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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Il figlio di Provenzano che gioca alla verginella

Ma il figlio di Provenzano, dove vuole andare a parare? I figli dei mafiosi crescono. E crescono diversamente da come crescevano in passato. Vogliono essere intervistati. Escono allo scoperto, vanno in televisione, accettano il contraddittorio, lanciano appelli, si avventurano per strade mediatiche sconosciute, offrono la loro versione dei fatti, stabiliscono paragoni fra eventi lontani nel tempo, lasciano intendere di saperla lunga, si impongono all’attenzione dell’ opinione pubblica come gli insostituibili interlocutori di quanti sono alla ricerca della verità. O di quanti sono- istituzionalmente- preposti alla ricerca della verità. Se lo chiede Saverio Lodato e in fondo è la domanda che mi gironzola in testa in questi giorni: perché i figli dei mafiosi (e Bernardo Provenzano è la feccia tra quella schiera) hanno imparato portamenti civilissimi che chiedono solidarietà senza passare dalle scuse e senza sentire il dovere morale della dissociazione. “La mafia le fa schifo?” gli chiedeva la giornalista e lui con faccia televisiva ha risposto “tutti i tipi di violenza mi danno fastidio”. No, Angelo Provenzano, a noi fa schifo la mafia e fa schifo quello che tuo padre nella mafia è stato. Per l’analisi delle sue parole basta leggere Saverio qui.

Fanno politica per finta

Qualche giorno fa Roberto Maroni ci confessava beatamente che la Lega fingeva di essere xenofoba per racimolare voti ma che in fondo non ci credono troppo. Oggi Bossi ci dice che se il voto alle prossime amministrative andrà male torneranno con lo stesso Berlusconi con cui fingono di bisticciare un po’ dappertutto, Lombardia compresa. Sono all’opposizione per contarsi (dice Bossi) ma non ci credono molto: praticamente sono la stampella che finge di essere avversaria. Se fosse uno spettacolo teatrale Umberto Bossi e Roberto Maroni sarebbero i lestofanti che per tutta la serata stanno sulle palle a tutti gli spettatori ma si sopportano perché si sa bene che servono alla drammaturgia e allo svolgimento della storia. Invece siamo nel paese reale e la scenografia è un tracollo di diritti, di soldi, di speranze e di futuro e sembra una tragedia in 800 atti di cui non si vede la fine. Sarebbero anche da fischiare e cacciare a calci fuori dal palcoscenico – pensi – ma se escono i personaggi minori magari ci si accorge che in mezzo a tutti questi che fanno politica per finta ti sfugge chi ci sia per davvero. Senza recitazione, giochi di ruolo o trucchi populistici di chi mastica bene il mestiere. Dico: qualcuno che crede che la sua sia davvero una soluzione equa perché la crede equa e non perché è la soluzione che tiene buoni gli alleati, chi dice che le cause di questo disfacimento morale ce le ha bene in testa e non le lima per non sfiorare qualcuno dei suoi, chi ci dice  che vuole provare a costruire futuro in quella direzione perché è la strada per cui imbarcherebbe subito se stesso, la sua famiglia, i suoi figli.

E allora sicuramente Bossi (e molti altri) non avrebbero sempre quel sorriso di chi sa per certo che questo Monti è solo una pausa, piuttosto che la fine.

 

Il banchiere indignato

“In passato, la cultura aziendale era basata su lavoro di squadra, integrità e umiltà, ovvero i valori che hanno portato Goldman Sachs al successo, ma adesso non c’è più traccia di questi principi e l’ambiente è tossico e distruttivo come non si era mai visto”. Lo scrive Greg Smith nel suo editoriale per il NYTimes dove descrive le motivazioni che l’hanno spinto a licenziarsi dalla banca Goldman Sachs.


“Negli ultimi anni la società è cambiata molto: oggi mette da parte costantemente gli interessi del cliente per fare soldi, che è diventata l’unica preoccupazione dei vertici”, ha spiegato Smith, “l’obiettivo non è più guadagnare insieme al cliente, ma arricchirsi a ogni costo, anche a spese del cliente stesso”. La “questione morale” non è un giardino per litiganti di partito; la questione etica è la chiave della finanza e del lavoro in questi nostri anni. Oltre alla legge anti corruzione forse sarebbe il caso di pensare al favoreggiamento culturale alla corruttibilità, che si instilla e si perdona in nome della crisi. “Quando i libri di storia scriveranno di Goldman Sachs, diranno che durante il mandato dell’attuale amministratore delegato, Lloyd C. Blankfein, e del presidente, Gary Cohn, la cultura aziendale è andata persa”, ha avvertito Smith, prevedendo che “il declino dell’etica dell’istituto ne minaccerà l’esistenza”. Sarebbe bello sapere cosa ne pensa Monti.

Nomi da non dimenticare

Vogliamo ricordarli tutti. Quelli di cui conosciamo il nome e quelli di cui non siamo ancora riusciti a trovare informazioni sufficienti.


A tutte le vittime della violenza mafiosa va il nostro omaggio e la nostra promessa di impegno.

1893
Emanuele Notarbartolo.

1896
Emanuela Sansone.

1905
Luciano Nicoletti.

1906
Andrea Orlando.

1909
Joe Petrosìno.

1911
Lorenzo Panepinto.

1914
Mariano Barbato.
Giorgio Pecoraro.

1915
Bernardino Verro.

1916
Giorgio Gennaro.

1916
Giovanni Zangàra.
Costantino Stella.
Giuseppe Rumore.
Giuseppe Monticciolo.
Alfonso Cànzio.

1920
Nicolò Alongi.
Paolo Li Puma.
Croce Di Gangi.
Paolo Mirmina.
Giovanni Orcel.
Stefano Caronìa.

1921
Pietro Ponzo.
Vito Stassi.
Giuseppe Cassarà.
Vito Cassarà.
Giuseppe Compagna.

1922
Domenico Spatola.
Mario Spatola.
Pietro Spatola.
Paolo Spatola.
Sebastiano Bonfiglio.
Antonino Scuderi.

1924
Antonino Ciolìno.

1944
Santi Milisenna.
Andrea Raja.

1945
Calogero Comaianni.
Nunzio Passafiume.
Filippo Scimone.
Calcedonio Catalano.
Agostino D’alessandro.
Calogero Cicero.
Fedele De Francisca.
Michele Di Miceli.
Mario Paoletti.
Rosario Pagano.
Giuseppe Scalìa.
Giuseppe Puntarello.

1946
Angelo Lombardi.
Vittorio Epifani.
Vitangelo Cinquepalmi.
Imerio Piccini.
Antonino Guarisco.
Marina Spinelli.
Giuseppe Mìsuraca.
Mario Mìsuraca.
Gaetano Guarino.
Pino Camilleri.
Giovanni Castiglione.
Girolamo Scaccia.
Giuseppe Biondo.
Giovanni Santangelo.
Giuseppe Santangelo.
Vincenzo Santangelo.
Giovanni Severino.
Paolo Farina.
Nicolò Azoti.
Fiorentino Bonfiglio.
Mario Boscone.
Francesco Sassano.
Emanuele Greco.
Mario spampinato.
Mario La Brocca.
Vincenzo amenduni.
Vittorio Levico.

1947
Accursio Miraglia.
Pietro Macchiarella.
Nunzio Sansone.
Emanuele Busellini.
Margherita Clesceri.
Giovanni Grifò.
Giorgio Cusenza.
Castrense Intravàia.
Vincenza La Fata.
Serafino Lascàri.
Giovanni Megna.
Francesco Vicari.
Vito Allotta.
Giuseppe Di Maggio.
Filippo Di Salvo.
Vincenzo La Rocca.
Vincenza Spina.
Provvidenza Greco.
Michelangelo Salvia.
Giuseppe Casàrrubea.
Vincenzo Lo Iacono.
Giuseppe Manìaci.
Calogero Cajola.
Vito Pipitone.
Luigi Geronazzo.

1948
Epifanio Li Puma.
Placido Rizzotto.
Giuseppe Letizia.
Calogero Cangelosi.
Marcantonio Giacalone.
Antonio Giacalone.
Antonio Di Salvo.
Nicola Messina.
Celestino Zapponi.
Giovanni Tasquier.

1949
Carlo Gulino.
Francesco Gulino.
Candeloro Catanese.
Michele Marinaro.
Carmelo Agnone.
Quinto Reda.
Carmelo Lentini.
Pasquale Marcone.
Armando Loddo.
Sergio Mancini.
Carlo Antonio pabusa.
Gabriele Palandrani.
Giovan Battista Aloe.
Ilario Russo.
Giovanni Calabrese.
Giuseppe Fiorenza.
Salvatore Messina.
Francesco Butifar.

1951
Antonio Sanginiti.

1952
Filippo Intile.

1955
Salvatore Carnevale.
Giuseppe Spagnuolo.

1957
Pasquale Almerico.
Antonino Pollari.

1958
Vincenzo Di Salvo.
Vincenzo Savoca.

1959
Anna Prestigiacomo.
Giuseppina Savoca.
Vincenzo Pecoraro.
Antonino Pecoraro.

1960
Antonino Damanti.
Cosimo Cristina.
Paolo Bongiorno.
Antonino giannola.

1961
Paolino Riccobono.
Giacinto Puleo.

1962
Enrico Mattei.

1963
Giuseppe Tesauro.
Pietro cannizzaro.
Mario Malausa.
Silvio Corrao.
Calogero Vaccaro.
Pasquale Nuccio.
Eugenio Altomare.
Giorgio Ciacci.
Marino Fardelli.

1966
Carmelo Battaglia.

1967
Giuseppe Piani.
Nicola Mignogna.

1968
Francesco Pignataro.
Giuseppe Burgio.
Salvatore Surolo.

1969
Orazio Costantino.
Giovanni Domé.

1970
Mauro De Mauro.

1971
Pietro Scaglione.
Antonino Lorusso.
Vincenzo Riccardelli.

1972
Giovanni Spampinato.
Giovanni Ventra.
Domenico Cannata.
Paolo Di Maio.

1974
Angelo Sorino.
Emanuele Riboli.

1975
Calogero Morreale.
Gaetano Cappiello.
Francesco Ferlaino.
Domenico Facchineri.
Francesco Facchineri.
Tullio De Micheli.

1976
Gerardo D’Arminio.
Giuseppe Muscarelli.
Caterina Liberti.
Salvatore Falcetta.
Carmine Apuzzo.
Salvatore Longo.
Salvatore Buscemi.
Francesco Vinci.
Mario Ceretto.
Alberto Capua.
Vincenzo Ranieri.
Vincenzo Macrì.
fortunato furore.

1977
Rocco Gatto.
Stefano Condello.
Vincenzo Caruso.
pasquale polverino.
antonio custra.
Giuseppe Russo.
Filippo Costa.
Attilio Bonincontro.
Donald Mackay.
Mariangela Passiatore.

1978
Ugo Triolo.
Giuseppe Impastato.
Antonio Esposito Ferraioli.
Salvatore Castelbuono.
Gaetano Longo.
Paolo Giorgetti.
Pasquale Cappuccio.

1979
Alfonso Sgroi.
Filadelfio Aparo.
Mario Francese.
Michele Reina.
Giorgio Ambrosoli.
Boris Giuliano.
Calogero Di Bona.
Cesare Terranova.
Lenin Mancuso.
Giovanni Bellissima.
Salvatore Bologna.
Domenico Marrara.
Vincenzo Russo.
Giuliano Giorgio.
Lorenzo Brunetti.
Antonino Tripodo.
Rocco Giuseppe Barillà.
Carmelo di giorgio.
Primo Perdoncini.

1980
Piersanti Mattarella.
Giuseppe Valarioti.
Emanuele Basile.
Giannino Losardo.
Pietro Cerulli.
Gaetano Costa.
Carmelo Jannì.
Domenico Beneventano.
Marcello Torre.
Vincenzo Abate.
Giuseppe Giovinazzo.
Ciro Rossetti.
Filomena morlando.

1981
Vito Ievolella.
Sebastiano Bosio.
Leopoldo Gassani.
Giuseppe Grimaldi.
Vincenzo Mulè.
Domenico Francavilla.
Mariano Virone.
Angelo Di Bartolo.
Giuseppe Salvia.
Mariano Mellone.

1982
Luigi D’alessio.
Rosa Visone.
Salvatore Stallone.
Antonio Fontana.
Nicolò Piombino.
Antonio Salzano.
Pio La Torre.
Rosario Di Salvo.
Gennaro Musella.
Giuseppe Lala.
Domenico Vecchio.
Rodolfo Buscemi.
Matteo Rizzuto.
Silvano Franzolin.
Salvatore Raiti.
Giuseppe Di Lavore.
Antonino Burrafato.
Salvatore Nuvoletta.
Antonio Ammaturo.
Pasquale Paola.
Paolo Giaccone.
Vincenzo Spinelli.
Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Emanuela Setti Carraro.
Domenico Russo.
Calogero Zucchetto.
Carmelo Cerruto.
Simonetta Lamberti.
Giuliano Pennacchio.
Andrea Mormile.
Luigi Cafiero.
Antimo Graziano.
Gennaro De Angelis.
Antonio Valenti.
Luigi Di Barca.
Annamaria Esposito.
Antonio De Rosa.
Francesco Borrelli.

1983
Giangiacomo Ciaccio Montalto.
Pasquale Mandato.
Salvatore Pollara.
Mario D’aleo.
Giuseppe Bommarito.
Pietro Morici.
Bruno Caccia.
Rocco Chinnici.
Salvatore Bartolotta.
Mario Trapassi.
Stefano Li Sacchi.
Sebastiano Alonghi.
Francesco Buzziti.
Francesco Imposimato.
Domenico Celiento.
Antonio Cristiano.
Giuseppe Francese.
Nicandro Izzo.
Fabio Cortese.
Salvatore Musarò.
Ottavio Andrioli.
Gioacchino Crisafulli.

1984
Giuseppe Fava.
Renata Fonte.
crescenzo casillo.
giovanni calabrò.
Cosimo Quattrocchi.
Francesco Quattrocchi.
Marcello Angelini.
Salvatore Schimmenti.
Giovanni Catalanotti.
Antonio Federico.
Paolo Canale.
Giovanbattista Altobelli.
Lucia Cerrato.
Anna Maria Brandi.
Anna De Simone.
Giovanni De Simone.
Nicola De Simone.
Luisella Matarazzo.
Maria Luigia Morini.
Federica Taglialatela.
Abramo Vastarella.
Pier Francesco Leoni.
Susanna Cavalli.
Angela Calvanese.
Carmine Moccia.
Valeria Moratello.
Franco Puzzo.
Michele Brescia.
Santo Calabrese.
Antioco Cocco.
Vincenzo Vento.
Pietro Busetta.
Salvatore Squillace.

1985
Pietro Patti.
Giuseppe Mangano.
Gioacchino Taglialatela.
Sergio Cosmai.
Giovanni Carbone.
Barbara Rizzo Asta.
Giuseppe Asta.
Salvatore Asta.
Beppe Montana.
Antonino Cassarà.
Roberto Antiochia.
Giuseppe Spada.
Enrico Monteleone.
Giancarlo Siani.
Biagio Siciliano.
Giuditta Milella.
Carmine Tripodi.
Graziella Campagna.
Morello Alcamo.
Giuseppe Macheda.
Roberto Parisi.
Mario diana.

1986
Paolo Bottone.
Giuseppe Pillari.
Filippo Gebbia.
Antonio Morreale.
Francesco Alfano.
Antonio Pianese.
Vittorio Esposito.
Salvatore Benigno.
Claudio Domino.
Filippo Salsone.
Nicola Ruffo.
Antonio Sabia.
Giovanni Giordano.
Nunziata Spina.
Antonio Bertuccio.
Francesco Prestia.
Domenica De Girolamo.
luigi staiàno.
mario ferrillo.
salvatore ledda.
Giovanni Garcea.

1987
Giuseppe Rechichi.
Rosario Iozia.
Giuseppe Cutroneo.
Rosario Montalto.
Sebastiano Morabito.
Antonio Civinini.
Carmelo Iannò.
Carmelo Ganci.
Luciano Pignatelli.
Giovanni Di Benedetto.
Cosimo Aleo.
aniello giordano.
Michele Piromalli.

1988
Giuseppe Insalaco.
Giuseppe Montalbano.
Natale Mondo.
Donato Boscia.
Francesco Megna.
Alberto Giacomelli.
Antonino Saetta.
Stefano Saetta.
Mauro Rostagno.
Luigi Ranieri.
Carmelo Zaccarello.
Girolamo Marino.
Aniello Cordasco.
Giulio Capilli.
Pietro Ragno.
Abed Manyami.
Raffaele Antonio Talarico.
Michele virga.

1989
Francesco Crisopulli.
Giuseppe Caruso.
Francesco Pepi.
Marcella Tassone.
Nicola D’Antrassi.
Vincenzo Grasso.
Paolo Vinci.
Salvatore Incardona.
Antonino Agostino.
Ida Castellucci.
Grazia Scimè.
Domenico Calviello.
Anna Maria Cambria.
Carmela Pannone.
Pietro Giro.
Donato Cappetta.
Calogero Loria.
Francesco Longo.
Giovanbattista Tedesco.
Colin Winchester.
Giacomo Catalano.
Giuseppe Giovinazzo.
Pietro Polara.
Nicolina Biscozzi.
Giuseppe Tallarita.
Pasquale Primerano.
Pasquale Miele.
Giuseppe Tizian.

1990
Nicola Gioitta Iachino.
Emanuele Piazza.
Giuseppe Tragna.
Massimo Rizzi.
Giovanni Bonsignore.
Antonio Marino.
Rosario Livatino.
Alessandro Rovetta.
Francesco Vecchio.
Andrea Bonforte.
Giovanni Trecroci.
Saverio Purita.
Angelo Carbotti.
Domenico Catalano.
Maria Marcella.
Vincenzo Miceli.
Elisabetta Gagliardi.
Giuseppe Orlando.
Michele Arcangelo Tripodi.
Pietro Caruso.
Nunzio Pandolfi.
Arturo Caputo.
Roberto Ticli.
Mario Greco.
Rosario Sciacca.
Giuseppe Marnalo.
Francesco Oliviero.
Cosimo Distante.
Angelo Raffaele Longo.
Cataldo D’Ippolito.
Raffaela Scordo.
Calogero La Piana.
Emilio Taccarita.
Antonio Nugnes.
Feliciello pasquale.

1991
Valentina Guarino.
Angelica Pirtoli.
Giuseppe Sceusa.
Salvatore Sceusa.
Vincenzo Leonardi.
Antonio Carlo Cordopatri.
Angelo Riccardo.
demetrio quattrone.
Andrea Savoca.
Domenico Randò.
Sandra Stranieri.
Antonio Scopelliti.
Libero Grassi.
Fabio De Pandi.
Giuseppe Aliotto.
Antonio Rampino.
Silvana Foglietta.
Salvatore D’addario.
Renato Lio.
Giuseppe Leone.
Francesco Tramonte.
Pasquale Cristiano.
Stefano Siragusa.
Alberto Varone.
Felice Dara.
Vincenzo Salvatori.
Serafino Ogliastro.
Vito Provenzano.
Giuseppe Grimaldi.
Salvatore Tieni.
Nicola Guerriero.
Giuseppe Sorrenti.
Antonio Valente.
Nunziante Scibelli.
Vincenzo Giordano.
Salvatore Vincenzo Surdo.
Gaspare Palmieri.
Ignazio Aloisi.

1992
Salvatore Aversa.
Lucia Precenzano.
Paolo Borsellino.
Antonio Russo.
Antonio Spartà.
Salvatore Spartà.
Vincenzo Spartà.
Fortunato Arena.
Claudio Pezzuto.
Salvatore Mineo.
Alfredo Agosta.
Giuliano Guazzelli.
Giovanni Falcone.
Francesca Morvillo.
Rocco Di Cillo.
Antonio Montinaro.
Vito Schifani.
Paolo Borsellino.
Agostino Catalano.
Eddie Cosina.
Emanuela Loi.
Vincenzo Li Muli.
Claudio Traìna.
Rita Àtria.
Paolo Ficalòra.
Luigi Sàpio.
Egidio Campaniello.
Giorgio Villàn.
Pasquale Di Lorenzo.
Giovanni Panunzio.
Gaetano Giordano.
Giuseppe Borsellino.
Saverio Cirrincione.
Antonio Tamborino.
Mauro Maniglio.
Raffaele Vitiello.
Emanuele Saùna.
Antonino Siragusa.
Lucio Stifani.
Giovanni Lizzio.
Antonio Di Bona.

1993
Beppe Alfano.
Adolfo Cartisano.
Pasquale Campanello.
Vincenzo d’Anna.
Vincenzo Vitale.
Gennaro Falco.
Nicola Remondino.
Domenico Nicolò Pandolfo.
Maurizio Estate.
Fabrizio Nencioni.
Angela Fiume.
Nadia Nencioni.
Caterina Nencioni.
Dario Capolicchio.
Carlo La Catena.
Stefano Picerno.
Sergio Pasotto.
Alessandro Ferrari.
Moussafir Driss.
Don Giuseppe Puglisi.
Raffaele Di Mercurio.
Andrea Castelli.
Angelo Carlisi.
Riccardo Volpe.
Antonino Vassallo.
Francesco Nazzaro.
Loris Giazzon.
Giorgio Vanoli.
Giovanni Mileto.
Luigi Iannotta.

1994
Vincenzo Garofalo.
Antonino Fava.
Don Giuseppe Diana.
Ilaria Alpi.
Miran Hrovatin.
Enrico Incognito.
Luigi Bodenza.
Ignazio Panepinto.
Maria Teresa Pugliese.
Giovanni Simonetti.
Salvatore Bennici.
Calogero Panepinto.
Francesco Maniscalco.
Nicholas Green.
Melchiorre Gallo.
Giuseppe Russo.
Cosimo Fabio Mazzola.
Girolamo Palazzolo.
Leonardo Canciari.
Liliana Caruso.
Agata Zucchero.
Leonardo Santoro.
Palmina Scamardella.
Antonio Novella .
Francesco Aloi.
Francesco Bruno.
Angelo Calabrò.
Saverio liardo.

1995
Francesco Brugnano.
Giuseppe Di Matteo.
Francesco Marcone.
Serafino Famà.
Gioacchino Costanzo.
Peter Iwule Onjedeke.
Fortunato Correale.
Antonino Buscemi.
Giuseppe Montalto.
Giuseppe Cilia.
Giuseppe Giammone.
Giovanni Carbone.
Claudio Manco.
Antonio Brandi.
Antonio Montalto.
Epifania Cocchiara.
Giammatteo Sole .
Genovese Pagliuca.
Pietro Sanua.
Pierantonio sandri.

1996
Francesco Tammone.
Giuseppe Puglisi.
Anna Maria Torno.
Giovanni Attardo.
Davide Sannino.
Santa Puglisi.
Salvatore Botta.
Salvatore Frazzetto.
Giacomo Frazzetto.
Maria Antonietta Savona.
Riccardo Salerno.
Gioacchino Bisceglia.
Rosario Ministeri.
Calogero Tramùta.
Pasquale Salvatore Magrì.
Celestino Fava.
Antonino Moio.
Raffaele Pastore.

1997
Giuseppe La Franca.
Ciro Zirpoli.
Giulio Castellino.
Agata Azzolina.
Raffaella Lupoli.
Silvia Ruotolo.
Angelo Bruno.
Luigi Cangiano.
Francesco Marzano.
Andrea Di Marco.
Vincenzo Arato.

1998
Incoronata Sollazzo.
Maria Incoronata Ramella.
Erilda Ztausci.
Enrico Chiarenza.
Salvatore DE Falco.
Rosario Flaminio.
Alberto Vallefuoco.
Giuseppina Guerriero.
Luigi Ioculano.
Domenico Geraci.
Antonio Condello.
Maria angela Ansalone.
giuseppe maria bìccheri.
Giuseppe Messina.
Graziano Muntoni.
Giovanni Gargiulo.
Giovanni Volpe.
Giuseppe Radicia.
Orazio Sciascio.
Giuseppe IAcona.
Davide Ladini.
Saverio Ierace.
Antonio Ferrara.
Giuseppe Maria Biccheri.

1999
Salvatore Ottone.
Emanuele Nobile.
Rosario Salerno.
Stefano Pompeo.
Filippo Basile.
Hiso Telaray.
Matteo Di Candia.
Vincenzo Vaccaro Notte.
Luigi Pulli.
Raffaele Arnesano.
Rodolfo Patera.
Ennio Petrosino.
Rosa Zaza.
Anna Pace.
Marco De Franchis.
Francesco Salvo.

2000
Antonio Lippiello.
Salvatore Vaccaro Notte.
Antonio Sottile.
Alberto De Falco.
Ferdinando Chiarotti.
Francesco Scerbo.
Giuseppe Grandolfo.
Domenico Stanisci.
Domenico Gullaci.
Maria Colangiuli.
Hamdi Lala.
Gaetano De Rosa.
Saverio Cataldo.
Daniele Zoccola.
Salvatore De Rosa.
Giuseppe Falanga.
Luigi Sequino.
Paolo Castaldi.
Gianfranco Madia.
Valentina Terracciano.
Raffaele Iorio.
Ferdinando Liguori.

2001
Giuseppe Zizolfi.
Tina Motoc.
Michele Fazio.
Carmelo Benvegna.
Stefano Ciaramella.

2002
Federico Del Prete.
Torquato Ciriaco.
Maurizio D’elia.
Husan Balikçi.

2003
Domenico Pacilio.
Gaetano Marchitelli.
Claudio TagliaLatela.
Paolino Avella.
Michele Amico.
Giuseppe Rovescio.

2004
Bonifacio Tilocca.
Annalisa Durante.
Stefano Biondi.
Paolo Rodà.
Gelsomina Verde.
Dario Scherillo.
Matilde Sorrentino.
Francesco Estatico.
Fabio Nunneri.
Massimiliano Carbone.
Antonio Landieri.
Francesco Graziano.
Antonio Maiorano.

2005
Francesco Rossi.
Attilio Romanò.
Francesco Fortugno.
Giuseppe Riccio.
Daniele Polimeni.
Gianluca Congiusta.
Carmela Fasanella.
Romano Fasanella.
Domenico De Nittis.
Pepe tunevic.
Emilio Albanese.

2006
Salvatore Buglione.
Daniele Del Core.
Loris Di Roberto.
Rodolfo Pacilio.
Michele Landa.
Antonio Palumbo.
Anna Politikovskaja.

2007
Luigi Sica.
Francesco Gaito.
Umberto Improta.
Giuseppe Veropalumbo.
Luigi Rende.

2008
Mario Costabile.
Domenico Noviello.
Marco Pittoni.
Raffaele Gargiulo.
Raffaele Granata.
Gennaro Cortumaccio.
Giuseppe Minopoli.
Lorenzo Riccio.
Raffaele Manna.
Nicola Sarpa.
Samuel Kwaku.
Cristopher Adams.
Eric Affum Yeboah.
Kwame Antwi Julius Francis.
El Hadji Ababa.
Alex Geemes.
Francesco Alighieri.
Gabriele Rossi.

2009
Felicia Castaniere.
domenico gabriele.
Petru Birlandeanu.
Gaetano Montanino.

2010
Salvatore ALVATORE FARINARO.
Teresa Buonocore.
Angelo Vassallo.
Gianluca Cimminiello.
Lea Garofalo.

2011
Carmine Cannillo.
Vincenzo Liguori.

Il dovere della differenza

da La Sentinella News

“Personalmente definirei il reato di associazione mafiosa un reato di egoismo”. Esordisce così Giulio Cavalli(attore, drammaturgo e consigliere regionale per SeL in Lombardia, che da anni vive sotto scorta poiché la “fauna” mafiosa del nostro paese trova scomodi i testi di molti dei suoi spettacoli). Lo incontriamo a margine di un appuntamento con il sindaco di Cormano Roberto Cornelli, per parlare in una serata organizzata da  SEL, associazione Polis e associazione Democratici per Milano (all’interno del ciclo di incontri dal titolo “13 occasioni di fare politica”,ndr).

Si parla di Mafie al Nord, e proprio in Lombardia. Secondo Cavalli, il fenomeno mafioso viene letto sempre di più attraverso grafici e dati, diventando così un “problema per tecnici” e allontanandosi dal vissuto quotidiano della gente. “Un reato di egoismo – si spiega Giulio – è quando due o più persone si mettono insieme per accrescere il proprio bene a scapito di altri, questo reato si combatte con l’arma della solidarietà. La società attuale sembra essersi assopita, mentre davanti ai soprusi quotidiani dovrebbe rivendicare il proprio diritto allo sdegno è sempre più indifferente. Anche l’indifferenza è un reato, è incostituzionale”.

Infatti secondo l’articolo 4 della costituzione il cittadino ha il dovere di concorrere al progresso della società, prestando verso questa un costante interesse. Le progressive privatizzazioni attuate dalla giunta Formigoni in Lombardia fanno parte, secondo Cavalli, di quel reato di egoismo poichè Comunione e Liberazione “non fa altro che darsi una mano per accrescere il proprio bene a scapito di quello altrui” e inoltre, privatizzando, si elude il controllo delle regole da parte dello Stato.

Uno dei grandi problemi dell’associazione di stampo mafioso sembra quello di avere troppi soldi, così tanti che non si sa più dove nasconderli. Questo  a suo dire spiegherebbe ad esempio come mai in Lombardia vengano costruiti sempre nuovi ipermercati “mentre non ci sono abbastanza clienti da giustificarne l’apertura” prosegue Giulio. E anche i Bar, quelli storici, che vengono ricomprati e riammodernati senza la necessità di avere clienti, puzzerebbero allora di marcio. Così la mafia, quella pulita fino a prova contraria, quella dei “colletti bianchi”, della “terza generazione”, è sempre più vicina a noi.

Come si può contrastare questa feroce avanzata? Stando all’erta, soprattutto per quanto riguarda il mondo dell’edilizia. “E’ stato volontariamente creato un vuoto di interesse intorno al Piano di Governo del Territorio (PGT) – avverte Cavalli -. Questo importante strumento politico ha la facoltà di poter cambiare la destinazione d’uso dei terreni cittadini da commerciale (cioè area in cui si possono costruire strutture che arricchiscono i proprietari, ad esempio palazzi) a verde agricolo o aree in cui si ospitano attrezzature pubbliche (piscine, centri sportivi)”.

“Il volume degli affari della Mafia Italiana è di circa 130 miliardi di euro, con un utile di 70 miliardi – interviene Roberto Cornelli-. Il capitale mafioso viene principalmente investito poi nel traffico di droga e di armi e nelle cosiddette ecomafie (traffico di rifiuti, abusivismo edilizio,ndr). Il denaro viene riciclato con i paradisi fiscali, aumentati di numero da 25 a72, fino al duemilasette.

Cosa possono allora le amministrazioni comunali di fronte a questa situazione? Cornelli dichiara che lui stesso, con le nuove leggi sul Patto di Stabilità, si trova “ nell’impossibilità di fare il sindaco, con le possibilità di scelta sempre più vincolate e le decisioni prese dal comune in fatto di urbanistica sorpassabili da altre normative. I comuni, in ristrettezze economiche, sono spesso costretti a vendere a privati il patrimonio pubblico (per esempio Farmacie), diventando così sempre più deboli”.

In conclusione ci si rivolge ai giovani: Cavalli lancia una bella sfida ai ragazzi della città portando l’esempio di una scuola superiore in cui gli studenti, che necessitavano di un laboratorio ( e chiedendolo con insistenza al preside e al prefetto), hanno ottenuto uno stabile confiscato alla Mafia. Questa è la lotta alla criminalità organizzata che si può portare avanti quotidianamente e che nei suoi risultati concreti vede la Mafia retrocedere di un piccolo passo dalla scuola, dalle piazze, dai posti di lavoro. Un altro consiglio importante lasciato ai cittadini di Cinisello? La testimonianza ultima di Rita Atria, testimone di giustizia suicida a soli diciotto anni, dopo aver denunciato il padre e il fratello: “Per poter sconfiggere la mafia intorno a noi bisogna prima sconfiggere quella che è dentro di te. La mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarci”.

di Noemi Tediosi

Dignità e cultura per il teatro campano

Una petizione sacrosanta per Napoli, la Campania, e la cultura.

Una Comunità veramente democratica deve affermare rapporti sani e trasparenti fra pubbliche amministrazioni e cittadini, e quindi tra istituzioni e mondo della cultura e dello spettacolo, nel rispetto delle leggi nazionali e dei trattati internazionali, adeguando costantemente la normativa verso il miglioramento della qualità della vita di tutti i cittadini.
Il sistema Italia consolida invece, in particolare nel Meridione, un divario abissale fra principi e pratiche, legalità e quotidianità, diritti e accesso agli stessi, norme e comportamenti, attività legislative e diritto costituzionale, nello specifico, manifestando un legame di sudditanza della Cultura verso Potere.

La Fondazione Campania dei Festival è un esempio eclatante di quest’anomalia europea: calata dall’alto dalle amministrazioni regionali degli ultimi dieci anni, ha reso le altre amministrazioni locali e gli organismi di controllo complici passivi di un sistema di progettazione culturale autoreferenziale e non partecipato. Dalla sua costituzione ad oggi la Fondazione si è aggiudicata, in regime di sospensione della concorrenza, notevoli fondi ministeriali, 41Mln euro di fondi europei, l’uso gratuito di strutture pubbliche e la supremazia nel settore delle arti sceniche in Campania, accumulando, al tempo stesso, debiti o insolvenze che minano la credibilità sua e di Napoli.
E infine, con il nuovo Statuto (approvato in giunta regionale il 30 dicembre 2011), la Fondazione diventa uno “strumento operativo regionale sottoposto alla dipendenza economica e funzionale della Regione Campania”.
È una veste più consona agli affidi diretti della Regione, ma le finalità e le attività si confermano di natura estranea ad una pubblica amministrazione e duttili agli interessi di singoli fiduciari. Il nuovo Statuto nasce da osservazioni inerenti il progetto “La Campania dei Festival verso il Forum Universale delle Culture” (Dgr 645/11) e tenta di legittimarlo.
Ma è qui che la Regione Campania, tramite la Fondazione, viola palesemente le regole normative.

Chi ha deciso TAV?

Dedicato a chi ancora non ha capito che cos’è lo “stile Tav-Val di Susa, modello di democrazia e legalità all’italiana. Il Fatto Quotidiano on-line, 13 marzo 2012, di Ivan Cicconi

Se ne sentono di tutti i colori sulla bocca dei sostenitori della Tav Torino-Lione. Il luogo comune più gettonato è il richiamo alle decisioni democraticamente assunte che non possono essere bloccate da una minoranza (per di più violenta). Bene, parliamone, guardando agli atti.

Chi e come ha deciso la realizzazione del “cunicolo esplorativo” per il quale a Chiomonte si sta procedendo manu militari alla occupazione dei terreni sui quali aprire il cantiere per la sua realizzazione?

Nell’avviso pubblico del 2010 con il quale si è avviato il procedimento, LTF dichiara testualmente: “Che il cunicolo esplorativo de La Maddalena è progettualmente necessario ai fini della realizzazione del collegamento ferroviario Torino-Lione che rientra nell’ambito del primo Programma delle Infrastrutture Strategiche di cui alla Deliberazione del 21 dicembre 2001, n. 121/2001 (Legge Obbiettivo) del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE)”.

Il procedimento è stato avviato ai sensi dell’art.165 e 166 del D.Lgs 163/2006 e cioè grazie a “norme speciali”, in deroga a quanto stabilito dalle direttive europee e le norme nazionali di recepimento in materia di opere pubbliche, applicabili alle opere incluse nel “Programma delle Infrastrutture Strategiche” definito con la delibera Cipe 121/2001 e dalle successive modifiche ed integrazioni.

In particolare il comma 9 dell’art. 165 consente di realizzare opere propedeutiche, cunicoli esplorativi, in quanto utili per la definizione del progetto delle opere incluse nella legge obbiettivo. A parte il fatto di considerare una galleria di oltre sette chilometri e del diametro di oltre sette metri un cunicolo esplorativo, la norma (che non ha riscontri in nessun altro paese europeo) affida al Ministro delle Infrastrutture “la decisione ed il rilascio delle autorizzazioni per lo svolgimento delle attività relative, ivi inclusa l’installazione dei cantieri e l’individuazione di siti di deposito”.

Il Ministro in carica nel 2010 era Altero Matteoli, ma pare che la decisione sia in realtà precedente. Infatti questo millantato nuovo progetto (altro ritornello dei pasdaran sitav) non è altro che quello stesso per il quale l’impresa della legacoop, la CMC di Ravenna, tentò l’apertura del cantiere a Venaus nel dicembre del 2005. La nuova galleria della Maddelana che oggi prevede l’imbocco a Chiomonte (guarda caso uno dei pochissimi comuni della valle favorevole alla TAV) anziché a Venaus (contrario alla TAV come la stragrande maggioranza dei comuni) è definita nei documenti depositati da LTF come “Variante della galleria di Venaus”. E che il cantiere che nei prossimi giorni si tenterà di aprire sia lo stesso di 6 anni fa è confermato anche dal fatto che ad aprirlo sarà la stessa impresa alla quale era stato affidato l’appalto per la galleria di Venaus, la CMC di Ravenna.

Chi ha deciso ed autorizzato la realizzazione di questa opera propedeutica per la progettazione della Torino-Lione è stato il Ministro in carica nel 2005, Pietro Lunardi, quello che consigliava la convivenza con la mafia, nessun altro.

A Chiomonte la CMC ancora non si è vista perchè quello presidiato dalle forze dell’ordine è un semplice insediamento militare. Il cantiere forse si tenterà di aprirlo nei prossimi giorni e dunque, forse, arriverà anche la CMC. La Comunità Montana valsusina aveva denunciato alle Autorità competenti anche questa anomalia. LTF dovrà spiegare alla Comunità Montana, e sarebbe il caso alle Autorità competenti, le ragioni per le quali quello che oggi viene millantato come un nuovo progetto viene realizzato dallo stesso appaltatore del vecchio progetto senza alcuna nuova gara e con un prezzo quasi doppio.

I paladini della democrazia la smettano di cianciare di decisioni assunte dalla maggioranza dei cittadini. L’opposizione a quel cantiere, formalmente contestato dalla Comunità Montana, fino a prova contraria, è l’opposizione dei rappresentanti democraticamente eletti dai Valsusini contro un cantiere deciso ed autorizzato da Pietro Lunardi, un ministro tecnico, non votato dai cittadini, scelto e nominato da Silvio Berlusconi.

La svastica e il volantino

A Trezzano sul Naviglio stampano un volantino per illustrare i servizi e le bellezze della città e stampano una svastica in bella vista. Scrivono giustamente i membri del circolo corsicheseLe alternative per spiegare per questo gesto sono due, entrambe estremamente gravi: L’amministrazione, o parte di essa, si riconosce nei valori del nazismo. In questo caso l’atto compiuto è una chiara presa di posizione, un gesto di disprezzo verso tutte le forze politiche e sociali che si rifanno ai valori di democrazia e operano nel pieno rispetto della nostra Costituzione. L’amministrazione non si è resa conto della foto utilizzata. Stante che alcune persone palesemente di estrema destra, quella destra che si richiama a valori anti-costituzionali, apertamente xenofobi e razzisti, hanno scelto consapevolmente tale foto, la nostra Amministrazione non si è accorta dell’immagine. Se questo fosse il caso, il risultato sarebbe forse ancora più grave. Constata la presenza di beceri individui, così agendo Tomasino e Assessori vari hanno dimostrato ancora una volta un totale disinteresse per ciò che accade a Trezzano. Una dabbenaggine e un menefreghismo totale, che spaziano in ogni campo fino ad arrivare a permettere che su una pubblicazione come questa appaiano simboli nazisti. Contando che nel giornalino appaiono le parole dello stesso Sindaco, si palesa esattamente la sua incapacità di gestione e la sua incoerenza negli atti. Un gesto che, oltretutto, coinvolge loro malgrado le alte cariche dello Stato, inconsapevoli patrocinanti di un tale scempio.

Poi c’è una terza ipotesi: capire che forse è il caso, una volte per tutte, di chiarire il reato di apologia del fascismo.

Formigoni, consegnati agli elettori

scritto per IL FATTO QUOTIDIANO

L’indagine che riguarda il consigliere regionale Angelo Giammario non è inaspettata. Giammario compare già in altre indagini e la sua inopportuna vicinanza con alcuni esponenti delle cosche è stata oggetto di diversi dibattiti. Certo le perquisizioni al Pirellone che riguardano esponenti del governo lombardo sono all’ordine del giorno, le notizie a cui non possiamo (e non dobbiamo) abituarci arrivano con cadenza praticamente quotidiana ma il punto è etico, morale e strettamente politico.

Infilarsi nell’analisi scollegata dell’indagato di turno (che sia Giammario, il presidente del Consiglio Davide Boni, la Minetti e sarebbe troppo lungo l’elenco per includerli tutti) finisce per salvare il responsabile di questo sfascio istituzionale e democratico: Roberto Formigoni.

Proprio poche ore prima della notizia d’indagine su Davide Boni la stampa nazionale pubblicava la lettera con cui Formigoni si giustificava con Don Verzè sul dissesto finanziario del San Raffaele ma la notizia è scomparsa sotto la polvere delle indagini sull’esponente leghista. Come sempre in questi ultimi anni ci si dimentica di analizzare la sistematica serie di indagati, arrestati e rinviati a giudizio in Regione Lombardia come gli inevitabili anelli di un sistematico controllo del potere che per privatizzare le regole (oltre alle scuole e alla sanità) ha bisogno di servitori al soldo. Perché il modello Formigoni funzioni è necessario che alcune figure chiave (tra i funzionari, le corporazioni e nei partiti) si prestino all’asta incessante dei diritti rivenduti come privilegi e regalie. In un sistema lombardo dove evidentemente chi ha disponibilità finanziaria riesce a comprare anche gli strumenti democratici servono “svenditori” disponibili a farsi comprare. Che oggi sia Giammario, che ieri sia stato Ponzoni e che domani sarà qualsiasi altro, è il punto politicamente meno interessante.

Per questo le analisi circoscritte non valgono più: il Consiglio Regionale della Lombardia ha poco meno di due anni ed è in pieno disfacimento morale, etico e rappresentativo. Dopo due anni si ritrova già una credibilità logorata e sconfitta. Formigoni dimostra di avere frequentazioni, amici, assessori, ex assessori e compagni di partito scelti con una chirurgica precisione negativa, il centrosinistra ha il portabandiera della scorsa battaglia elettorale (Filippo Penati) che ha dimostrato predisposizioni “sistemistiche” che non hanno certo avuto il sapore dell’alternativa e che sono finite nello stesso rivolo giudiziario e di inopportunità politiche.

Formigoni si consegni. Agli elettori. E ad una regione che ha bisogno il prima possibile di recuperare il valore dell’opportunità politica e dell’intolleranza verso ladri e ladrocini (l’unica intolleranza che servirebbe, impellente).

Gli altri propongano temi e modi (senza segreta ammirazione per il modello lombardo esistente, possibilmente).

Paccate di fardelli

Matteo, 23, 2-6: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe»