Piano Mattei, perché la magnanimità italiana verso i Paesi in via di sviluppo è falsa – Lettera43
Dai comunicati stampa sembra che il governo Meloni stia per lanciarsi nella più importante campagna per l’Africa da decenni. Peccato sia propaganda. Perché “gara d’appalto per i respingimenti illegittimi nei confronti dei disperati che cercano ristoro” suonava male. La verità è che i dati del nostro contributo sono nettamente in calo.
Leggi le dichiarazioni e i comunicati stampa del cosiddetto Piano Mattei e d’istinto pensi che il governo abbia intenzione di lanciarsi nella più importante campagna per l’Africa da decenni. Certo, le organizzazioni internazionali fanno notare come sotto la coperta della propaganda covino le ceneri dell’ennesima esternalizzazione delle frontiere. L’hanno chiamato Piano Mattei perché “gara d’appalto per i respingimenti illegittimi nei confronti dei disperati che cercano ristoro” non avrebbe lo stesso effetto.
L’Africa dipinta come un ambiente accogliente da cui non fuggire più
A livello di percezione sui giornali è comunque passata l’idea che Giorgia Meloni sia stata promotrice di un’improvvisa beneficenza e anche i suoi non-sostenitori sono convinti che al di là dei fini i mezzi comunque non siano in discussione. Quindi ci si mette a spulciare tra i dati del contributo italiano alla cooperazione per lo sviluppo. Sviluppo, del resto, è la parola magica che restituisce l’idea che l’Africa tra poco possa essere un ambiente talmente accogliente e laborioso da non invogliare più nessuno a partire. Anzi, l’Africa dipinta nelle conferenze stampa del Piano Mattei (rigorosamente senza africani poiché l’ultima volta Moussa Faki Mahamat, il presidente della Commissione dell’Unione africana, ha gelato tutti) sembra un posto meraviglioso: bella e ci vivrei, verrebbe da dire.
I dati Ocse e di Openpolis inchiodano l’Italia: il nostro aiuto è diminuito
Invece i dati preliminari Ocse relativi al 2023 restituiscono un’immagine poco promettente del contributo italiano alla cooperazione allo sviluppo. Dopo due anni di relativo miglioramento, l’andamento dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) del nostro Paese ha subito un notevole calo: -15,5 per cento. Una inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti. Come sottolineano i dati elaborati da Openpolis il rapporto con il reddito nazionale lordo (Rnl) si è ridotto, scendendo sotto lo 0,30 per cento e segnando quindi un ulteriore allontanamento dall’obiettivo fissato in sede internazionale di raggiungere un rapporto Aps/Rnl pari allo 0,70 per cento entro il 2030, nonostante nel nuovo Def tale obiettivo sia stato riaffermato. Anche in termini assoluti si è verificato un calo, ancora più marcato se consideriamo esclusivamente la componente genuina dell’aiuto. Infatti, la spesa per rifugiati nel Paese donatore (la principale voce dell’aiuto cosiddetto gonfiato) è aumentata del 5,8 per cento circa, mentre l’aiuto bilaterale al netto di tale voce, la parte più importante della cooperazione italiana, è diminuito del 45 per cento.
Nelle spese per i rifugiati non c’è un effettivo spostamento di risorse
Non è solo questione di africani, così terribilmente neri per piacere al governo. Anche i bianchissimi ucraini secondo i dati preliminari nel 2023 hanno ricevuto 266,5 milioni di dollari, in netta diminuzione rispetto all’anno precedente quando la cifra superava i 360 milioni. A questo si aggiunge che una parte dei soldi dell’Aps fa riferimento al cosiddetto aiuto gonfiato, ossia a un aiuto che viene rendicontato come tale, ma che non comporta un effettivo spostamento di risorse dal Paese donatore, o che non viene alla fine investito in progetti di sviluppo. Rientrano in questa voce per esempio le spese per i rifugiati, che rappresentano più di un quarto della spesa totale. Si tratta delle spese legate all’accoglienza dei rifugiati prima dell’esito della loro domanda di asilo. Soldi che non escono mai dai confini italiani e che molte organizzazioni contestano nella contabilità relativa alla cooperazione allo sviluppo. Come sottolinea Openpolis, in Italia nel 2023 non soltanto è diminuito l’Aps complessivo, in termini assoluti e in rapporto al reddito nazionale lordo, ma al suo interno è diminuito in modo molto più marcato l’aiuto genuino. Mentre l’aiuto gonfiato (qui identificato con la sua principale componente, la spesa per rifugiati nel Paese donatore) è aumentato. Si può concludere quindi che la magnanimità italiana verso i Paesi in via di sviluppo è falsa negli obiettivi ed è falsa perfino nella percezione. Alla faccia di Enrico Mattei.
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