento economico complessivo goduto dai singoli dipendenti pubblici nell’anno 2010.

CONSIDERATO CHE

Proprio in virtù di tale vincolo legislativo nazionale, l’ufficio di presidenza dovrà verosimilmente disporre l’aumento del trattamento dei titolari di P.O. entro la fine dell’anno, forse proprio nella seduta del 13 dicembre.

CONSIDERATO INOLTRE CHE

Ragioni di equità suggerirebbero invece di utilizzare i 125 mila euro reperiti con la variazione di bilancio di luglio per finanziare non soltanto il trattamento delle P.O. ma anche il salario accessorio di tutti gli altri dipendenti.

VALUTATO CHE

Proprio per rimediare all’ingiustizia che ha colpito circa 8 lavoratori su 9, il gruppo IDV ha proposto, con un emendamento al pdl 59 (Collegato 2011), che le risorse stabili destinate al salario accessorio del personale del Consiglio regionale di tutte le categorie possano essere aumentate in misura pari all’aumento autorizzato, in favore dei soli titolari di Posizione organizzativa, dall’art. 7, comma 5, della l.r. 13/2010.

VALUTATO INOLTRE CHE

L’emendamento del gruppo IDV è formulato in piena analogia con il meccanismo di cui al comma 5 dell’articolo 7 della l.r. 13/2010: la norma proposta e quella esistente condividono perciò i medesimi presupposti di legittimità.

RITENUTO CHE

La scelta che abbiamo di fronte sulla questione della gestione del personale è quindi non di legittimità ma di pura opportunità.

RITENUTO INOLTRE CHE

La politica rischia infatti di risultare sempre meno credibile se, da un lato, chiede alla maggioranza dei dipendenti di fare dei sacrifici economici e, dall’altro, destina risorse aggiuntive a una minoranza, le P.O., che già beneficiano di un trattamento aggiuntivo di 14.750,00 euro annui.

Con l’ipotesi di accordo firmata dall’amministrazione con 7 membri delle RSU su 12 (probabilmente all’esame dell’UdP il 13 dicembre) sono state destinate al resto del personale, per il solo 2010, risorse estemporanee (quindi non stabili) derivanti dalla mancata copertura della dotazione organica dell’ente.

VERIFICATO CHE

Il bilancio di previsione proposto per il 2011:

  • – conferma la scelta di luglio in materia di trattamento delle P.O. (art. 414);
  • – conferma la non scelta sul resto del personale (art. 412);
  • – conferma l’aumento di 70 mila euro del “Fondo per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti” (art. 413) disposto con la prima variazione di bilancio, risalente al mese di giugno 2010.

VERIFICATO INOLTRE CHE

Rispetto al bilancio di previsione del 2010, quello proposto per il 2011, aumenta perciò di 195 mila euro le risorse destinate al trattamento di posizione e di risultato di dirigenti (art. 413) e P.O. (art. 414) e non aggiunge un solo centesimo a quelle per il trattamento accessorio di oltre 240 dipendenti (art. 412).

IMPEGNA L’UFFICIO DI PRESIDENZA DEL CONSIGLIO REGIONALE

Ad un reperimento di risorse stabili per finanziare il trattamento accessorio dei dipendenti del Consiglio non titolari di Posizioni Organizzative.

Milano, 16 dicembre 2010

Giulio Cavalli (IDV)

Francesco Patitucci (IDV)

Gabriele Sola (IDV)

Stefano Zamponi (IDV)

La Regione Lombardia si è “dimenticata” gli infortuni sul lavoro

Che in Italia la sicurezza sul lavoro sia considerato un fastidioso “costo” piuttosto che un civile investimento è sotto gli occhi di tutti. Solo in Lombardia negli ultimi mesi abbiamo assistito a tragedie come lo scoppio della Eureco di Paderno Dugnano che hanno provocato vittime e fiamme che, viste da fuori, sembrano un bollettino di guerra di un paese di confino. Le vittime sul lavoro non hanno né funerali di Stato né bare avvolte nelle bandiere. Spesso il cadavere è la prima e unica “emersione” ufficiale di una vita rimasta in nero per il fisco, per l’anagrafe e per la dignità. Nel bilancio regionale che andremo a discutere nelle sedute consiliari della prossima settimana non esiste nessuna voce che preveda fondi e investimenti sul tema della sicurezza all’interno delle fabbriche e dei cantieri: se ne sono dimenticati mentre pensavano ad altro. Almeno per provare a rimettere “le cose a posto” proveremo a ricordarglielo bisbigliandogli ad un orecchio un ordine del giorno.

ORDINE DEL GIORNO AL PDL 61

BILANCIO DI PREVISIONE PER L’ESERCIZIO FINANZIARIO 2011 E BILANCIO PLURIENNALE 2011/2013 A LEGISLAZIONE VIGENTE E PROGRAMMATICO

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PREMESSO CHE

Nei cantieri e nelle fabbriche avvengono oltre un milione di infortuni e più di mille morti ogni anno;

PRESO ATTO CHE

L’attuale governo in tema di sicurezza sul lavoro ha da tempo tagliato le necessarie risorse affinché in tale ambito vi possano essere i doverosi controlli da parte degli uffici a ciò preposti e la realizzazione di interventi formativi in materia di tutela della salute e della sicurezza dei e nei luoghi di lavoro;

VERIFICATO CHE

Il bilancio di previsione del prossimo triennio 2011 – 2012 – 2013 non prevede per le voci sopra evidenziate appositi stanziamenti;

RILEVATO CHE

Controlli ed interventi formativi in materia di tutela della salute e della sicurezza appaiono strumenti fondamentali sia ai fini di una efficace prevenzione da infortuni e morti sul lavoro che di una loro reale ed efficace attuazione e appare quindi altresì necessario che anche da parte di Regione Lombardia vengano dedicate le necessarie risorse;

IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

A porre in essere tutti gli strumenti più idonei affinché nel bilancio di previsione del prossimo triennio 2011 – 2012 – 2013 vengano predisposti appositi stanziamenti atti a garantire il finanziamento concernente gli interventi formativi in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro.

Milano, 16 dicembre 2010

Giulio Cavalli (IDV)

Francesco Patitucci (IDV)

Gabriele Sola (IDV)

Stefano Zamponi (IDV)

Caro Antonio, caro Luigi: e i cittadini?

Ho seguito la vicenda (nauseante) dei v(u)oti a rendere per la fiducia alla carcassa del Governo il prossimo 14 dicembre. Mi sono anche sforzato di leggere, con senso di fastidio, le giustificazioni di Razzi e Scilipoti: parole che in questo momento non contano. La valutazione della colpa sta tutta nel momento storico: non si tratta di sapere perché si entra o si esce (anche se l’odore dei soldi annichilisce) da questo o quel partito, si tratta di sapere se si vota si o no. Da che parte si sceglie di stare lo racconta la lucina verde o rossa sullo scranno. Quello è l’unico atto “politico” in una settimana di chiacchere.
Ma più di tutto ho seguito il dibattito sulla scelta delle candidature: ho letto (e compreso) le difficoltà nella scelta di candidati sul territorio nazionale del Presidente Di Pietro e ho letto dell’ipotesi di una “cabina di regia” avanzata da Luigi De Magistris per scelte “etiche” nelle future elezioni e, ad oggi, mi sfugge un punto: i cittadini lontani e una legge elettorale che corrode i partiti, che tarpa l’indipendenza intellettuale degli eletti, che semina visioni lunghe pochi centimetri al massimo fino alle prossime elezioni e che interrompe quel filo (sancito dalla Costituzione) che dovrebbe tenere legati gli eletti solo e solamente ai propri elettori. Una legge elettorale che oggi coltiva servi e yesman: l’intergruppo più folto del nostro Parlamento.
Mi chiedo se solo io non mi sono accorto come la modifica alla legge elettorale sia improvvisamente scomparsa dall’agenda delle priorità che quasi tutti (a destra e a sinistra) sventolavano fino a qualche settimana fa. Mi chiedo se qualcuno ci aveva già avvisato che la battaglia per le preferenze piuttosto che le nomine sia da considerarsi persa, conclusa, finita. Se non sia il caso di interrogarsi su parlamentari nominati che siedono a Roma e faticherebbero ad entrare nel Consiglio Comunale della propria città. Se non sia il momento di continuare sulla strada della partecipazione, senza intermediazioni o oligarchie, studiando meccanismi che “aggirino” una legge che non si riesce (o non si vuole) sbloccare: un’idea che costruisca dinamiche di scelta restituita agli elettori. Un’idea “politica”. Appunto.

L’appello di LIBERA per la confisca ai corrotti

Una firma importante per un appello fondamentale.

La corruzione minaccia il prestigio e la credibilità delle istituzioni, inquina e distorce gravemente l’economia, sottrae risorse destinate al bene della comunità, corrode il senso civico e la stessa cultura democratica. Per questo motivo raccoglieremo un milione e mezzo di cartoline da inviare al Presidente Napolitano per chiedergli di intervenire, nelle forme e nei modi che riterrà più opportuni, affinché il governo e il Parlamento ratifichino quanto prima e diano concreta attuazione ai trattati, alle convenzioni internazionali e alle direttive comunitarie in materia di lotta alla corruzione nonché alle norme, introdotte con la legge Finanziaria del 2007, per la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti.

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Rassegna stampa

Le bugie nascoste nell’eccesso di difesa

Diceva Oscar Wilde che “niente ottiene successo come l’eccesso”. Per questo mi stupisce poco la reazione scomposta e imbizzarrita del Presidente del Consiglio Regionale Davide Boni alla mia partecipazione alla trasmissione L’INFEDELE di Gad Lerner su LA7: l’eccesso è la matrice propagandistica della Lega Nord che con il gioco manicheo del nord pulito e buono contro il sud sporco e cattivo ha sfamato la pancia molle di un esercito di semplicisti e banalizzatori.

La relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia (Dia) riferita al primo semestre 2010 dice  chiaramente che “la consolidata presenza in alcune aree lombarde di «sodali di storiche famiglie di ‘ndrangheta» ha «influenzato la vita economica, sociale e politica di quei luoghi». La relazione sottolinea il «coinvolgimento di alcuni personaggi, rappresentati da pubblici amministratori locali e tecnici del settore che, mantenendo fede a impegni assunti con talune significative componenti, organicamente inserite nelle cosche, hanno agevolato l’assegnazione di appalti e assestato oblique vicende amministrative».

Di fronte a questa analisi del più alto organo istituzionale antimafia in Italia la mia stringata opinione durante la trasmissione rischia addirittura di essere banale se non scontata. Certamente per niente rivoluzionaria. Molti mi stanno scrivendo che ho parlato specificatamente di Consiglio Regionale. Certo, ho parlato di persone chiaramente indicate dai gruppi criminali per le elezioni regionali e lo ripeto qui. Nell’ordinanza dell’operazione INFINITO al foglio 387 i magistrati scrivono:

Sintetizzando quanto fin qui è emerso dalle attività tecniche e dai servizi di osservazione, si può affermare che Barranca Cosimo e Pino Neri hanno promesso di convogliare un certo numero di voti a favore di due candidati alle elezioni regionali lombarde (Abelli e Giammario) e ciò è avvenuto attraverso la “mediazione” di Carlo Chiriaco, esponente di rilievo della sanità lombarda. L’impegno della famiglia Barranca a favore di Angelo Giammario emerge anche da · una conversazione il 12.03.2010, intercorsa tra Chiriaco e Barranca Pasquale, detto “Lino”, fratello di Cosimo. Nel corso della stessa, i due interlocutori commentavano il proprio sostegno alla candidatura di Giammario Angelo, esteso altresì alla sua famiglia, ad esempio alla figlia che veniva indicata essere impegnata presso la sezione elettorale di Viale Monza, con l’incarico di telefonista -‹‹…qui Cosimo sta facendo Giammario e tutti quanti Giammario. Anche mia figlia sta rispondendo al telefono lì in viale Monza per Gianmario›› · Due conversazioni il 22.2.07 e 23.2.07 e quando Barranca viene richiesto da Chiriaco di portare “50 – 60 fotocopie” (forse 50-60 mila euro) all’avvocato SCIARRONE, indicato quale uomo di GIAMMARIO, in prospettiva delle elezioni Regionali 2010. L’esito delle consultazioni elettorali, che dal punto di vista di numero dei voti non ha sicuramente rispettato le attese, ha però visto l’elezione di entrambi i candidati sostenuto dall’interno ‹‹nucleo di calabresi›› mobilitato da Chiriaco. ABELLI, infatti, è stato eletto con 8600 preferenzee; Giammario l’ha comunque spuntata a Milano, come ultimo eletto (oltre 6000 voti), anzi vi è da sottolineare che le indicazioni provenienti dalle intercettazioni non lasciano dubbi sul fatto che quest’ultimo sia stato sostenuto (a detta di Chiriaco) dai voti procurati dall’entourage di Barranca Cosimo perché, a dire sempre dello stesso Chiriaco, Giammario avrebbe rifiutato i voti “compromettenti” provenienti da Neri Giuseppe: CHIRIACO…ma che cazzo devono dire ….non c’entra un cazzo Maullu….questi qua pigliano i voti e poi se ne fottono ..inc.., ah.., io stavolta io ho dato una mano ad ANGELO GIAMMARIO …no.. FRANCO …si… CHIRIACO …io gli ho detto, ANGELO ..questi sono voti puliti…….essendo che ad un certo punto i miei amici gli hanno portato circa 1800... nome cognome, residenza e dove votavano… se vuoi posso darti ancora dei contributi .., però sono voti che poi ad un certo punto… sai .. . io…no, no, mi ha detto non ne voglio…e infatti dietro c’è PINO NERI..ho detto Pinuccio…lascia stare… FRANCO: l’amico di Ciocca CHIRIACO …nooo FRANCO: GIAMMARIO è quello che è stato eletto a Milano? CHIRIACO: sì Angelo GIAMMARIO

In un’altra ordinanza relativa alla maxinchiesta della Dda di Milano (quella firmata dal gip del Tribunale di Milano Giuseppe Gennari) il gip, riservando un capitolo ai «Rapporti politici ed istituzionali» scrive: «È chiaro che, se l’obiettivo dei nostri è quello di mettere le mani su appalti pubblici, avere ottimi rapporti con esponenti politici rappresenta un capitale aggiunto di notevole valore e considerevole interesse. Ciò lo si dice, ovviamente, a prescindere dal tipo di “risposta“ del soggetto istituzionale di riferimento che talvolta, come nel caso di Oliverio, ma anche di Santomauro e di Ponzoni – si presenta incredibilmente spregiudicata mentre, in altri casi, può essere del tutto neutra. Insomma, queste relazioni altro non sono che parte di quello che il pm, nella richiesta di misura cautelare, definisce il capitale sociale dell’organizzazione criminale. Per l’ex Assessore regionale lombardo Ponzoni – continua il gip – si registra immediatamente un salto di qualità rispetto ai due faccendieri Oliverio e Santomauro. Sono i calabresi che “forzano” un appuntamento con Ponzoni su richiesta di Santomauro; è personalmente Strangio (Salvatore Strangio, anche lui arrestato nella maxioperazione) che procura un appuntamento tra l’imprenditore e l’assessore. Ciò a dire che Ponzoni fa parte del capitale sociale della organizzazione indipendentemente e da prima dell’ingresso dell’imprenditore e delle sue relazioni».

Questi due episodi per citare qualche esempio nel mare magnum di elementi e atti che ci raccontano come sia inevitabile che la ‘ndrangheta anche in Lombardia punti con i propri voti all’elezione di uomini ritenuti “disponibili” all’interno del Consiglio Regionale Lombardo. Che siano amicizie millantate e che abbiano ottenuto in cambio qualche promessa è materia della magistratura. Ma la febbrile ricerca di sponde politiche è un problema di cui si deve fare carico proprio il Consiglio Regionale, in primis nel Presidente Davide Boni. Se no, chi altro?

Risponderò punto per punto alle accuse che mi sono mosse, senza problemi. Avrò anche occasione di ripetere i nomi e i fatti in Tribunale e (visto che la Lega lo chiede ad alta voce) anche in Aula Consiliare. Il mio unico vero pensiero e dubbio (al di là delle levate di scudi o delle raccolte di firme che non servono più di un impegno ordinario e sottovoce di tutti coloro che credono nella dignità di una regione senza puzzo di malaffare e compromesso) è per tutti gli altri: parlo di un’infinità di giornalisti e di blogger che nell’ombra si ritrovano a dovere fronteggiare questo eccesso di difesa in un momento in cui si vorrebbe negare anche la verità storica. Penso a chi non ha voce per difendere le proprie opinioni ma si ritrova strozzato dalle querele e dal silenzio tutto intorno. Penso ad una libertà di parola che si autocensura di fronte allo spettro di una querela. Penso ad una legge seria sulla “lite temeraria” che oggi in Italia serve subito, come spesso invocato da Milena Gabanelli. Penso al dovere che dobbiamo imporci di dare voce chi non ha voce.

Per me, la mia unica preoccupazione è sapere se andando in Aula a riraccontare quello che dico da anni sui libri o sui palchi devo o non devo pagare la SIAE.

Abelli e Chiriaco, e insorge lo sdegno

Se c’è qualcosa che più di tutto racconta il “lombardismo negazionista” sulla questione mafie al nord è la comicità (tragica) delle reazioni. arrivo a Pavia per un (bel) incontro sul tema mafie organizzato dal PD locale. Essendo a Pavia parlo (ovviamente) dei rapporti tra Chiriaco e Abelli (cose scritte e riscritte ovunque) e si accende subito lo sdegno. Come volevasi dimostrare.

I prossimi appuntamenti televisivi

Domani, giovedì 2 dicembre, sarò ospite di “Parla con me”, la trasmissione di Serena Dandini in onda dal martedì al venerdì a partire dalle 23.15 su RaiTre, durante la quale reciterò un monologo tratto dal mio libro.

Lunedì 6 Dicembre, alle ore 10, sarò ospite d’onore a “Brontolo” la trasmissione di Oliviero Beha su RaiTre. E infine lunedì sera parteciperò insieme a Nicola Gratteri, Angela Napoli, Gianluigi Nuzzi a “L’infedele”, trasmissione di Gad Lerner in onda alle ore 21 su La7. Non mancate!

La mia posizione (chiara) nella seduta sull’acqua pubblica

Poche parole per chiarire. Come da me auspicato oggi il mailbombing a noi consiglieri regionali sta mettendo nero su bianco le posizioni politiche che verrano assunte in Consiglio Regionale nella seduta in cui discuteremo (e voteremo) il progetto di legge sulla gestione idrica regionale.

Dopo aver analizzato le segnalazioni giunte dal Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l’Acqua Pubblica, ho deciso di farmi carico dei seguenti emendamenti che presenterò domani alla seduta del Consiglio Regionale e del seguente Ordine del Giorno. Ai miei elettori (ma anche no) le opinioni del caso:

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

Il comma 1 dell’articolo 47 è sostituito dal seguente:

“ 1. Il servizio idrico integrato, inteso quale insieme delle attività di captazione, adduzione e distribuzione di acqua a usi civili, fognatura e depurazione delle acque reflue, è organizzato sulla base di ambiti territoriali ottimali (ATO) corrispondenti ai bacini idrografici. Nel rispetto dei criteri di cui al titolo I, in merito all’efficacia, efficienza ed economicità del servizio, le Autorità d’ambito interessate possono tuttavia apportare modifiche alle delimitazioni degli ATO, dandone comunicazione alla Regione. La Giunta regionale stipula opportuni accordi con le regioni e le province autonome limitrofe, per l’organizzazione coordinata del servizio idrico integrato, che possono comprendere la costituzione di ambiti interregionali.”.

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

Il comma 1 dell’articolo 48 è sostituito dal seguente:

“ 1. In attuazione dell’articolo 2, comma 186 bis, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2010), dal 1 gennaio 2011 le funzioni già esercitate dalle

Autorità di ambito, come previste dall’articolo 148 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) e dalla normativa regionale, sono attribuite, per ciascun ATO, ai Comuni, riuniti in Consorzi di bacino, come definiti al successivo comma 1 bis. A partire da tale data, i Consorzi di bacino subentrano in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi, compresi i rapporti di lavoro in essere alla data del 30 settembre 2010, facenti capo alle Autorità di ambito di cui all’articolo 148 del d.lgs. 152/2006. Riguardo ai rapporti di lavoro di cui al precedente periodo, è garantita la salvaguardia delle condizioni contrattuali, collettive e individuali, in godimento..”.

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

Dopo il comma 1 dell’articolo 48 è inserito il seguente comma:

1 bis. In ragione del rilevante interesse pubblico all’organizzazione e attuazione del servizio idrico integrato e nel rispetto del principio di leale collaborazione, i Consorzi di bacino, di seguito indicati quali enti responsabili degli ATO, sono costituiti, senza aggravio di costi per gli enti locali, in ciascun ATO, e sono dotati di personalità giuridica e di autonomia organizzativa e contabile. L’ente responsabile dell’ATO prevede nel consiglio di amministrazione dei Consorzi di bacino una rappresentanza dei sindaci eletti nei comuni appartenenti all’ATO, facendo in modo che siano rappresentati i comuni con un numero di abitanti inferiore a 3.000, i comuni con un numero di abitanti compreso tra 3.000 e 15.000 e i comuni con un numero di abitanti superiore a 15.000. Il presidente, i consiglieri di amministrazione e i revisori dei conti dei Consorzi di bacino svolgono la loro attività a titolo onorifico e gratuito”.

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

L’articolo 49 è sostituito dal seguente:

Art. 49

(Organizzazione del servizio idrico integrato)

1. I Consorzi di bacino organizzano il servizio idrico integrato a livello di ATO nel rispetto del piano d’ambito e deliberano la forma di gestione fra quelle previste dalla disciplina comunitaria per i servizi pubblici locali di interesse generale,

ovvero affidando la gestione a soggetti di diritto pubblico, di proprietà degli enti locali ricadenti nel territorio compreso nell’ATO di appartenenza. Il servizio è affidato ad un unico soggetto per ogni ATO e per un periodo non

superiore a venti anni.

2. Allo scopo di cui al comma 1, gli enti locali possono costituire una società di ambito ai sensi dell’articolo 114, del d.lgs. 267/2000, a condizione che questa sia unica per ciascun ATO e vi partecipino, direttamente o indirettamente, i comuni

rappresentativi di almeno i due terzi del numero dei comuni dell’ambito.

3. Al fine di ottemperare nei termini all’obbligo di affidamento del servizio al gestore unico, l’ente responsabile dell’ATO, effettua:

a) la ricognizione delle gestioni esistenti in ciascun ATO;

b) l’individuazione delle gestioni esistenti che sono salvaguardate in base al successivo comma 4;

c) la definizione dei criteri per il trasferimento dei beni e del personale delle gestioni esistenti.

4. Sono salvaguardate, fino a scadenza naturale delle rispettive concessioni, le gestioni esistenti al 30.10.2010 che siano state affidate a società a capitale totalmente pubblico, secondo le modalità dell’affidamento “in house””.

Proporrò, inoltre, il seguente ordine del giorno:

ORDINE DEL GIORNO

AL PDL 57

MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 12 DICEMBRE 2003, N. 26 “DISCIPLINA DEI SERVIZI LOCALI DI INTERESSE ECONOMICO GENERALE. NORME IN MATERIA DI GESTIONE DEI RIFIUTI, DI ENERGIA, DI UTILIZZO DEL SOTTOSUOLO E DI RISORSE IDRICHE” IN ATTUAZIONE DELL’ARTICOLO 2, COMMA 186 BIS, DELLA LEGGE 23 DICEMBRE 2009, N. 191

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PRESO ATTO CHE

La Regione Lombardia ha previsto la decadenza anticipata rispetto alle gestioni esistenti al fine di affidare il tutto ad un gestore unico;

VERIFICATO CHE

Il progetto di legge in oggetto, all’articolo 6 comma 2 lettera b) dispone che l’ente responsabile dell’ATO tramite l’ufficio d’ambito effetua: “l’individuazione delle gestioni esistenti che decadono anticipatamente rispetto alla loro naturale scadenza ai sensi della normativa statale e regionale, in quanto affidate in contrasto con le normative sulla tutela della concorrenza o sulla riorganizzazione per ambiti territoriali ottimali del servizio idrico integrato”;

IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

ad attivarsi affinché siano salvaguardate, fino a scadenza naturale delle rispettive concessioni, le gestioni esistenti al 30.10.2010 che siano state affidate a società a capitale totalmente pubblico, secondo le modalità dell’affidamento “in house”.

La Regione risponde sull’Ospedale di Lodi

Avevo depositato qualche settimana fa u’interrogazione che si riferisce all’apparecchio per la tomografia assiale computerizzata dell’Ospedale Maggiore di Lodi e di Cologno. La premessa si riferisce al fatto che, dall’inizio dell’anno, il funzionamento di questo apparecchio per la TAC sia andato più volte incontro ad interruzioni, con evidenti disagi per i pazienti.

Il reparto di radiologia pare non sia fornito di un impianto di condizionamento centralizzato e pare che il caldo possa causare questo blocco. La nuova TAC, d’altro canto, sarebbe dovuta arrivare tra gennaio e febbraio, ma il capitolato per l’acquisto di questa apparecchiatura non è stato ancora effettuato, né sono state precisate le tempistiche di acquisto dei nuovi apparecchi per la TAC.

Nell’interrogazione si domanda se sia stato effettuato un controllo sul regolare funzionamento dell’apparecchio in questione, se corrisponda al vero l’esistenza e la predisposizione di un apposito capitolato per l’acquisto di nuovi apparecchi, se siano state appurate le cause effettive che determinano questi problemi di funzionamento e se nel caso si presentassero nuove interruzioni e guasti siano state previste valide soluzioni alternative.

Ecco la risposta dell’Assessore Bresciani data in Commissione:

Rispondo dettagliatamente, ma in modo abbastanza sintetico. Poi mi riservo di rispondere a vostre domande e certamente di darvi la documentazione, che è più ampia e più dettagliata nelle particolarità.

Dobbiamo, dunque, dirci che le apparecchiature di cui si parla, entrambe, hanno un contratto di manutenzione che è full-risk, cioè per ogni evento interviene la struttura che ci ha venduto le apparecchiature.

Ci sono dei passaggi di manutenzione programmata, che è quattro volte l’anno secondo gli schemi standard. C’è una manutenzione correttiva su chiamata illimitata nel contratto, il full-risk, che dice che praticamente, quando non funziona qualcosa, ovviamente arrivano subito. C’è, infine, un controllo anche su tutte le parti di ricambio e gli accessori. Questo è un contratto classico, standard. Ovviamente, viene redatto un verbale alla fine del lavoro in presenza dei responsabili dell’apparecchiatura radiologica, degli infermieri e quant’altro. Insomma, c’è tutta questa procedura.

Lei ha colto nel segno quando dice che la locazione di questa apparecchiatura, soprattutto a Lodi, è una locazione non idonea – diciamo non idonea in modo molto sottile – perché è locata in un posto dove la ventilazione non è garantita molto bene. Cioè, per apparecchiature precedenti andava bene, ma questa produce calore e, di conseguenza, soffre soprattutto nel periodo estivo. Peraltro, c’è molto afflusso, lavora molto l’apparecchiatura. Però, nel contesto di questi servizi che sono indispensabili in questo momento si sta facendo tutta una ristrutturazione sia delle strutture murarie che di ricezione di questi apparecchi e già è in programma l’adeguamento della struttura alle necessità strette che le nuove apparecchiature richiedono. Credo che avrete già sentito parlare che nel campo delle immagini c’è una sofisticazione estremamente elevata, di conseguenza l’immobile non è più adeguato alle nuove tecnologie. Quindi, c’è tutto un programma di ristrutturazione.

Nel programma di ristrutturazione poi, ovviamente, si andrà a collocare l’apparecchiatura, che prima deve godere della sede in cui alloggiare. Altrimenti, cadiamo nello stesso problema.

Questo è nella logica anche delle risposte necessariamente legate agli sviluppi dei sistemi sanitari di cui noi abbiamo sempre parlato.

Che cosa penso – cerco di essere sintetico, poi mi riservo di darle i dettagli, Consigliere Sola, nel caso lei lo ritenesse opportuno – sia necessario fare? Dicevo, la collocazione in questi ambienti richiede un piano rialzato, l’esposizione rende impervio il microclima, ed è difficile controllare il microclima proprio per una questione strutturale.

Che cosa si fa quando succede, intanto, che si ristruttura e si adegua tutto nel miglioramento delle strutture ricettive delle apparecchiature? Ebbene, quando la TAC si guasta, necessariamente si avvisano i pazienti che sono nell’ambito delle liste ambulatoriali che vengono redatte che l’apparecchio non funziona e che, quindi, l’esame viene rinviato. Se l’interruzione è superiore alle ventiquattro ore si cerca di dirottare i pazienti verso aree che sono limitrofe, vicine per non dare disagio, ma si va a supplire questa mancanza di servizio, che ci auguriamo duri il tempo stretto e molto costretto della ristrutturazione. Se non ristrutturiamo, non risolviamo quel problema.

I programmi ci sono. Per quanto riguarda il 118, prima che arrivino i pazienti che hanno bisogno di avere delle indagini TAC in caso di guasto si dirottano direttamente su Codogno, Crema e Cremona.

Direi che in sintesi il problema è tecnico-strutturale e che la programmazione è tale per cui si fanno questi interventi appena è possibile avere questi interventi. Noi avremo le apparecchiature collocate in un ambiente ideale, di conseguenza limiteremo anche i guasti che sono legati esclusivamente a dei problemi tecnici non tanto dell’apparecchiatura, ma proprio di locazione e di mole di lavoro.

È chiaro che c’è priorità e c’è una grossa pressione a cercare di arrivare al raggiungimento dell’esecuzione edilizia con la massima velocità. Però, lei sa bene che questi sono percorsi che incontrano, nella ristrutturazione, delle complessità maggiori che non nella costruzione, per cui qualche sorpresa sul percorso c’è.

Lei sa bene che la ristrutturazione costa più della nuova struttura, ormai, tant’è vero che in alcuni ambienti nordici l’ospedale viene costruito per una durata di trent’anni, poi viene disfatto e ne viene fatto uno nuovo. Noi purtroppo non abbiamo questa filosofia. Abbiamo degli ospedali di marmo che devono durare duecento anni, e poi non si riesce a introdurre una fibra ottica.