La dissoluzione democratica nella Tunisia di Saied, alleato dell’Italia
La dissoluzione dei principi democratici nella Tunisia governata dal presidente Kais Saied corre veloce. L’alleato di Giorgia Meloni nella gestione degli indesiderati flussi migratori non ha digerito un intervento dell’avvocata e opinionista Sonia Dahmani al canale televisivo Carthage+, andato in onda lo scorso 7 maggio. A turbare il regime tunisino sono state le sue insinuazioni sarcastiche sulla situazione del Paese, in particolare per quanto riguarda i migranti sub-sahariani, la cui presenza non è per nulla gradita in Tunisia.
La dissoluzione dei principi democratici nella Tunisia governata dal presidente Kais Saied corre veloce
Il giudice istruttore ha emesso un mandato di arresto sabato scorso e ha convalidato la detenzione dell’avvocata. Dahmani è indagata, in particolare, per aver diffuso “false informazioni con l’obiettivo di minare la sicurezza pubblica” e “istigazione all’odio”, ai sensi del decreto legislativo 54 emesso dal presidente Saïed il 13 settembre 2022, volto a combattere false informazioni sulle reti di comunicazione e prevede fino a 5 anni di carcere. Nella notte tra sabato e domenica sono stati fermati altri due opinionisti per le loro dichiarazioni sui media. Ieri sera la polizia tunisina è tornata nella sede dell’Ordine degli avvocati e per arrestare Mehdi Zagrouba. In un comunicato il ministro degli Interni tunisino, ha fatto sapere che è stata aperta un’indagine dalla Procura nei confronti di due avvocati in seguito all’aggressione di un poliziotto a margine della manifestazione degli avvocati a Tunisi.
Ma non è tutto. Dieci giorni fa le forze dell’ordine hanno smantellato un accampamento davanti all’edificio dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e mandato centinaia di persone verso i confini del Paese. Tra questi anche donne e bambini. Un’ottantina di persone sono state arrestate. Lunedì 6 maggio, durante il Consiglio di sicurezza, è stato proprio il presidente Saied a riconoscere per la prima volta che le autorità tunisine hanno effettuato espulsioni collettive, ammettendo che circa 400 persone sono state mandate alla frontiera orientale. Come spiega l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) nell’annunciare le deportazioni, Saied ha fatto nuovamente riferimento a un presunto piano di sostituzione etnica in Tunisia, una dichiarazione in linea con la campagna razzista e xenofoba lanciata nel febbraio 2023 che ha dato il via a un’ondata di arresti e violenze contro le persone di origine sub-sahariana.
Nuova ondata di deportazioni e arresti ai danni dei migranti e della società civile da parte del presidente Saied, fedele alleato di Meloni nel contenimento dei flussi migratori
Il 10 Maggio il Comitato ONU per i diritti umani ha accolto la richiesta di misure di urgenza a tutela di un gruppo di rifugiati e richiedenti asilo di nazionalità sudanese, tra cui minori e individui bisognosi di cure, abbandonati al confine con l’Algeria. Nonostante l’ordine di protezione intimato alla Tunisia, l’11 maggio i ricorrenti hanno riferito di essere stati arrestati dalla Garde Nationale e da allora non si hanno più notizie del gruppo.
“Ribadiamo fermamente la necessità che il governo italiano e l’UE interrompano immediatamente ogni forma di collaborazione con la Tunisia mirata a favorire il trattenimento, il rimpatrio e il respingimento delle persone in un paese in cui rischiano di subire violenze e persecuzioni, e che invece si impegnino a incentivare la tutela dei diritti fondamentali e vie d’accesso sicure all’Europa” – dichiara Antonio Manganella, Direttore regionale Euromed di Avocats Sans Frontières. Laura Boldrini (Pd) e Riccardo Ricciardi (M5s) hanno chiesto al ministro degli Esteri Tajani di riferire in Parlamento. Bocca cucita da parte della presidente del Consiglio Meloni.
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