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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Morti sul lavoro in “sensibile calo”? Magari.

Un bel pezzo di Carmine Tomeo su Agoravox per leggere più a fondo i dati di tutti gli indegnamente troppi morti che non meritano un funerale di Stato e (nemmeno) un’attenzione legislativa. L’Italia delle morti bianche quasi tutte in nero.

Come sempre accade, il rapporto annuale dell’Inail sollecita facili entusiami. Anche quest’anno. Ma non ci sono le giustificazioni reali. Una lettura critica dei dati dimostra che non ci sono stati reali miglioramenti nel 2010, rispetto all’anno precedente.

Come sempre accade, il rapporto annuale dell’Inail sollecita facili entusiasmi. Quest’anno non è andata diversamente. Enfaticamente Marco Fabio Sartori, presidente dell’Inail, ha dichiarato che «per la prima volta dal dopoguerra, nel 2010, la soglia dei morti sul lavoro è scesa sotto i mille casi-anno».

Addirittura il ministro Sacconi ha parlato di «dati incoraggianti», dovuti al fatto che «cresce la cultura della prevenzione malgrado il pressing della competizione». Un modo come un altro per raccontare la favola che si possono aumentare i ritmi di lavoro e ridurre i diritti dei lavoratori, senza causare danni alla loro salute e senza rischi per la loro incolumità.

Ma cosa dice, in sintesi, il rapporto annuale Inail? Mostrerebbe, dati alla mano, un calo degli infortuni sul lavoro e delle morti ipocritamente definite bianche. E’ segnalato nel 2010, rispetto all’anno precedente, un calo degli infortuni di oltre 14mila casi (nel 2009 erano 790.112) e conta 980 morti sul lavoro (contro i 1053 del 2009). A Sartoni e Sacconi pare sufficiente per fare intendere che la strada intrapresa contro gli infortuni è quella giusta. Vediamo se ci sono le giustificazioni.

Intanto sarà appena il caso di citare lo stesso rapporto Inail, il quale precisa che “i dati potranno considerarsi definitivi solo con l’aggiornamento al 31 ottobre dell’anno in corso” e che i 980 morti sul lavoro sono frutto di “stime previsionali”.

Il motivo è che considerando i decessi avvenuti entro 180 giorni dall’infortunio, “le statistiche relative ai casi mortali del 2010 non sono ancora complete”. Ma proviamo ad entrare nel merito dei numeri.

Il “sensibile calo” del numero degli infortuni e delle morti sul lavoro, non ha senso se mostrato solo nei suoi valori assoluti. Trascuriamo in questa occasione il discorso del lavoro nero, una piaga sociale che causa un elevatissimo numero di infortuni e morti sul lavoro: le cifre sono solo stimabili e si può dire che difficilmente potrebbero entrare in un rapporto ufficiale.

Sappiamo però che la crisi economica ha prodotto migliaia di disoccupati e molte migliaia di ore lavorate in meno. Questo dato non può essere lasciato da parte. Come utilizzarlo? Come richiesto da standard riconosciuti, e cioè considerando quanti infortuni sono avvenuti per milione di ore lavorate e quanti per ogni mille lavoratori. Si ha così un dato realmente raffrontabile. Eseguendo questo semplice rapporto, si nota come quei facili entusiasmi di cui si diceva non abbiano ragion d’essere.

Considerando i dati dell’Istat su ore lavorate e numero di lavoratori dipendenti, la fredda statistica racconta che il 2010 ha fatto registrare 25,6 infortuni ogni milione di ore lavorate, praticamente come il 2009 (quando erano stati 25,9). I dati infortunistici non migliorano se messi in rapporto con il numero di lavoratori, per cui,ogni 100mila dipendenti si sono infortunati in 41 nel 2010, come nel 2009. E per ogni 100mila dipendenti, nel 2010 sono morte sul lavoro poco più di 5 persone (5,5 è il rapporto nel 2009). E stiamo prendendo in considerazione i soli dati Inail.

Se considerassimo i dati dell’Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul lavoro, che ha contato non 980 infortuni mortali, ma ben 1080, la situazione sarebbe ben peggiore.

Un dato da non sottovalutare è quello delle malattie professionali, troppo spesso messe in secondo piano nelle analisi sulle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro. In realtà si tratta di una piaga enorme, che ogni anno, per migliaia di persone significa inabilità permanente al lavoro.

Le malattie denunciate nel 2010 sono cresciute del 22% rispetto all’anno precedente e di queste il grosso (oltre il 60%) è rappresentato da disturbi muscolo-scheletrici riconducibili all’intensità dei ritmi di lavoro. Un dato che dovrebbe rappresentare un monito per i sindacati “complici” (come li definì Sacconi) che hanno firmato gli accordi di Pomigliano e Mirafiori, che di fatto intensificano i carichi di lavoro e che l’accordo del 28 giugno con Confindustria (ed in questo caso anche Cgil) potrebbe estendere a tutto il mondo del lavoro.

E’ quindi facilmente intuibile che quegli accordi, mentre faranno accrescere le produttività aziendali, favoriranno anche la crescita delle patologie muscolo-scheletriche, creando un esercito di lavoratori con la salute compromessa e scartati spesso dal ciclo produttivo. I costi sociali sono già enormi (circa il 2% del PIL in Europa) e sono pagati dalla collettività.

Non solo: quella delle malattie professionali è una piaga che uccide. Solo per il 2010 l’Inail ha indennizzato 383 casi di morte per malattie professionali, ma “la ‘generazione completa’ di morti per patologie professionali denunciate nel 2010 è destinata, nel lungo periodo, ad attestarsi intorno alle 1.000 unità”, come ammette l’ente nel suo rapporto.

Insomma, «dati incoraggianti» possono essere letti solo con gli occhi di Sacconi, che nel 2008, quando ancora non era ministro, si era affrettato a dare giudizi negativi sul Testo Unico della sicurezza sul lavoro, tra le poche note positive del governo Prodi. La promessa conseguente di colui che sarebbe stato il ministro del Lavoro dell’attuale governo Berlusconi, è stata quella di ridiscutere quel testo normativo. Quella promessa fu mantenuta: il Testo unico sulla sicurezza lavoro è stato praticamente destrutturato nel 2009. Le conseguenze della riscrittura del Testo Unico stanno anche nei numeri che abbiamo citato.

Se Dubai ci supera sul diritto all’acqua

Lo sceicco della monarchia degli United Arab Emirates, pianifica il prezzo dell’acqua. Il “cuore” dell’articolo è il paragrafo finale: una bottiglia d’acqua -in qualunque Emirato- a norma di legge non può costare più di 3 Dirhams (ovvero quasi 60 centesimi di €.), altrimenti “chiamate la linea telefonica ministeriale dedicata alla protezione dei consumatori“: If you are charged more than Dh3 for a large bottle of water, you are paying too much. Report the restaurant to the ministry’s consumer protection hotline on 600 522225 and email The National at newsdesk@thenational.ae to let us know how you get on.  (Grazie a Alessandro)

La Lega in crisi mistica

Dopo il fondamentale progetto di legge su crocifissi e icone cattoliche oggi la Lega si supera: “Lunedì andremo alla Malpensa e partiremo alla ricerca del Santo Graal” Radio Padania, 16.07.2011.

Grazie a Daniele

Val di Susa armata e già fuori moda

Perchè il potere è monotono e triste. Ripete sempre lo stesso copione grigio e funereo come scrive Agostino.  L’importo della militarizzazione costerà oltre due volte il valore del finanziamento a fondo perduto che l’Unione Europea ha promesso all’Italia. Sono infatti a 417,4 milioni di Euro, ossia il 63% dei 662,6milioni di € previsti per questo Progetto Prioritario n. 6, il resto va alla Francia. E perché i lacrimogeni accendono un dibattito politico al massimo per un paio di giorni (anche se sarebbe utile che qualcuno ci chiarisse bene le proprie posizioni) e subito dopo basta mettere tutto nel cassetto della violenza per archiviare il caso. Ora servono nervi saldi (che è il titolo del bel libro di Agenzia X che potete scaricare qui) e l’onestà di raccontare. Perché, come si legge sul portale degli indignados spagnoli, in tempi d’insufficiente e inadeguata offerta di notizie, causata dalla massificazione dei media, diventa sempre più importante avere accesso a informazioni grezze e fatti chiari. “The revolution will not be televised”, la rivoluzione non sarà trasmessa in tv sarà dal vivo.

SIAE chiede, Mantellini risponde.

 Ieri mattina alcuni quotidiani hanno pubblicato una pagina a pagamento della Società Italiana Autori ed Editori in sostegno alla delibera AgCom sulla pirateria online che è stata molto discussa e criticata nelle scorse settimane. La pagina – firmata da moltissimi iscritti – elencava dieci domande più o meno retoriche sulle questioni care alla SIAE: il Post ha chiesto a Massimo Mantellini, esperto di internet, blogger e piuttosto critico sulla delibera AgCom, di rispondere alle domande della SIAE. Risposte chiare, puntuali. E alla fine a perdere è la rete.

Il Titanic che era una rotonda sul mare

“Ora qualcuno dovrà spiegare agli italiani come sia stato possibile, dall’oggi al domani, passare da “La nave va” di Silvio Berlusconi al “Titanic” di Giulio Tremonti. Qualcuno dovrà chiarire a un’opinione pubblica confusa come sia stato possibile precipitare in poche ore dalla leggenda berlusconiana su un’Italia “che è già uscita fuori dalla crisi e l’ha superata molto meglio degli altri”, alla tregenda tremontiana intorno a un Paese che a causa del suo debito pubblico “rischia di divorare il futuro nostro e quello dei nostri figli”, scrive Massimo Giannini su Repubblica. Perché se è vero che la soluzione non può essere sperare nel default (che pagherebbero i soliti noti), il mancato catenaccio  sulla finanziaria da parte delle opposizioni deve essere una boccata di ossigeno del paese ma il definitivo de profundis di questo governo. E l’emendamento che deve passare per primo è la condanna all’oscena irresponsabilità di chi ha tenuto in mare la barca fingendo di avere una rotta per i cittadini e invece, banalmente, stava solo per scappare. Quindi ci si salva e un minuto dopo ci si arresta. In tutti i sensi.

Discarica di Bollate: il nostro ordine del giorno

Sulla cava di Bollate sto tenendo gli occhi da tempo. Ne abbiamo già parlato senza mezzi termini dopo averci messo anche il naso per toccare con mano. La Regione Lombardia ci aveva dato una risposta che ci aveva lasciato più che insoddisfatti e per questo oggi abbiamo preparato l’ordine del giorno che presenteremo durante la prossima seduta. Perché le ombre alimentano la criminalità e hanno concimato questa regione già abbastanza. E perché, anche all’opposizione, possiamo pretendere che sia fatta luce.

ORDINE DEL GIORNO

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PREMESSO CHE

il 26 luglio 2010 in Regione Lombardia è stata depositata l’interrogazione n.3010, che riferendosi agli arresti della maxi- operazione contro la ‘ndrangheta del 13 luglio 2010 e ad un’intercettazione del boss Vincenzo Mandalari, che indicava l’ex cava Bossi di Bollate come un luogo di scarico di rifiuti tossici, chiedeva di effettuarvi controlli ispettivi;

PRESO ATTO CHE

gli assessori Marcello Raimondi e Romano La Russa avevano sì risposto all’interrogazione ma trascurando la richiesta di conoscere se vi fossero state eventuali indagini sull’impatto inquinante e contaminante della cava;

CONSIDERATO CHE

secondo quanto dichiarato dall’assessore Raimondi l’ex cava Bossi è ancora soggetta ad attività di discarica e deposito;

PRESO ATTO CHE

fino dal 27 luglio 2010 la Polizia provinciale aveva effettuato un sopralluogo, unitamente alla Polizia locale di Bollate, e che dal verbale risulterebbero violazioni in merito alla qualità del materiale stoccato, alla pavimentazione dell’area, alla separazione dei rifiuti e all’accettazione di rifiuti senza il prescritto formulario;

IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

  • a realizzare un protocollo d’intesa tra Regione Lombardia e le Province e in base al quale  Arpa, Asl e Provincia, in qualità di ente responsabile delle autorizzazioni, d’intesa con  i comuni man mano interessati, si impegnano ad effettuare controlli preventivi – e certamente in  caso di denuncia o segnalazione comunque pervenuta alle autorità pubbliche – dei luoghi che si prestano a sversamenti, depositi, scarico di materiali;
  • ad attivarsi perché, durante i suddetti controlli, si verifichino anche le condizioni giuridiche e materiali delle condizioni di lavoro degli addetti;
  • a verificare con il Ministero degli Interni e le Prefetture le modalità con le quali recepire i risultati di questi controlli nell’ambito della costituzione delle cosiddette white/black lists.

 

Milano, 14 luglio 2011

Giulio Cavalli (SEL)

Chiara Cremonesi (SEL)

 

Cimadoro dixit

Parla Cimadoro: “De Magistris è sempre stato uno che ha cantato fuori dal coro, e a me non piacciono questo tipo di figure nel partito”. “Sono convinto che attualmente ci siano le condizioni per stare con il Partito Democratico quando si andrà al voto, tenendosi però lontani dai movimenti di piazza e senza dimenticare la lezione del governo Prodi. Ecco, credo che a queste condizioni anche Casini potrebbe firmare un programma condiviso”. “Noi al nord gli inceneritori ce li siamo fatti da soli, in città. Se Napoli vuole vivere nella continua emergenza a questo punto che si arrangi da sola”. Sipario.

L’unica svolta possibile

Possiamo, per esempio, inaugurare un modo nuovo di parlare con le altre forze di centrosinistra, che passi sempre più attraverso un dialogo pubblico, invece che attraverso riunioni private o telefonate tra segretari. Partendo da Cesano per camminare in tutto il Paese.