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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

La finanza del nulla che strozza il tutto

Don Aldo AntonelliInsomma, cari amici, per mille motivi il regime di accumulazione del capitale fondato sulla finanza privata è entrato in crisi. Più che continuare con le vecchia politiche, occorre prendere coscienza che la politica non può continuare ad arrancare dietro i mercati finanziari ma deve finalmente anticiparli e prevenirli. Siamo di fronte ad una occasione storica per la costruzione di un nuovo e diverso regime di sviluppo.  «Per edificarlo, occorre in primo luogo che l’autorità pubblica abbandoni il ruolo ancillare di prestatore di ultima istanza del capitale privato, e si faccia invece creatrice di prima istanza di nuova occupazione». Non è poco ma il minimo. Non è facile ma urgente.

Pippo e Debora

Loro in testa (ma con moltissimi altri) hanno preso una piazza, espresso, ospitato e ascoltato le proposte, hanno ospitato buone pratiche, hanno illustrato progetti, hanno invitato tutti (gli amici e i meno amici) e raccontato le priorità, le soluzioni possibili e gli scenari da costruire. Li ho seguiti in streaming (mentre cercavo di raggiungerli bloccato, come dice Pippo, nel tunnel Gelmini) e mi sono piaciuti perché hanno fatto politica. Costruire un progetto collettivo per superare i problemi. Il resto è noia: le accuse di corrente, i complotti, i personalismi. Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché gli abituali all’onda contraria non possano scendere sul piano politico. Raccontare le loro controproposte e evidenziare le criticità. Perché non farlo lì a Bologna. E perché in questo centrosinistra di soloni l’unica politica dei lìder massimi (che navigano in tutti i partiti della coalizione che non c’è) gareggiano nel ‘mors tua vita mea’ arroccati sempre in difesa. In un eccesso di difesa che tende a dividere. Per imperare. Come si usa da tempo. Io i ragazzi de il nostro tempo li ringrazio per il contributo e mi dispiaccio per la mia assenza. Però, almeno, io non ero influenzato.

Roma: un morto per una rata e l’inondazione

E’ arrivata la rata in scadenza da pagare, quello della mala urbanistica degli ultimi 20 anni. L’ha pagata l’Infernetto, un quartiere residenziale di 1.000 ettari della Capitale d’Italia, con la morte in un seminterrato di un giovane uomo di 32 anni (pare che sia importante dire che era cingalese). Lascia la moglie con una bimba di 3 mesi. Dopo due giorni lavorano ancora le pompe per togliere i 3 metri d’acqua, fango e liquami dai seminterrati di villini tutti uguali, comprati con sacrifici e mutui pesanti.  Una rata in scadenza del lontano (e mai risolto), contratto tra la classe politica romana e i costruttori, che consentiva di costruire praticamente ovunque, anche in zone a rischio idrogeologico, come l’Infernetto, dove le norme su carta stabiliscono che su tre piani una famiglia media di quatto persone abiti in 25 mq (!), così di contenere il carico antropico. Tutto nella legalità perché riportato sulle pubblicità delle riviste patinate della agenzie immobiliari, controllato dagli uffici tecnici, validato dagli studi notarili, ignorato dalla polizia municipale e per ultimo consentito implicitamente dal Comune di Roma. Villini tutti uguali costituiti da seminterrato, piano terra e mansarda, venduti dai costruttori con i bagni nei seminterrati, dove ogni metro calpestabile, a prescindere dall’abitabilità, costa dai 3.000 ai 3.500 euro al mq. Dal notaio si dichiara solo una parte del prezzo, convenendo a nero la restante e con 500 euro gli uffici tecnici rilasciano l’abitabilità. Da leggere l’analisi dell’alluvione romano di Paola de Jesus. E chiedersi perché in Italia non sia possibile che la linea urbanistica sia un punto chiaro dei progetti politici.

Come lui taglierebbe le spese

“Non capisco la pervicaciadella Procura di Milano per un processo che sarà prescritto il 12 gennaio. L’economia processuale vorrebbe che quando un processo si sa essere prescritto non si sprechi tempo ma venga abbandonato. Invece a Milano hanno intensificato le udienze”. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi parlando del processo Mills. “Non ho mai conosciuto Mills -spiega Berlusconi – si tratta di una buffonata. Da ora al 15 dicembre mi hanno fissato 21 udienze e dato che i miei avvocati vorrebbero che io passassi cinque-sei ore a definire la linea difensiva, in tutto sarebbero 42 giorni. Questo perché – aggiunge ancora – la Corte Costituzionale ha abrogato il lodo Alfano ed inoltre la Procura di Milano è pervicace visto che questo processo sarà prescritto il 12 gennaio”. 

Il Paese dove si ringraziano gli estorsori

Pubblicato su IL FATTO QUOTIDIANO

Ringraziano gli estorsori

La notizia è rimbalzata nelle agenzie ma sembra non avere preso piede nei dibattiti. Anche perché in fondo succede, mi dicono. E allora se succede significa che è normale? In un momento con le difese abbassate per povertà, sfiducia e moralità comprata al chilo, evidentemente sì.

Lui è Antonino Schillaci, insieme ai fratelli gestisce a Palermo diversi negozi di calzature, ieri al tribunale di Palermo ha testimoniato contro i suoi estorsori rispondendo alle domande del pubblico ministero Francesco Del Bene. Sembrerebbe una bella storia di reazione e di coraggio a vederla così. Fino a quando Schillaci ha detto: “io al signor Ciulla (il presunto estorsore, ndr) devo dire di essere grato perché ebbi la sensazione che ci avesse tirato fuori da una brutta situazione”. L’estorto grato all’estorsore: nemmeno Sciascia si sarebbe spinto a tanto.

Il Presidente di Confocommercio di Palermo ha preso subito posizione (a proposito, chissà quando succederà anche qui nella brillante Milano) e ha inviato un telegramma ad Antonino Schillaci. Lo hainvitato formalmente a dimettersi dal suo ruolo di presidente dei calzaturieri di Confcommercio Palermo. “Appreso delle tue dichiarazioni rilasciate in aula ti invito alle immediate dimissioni – scrive Helg – diversamente provvederemo nelle sedi e negli organi competenti. Certe affermazioni sono inaccettabili e gravissime e certamente non intendiamo passare sopra a comportamenti come questo”.

Lo stesso pm non ha potuto trattenere la reazione ed è insorto contro Antonino Schillaci: “ma lei contro Ciulla è parte civile – gli ha detto il magistrato – ci può spiegare perché si è costituito in giudizio visto che é grato all’imputato?”. Schillaci non ha saputo replicare. Dopo avere pagato al Ciulla settemila euro di pizzo in due tranche da tremilacinquecento euro, Schillaci non ha saputo in quel momento pensare un altro modo, un’altra protezione, un’altra strada di crescita per il proprio lavoro.

Non è nemmeno questione di pavidità. Non solo. E’ diventata l’unica strada immaginabile, lo status quo più rassicurante rispetto a qualsiasi alternativa. Perché se ringraziano gli estorsori allora lo Stato ha perso o si è ritirato. E nel mercato (non solo delle calzature) viene il dubbio che possa avere preso accordi per la sua provvigione.

Biolchini e IDV

Roberto Biolchini lascia IDV. E dice che il progetto di IDV è morto. Anzi, dice, la dimostrazione è che io l’ho mollato. Conosco Roberto e lo stimo pur non condividendo le posizioni politiche (e il suo passaggio lo conferma) ma non credo che il progetto IDV sia l’oggetto della discussione. Perché credo nel rispetto delle posizioni che significa avere la forza di non appoggiarle raccontando le proprie senza focalizzarsi nel demolire il resto. E se ognuno è convinto delle proprie scelte ha modo e tempo per costruire e raccontare. E io che non ho voluto essere l’alibi di me stesso non accetto di essere l’alibi degli altri. Con tutto il rispetto, men che meno per l’UDC. Buon futuro, Roberto e buon lavoro a Luca Gandolfi.

Mafiosi per finta

Facevano finta. E se funziona c’è da chiedersi quanto veramente abbiamo il polso della credibilità delle mafie.

Cinque persone sono finite in carcere altre tre ai domiciliari nella notte a Trapani nel corso di una operazione della squadra mobile denominata “Pizzo al Pomodoro”. In manette sono finiti otto pluripregiudicati del quartiere San Giuliano a Erice. A capo della organizzazione malavitosa: Francesco Paolo Cammareri che si faceva chiamare da tutti “padrino”, ma non aveva alcun collegamento con la mafia. La banda si era specializzata in estorsioni e traffico di droga, eroina in particolare. L’organizzazione si avvaleva anche di ragazzini, “i picciriddi”,  incaricati di eseguire ritorsioni e danneggiamenti ai danni di attività commerciali o anche di accompagnare gli indagati, armati di coltello, presso gli esercizi commerciali taglieggiati di Trapani ed Erice. Gli indagati, a vario titolo, chiedevano la corresponsione mensile di somme di denaro o l’esecuzione gratuita di commesse di lavoro (ad esempio la realizzazione di infissi in alluminio), prospettando la necessità di adempiere a quanto richiesto per assicurarsi la necessaria “protezione” ed evitare spiacevoli episodi di danneggiamento alle attività commerciali.  

Il fallimento della tenuta sociale

A inizio settimana è stato presentato l’annuale rapporto della Caritas sulle povertà nel nostro paese. Dalla lettura ermerge chiaramente un dato: le politiche di sostegno economico in campo sociale non aiutano le famiglie, che si trovano ad affrontare il tema dell’assistenza agli anziani, con questi fondi dovrebbero essere creati e implementati i servizi sociali presenti nel territorio. Questi servizi porterebbero, inoltre, nuova occupazione. Il rapporto dimostra come sia necessaria una svolta nel campo della gestione del welfare italiano. In sintesi quale federalismo è possibile,senza tenuta sociale? Con buona pace di qualsiasi leghista di ogni ordine e grado. Gli stessi leghisti che avevano fatto della “devolution” il loro Must. La stessa Lombardia di oggi, dove operai metalmeccanici rigorosamente padani,che fuori il Pirellone la sede di Regione Lombardia, hanno accolto a suon di uova e insulti il trota, che è sembrato decisamente un pesce fuor d’acqua, per dare risposte dall’alto dello scranno che si trova a ricoprire, sembrando un criceto a bordo di un transatlantico. L’unica cosa che sembra crescere in Italia, sempre la febbre delle scommesse, per la gioia dei monopoli di stato. Per non parlare della gestione dilettantesca dell’emergenza profughi, a Lampedusa, Manduria e nella stessea Pieve Emanuele alle porte di Milano, dove se per ora la bomba ad orologeria sta tenendo è solo merito degli operatori di croce rossa e protezione civile, che da buoni tecnici gestiscono come possono questa situazione,dove centinaia di profughi si ritrovano a vivere nell’ozio di un residence, in un limbo eterno, senza poter nemmeno mettersi sul mercato, e riscattare una situazione che non hanno voluto nemmeno loro, trovandosi parcheggiati in un paese terzo senza voce in capitolo. Ce lo racconta Christian Condemi.