Dimenticate la Giorgia Meloni che avrebbe potuto essere il perno a destra di un’ipotetica Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. La presidente del Consiglio italiana che quasi quasi piaceva al Partito popolare europeo e che per alcuni era “cresciuta molto sul piano internazionale” non esiste più. L’avvicinarsi delle elezioni europee e la concomitanza dell’appuntamento con l’estrema destra spagnola di Vox restituisce la Meloni prima maniera. E infatti il suo intervento punta dritto contro i diritti Lgbt (del resto l’Italia insieme all’Ungheria non ha firmato la Dichiarazione per il continuo avanzamento dei diritti umani delle persone Lgbt in Europa promosso dalla presidenza di turno belga del Consiglio dell’Ue), contro i media, contro la transizione ecologica, contro la sinistra definita “nichilista”. Nessun cenno alla difesa dell’Ucraina: Meloni ha imparato benissimo cosa omettere in base all’occasione.
Parlando al partito di ultradestra spagnola la leader di Fratelli d’Italia si scaglia contro “il gender”, la maternità surrogata, l’ambientalismo, e la “maggioranza innaturale e controproducente” della Commissaria europea
La leader di Fratelli d’Italia apre il suo intervento alla festa del partito guidato da Santiago Abascal, come lei nel gruppo europeo dei Conservatori e riformisti europei, per “il coraggio di non lasciarvi influenzare dal pensiero unico dominante”. “Avete deciso che i valori conservatori sarebbero sempre stati i pilastri della vostra vita. Avete scelto di lottare per ciò in cui credete. Siete l’unico futuro possibile per l’Europa”, dice Meloni che sottolinea come nell’ultimo quinquennio a Bruxelles “altre forze politiche hanno sostenuto accordi innaturali con le sinistre, producendo l’imposizione dell’agenda verde e progressista, noi ci siamo sempre battuti, spesso soli, per una Ue diversa. Vogliamo e possiamo costruire un’Unione Europea diversa e migliore di quella attuale”. È l’abusata narrazione dell’underdog, sola contro tutti.
La presidente del Consiglio tratteggia l’Ue che vorrebbe, scaldando il cuore dei presenti con una lunga sfilza di nemici: “ci opporremo – dice Meloni – a chi vuole mettere in discussione la famiglia, quale pilastro della nostra società, a chi vuole introdurre la teoria gender nelle scuole, a chi intende favorire pratiche disumane come la maternità surrogata. Nessuno mi convincerà mai – ha aggiunto – che si possa definire progresso consentire a uomini ricchi di comprare il corpo di donne povere, o scegliere i figli come fossero prodotti del supermercato. Non è progresso, è oscurantismo, e sono fiera che al parlamento italiano sia in approvazione, su proposta di Fratelli d’Italia, una legge che vuole fare dell’utero in affitto un reato universale, cioè perseguibile in Italia anche se commesso all’estero”. Eccola quindi l’Europa sognata: “per la prima volta – ha detto – l’esito delle elezioni europee potrebbe sancire la fine di maggioranze innaturali e controproducenti”.
A Madrid la leader di Fratelli d’Italia interviene con Marine Le Pen, Orbàn e l’argentino Milei che definisce il socialismo “cancerogeno”
La nuova Giorgia Meloni – così uguale alla precedente, in un gioco ciclico di politica bifronte – piace anche a Marine Le Pen, che a Bruxelles siede con Matteo Salvini nel gruppo Id (Identità e democrazia). Poco tempo fa, era marzo, la leader francese aveva attaccato Meloni per la “troppa vicinanza a von der Leyen” ma ora dice di ritrovare “punti in comune” con la presidente italiana. Di “grande battaglia comune” parla anche il leader ungherese Viktor Orbàn contro Bruxelles che ha consentito “un’immigrazione illegale di massa” oltre ad “avvelenare i nostri figli con la propaganda di genere”. Gli attivisti di Vox sono “combattenti devoti” che contribuiscono a “rendere l’Europa di nuovo grande”, ha aggiunto Orban citando lo slogan trumpiano “make America great again”. Non poteva mancare l’intervento del presidente argentino Javier Milei che davanti all’entusiasta platea al palazzo Vistalegre alla convention di Vox dice di essere venuto “a difendere la libertà” e l’ultraliberismo “dal maledetto socialismo cancerogeno”.
Inevitabili anche le reazioni in Italia. “Giorgia Meloni, tra nazionalisti, franchisti e amici di Trump, ci attacca dalla Spagna dicendo – scrive in una nota la segretaria del Pd Elly Schlein – che la sinistra cancella l’identità. Un giorno ci spiegherà che cosa vuol dire, nel frattempo le ricordiamo dall’Italia che dopo un anno e mezzo al governo lei sta cancellando la libertà delle persone. Perché non c’è libertà se hai un salario da fame, e non puoi pagare l’affitto”. Il il capogruppo al senato di Italia viva Enrico Borghi osserva che “Meloni la pensa come i post franchisti di Vox, come lo xenofobo Zemmour, e si appresta a spalancare le braccia a Marine Le Pen e a Vicktor Orban così come ieri (strumentalmente) abbracciava una Von der Leyen oggi ammaccata, e per questo rapidamente scaricata”. Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione, sottolinea come “sia tornata la Meloni di sempre: contro l’unità politica dell’Europa, infiamma le platee dei sovranisti e riscuote l’apertura di Le Pen. E fa dei conservatori il riferimento dei populisti e dei sovranisti. Votarla significa condannare l’Europa all’irrilevanza nei rapporti internazionali”. Non dice nulla Antonio Tajani, presidente di Forza Italia che da mesi insiste nel marcare la differenza con Salvini e il gruppo europeo Id. Da oggi è lontanissimo anche dalla sua presidente del Consiglio.
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