Marano, il cavallo (Rai) della Lega
Il bilancio è approvato, le candidature sono già quasi tutte consegnate e tutto è pronto a Viale Mazzini in vista della formazione del nuovo Consiglio d’amministrazione Rai. Domani è l’ultimo giorno per presentare le candidature e tra i candidati in quota Lega gira con insistenza il nome di Antonio Marano, spinto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio e responsabile editoria del partito, Alessandro Morelli.
Da Silvio ai Giochi
Ex sottosegretario di Silvio Berlusconi, Marano in Rai ha coperto diversi incarichi. Tra i corridoi di Viale Mazzini si vocifera che punti addirittura alla presidenza, ma i suoi conflitti di interessi rischiano di rivelarsi un ostacolo insormontabile. Il primo più pesante inciampo è il suo ruolo di direttore commerciale della Fondazione Milano-Cortina 2026 con delega ai media partner. Detto in soldoni Marano è colui che vende e acquista spazi pubblicitari in tv e sui giornali.
Proprio in quella veste ha presentato in persona a Viale Mazzini, il bouquet degli spazi pubblicitari da comprare sui Canali Rai e Social, con un preventivo che porterà nella casse dell’Azienda pubblica tra gli 8 e i 12 milioni di euro. Inoltre, in veste di amministratore Rai, Marano dovrebbe giustificare anche al Collegio dei Sindaci e alla Corte dei Conti l’incentivo incassato tre anni fa (in tutto due anni di stipendi) per lasciare la rete pubblica e poi rientrarci con tutti gli onori.
Sulla sua candidatura al Cda della Rai (senza perdere il ruolo nella fondazione olimpica) peserebbe poi il suo ingombrante curriculum. Di Marano in Rai ci si ricorda per la condanna del 16 dicembre del 2010, insieme all’allora direttore generale Saccà, della Corte dei Conti per avere sospeso la trasmissione di Michele Santoro Sciuscià che all’epoca andava in onda su Rai2. Nel novembre del 2012 viene condannato in primo grado per la falsa testimonianza sulle ragioni dell’espulsione del giornalista Massimo Fini dalla Rai con relativa soppressione, ancora prima della partenza, del suo programma Cyrano.
Il processo si chiuse per prescrizione in secondo grado. Fini raccontò che lo stesso Marano gli parlò in quell’occasione di “gravi interferenze berlusconiane” e rese pubbliche le registrazioni di quella conversazione. Marano risulta essere quindi il perfetto coacervo di conflitti di interessi della nuova Rai al servizio degli interessi della politica molto di più di quelli del servizio pubblico. Rimane da capire perché sul sito della Fondazione Milano-Cortina, sostenuta da lauti finanziamenti pubblici, non sia possibile recuperare le informazioni sui compensi dei suoi componenti come prescrive la legge. Chissà se l’Anac se n’è mai accorta.
Per il cumulo di incarichi, Marano sarebbe in perfetta continuità nel prossimo Cda della Rai, con il consigliere in quota Lega, Igor De Biasio, presidente di Terna e ad di Arexpo che era costretto a uscire dalla stanza quando venivano trattati temi in conflitto. Una scena che potrebbe ripetersi con la nomina di Marano. Forte, no? Una Rai svuotata e silenziata nelle sue competenze migliori con un Consiglio di amministrazione tentacolare negli interessi parapolitici.
Gli altri pretendenti in Rai
Intanto, restano in tribuna gli altri candidati. In primis Francesco Storace conduttore de Il Rosso e Nero su radio Uno; Alessandro Casarin, direttore Tgr in scadenza a novembre, Federica Zanella ex parlamentare di Forza Italia e Lega, non rieletta alle Politiche 2022 ed ora nel Consiglio di amministrazione di Trenitalia. Domani scade il termine per depositare alle Camere le candidature in attesa dei due membri del Cda designati dal Mef.
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