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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Formigoni e Cota: l’operoso nord (falso)

La questione giuridica delle false liste di Cota e Formigoni è ben più che aperta. E potrebbe tradursi in un bel problema per i governatori di Lombardia e Piemonte. La sentenza con la quale il Consiglio di Stato, ribaltando quanto deciso dal Tar della Lombardia, ha accolto il ricorso elettorale dei radicali contro la proclamazione dei risultati delle regionali lombarde dell’anno scorso costituisce un brutto colpo per Roberto Formigoni. Non che il presidente della Lombardia (beffardamente definito Firmigoni dai radicali, per le fi rme irregolari con le quali sarebbe stata presentata la sua lista «Per la Lombardia») abbia da temere, nell’immediato, di dover ripetere le elezioni. (E in Consiglio non sono solo nel centrodestra a pregare a mani giunte di non ripresentarsi ai cittadini).

Caro Mandalari, la sua lettera è un insulto

Lettera aperta pubblicata su IL FATTO QUOTIDIANO

Caro Vincenzo Mandalari,

La sua lettera al giornale bollatese Il Notiziario è patetica, fuori tempo massimo ed è un insulto al momento storico della nostra regione. Non solo perché è inaccettabile porre domande nel goffo tentativo di eludere le risposte ma anche (e soprattutto) per il ruolo che lei rivendica e che oggi finalmente la Lombardia ha deciso di negarle. Con buona pace per l’omertà e il collaborativo negazionismo di troppi lombardi.

Il “malinteso” di cui dichiara di essere vittima è (nell’accusa che le viene mossa) un tassello di quella sistematica rete di illegalità, soprusi e violenze che è la ‘ndrangheta in Lombardia. Quella stessa ‘ndrangheta che nega di avere mai “frequentato” e che è nelle sue stesse parole del 29 febbraio 2008, quando lei stesso disse “come amico ti rispetto sì, ma come ‘ndrangheta io do conto solo ed esclusivamente a compare Nunzio Novella (…) Gli altri sono tutti capi quanto a me!”
Ebbene, caro Mandalari, qui nel paese delle regole (quelle che stabiliscono che lei debba difendersi in aula e non nelle lettere dei direttori) le persone rispondono nei luoghi opportuni e si assumono la responsabilità delle proprie azioni e della propria storia; per questo la invito a difendersi con le risposte piuttosto che con le domande e con gli strumenti che la legge le mette a disposizione. Qui non ci sono capi. Ci sono cittadini che reagiscono ad un tumore che non si può più tollerare. E le confesso che il suo disagio e la sua dichiarata sensazione di isolamento è, per molti che si impegnano in questa battaglia, un fiore: non pensiamo di sostituirci alla giustizia che è chiamata a giudicarla, seguiremo con attenzione e curiosità l’esito del suo processo ma, personalmente, gioisco per unacittadinanza responsabile che lentamente sta imparando a prendere le distanze con piglio deciso e forte. E rivendico con forza il diritto di non tacere la vergognosa compagine raccontata nell’ordinanza.

Caro Mandalari, le parole che ha riservato al comune di Bollate non funzionano più. Il credito politico che qualcuno avventatamente le ha concesso si è sbriciolato nei suoi mesi di latitanza e nel rifiuto di molti suoi concittadini. Le targhe di riconoscimenti che dichiara di aver ricevuto hanno il dovere del silenzio e della polvere finché ci sarà una sentenza definitiva. Esibirli oggi è un vanto perdente, illuso e inefficace.

Senza le stimmate della vittima ma consapevole del ruolo di imputato, potrebbe convenire con noi che le premesse di disinfestazione mafiosa possono promettere un futuro dignitoso: affermi con noi che la ‘ndrangheta è una consorteria di vili da cui liberarci, dimostri di essere nei fatti vittima di un malinteso e solo dopo sarà ora delle sue valutazioni e dei suoi consigli.

Il doppio rischio del declassamento italiano

Forse ci si vede con i contorni definiti appena si riesce a fare due passi più lontano. Almeno per non rimanere invischiati in questa melma dove non se,bra impossibile separare il lecito dall’illecito, la politica dalla prostituzione e la corruzione dal governo. E allora succede che basta leggere El Pais (da noi, dove al bar si vedono in tanti intenti a sfogliare le pagine dello sport e i trafiletti della cronaca locale) per ritrovarci in tutta la nostra banalità. Che, almeno, dovrebbe avere di buono di chiederci di stare o di qua o di là. Prima ancora di tutto il resto. E senza paura di essere raccontati come monotematici. Dal momento che l’Italia ha due premi per il rischio (un premio e il suo primo ministro), sarebbe adeguato preparare due piani di salvataggio. Il primo, quello del risanamento economico; il secondo e più importante, il recupero della credibilità sociale con un processo pubblico contro Berlusconi, come una causa generale che coinvolga tutta la società italiana. Senza una tale impresa di disinfestazione, l’Italia non ha futuro. Dai tempi dei Borgia nessuno aveva degradato tanto la politica italiana come Don Silvio; e si consideri che l’avevano degradata parecchio. (l’articolo El ‘primo’ de riesco, EL PAIS)

Quante verità, quanta poca credibilità

“In Italia esistono almeno quattro verità. La verità giudiziaria, l’unica che si può raccontare senza venire querelato. Ma mica è detto che sia la verità. Poi c’è la verità storica. Ma viene revisionata. Poi c’è la verità del buon senso. Tipo Pasolini che diceva che lui sapeva anche se non aveva le prove. Infine la verità politica. Un bel macello. Come si fa a dire che c’è una storia di cui si sa tutto? Se pensi che non ci si può mai fidare di nessuno, nemmeno degli organi preposti all’accertamento della verità.” [Carlo Lucarelli]

Formigonopoli: le cooperative celesti sul massaggio cardiaco

Con l’acronimo AREU si indica l’azienda Sanitaria regionale attivata il 2 aprile 2008 (delibera n° VIII/6994 della Giunta regionale) con il compito di promuovere l’evoluzione del sistema di emergenza e urgenza sanitaria (SSUEm 118) sviluppando l’integrazione a rete dell’assistenza intra ed extraospedaliera e fornendo valore aggiunto alla gestione delle patologie acute e complesse (infarto del miocardio, ictus, trauma cranico,…). Sul sito istituzionale si legge: la sua mission è quella di garantire, implementare e rendere omogeneo, nel territorio della Regione, il soccorso sanitario di emergenza urgenza, anche in caso di maxiemergenze; ha inoltre il compito di coordinare il trasporto di persone, organi e tessuti, le attività trasfusionali, di scambio e compensazione di sangue ed emocomponenti. In parole semplici, AREU sta dietro (e dentro) tutto ciò che comporta l’arrivo di un ambulanza per un ferito qualsiasi delle nostre città: l’ennesimo pezzo di quell’algebrico gioco di scatole cinesi che è la sanità secondo Formigoni.

Ma veniamo al punto. La riorganizzazione di AREU passa proprio in questi giorni in III commissione (sanità) con il DGR n. 1964  avente per oggetto “ soccorso sanitario extraospedaliero aggiornamento DD.G.R.  N. VI/37343 del 17.7.1998, n. VIII/1716484 del 23.2.2004 e N. VIII/1743 del 18.1.2006 “; sempre semplificando, una ristrutturazione organizzativa di mezzi e risorse all’interno della regione. Ma la sorpresa vera arriva su un emendamento da parte del PDL (leggasi, Formigoni) che propone (dicono loro) una piccola integrazione: rendere possibile l’utilizzo sui mezzi di personale non facente parte del Servizio Sanitario Regionale ma affidato a cooperative. Banalizzando si potrebbe dire che vogliono togliere il personale medico del servizio pubblico per sostituirlo con personale di aziende (cooperative, per la precisione) private. Privatizzare anche questo ramo sanitario, nemmeno sorprendente come idea, nella Regione in cui il privato costruisce business su sanità (e scuola) sotto l’ala protettrice del vero assessorato alla sanità (e primo consigliere, quasi un soprasegretario) di Regione Lombardia: Comunione e Liberazione. Appena abbiamo colto il fatto che la piccola integrazione è la solita bulimia privatistica del Governatore, per ora, siamo riusciti a rimandare la votazione.

Le sigle FP CGIL CISL FP UIL FPL Lombardia scrivono:  il contenuto degli emendamenti  da Voi presentati alla delibera si riconduce ad un tema che negli ultimi anni é stato più volte oggetto di confronto  sindacale presso l’Assessorato alla sanità,  e  che è stato anche declinato nel Protocollo di Intesta relativo alla riorganizzazione del sistema emergenza urgenza,  sottoscritto tra l’Assessorato alla sanità regionale, la Direzione Generale Sanità ed AREU il 14 giugno scorso. Le modifiche proposte, per noi inammissibili, prefigurano un modello gestionale del servizio profondamente difforme da quello ad oggi esistente.  Noi intravvediamo il rischio di notevoli problemi  di ordine organizzativo e funzionale, ma anche normativo e contrattuale, per un sistema, come quello del soccorso sanitario, estremamente delicato e importante.

Non faremo un passo indietro, non ci piace per niente l’ombra delle cooperative celesti all’arrembaggio del massaggio cardiaco. Facciamolo sapere, parliamone, opponiamoci.

Pagare per curare meno

E’ uno dei magici (nemmeno troppo) segreti della sanità incredibile (nel senso: priva di credibilità) italiana. L’amico Domenico De Felice lo racconta con un esempio ma in fondo si legge tra le righe che è un caso tra migliaia. Le migliaia di incredibilità che sconta questo Paese. Malato.

Post a rete unificata

L’idea che accolgo e vi invito a diffondere: invitare i blogger, chi frequenta e “abita” la rete a condividere, postare (anche su facebook e su twitter), diffondere lo stesso post come segnale di protesta contro il comma 29, cosiddetto ammazza-blog.

Il post scelto è di Bruno Saetta e spiega bene COSA NON VA IN QUESTA NORMAQUIraccogliamo tutte le adesioni, inserite l’url del vostro post.
Perché abbiamo scelto proprio questo post? Perché vogliamo sottolineare che la nostra non è ‘indignazione automatica’, come per esempio MASSIMO MANTELLINI ha sottolineato, ma una protesta informata. Sulla questione della scelta di definire quella norma ‘ammazzablog’ consigliamo la lettura di QUESTO ARTICOLO sempre di Bruno Saetta.  Qui raccogliamo tutte le adesioni, inserite l’url del vostro post.

ECCO IL TESTO DA DIFFONDERE:

Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?

Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.

Cosa è la rettifica?

La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.

Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione?

La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.

Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?

La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.

Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?

E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.

Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?

La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.

Sono soggetti a rettifica anche i commenti?

Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.

SEL: a Vittorio Arrigoni il Premio Pace 2011 Lombardia

COMUNICATO STAMPA

SEL: A VITTORIO ARRIGONI IL PREMIO PACE 2011 DI REGIONE LOMBARDIA

Dichiarazione di Giulio Cavalli e Chiara Cremonesi, consiglieri regionali Sinistra Ecologia Libertà

“Per il premio pace 2011 di Regione Lombardia abbiamo proposto la candidatura di Vittorio Arrigoni, l’attivista lecchese barbaramente ucciso cinque mesi fa a Gaza da un gruppo salafita. Un omicidio che ha suscitato sdegno e proteste in tutto il mondo ed è stato condannato unanimemente dalle Nazioni Unite e da vari capi di Stato.

Vittorio, che aveva 36 anni, ha interamente dedicato la propria vita in difesa dei più deboli. Prima nell’Europa dell’Est, poi in Africa e infine in Palestina, dove si è speso instancabilmente in soccorso di una popolazione in ginocchio.

Era un portatore di pace laddove pace non c’è, sempre a fianco degli ultimi. Né eroe né martire, come ha ricordato sua madre Egidia Beretta. Semplicemente un ragazzo convinto che i diritti umani siano da rispettare e difendere. E l’ingiustizia da raccontare.

Molto attivo nella comunicazione via Internet, non ha mai interrotto, nemmeno nei momenti più difficili, la sua preziosa attività di informazione dalla Striscia di Gaza. Durante l’Operazione Piombo fuso, il suo blog Guerrilla Radio e i suoi reportage hanno ottenuto notorietà internazionale in quanto unico cronista sul campo. Il suo “Restiamo umani”, con cui chiudeva ogni corrispondenza, è oggi simbolo di speranza, di giustizia e di solidarietà.

Vittorio è nato cittadino lombardo, è diventato cittadino del mondo. Ai suoi funerali non hanno partecipato né autorità né istituzioni del nostro Paese, solo i sindaci del territorio. Sarebbe bello che ora la sua Regione gli assegnasse questo riconoscimento.

Perché è giusto. E perché rappresenterebbe un segnale importante anche in considerazione del ruolo che la Lombardia può e deve svolgere nel processo di costruzione di più avanzate, stabili e pacifiche relazioni nel Mediterraneo. A partire da soluzioni che in Israele e Palestina garantiscano tutela del diritto e della dignità e convivenza pacifica. Per due popoli, in due Stati”.

Milano, 28 settembre 2011