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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Essere di parte

Ieri è passato in Consiglio (voto contrario la Lega, proprio loro, ma non sono per l’autodeterminazione dei popoli?) che impegna la Lombardia a chiedere che l’Italia «esprima voto favorevole alla richiesta dell’Autorità Nazionale Palestinese di riconoscimento di Stato associato all’ONU». Lo scrivo qui perché se ne leggerà poco in giro, perché ci tenevo a segnalare che il capogruppo della Lega Galli ha dichiarato  «siamo disponibili a votare sì solo se si aggiunge alla mozione anche il riconoscimento della Repubblica federale padana» e perché in tempi di pericolosi Ulivi (troppo) allargati almeno si dichiara da che parte stare. E perché sono le ultime ore per firmare.

Uccidere Telejato

Sabato 24 Settembre dalle ore 14:30, dinanzi la sede di Telejato, in Via F. Crispi 33 a Partitico (PA), ci sarà un sit-in popolare per la costituzione del Comitato “Siamo tutti Telejato”. Già sono tantissime le associazioni e le organizzazioni che stanno aderendo. Il Comitato vuol esser solidale alla redazione dopo l’ennesimo atto intimidatorio che ha visto i muri della città imbrattati con il seguente messaggio “W la mafia, Pino Telejato sei lo schifo della terra”.

Noi rispondiamo dicendo “W la Sicilia, Siamo tutti Telejato”, ma non finisce qui, infatti, sarà anche il lancio di una battaglia contro la nuova normativa sul digitale terrestre, che porterà alla chiusura di tantissime tv locali come Telejato. Per questo ci sarà un tavolo tematico sulla libertà d’informazione a cui siederanno molti giornalisti. Tutte le informazioni qui.

Il verro Biancostato

Il signor Jones, della Fattoria Padronale, serrò a chiave il pollaio per la notte, ma, ubriaco com’era, scordò di chiudere le finestrelle. Nel cerchio di luce della sua lanterna che danzava da una parte all’altra attraversò barcollando il cortile, diede un calcio alla porta retrostante la casa, da un bariletto nel retrocucina spillò un ultimo bicchiere di birra, poi si avviò su, verso il letto, dove la signora Jones già stava russando.
Non appena la luce nella stanza da letto si spense, tutta la fattoria fu un brusio, un’agitazione, uno sbatter d’ali. Durante il giorno era corsa voce che il Vecchio Maggiore, il verro Biancocostato premiato a tutte le esposizioni, aveva fatto la notte precedente un sogno strano che desiderava riferire a tutti gli animali. Era stato convenuto che si sarebbero riuniti nel grande granaio, non appena il signor Jones se ne fosse andato sicuramente a dormire. Il Vecchio Maggiore (così era chiamato, benché fosse stato esposto con il nome di Orgoglio di Willingdon) godeva di così alta considerazione nella fattoria che ognuno era pronto a perdere un’ora di sonno per sentire quello che egli aveva da dire.

(George Orwell, La fattoria degli animali)

Trova le differenze

Castelli su Renzo Bossi: ”Non c’è stato nessun trattamento di favore – assicura Castelli – capirei che si dicesse questo se fosse stato candidato nel listino ma invece viene scaraventato nell’arena delle elezioni e dovrà metterci la facciaper cercare i voti e vi assicuro che non è facile. C’è una grande differenza tra il suo caso e altre situazioni simili perché non è stato inserito in nessuna lista bloccata ma dovrà andare per strada a cercare i voti”.

Tonino su Cristiano Di Pietro: “Non va nel listino o nella lista bloccata. E’ stato trattato come tutti. Ha fatto la trafila come tutti.  Va avanti chiedendo il consenso degli elettori, non gli si può negare il diritto di partecipare.”

Domani candido mio figlio al consiglio di classe.

Pulite la memoria di Peppino Impastato! Ci metto la firma.

L’avevamo già scritto qualche giorno fa:  il casolare di  contrada Feudo, a Cinisi, dove il 9 maggio 1978 fu assassinato Peppino Impastato è ridotto a una discarica.

Un Paese civile non può lasciare marcire i luoghi della memoria dei propri uomini lasciati soli già una volta; per questo abbiamo preparato una sottoscrizione per inviare una mail (tecnicamente: mailbombing) al sindaco di Cinisi ed esprimere il nostro sdegno. Cinisi non è lontana da nessun posto del mondo. E le idee di Peppino Impastato sono le idee di tante Cinisi nel mondo. Firmando qui sotto facciamo sentire la nostra voce. Bussiamo alla porta di Cinisi per chiedere il rispetto per un luogo di memoria. Nostra.

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Firma e fai firmare.

Un treno delle donne. Per la costituzione.

Non le intervistano in prima serata ma sono le donne di questo paese. E questa volta i vagoni che partono hanno il senso unico della Costituzione. Seguitele, seguiamole e aderite. Nessuno si era ancora spinto al punto di chiedere la modifica della prima parte della nostra Costituzione e questo per noi rappresenta un campanello d’allarme da non sottovalutare che ci ha portate di getto a lanciare questa importante iniziativa. Noi donne, oggi più che mai, avvertiamo l’obbligo di accompagnare la società verso un futuro diverso. Riteniamo, infatti, che la nostra presenza e la nostra partecipazione attiva potranno restituire tutto quanto fino a oggi è mancato alla cultura politica del Paese. Siamo numericamente la maggioranza in Italia e nessuno deve pensare di poter modificare la Costituzione senza la nostra compartecipazione. Vogliamo essere portatrici di legalità, giustizia e laicità e questo ci impegna a difendere la nostra Carta costituzionale che è garanzia imprescindibile per l’affermazione di questi principi. Questa battaglia vogliamo farla insieme a uomini e donne, ed a quanti hanno a cuore la difesa della Costituzione repubblicana. Un treno dal Nord ed un treno dal Sud porterà a confluire a Roma le cittadine di questo Paese, e i cittadini che condividono questa battaglia, per unire le donne del Nord e Del Sud, per ribadire la volontà di pensare all’Italia unita, democratica, Repubblicana.

Case e città: qualcosa di sinistra

Il partito laburista in vista del rinnovo del governo metropolitano di Londra ha pubblicato un interessante documento programmatico sulle case economiche, che merita attenzione: La domanda che potremmo porci è: esiste una idea di città di sinistra?  Forse si, se ciò significa fissare principi generali che leghino obiettivi sociali a una struttura spaziale definita da aspetti come le densità, le qualità edilizie e urbanistiche, il tipo di godimento degli alloggi, il contesto ambientale generale.  E far sì ad esempio che i principi non restino a galleggiare nell’aria, a pura legittimazione di chi li afferma programmaticamente, ma si traducano in tempi certi in qualità tangibili, secondo un programma che metta in primo piano le necessità più urgenti, ad esempio dei servizi, dei trasporti pubblici ecc. Di conseguenza coinvolgendo in modo equilibrato sia le risorse pubbliche che private in termini economici, progettuali, di ricerca.  L’obiettivo è di costruire un tessuto urbano non ghettizzato, sia sul versante funzionale che su quello sociale, inteso dal punto di vista del reddito, delle fasce di età, della condizione professionale e culturale. L’articolo e il documento li potete leggere qui.

I rifiuti sul sangue di Peppino Impastato

Nei giorni scorsi, qualcuno ha messo un cartello sul casolare di contrada Feudo: “Vergogna, non avete rispetto per questo luogo”. Giovanni Impastato lancia un appello: “Salviamo il casolare e tutto ciò che qui attorno conserva l’ultimo respiro di Peppino”. Il casolare è diventato una discarica.

I Siciliani, giornalismo contro la mafia

Durante il periodo natalizio del 1982 esce nelle edicole dell’isola il primo numero del mensile I Siciliani diretto da Pippo Fava. L’inchiesta principale, che accende i riflettori sul nuovo giornale, è I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa in cui si attaccano i quattro principali imprenditori catanesi da diecimila posti di lavoro complessivi: Mario Rendo, Carmelo Costanzo, Francesco Finocchiaro e Gaetano Graci.

Il dispiegamento pubblico delle collusioni e commistioni tra gli imprenditori e la mafia accende la curiosità della stampa nazionale, che si trova di fronte a una realtà colpevolmente sconosciuta a soli quattro mesi dall’uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a Palermo.

Il giornalismo catanese, infatti, non si era mai occupato di raccontare e svelare gli intrecci tra mafia, imprenditoria e politica fino a quando Giuseppe e i suoi colleghi non si assunsero quest’onere decidendo di fondare un nuovo mensile che avesse come linea editoriale il “concetto etico di giornalismo”, ovvero, come diceva Fava, di “un giornalismo fatto di verità”.

Ed è proprio questo nuovo modo di essere (non di fare il) giornalista che ha infastidito il sistema editoriale catanese, che ancora oggi è monopolizzato da Mario Ciancio Sanfilippo, ex presidente della Fieg, la federazioni degli editori di giornali, indagato per concorso in associazione mafiosa. Tutta l’informazione, scritta, radiofonica e televisiva di Catania è sempre passata dalle mani di Ciancio, a parte il mensile diretto da Fava.

In questo contesto I Siciliani è una rivista scomoda, irriverente e preoccupante per la classe dirigente dell’isola, che invano tenta di comprare il giornale attraverso Mario Rendo, il quale propone al direttore la gestione di una nuova emittente televisiva.

La sera del 5 gennaio 1984, a Catania, dopo undici numeri del periodico, Pippo Fava viene ucciso. Sono ormai passati ventisei anni, ma la situazione a Catania non è cambiata di molto. A parte l’accusa ex art. 416 bis per Ciancio, il monopolio informativo è rimasto lo stesso.

Per questo accolgo con entusiasmo l’annuncio dell’amico Riccardo Orioles sulla rinascita de I Siciliani. Il primo numero dovrebbe debuttare già dal prossimo novembre in formato pdf e da febbraio 2012 dovrebbe uscire nelle edicole siciliane. Ringrazio anche i sostenitori del progetto, le persone che hanno convinto Riccardo a mettersi a disposizione per il risveglio di un mensile che non poteva finire tra i ricordi: i magistrati Giambattista Scidà e Giancarlo Caselli e il prof. Nando Dalla Chiesa.

Sono convinto che il concetto etico di giornalismo, che accompagna ancor’oggi Orioles e gli altri redattori che daranno vita a I Siciliani, sarà la giusta cinghia di trasmissione tra lavecchia esperienza e la nuova e sarà l’ennesima occasione per dimostrare che si può essere giornalisti senza svendersi al miglior offerente. Il “risveglio” de I Siciliani è un filo rosso che qualcuno voleva nascondere sotto la sabbia e invece soffia forte. E noi soffiamo insieme perché Riccardo e I Siciliani corrano veloci.

PUBBLICATO SU IL FATTO QUOTIDIANO