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Giulio Cavalli tra i relatori di CONTROMAFIE

Giulio Cavalli parteciperà nelle giornate del 24 e 25 ottobre alla seconda edizione di Contromafie – Gli stati generali dell’antimafia. Appuntamento importante per coloro che versano il proprio piccolo o grande tributo di responsabilità contro la presenza e l’azione delle mafie. Tutti e tutte chiamati a confrontarsi, a riflettere e a scrutare l’orizzonte dell’impegno

Dallʼinformazione alla cultura antimafia: il ruolo di teatro, cinema, tv, letteratura e musica
(Presso Palazzo delle Esposizioni, Sala Cinema, via Milano 9/a)
TUTOR: Teresa Marchesi e Santo Della Volpe (TG3) RELATORI: Angelo Barbagallo (produttore), Giulio
Cavalli (Attore e regista)
, Walter Dondi (Fondazione Unipolis), Antonio Ingroia (Procura della Repubblica di
Palermo), Mario Maffucci (già direttore di RAI Uno), Raffaele Marino (Procura della Repubblica di Torre
Annunziata NA), Francesco Moneti e Roberto Zeno (Modena City Ramblers), Enzo Monteleone (Regista),
Sandro Petraglia (Autore e sceneggiatore), Nino Rizzo Nervo (Cda RAI), Gaetano Savatteri (TG5)

IL PROGRAMMA COMPLETO QUI

LA MAFIA ALL’OMBRA DEL DUOMO

LA SCELTA DI SARA CHIAPPORI

All’operosa ombra della Madonnina, la mafia penetra, prolifera, fa affari, si installa nei luoghi del potere, contamina la società civile. Una criminalità organizzata efficiente,
ben camuffata con i suoi abiti firmati e ben introdotta con i suoi agganci negli ambienti giusti. Invisibile in superficie, ma non per questo meno pericolosa. Dopo Do ut des e nonostante le minacce ricevute, Giulio Cavalli torna a parlare di mafia nello spettacolo A cento passi da Duomo, scritto con Gianni Barbacetto (ancora oggi al Teatro della Cooperativa). Un bell’esempio di teatro civile, documentatissimo e coraggioso. Musiche dal vivo di Gaetano Liguori.

DA LA REPUBBLICA

L’ARTICOLO QUI

Lo sberleffo di Cavalli alla mafia che ingrassa così vicino al Duomo

Milano, «sacerdotessa e complice». Milano, «tutta aperitivi e cerimonie “capello a posto e colletto in ordine”». Milano e quelle cinque lettere che nessuno vuole pronunciare. Milano e un silenzio a forma di buco, che si ingoia la dignità di una città intera. A cento passi dal Duomo, scritto a quattro mani con il giornalista Gianni Barbacetto, non è solo il successo dell’attore lodigiano Giulio Cavalli, al teatro della Cooperativa di via Hermada a Milano, in scena fino a domani. È anche e soprattutto una mappa dettagliata degli affari della criminalità organizzata nel profondo Nord, il breviario delle cosche, il “Bignami” delle famiglie mafiose al confino, passate dal traffico di eroina all’edilizia, dai morti ammazzati alle imprese pulite e dalla partita Iva «metallizzata».
Tutto esaurito in un giovedì qualunque, davanti ad un pubblico muto, e per una volta non complice, che ascolta rapito e incredulo l’altra faccia della Milano che guarda all’Expo, quella di Cavalli è anche e soprattutto la preghiera laica di chi, sotto scorta da maggio per gli sberleffi agli uomini d’onore, di ‘ndrine e padrini di prima e seconda generazione vuole continuare a parlare. Un monologo musicale, accompagnato dal pianoforte di Gaetano Liguori, che torna indietro fino all’11 luglio del 1979, a quel funerale di luglio («oscenamente privato») dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, condannato a morte e poi giustiziato perché «ogni mattina insieme ai fazzoletti e al caffè si portava in ufficio il coraggio e la dignità». Ripercorrere la strada della memoria, nella raggiera milanese, è bere il caffè al cianuro che ha ucciso Sindona – il banchiere scelto per reinvestire i soldi della criminalità-, è guardare il corpo di Calvi e i mattoni nelle tasche, è capire che quei cento passi per arrivare al cuore della città e della sua economia i boss li hanno già fatti. Tutt’intorno c’è il ritratto di una città che «non se ne accorge», di una politica a volte cieca a volte complice, di una popolazione che sta a guardare, in cui si confondono i figli trentenni dei boss che hanno scelto Milano per imparare a «non abbuffarsi agli aperitivi e ad azzeccare forse anche qualche congiuntivo». Ma c’è un punto in cui il teatro e la poesia devono farsi da parte, sembra dirci Cavalli.È la presa di coscienza che passa solo attraverso l’informazione a trasformare la seconda parte del monologo in un torrente di nomi, cognomi. Atti alla mano (anche fisicamente l’attore recupera il copione, come se imbracciasse le armi, quelle affilate della verità dei fatti), Cavalli si sposta da Milano e guarda alla Lombardia per raccontare la storia di chi la mafia l’ha guardata in faccia. E da lodigiano, sul palco milanese, racconta anche di Lodi e «di un imprenditore locale nel suo viaggio scortato dalle forze dell’ordine, per consegnare una valigetta da 100mila euro per pagare il racket». Un viaggio da Buccinasco a Corsico, da Cologno Monzese a Melegnano, da Spino d’Adda a Sant’Angelo, per dire anche «Gomorra è anche qui».

Rossella Mungiello

DA IL CITTADINO

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La 'ndrangheta ha casa a Milano, "a cento passi dal Duomo": successo per lo spettacolo di Giulio Cavalli, attore sotto scorta

Giulio Cavalli ha soli 32 anni. E da due vive sotto scorta, da quando con il suo spettacolo teatrale Do Ut Des ha fatto saltare dalla sedia i boss della malavita organizzata che gli hanno inviato diverse minacce di morte. Perchè Giulio nei suoi spettacoli racconta la verità, racconta una realtà che spesso si fa finta di non vedere.

E’ quello che spiega nel suo ultimo recital, “A cento passi dal Duomo”, in cartellone al Teatro della Cooperativa in via Hermada 9 fino a domenica. Il testo è stato scritto in collaborazione con Gianni Barbacetto: si parte dal profondo silenzio che ha accompagnato il funerale dell’avvocato Giorgio Ambrosoli.

Un silenzio assordante, un ‘buco’, che continua ad avvolgere una città che anche oggi sembra negare a tutti i costi la presenza della criminalità organizzata. Questione ribadita dai procuratori antimafia, e in ultimo dai giornalisti Giuseppe Caruso e Davide Carlucci ai nostri microfoni.

I dati che riporta Cavalli nel recital non si possono ignorare. Ora alle porta c’è l’Expo 2015 e la tanto richiesta Commissione Antimafia non riesce a vedere la luce per cavilli burocratici. Tanto alla gente questo sembra non importare perchè, come testimoniano alcuni commenti post spettacolo che abbiamo sentito, “si vede che lui è di sinistra, ha fatto solo nomi di politici di destra”. Secondo pochi spettatori tutto si ricondurrebbe a questo.

Grazie al cielo abbiamo sentito anche moltissimi commenti positivi: commenti ‘arrabbiati’ perchè la realtà raccontata da Cavalli esiste e una volta usciti dal teatro si torna a casa ‘amareggiati’, confida una signora.

Ma chi glielo fa fare a continuare i suoi spettacoli nonostante le minacce? Lo spiega Giulio stesso sul suo sito.

“Una ragazza tra il pubblico mi ha chiesto chi me l’avesse fatto fare di uscire dai binari comodi delle storielle teatrali per approfondire e scontrarmi mettendo in pericolo la mia sicurezza e quella della mia famiglia[…]quando i famigliari delle vittime dell’incidente di Linate dell’8 ottobre 2001 hanno fatto irruzione nelle fasi di scrittura e preparazione del mio spettacolo per quella strage ci siamo subito resi conto delle unicità del modus che avevamo a disposizione: il tempo e la vicinanza fisica del nostro pubblico per chiarire, una faccia e un corpo per accusare guardando fissi negli occhi, un posto fisico dove prendere una posizione[…] un’azione teatrale di svelamento contro la normalizzazione controllata delle opinioni e delle sensazioni”

Cavalli dà fastidio alla mafia perchè, ha raccontato l’attore in un’intervista ad Affaritaliani, loro “hanno il terrore della parola, e la paura li porta a rispondere con gesti significativamente imbarazzanti. Sono goffi e incapaci di reagire a livello culturale, e la banalità nella forma delle loro gravissime minacce nei mie confronti lo dimostra. Visto quello che sto passando, resto convinto che la mafia può essere battuta solo con la cultura. Se questa convinzione diventa di massa, se la si mette sul piano dei valori e della bellezza, i mafiosi non avranno più scampo”

“A cento passi dal Duomo” è uno spettacolo assolutamente da non perdere.

Arianna Ascione

DA MILANO 2.0

Ottava edizione per "Un posto nel mondo"

La rassegna cinematografica curata da Cesvov e Filmstudio90 che si terrà dal 23 ottobre al 4 dicembre. Giunge alla ottava edizione la rassegna “Un posto nel mondo”, progetto che fin dall’inizio si è proposto di veicolare riflessioni sul mondo del sociale utilizzando soprattutto la comunicazione audio visuale. La manifestazione si svolgerà quest’anno dal 23 ottobre al 4 dicembre. Nel 2002 era difficile pensare che l’iniziativa potesse resistere nel tempo, continuando a crescere grazie al coinvolgimento di associazioni provenienti anche da ambiti diversi. Pluralità di punti di vista e capacità di visione di insieme sono i due volti di questo lavoro che, con la collaborazione offerta dal Cesvov, ha portato a coinvolgere associazioni, forze del lavoro e istituzioni sensibili alle tematiche sociali, soprattutto chi sul territorio opera giornalmente cercando positive sinergie anche al di fuori dei propri ambiti di intervento.

Scrivevamo lo scorso anno: “ritrovarsi durante l’anno, con grande costanza, seduti ad un tavolo di lavoro comune è stato già di per sé un segnale positivo della volontà di confrontarsi e di mettere in circolo – riunione dopo riunione – idee, saperi e buone pratiche del variegato mondo del volontariato. Ma riuscire a mettere in piedi un progetto organico, divulgativo ma specifico, fatto di film, documentari, dibattiti, eventi culturali, spesso ad ingresso gratuito, senza poter godere di solidi contributi pubblici, è davvero una piccola grande vittoria, che giustifica la caparbietà messa in gioco per tenere fede ai propositi iniziali senza perdere in lucidità ed efficacia”. Tutto questo resta attuale più che mai e rappresenta uno dei punti di forza di una manifestazione che continua a realizzarsi soprattutto grazie alla partecipazione attiva e a una modalità di lavoro che privilegia il dialogo e la massima disponibilità a confrontarsi tutto l’anno, ben oltre il periodo di svolgimento della rassegna.

La manifestazione anche quest’anno cerca di raggiungere un pubblico diversificato, con numerosi appuntamenti settimanali lungo l’arco di oltre un mese, in massima parte ad ingresso gratuito e coinvolge diverse città della provincia (Varese, Gallarate, Samarate, Gavirate, Induno Olona, Daverio, Azzate, Bolladello) nonché le scuole, che sono invitate a partecipare ad alcune proiezioni dedicate agli studenti in orario scolastico. Per permettere di approfondire il valore etico di ogni film, sono spesso presenti registi, operatori attivi sul territorio, professionisti nel campo della comunicazione sociale.

Le sezioni che danno corpo alla manifestazione del 2009, che si terrà da fine ottobre ai primi di dicembre, sono quelle di sempre: se “Il racconto della realtà” propone film a soggetto spesso presentati in prima visione, nelle altre sezioni si è valutato che la forma del documentario fosse la più agile e stimolante per affrontare problematiche di attualità che spesso non trovano adeguato spazio nelle sale cinematografiche e nei palinsesti televisivi.

Il percorso “Sguardi sul lavoro” presenta riflessioni sui cambiamenti in atto ma anche drammatici reportage, mentre “Così lontano, così vicino”, dedicata a tematiche umanitarie o a film sull’handicap, presenta oltre al famoso Come un uomo sulla terra l’ultimo film prodotto da Emergency, Domani torno a casa, due anni di riprese cinematografiche tra Khartoum e Kabul, e due lungometraggi a soggetto (Garage di Leonard Abrahamson, vincitore al Torino Film Festival, e L’amore nascosto di Alessandro Capone) applauditi in rassegne internazionali ma ancora inediti a Varese.

Nella sezione dedicata all’ambiente, sarà presentato in diverse città l’ultimo film di Ermanno Olmi, Terra madre, mentre verrà recuperato dal misterioso oblio un film di Colin Serreau, Il pianeta verde, apologo sul futuro del nostro pianeta datato 1996 ma ancora profetico, mai proiettato a Varese e provincia. Ospite gradito della rassegna, sabato 21 novembre al Cinema Nuovo di Varese, sarà il metereologo e ambientalista Luca Mercalli. E ancora, per “Testimoni del nostro tempo”, alcune serate saranno dedicate alla figura di Don Primo Mazzolari (con la proiezione integrale in due serate del film tv L’uomo dell’argine, alla presenza del regista Gilberto Squizzato), alla tragica fine del giornalista Giancarlo Siani, vittima della camorra, raccontata nell’intenso film di Marco Risi Fortapàsc, e all’assassinio di Anna Politkovskaya raccontato nell’intenso film 211: Anna, di Paolo Serbandini e Giovanna Massimetti, considerato uno dei più significativi documentari di quest’anno.

L’attenzione ai fatti di casa nostra si concretizza non solo con lo spazio accordato ai registi locali attivi nel sociale, ma anche con il Forum dedicato dal Cesvov alla comunicazione etica (4 dicembre) che inviterà registi, giornalisti e operatori dell’informazione per discutere su come sia possibile raccontare la realtà e le emergenze quotidiane con un occhio attento alle problematiche di chi è svantaggiato socialmente. Un’altra importante tavola rotonda, dal titolo “Memorie migranti” affronterà da una angolatura inedita quello che spesso viene solo considerato emergenza sociale. E ancora, tra le tante proposte del programma, segnaliamo un coinvolgente spettacolo teatrale, A cento passi dal Duomo, interpretato da Giulio Cavalli e scritto con Gianni Barbacetto, dedicato alle infiltrazioni mafiose nella nostra regione.

http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=153389

La mafia al Nord, Cavalli ne parla a Firenze

«L’articolo 4 della costituzione recita che ogni cittadino ha il dovere di svolgere un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Quindi in questa battaglia, stare fermi non vale». La guerra non ancora vinta è quella contro le mafie, tutte. La voce è quella dell’attore e autore lodigiano Giulio Cavalli, questa sera ospite del Quinto Forum Nazionale contro la mafia, in programma per oggi e domani all’Università degli studi di Firenze. Un’occasione per guardare da vicino quel complesso sistema di relazioni criminali, connivenze politiche e silenzio che inquina molti settori della vita pubblica ed economica di questo paese. E se l’aspetto più allarmante del fenomeno continua ad essere la sua capacità di condizionare la vita di migliaia di persone, la parola d’ordine, secondo gli organizzatori della rassegna, gli Studenti di Sinistra dei collettivi universitari, continua ad essere «non rassegnarsi ad essere elementi passivi di questo sistema degenerato». Da qui l’idea di coinvolgere magistrati, giornalisti, docenti universitari in due giornata di lavori per indagare sul fenomeno. Nella mattinata di oggi è previsto un dibattito dal titolo “Mafia, sanità ed edilizia”. Nel pomeriggio ci saranno le testimonianze di associazioni, gruppi e individui che, ogni giorno, combattono contro la criminalità. Per le 21 è atteso l’intervento di Giulio Cavalli, che proporrà anche alcune letture dal suo spettacolo “A cento passi dal Duomo” accompagnate da una riflessione sulla diffusione del fenomeno nelle regioni del Nord. «Milano è il nucleo dell’attività affaristica ed economica d’Italia ed è quindi anche un simbolo – spiega l’attore lodigiano – . Nel mio spettacolo parlo della Lombardia, ma tutto il Nord di fronte alla mafia ha più o meno lo stesso atteggiamento. Per questo l’impegno non può finire dopo il giretto turistico nell’antimafia da souvenir che guarda alle disgrazie di altre terre». Non mancherà nell’intervento di Cavalli, un cenno alla situazione della città di Firenze e alle cosche attive in tutta l’area, perché «conoscere è l’unico modo per combattere una battaglia in modo concreto ed efficace».

da il cittadino

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Ndrangheta dentro Milano

Monologo “A cento passi dal Duomo” inaugura la stagione al Teatro della Cooperativa
Giulio Cavalli: “Una realtà che la politica sottovaluta”
“Falso dire, “non vogliamo far entrare la criminalità in città”. Preferiremmo sapere che hanno trovato il modo per estrometterla, è da trent’anni che la mafia è a Milano”. Giulio Cavalli apre stasera la stagione del Teatro della Cooperativa con “A cento passi dal Duomo”, monologo scritto a quattro mani con il giornalista Gianni Barbacetto. “Un teatro giornale sempre aggiornato ch eseguirà l’avvicinarsi dell’expo, sperando che il percorso non diventi una Via Crucis”, sottolinea l’attore, più volte minacciato dalla mafia, ieri sera ospite di Santoro. Rispetto alla versione di quest’estate dove l’attore faceva nomi e cognomi delle persone “coinvolte”, “la versione di oggi”, afferma Cavalli, “mostra anche le facce”. “C’è un video con Vincenzo Macrì, direzione nazionale antimafia, che dice: è da 15 anni che dichiaro Milano capitale della ‘ndrangheta, ma ora che c’è l’Expo non so più come dirlo”. “Sentiremo le telefonate di minaccia subite dall’avvocato Ambrosoli”, anticipa l’attore, “e le testimonianze sulle infiltrazioni criminali alla Malpensa e in viale Sarca, con i Fratelli Porcino. Ci sarà anche il video del sindaco Moratti che dice, “la mafia a Milano non esiste””.  Ma se “A cento passi dal Duomo” è, come conferma Cavalli, “un monito per far sì che la politica prenda posizione”, Renato Sarti, direttore artistico del teatro, ha scelto la sua linea. Con una stagione (35 titoli di cui un quarto novità) dove l’impegno e la comicità doc sono protagoniste. […]

Livia Grossi

 

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Giulio Cavalli in scena contro la mafia del Nord

L’unico attore sotto scorta. In prima linea come Saviano, combatte con i suoi spettacoli Cosa nostra in Lombardia «A cento passi dal Duomo» debutta al Teatro della Cooperativa di Milano: «È qui la vera capitale della ’ndrangheta»
MILANO –  Torna sul tema mafia Giulio Cavalli, l’unico attore sotto scorta, per colpa di Cosa nostra, appunto. Dopo il coraggioso Do ut des, l’attore e sceneggiatore che dirige artisticamente il Teatro Nebiolo di Tavazzano, nel Lodigiano, ha debuttato ieri sera in prima nazionale con A cento passi dal Duomo scritto con il giornalista Gianni Barbacetto (musiche di Gaetano Liguori). A ospitare lo spettacolo, che sarà adottato dall’associazione Libera, il Teatro della Cooperativa di Milano (fino a domani e poi dal 15 al 18). L’approfondimento sarà sulle famiglie mafiose al Nord. Cavalli, che l’altra sera era ospite di Santoro ad Annozero, spiega: «Il mio nuovo spettacolo, basato su inchieste giornalistiche e atti processuali, ha inizio con il silenzio milanese che ha accompagnato l’omicidio di Giorgio Ambrosoli e il suo funerale. Tra il 1974 e il 1983, in Lombardia ci sono stati 103 sequestri di persona per mano di mafia e ’ndrangheta calabrese. Sono stati dimenticati, come del resto i dieci maxiprocessi vissuti come fenomeni che hanno radici altrove, nel Sud. Anche oggi la nostra regione è intrisa di mafia. Milano è la vera capitale della ’ndrangheta: è parola del pm Antimafia Vincenzo Macrì. Il mio è un atto d’accusa contro il silenzio. Milano non percepisce i nuovi mafiosi in giacca e cravatta, le cui famiglie sono radicate sul territorio. Quando porterò il mio spettacolo a Buccinasco, sarà bello citarli a casa loro».
Come parte la sua vicenda personale? Non ha mai paura?
«No. Parte con amicizie siciliane: Rosario Crocetta (sindaco di Gela) e Giovanni Impastato (fratello di Peppino, il giornalista ucciso dalla mafia nel ’78) vogliono mettere in scena uno spettacolo che andasse a colpire arlecchinescamente Cosa nostra. Questo nel 2006. Nasce così il mio Do ut des, ispirato alle invettive satiriche che Peppino Impastato indirizzava al boss Badalamenti. Lo porto nelle piazze siciliane, ma i boss non hanno il senso dell’umorismo. Ricevo minacce di morte via lettera; fanno disegnare una bara con il mio nome sulla parete esterna del teatro che dirigo… Quindi scatta la protezione. Ho una scorta fissa di due persone da aprile».
Lei traccia nel suo spettacolo una mappa della criminalità organizzata in Lombardia e dintorni oggi.
«Sì, parlo di Piacenza, Cremona, Brescia, persino della tranquilla Lodi, degli arresti proprio di qualche giorno fa. Parlo del pentito Angelo Bernasconi legato alla famiglia gelese che occupa il mercato delle carni al Nord».
La Bergamasca ne è immune?
«Non credo che ci siano casi eclatanti. Tuttavia Vincenzo Macrì dice che non c’è zona lombarda immune. Però è vero che le collusioni tra mafia e politica sono meno evidenti in Lombardia. Dovremmo sfruttare questo stato di cose per fare prevenzione, anche in previsione di Expo 2015. Dobbiamo creare un’alfabetizzazione antimafia».
Come spiega il gesto del sindaco leghista che ha tolto la targa in onore a Peppino Impastato dalla biblioteca di Ponteranica?
«La lotta alla mafia è anche fatta di simboli. Ma non credo che gli amministratori lombardi siano in malafede. È una questione di non conoscenza».
Ha la solidarietà dei suoi colleghi?
«Io mi sento abbandonato dal mondo del teatro. Ho solo l’appoggio di Dario Fo e di Paolo Rossi. Mentre sento la vicinanza affettuosa di giornalisti e magistrati».
Roberto Saviano, debuttando a teatro con La bellezza e l’inferno, ha parlato del bisogno di spazio puro per la sua parola.
«Sono d’accordo con lui. Credo che il teatro sia ancora uno spazio genuino, non manipolabile. Ma altra cosa è l’istituzione teatro. È omertosa. Il teatro viene considerato di serie B. E sempre più spesso si fa un teatro civile spettacolare che non denuncia. E la critica basa tutto su valutazioni estetiche. A me e a Roberto questo non interessa perché siamo caduti dentro le cose che raccontiamo».

Mariella Radaelli