#LEFT cosa ci abbiamo messo dentro
Non esiste la guerra giusta. Ne abbiamo parlato con Gino Strada. Ne abbiamo parlato per un numero intero. Pensa te che idealisti, che siamo. Da oggi in edicola. Oppure online qui.
I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.
Non esiste la guerra giusta. Ne abbiamo parlato con Gino Strada. Ne abbiamo parlato per un numero intero. Pensa te che idealisti, che siamo. Da oggi in edicola. Oppure online qui.
C’è lo scrittore che siccome vende tantissimo abbiamo bisogno di convincerci (e convincere più persone possibili) che sia un incapace che ha avuto solo fortuna. C’è l’attore di teatro civile che “costa tantissimo” e “mio dio fa il comunista con i soldi degli altri”. Poi c’è il politico “che non capisce un cazzo” e l’assessore che è “un incapace”. il dirigente “figlio di papà” o “quella che l’ha data all’uomo giusto”. In auto, alla guida, c’è quello con il macchinone “e poi guida come un pensionato” oppure quello che “mi piacerebbe sapere con che soldi mantiene quella macchina”. Poi c’è quella “bella ma rifatta”, quella “chissà a chi l’ha data” o semplicemente quella “che l’ha data a tutti”. Gli uomini, invece, annoverano quello “che venderebbe sua madre” oppure il “chi si crede di essere” per finire con qualcuno con “più culo che anima”.
Viviamo nell’ossessione di essere in competizione con il resto del mondo senza sapere leggere quanto sarebbe più potabile il mondo se divenisse un posto migliore. Subiamo la concorrenza di gente che fa tutt’altro in tutt’altro modo semplicemente per trovare credibili giustificazioni. Scrittori che incrociano le dita per il fallimento degli altri prima ancora di un riconoscimento proprio oppure giornalisti che confidano nello scoop sbagliato del collega poco sopportato. Gente (dottori, professori, figli d’arte, ex protagonisti ormai in naftalina) che vive con le dita a forma di corna augurando malasorte. Miserabili che non sanno nemmeno immaginare che gusto abbia l’essere contenti semplicemente perché “accontentati”, sgombri da una concorrenza che è solo bile, sindrome di complotto oppure complesso d’inferiorità.
Che bella cosa l’ecologia intellettuale: il dare il giusto peso alle cose. A se stessi in primis.
Quanto poco conta ormai dire “mai più!”? Almeno ottanta volte e ne ho scritto su Left per il buongiorno di stamattina. Come tutte le mattine. E potete trovarle tutte qui, se ve le siete perse.
L’Huffington Post ha deciso di cambiare registro a proposito della campagna elettorale di Trump negli USA. Ha scritto Arianna Huffington:
Sì, commenti simili da parte sua non sono mancati fin dall’inizio, dal momento che ha inaugurato la sua campagna con delle dichiarazioni oltraggiose sui Messicani. Ma all’inizio questa xenofobia così esagerata, per quanto disgustosa, suonava più come il numero piccato di un cabarettista ormai alla fine. Ora che Trump, aiutato dai media, ha raddoppiato la dose di crudeltà e ignoranza che ha sempre contraddistinto la sua campagna, le parole “Ma l’ha detto davvero?” un tempo pronunciate con stupore, sono diventate qualcosa di disgustoso e minaccioso, mettendo a nudo un aspetto inquietante della politica americana.
Riteniamo che il modo in cui ci occupiamo della sua campagna debba riflettere questo cambiamento. Nel farlo, non dobbiamo mai smettere di ricordare ai nostri lettori chi è Trump e cosa rappresenta davvero la sua ascesa politica. Come ha osservato di recente Jay Rosen: “Mai come adesso, il ruolo della stampa nelle campagne elettorali si è basato su presupposti condivisi all’interno della classe politica e della macchina elettorale: le regole sono chiare ed infrangerle comporta una punizione. Queste idee condivise sono state sfidate raramente perché il rischio sembrava troppo alto e perché i responsabili delle campagne sono proprio i professionisti “del rischio”, i cosiddetti strateghi.
E sarebbe un’eventualità da valutare anche da noi. Forse.
Ieri sera, subito dopo i primi risultati delle elezioni francesi ho scritto questo editoriale per Fanpage.
Scriverlo di getto inevitabilmente rischiava di essere contraddetto dalle reazioni del giorno successivo. Dopo avere fatto la rassegna stampa invece lo riscriverei allo stesso modo. Forse solo cambiando il tempo dei verbi. È qui.
La petizione per gli amici di Baobab a Roma sembra aver raggiunto un piccolo successo. Almeno sono iniziate le trattative tra il Prefetto Tronca e i volontari e certo suona abbastanza “sinistro” che a pochi giorni dell’apertura del Giubileo della “misericordia” si decida di criminalizzare l’accoglienza (che funziona, è gratuita, non ha strane bande che ci mangiano intorno). Qui Alessandro ci aggiorna su gli sviluppi mentre qui c’è la petizione che vi invito a firmare e fare firmare. È un’ottima buona azione.
Insomma, c’è questo ex comandante dei carabinieri di Capri, Michele Sansonne, che teneva ben stretta un’agendina in cui segnava tutti i piaceri che nel corso degli anni aveva fatto a politici e ufficiali di passaggio nella nota località turistica. Il maresciallo si adoperava in una viscida servitù per un ristorante, un posto barca e tutto quello che potevano desiderare questi che dovrebbero essere, tra l’altro, la classe dirigente di questo Paese. Ma l’aspetto più miserabile è che il comandante sventolasse ai suoi sottoposti l’agenda che, diceva, fosse la sua “assicurazione sulla vita”. E immagino le risate, le pacche sulle spalle e i pettegolezzi privati tra colleghi mentre in caserma si spandeva bava per il potente di passaggio.
Tirate voi le conclusioni.
Da sabato in edicola c’è Left. Da domani è a disposizione sullo sfogliatore online. Qui, se avete voglia, trovate tutti i temi del prossimo numero. Io, nel mio piccolo, ho avuto la fortuna di intervistare uno di quegli uomini che quotidianamente mi convincono di essere in una società migliore delle sue rappresentazioni: con l’Imam di Parma abbiamo parlato di terrorismo, di Islam ma anche e soprattutto di cittadinanza. E noi siamo un Paese fortunato ad avere un cittadino come Kamel Layachi.