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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Parisi: il clan “edile” della mafia barese

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Sono 23 ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla polizia a Bari. Nel blitz antimafia sono stati impegnati oltre 350 uomini con l’ausilio di unità cinofile e degli elicotteri.

I soggetti fanno parte del clan che fa capo al boss “Savinuccio” Parisi, anche lui tra i destinatari del provvedimento. L’ordinanza è emessa dal gip del Tribunale di Bari su richiesta della Dda. Le indagini che hanno portato agli arresti odierni sono iniziate nel 2011 dalla squadra mobile e sono state coordinate dal sostituto procuratore antimafia Patrizia Rautiis. Gli investigatori si sono concentrati sulle attività del clan mafioso dei Parisi e hanno dimostrato come fosse capace di gestire il controllo del ‘sistema costruzioni’ in almeno 24 casi e altrettante sono le imprese coinvolte nel sistema.

Un’altra fase delle indagini ha riguardato il fenomeno dell’occupazione abusiva delle case popolari gestite dal clan facendo favori a parenti e amici e trasformandole in un altro sistema di controllo del territorio. Le accuse contestate a vario titolo dal gip sono tra le altre, associazione mafiosa ed estorsione.

“Ancora una volta Bari dice no alla criminalità organizzata.  e delle forze dell’ordine che questa mattina ci hanno dimostrato che la luminosità del rispetto della legge e delle regole batte qualsiasi spettacolo di fuochi pirotecnici organizzato dai clan criminali. Nel cielo di Bari oggi brilla una sola luce ed è quella della legalità”. Lo afferma in una nota il sindaco di Bari.

“Gli dissi di andare avanti anche se non aveva più la scorta”

La bicicletta di Marco Biagi. Nel giorno del suo assassinio.
La bicicletta di Marco Biagi. Nel giorno del suo assassinio.

“Lo Stato aveva abbandonato mio marito nel momento peggiore ritirando la scorta che aveva avuto per un anno e mezzo. Ne parlammo anche la sera precedente l’assassinio e si chiedeva e mi chiedeva se doveva lasciare il lavoro che stava portando avanti, cosa che non accettava, e io capendo il suo stato d’animo gli risposi che doveva andare avanti perché la società ne aveva assolutamente bisogno”: è il racconto che Marina Orlandi, moglie di Marco Biagi, ha fatto in una scuola di Imola a pochi giorni dal 14esimo anniversario dell’omicidio del giuslavorista. (fonte)

A Desio finalmente un “bel” sindaco sceriffo

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In tempi di politici “sceriffi” con i fragili, i deboli e i bisognosi ogni tanto succede che un sindaco eserciti la propria carica per sfidare i prepotenti. Ed è, secondo me, una notizia bellissima perché rivaluta la politica come strumento naturale della giustizia. Per questo credo che il sindaco di Desio Roberto Corti che finalmente chiede i danni al fedifrago (condannato e poi prescritto) dirigente comunale Rosario Perri abbia bisogno del sostegno e della vicinanza di tutti, indipendentemente dal colore politico. Per farsi un’idea sul personaggio basta fare un giro proprio sul blog, qui.

Su Bedori, Milano e M5S

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Credo di non avere mai conosciuto nella mia (piccola) esperienza politica un candidato che rinunci a fare il candidato sindaco di Milano. Una persona che non accetti di stare sotto ai riflettori, apparire sui giornali, godere di un protagonismo collettivo con ricadute assolutamente personali: a me sta simpatica la Bedori che si ritira dalle elezioni milanesi. Lo trovo un gesto di umiltà e poesia. E non me ne frega niente se qualcuno mi suggerisce che la decisione sia nata da altri o cos’altro: le candidature a sindaco sono i blocchi di partenza e l’esibizionismo di tante pochezze. Lei ha rinunciato. Punto.

Bray ha detto no

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Massimo Bray ha detto no. Non si candiderà sindaco a Roma. Noi ci abbiamo provato, abbiamo cercato di sciogliere i nodi e le riserve che si presentavano. Mi spiace ma sono molto contento di averci provato. Roma ha bisogno di passione. Di tutti.

L’idiozia dei notabili. Secondo Tocci.

notabili
Vale sempre la pena leggere Walter Tocci:
«Chi ha ordinato di gonfiare i dati delle primarie non può passarla liscia. Ha danneggiato il partito nel modo più stupido che si possa immaginare, e ha prodotto nuovo sconcerto tra gli elettori. Il risultato non è inficiato e, tutto sommato, la partecipazione non è stata neppure bassa rispetto alla povertà di contenuti nel confronto tra i candidati. Certo, se il Pd avesse promosso una lista civica di centrosinistra aperta alle competenze più innovative, alle forze sociali e alla cittadinanza attiva, avrebbe ottenuto una partecipazione al voto superiore alla soglia dei centomila. Sarebbe stata una festa democratica, avrebbe dato al candidato lo slancio decisivo per vincere le elezioni.
Era l’occasione per far vedere un vero partito democratico, e invece ha vinto la miopia del ceto politico. Quando prevale il piccolo cabotaggio, non ci sono più strumenti politici per innalzare la partecipazione e restano solo i trucchi contabili. Nulla accade per caso; anche uno stupido episodio come questo è il sintomo di una malattia. E far finta di niente, ridimensionare, sopire e sperare che passi non è la terapia giusta. Anzi, la patologia si aggrava se i responsabili restano ignoti, se chi sbaglia rimane ai posti di comando. Mi aspetto che gli organi di garanzia prendano provvedimenti senza guardare in faccia a nessuno.
I “notabili” hanno portato alla crisi del partito romano, prima con Mafia capitale, poi con le firme dal notaio, e da tempo con la palese impreparazione nel programma di governo. Ora sappiamo che possono far male al Pd non solo per arroganza ma anche per idiozia.»
Il resto è qui.