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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

A Torino l’ammucchiata si vuole fare partito

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In un’intervista a La Stampa l’ex UDC Michele Vietti propone a Fassino di far uscire il PD “dall’arroccamento” (giuro, dice proprio così) e allearsi senza indugi con il centrodestra. Qualche giorno fa l’ex governatore del Piemonte Enzo Ghigo (Forza Italia) ha detto che non c’è differenza tra loro e il PD.

Insomma, può sempre andare peggio di così. Ricordatelo.

Il pentito che scotta: «Attilio Manca fu ucciso da un uomo dei servizi segreti»

C’è un verbale che potrebbe (finalmente) riaprire la vicenda sulla morte di Attilio Manca, l’urologo siciliano che avrebbe operato Bernardo Provenzano e per questo sarebbe stato ucciso. Il pentito D’Amico ha rilasciato dichiarazioni (verbalizzate) in cui dichiara che “u calabresi” (detto anche “u bruttu”) era un uomo dei servizi segreti specializzato nell’inscenare finti suicidi. Attilio Manca, dice il pentito, sarebbe stato ucciso perché avrebbe curato in gran segreto il boss Bernardo Provenzano grazie alla mediazione dell’avvocato barcellonese Saro Cattafi.

Arriverà la verità. Goccia dopo goccia. Ma arriverà.

Un secolo di mafia. Con le candeline incluse.

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A 150 passi dalla casa che fu di Peppino Impastato a Cinisi il mafioso Procopio Di Maggio ha festeggiato il 6 gennaio i suoi 100 anni passati a sporcarsi le mani di sangue e baci mafiosi. Passato da Tano Badalamenti alla corte dei coleonesi Riina e Provenzano il connetto mafioso ha preparato una sontuosa festa con giochi d’artificio inclusi e parenti e amici finanche dagli Stati Uniti. Chissà cosa ha pensato Peppino, da lassù.

Ti torturo sì, ma ti lascio la mancia

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45000 euro offerti dal Ministero degli Esteri alla Corte Europea per una “conciliazione amichevole” per chiudere i ricorsi sulle violenze commesse all’interno della caserma Bolzaneto a Genova nel 2001.

E nemmeno un Rolex, pensa te.

È il tempo in cui si trivellano le isole Tremiti

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La bellezza è il nuovo brand. Forse perché l’antimafia ormai è caduta in disgrazia per merito di antimafiosi più mafiosi dei mafiosi stessi ma oggi parlare di “bellezza”, “difesa della bellezza” o “cultura della bellezza” è il nuovo trend per rivitalizzare la politica. Si sprecano così le citazioni su Peppino Impastato (che si spaccherebbe la testa a vedere da chi viene menzionato) oppure qualsiasi altro nome che si avvicini al culto del bello quasi sacro. Non è un caso che durante Expo la mercificazione della bellezza (presunta, idolatrata, preconfezionata) abbia superato la proposta di contenuti. Oggi il bello è etico, moderno e soprattutto facile da capire e far capire.

E mentre di bellezza si parla dappertutto diventa esecutiva l’autorizzazione per trivellare le isole Tremiti:

Il 22 dicembre il ministero dello Sviluppo economico ha firmato il decreto di conferimento della concessione alla Petrolceltic Italia srl, che fa capo all’irlandese Petroceltic International, specializzata nell’esplorazione, estrazione e trasporto nel settore oil & gas. Dai documenti che Repubblica ha ricevuto in anteprima, l’area interessata ha un’ampiezza di circa 373 chilometri quadrati ed è stata concessa alla multinazionale per quattro anni a 1.900 euro l’anno (5,16 euro per chilometro quadrato).

(In foto l’opera di Elisa Ferrari “L‘inutile bellezza dell’arte“)

Ti stimo ma per favore esci dal retro

165458284-87914d3d-d88a-4625-a5f5-311f3b592a5fFa discutere la reazione di alcuni genitori milanesi spaventati dalla vicenda umana di Gianluca Maria Calì, l’imprenditore siciliano che ha alzato la voce contro la mafia rifiutando il meccanismo perverso del pizzo e finito sotto protezione come spesso succede in questa Italia dove costa tantissimo essere giusti.

Conosco Gianluca e la sua storia e conosco Milano troppo bene per non dispiacermi di una situazione che nuoce a tutti ma che ha colpe molto più in alto: da una parte Gianluca subisce l’onta di essere considerato ammirevole ma soprattutto pericoloso come se rimanesse sotto traccia un giudizio di dissennatezza per quello che ha fatto piuttosto che di gratitudine: dall’altra parte ci sono i genitori che vivono l’ansia di una paura dovuta all’analfabetismo di un città che dimostra ancora una volta di avere tanto, troppo, da imparare.

Del resto lo stesso Calì dichiara di essersi trasferito con la famiglia a Milano per evitare “comportamenti di questo tipo” mentre c’è gente che da Milano è fuggita per lo stesso motivo.

Perché spero che siamo tutti d’accordo che l’analfabetismo sociale (e affettivo) intorno ai testimoni di giustizia (e in generale ai “giusti” che abbiano preso posizioni forti) sia un dovere della politica. Della politica. Della politica. Della politica. Tutta.