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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Armatevi e partite, à la guerre!

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(Il mio pezzo, ironico ma non troppo, per il mio buongiorno su Left. Che torna lunedì)

Era il vertice antiterrorismo ma sembrava qualcosa a metà tra il circo delle pulci e la corsa dei miopi. Il Ministro della Guerra Andrea Orlando ha detto che verranno intercettati anche i videogiochi dei vostri bambini, cambierà tutto: non ci sarà in tutto il Paese una sola casalinga di cui non si sappia le temperatura del forno acceso, non sfuggirà un lavaggio né di bianchi né di colorati e siccome il terrorismo si infila dappertutto sarà vietato per i prossimi mesi stringersi la mano. Ci si saluti piuttosto con un “buongiornoebuonasera” rispettando la distanza di almeno quindici centimetri.

Per facilitare il lavoro dell’intelligence sarà vietato utilizzare parole straniere: al posto di “jeans” si dica e si scriva “braghe di tessuto striato americano”, piuttosto che “ok” si dica “d’accordo rimaniamo intesi su questo punto di mediazione” e non si dica più “Isis” ma “formazione di brigantaggio criminale di ceppo islamico integralista maomettofilo”. Hanno scoperto, al vertice antiterrorismo, che al seguito dei risultati di approfonditi studi, meno fai e meno sbagli e quindi si consiglia di ridurre al minimo le attività essenziali: dormire poco, mangiare leggero, arrabbiarsi democristianamente ed evitare il caffè dopo le 17 e si può avere paura solo dalle 11 alle 14.

(continua qui)

#LEFT cosa ci abbiamo messo dentro

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«Il padrone mi ha detto che dovevo lavorare alle sue condizioni o mi mandava via. E la mia famiglia solo coi soldi di mio marito non può vivere». Questa è una delle tante storie di sfruttamento che vi raccontiamo nel nuovo numero di #Left dedicato al caporalato femminile. Qui il sommario con tutto quello che ci abbiamo messo dentro: http://goo.gl/JqxfPb

Toh, il PROTAV Esposito è stato condannato per diffamazione contro 4 NOTAV

Il senatore ed ex assessore a i trasporti di Roma (più vari incarichi che ricopre contemporaneamente) Stefano Esposito è stato condannato questa mattina per diffamazione nei confronti di 4 notav.

Un processo lungo e anomalo, dove la PM Quaglino ha tentato in più riprese di cambiare le carte in tavola, mettendo sotto accusa i notav piuttosto che il vero imputato, arrivando a chiedere l’assoluzione di Esposito nei confronti di due dei notav, non ritenuti, in quanto particolarmente esposti (Lele Rizzo e  Luca Abbà), “affidabili” e quindi meritori. Un punto di vista al quanto bizzarro.

Sta di fatto che dopo tante anomalie, sopratutto rilevabili nella tempistica e ben spiegate qui, il processo aperto l’11 aprile 2014 si è concluso con una condanna per Esposito per diffamazione a 600€ di multa, il pagamento delle spese legali e processuali e il pagamento delle provvisionali di 20.000€ in totale, ovvero 5000€ a testa per i quattro notav, Dana, Luca, Luigi e Lele.

Un ottimo risultato ottenuto grazie alle capacità e alla caparbietà del pool di avvocati notav, e anche, permetteteci di dirlo, della presenza di un giudice che non si è lasciato influenzare dal ruolo del senatore e dal codazzo di scorte e poliziotti che si porta appresso.

Diciamo anche da subito che non è la libertà di espressione ad essere messa in discussione, come probabilmente diranno Esposito e i suoi legali, non c’entra nulla. Qui c’era in discussione l’estrema libertà e impunità di un politico che più volte ha indicato con nomi e cognomi i notav addossando loro ogni tipo di responsabilità (grazie anche all’estrema confidenza con le forze dell’ordine, ammessa in aula dallo stesso senatore). I notav, che di processi e condanne ne hanno a decine, in tempi ben più celeri e con condanne ben più elevate, non hanno fatto altro che utilizzare uno degli strumenti preferiti dal senatore, che per una volta gli si è ritorto contro. Lecito e legittimo.

Esposito diceva ai giornali poco tempo fa” vedrete che finisce come per Erri De Luca“: Ste…no, non è andata così.

(fonte: notav.info)

I patetici skin e le loro minacce di cartone

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(il mio buongiorno di questa mattina per Left)

Hanno pensato bene di mettere delle sagome cartonate (come il loro coraggio), immagini funebri e qualche epigrafe contro lo “ius soli” per condannare “il favoreggiamento di un’invasione pianificata di orde di immigrati extracomunitarie”, il tutto in un’operazione notturna (come i vigliacchi che hanno sempre bisogno delle tenebre) davanti alle sedi Caritas di Como, Brescia, Crema, Lodi, Reggio Emilia, Piacenza, Trento, Mestre, Vicenza e Treviso.

L’azione è stata rivendicata dal “Veneto Fronte Skinheads” sul proprio sito in un comunicato stampa che profuma di un fascismo che galleggia tra la tenerezza che si prova per gli idioti e lo sdegno per la latente pericolosità degli stupidi:

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Il Paese irredimibile: a Castelvetrano si applaude il cognato di Messina Denaro.

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Verrebbe voglia di urlarlo a tutta voce, di condividerlo e spedirlo per posta a tutti. Perché ogni volta che lasciamo passare un gesto del genere tutti noi siamo troppo poco vivi. A Castelvetrano si applaude in piazza all’arrivo in piazza del cognati di Matteo Messina Denaro. Quell’applauso ha lo stesso rumore dei piedi che sbattono in una pozzanghera di sangue.

La notizia è qui.

“Il Vaticano calpesta i diritti umani”: parla l’avvocato di Monsignor Balda

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Non ci sta, l’avvocato Antonia Zaccaria, difensore di Monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, che deciso di rompere il silenzio finora “anche in rispetto della Santa Sede” e a Fanpage parla di “violazione dei diritti fondamentali dell’uomo e del diritto di difesa” di fronte a cui “non si può rimanere inermi”. Oggi in Vaticano inizia il processo nei confronti di Angel Lucio Vallejo Balda, Francesca Immacolata Chaouqui, Nicola Maio, Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi. I primi tre sono chiamati a rispondere del reato di cui all’art. 248 cod. pen. (quest’ultimo come sostituito ad opera dell’art. 25 della Legge n. IX dell’11 luglio 2013) «perché all’interno della Prefettura per gli affari economici e di COSEA si associavano tra loro formando un sodalizio criminale organizzato, dotato di una sua composizione e struttura autonoma, i cui promotori sono da individuarsi in Angel Lucio Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui, allo scopo di commettere più delitti di divulgazione di notizie e documenti concernenti gli interessi fondamentali della Santa Sede e dello Stato».

Come ci spiega l’avvocato Zaccaria “A poche ore dalla prima udienza, importante per dichiarare  l’innocenza o la colpevolezza, Monsignor Vallejo Balda non ha un difensore, visto che quello di fiducia non viene ammesso, nonostante la producente collaborazione con gli inquirenti” nonostante non siano mai stati evidenziati problemi durante tutta la fase istruttoria. “La Santa Sede – dice l’avvocato – emblema del rispetto dell’uomo e dell’Amore di Dio, nella prima fase ha permesso la presenza del difensore di fiducia, raggiunta la fase di collaborazione per fare emergere la verità sulla vicenda, ha poi negato a Monsignore di essere assistito e difeso dal proprio difensore. Ha preteso di applicare una norma, che prevede la facoltà di ammettere in coodifesa, anche un difensore non abilitato presso lo Stato Vaticano, adducendo una motivazione vacua. A poche ore dal processo si dovrà nominare un difensore abilitato ed iscritto nell’apposito elenco della Santa Sede, che nulla conosce della vicenda giudiziaria, al quale verrà consegnata della documentazione probatoria a scelta degli inquirenti, in disprezzo delle norme del codice di procedura, che prevede la messa a disposizione del difensore di tutto il fascicolo di indagine. Premettendo che il legale nominato il 18 novembre 2015, con i requisiti richiesti dalla Santa Sede, ha rinunciato al mandato a poche ore dall’inizio del processo.”

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Se questo è un Nobel. Per la pace.

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(il mio buongiorno di questa mattina per Left)

Solo nella giornata di ieri ha dato prima una pacca sulla spalla alla Turchia dicendo che “è nelle cose” sparare ad un aereo che vola dove non potrebbe, in una versione aumentata (e internazionale) del nostro pensionato di Vaprio d’Adda. Sempre ieri ha invitato il Presidente Putin (che è il reietto mondiale con la riabilitazione più veloce del West) ad unirsi con la sua Russia all’allegro bombardamento di Francia e Stati Uniti contro lo Stato Islamico. O forse sarebbe stato meglio dire “sopra” lo Stato Islamico.

Chissà cosa hanno pensato ieri i saggi che hanno assegnato al Presidente Usa Barack Obama il premio Nobel per la pace nel 2009 «per i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli», mentre faceva la parte del fratello maggiore della spaurito Hollande parlando di “distruzione”, invitando la Russia ad “avere un rapporto costruttivo partecipando alle azioni di guerra” e indossando la faccia da generale cattivo.

Perché il capolavoro del “fare la guerra per costruire la pace” ha trovato in Obama l’interprete migliore per la sua rispettabilità, la sua postura placida e questa sua capacità di fare sembrare ogni azione militare come inevitabile. “Non c’è altra soluzione che la violenza”: sembra bisbigliarci all’orecchio mamma America e gli Stati Europei si accucciano nel suo ventre, felici della protezione. “Non c’è alternativa” è il nuovo must di questo secolo dove tutti gli sforzi internazionali tendono a costruire “motivazioni di guerra” per spazzare il prima possibile la pace dal campo delle possibilità.

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Avviso agli ignoranti: quello che credete di sapere sul Corano è falso

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È il giochino del momento: se non sai cosa scrivere, cliccare o millantare in pausa pranzo basta citare a caso qualche fantomatico passo del Corano. L’importante ovviamente è non averlo mai letto, scambiando la Fallaci per Allah oppure il titolo di Libero come un passo di testo sacro. Insieme all’islamofobia si è sviluppata una moderna tendenza a discettare su tutte le beghe di Allah ce il Corano è l’argomento “cool” da sfoggiare durante l’aperitivo. Dal nord al sud. Bianchi e neri. E non conta saperne: conta solo essere tutti d’accordo. Come nelle dittature culturali così comode per gli ignoranti.

Così noi profondamente cattolici (e in gran parte ignoranti anche ovviamente dei sanguinosi passaggi del terribile, vendicativo e geloso Dio che sta dentro l’Antico testamento) non abbiamo avuto nemmeno voglia di ascoltare le voci di chi ha provato a dirci che le cose non sono sempre banalmente quello che sembrano. Le manifestazioni in tutta Italia delle comunità islamiche che hanno voluto prendere le distanze dal terrorismo sono state semplicemente vissute come un atto dovuto. Bene così. Eppure il messaggio era molto di più di un semplice scendere in piazza.

L’Islam condanna il terrorismo
L’Islam condanna il terrorismo, l’uso della violenza e della forza in maniera ingiustificata. Nel Corano [16.90] si dice: “In verità Dio ordina la giustizia, la bontà, e di dare aiuto ai parenti; mentre vieta tutte le azioni malvagie, ciò che è riprovevole e ogni tipo d’oppressione. Egli vi ammonisce affinché ne possiate trarre un monito”.

Capita di sentire e leggere che l’Islam comunque terrebbe verso il terrorismo una posizione ambigua eppure basterebbe una veloce ricerca in rete per trovare il pensiero dei leader a riguardo. Ad esempio ‘Abd al-‘Aziz Al al-Sheykh, mufti dell’Arabia Saudita, che già in occasione degli attentati delle torri gemelle nel 2001 disse: “Questi atti accaduti negli Stati Uniti d’America, e qualsiasi cosa di simile come il dirottamento di aerei, il prendere gente in ostaggio o ucciderla non sono altro che una manifestazione d’ingiustizia, oppressione e tirannia che l’Islam non permette né approva. Anzi sono chiaramente proibiti e sono annoverati fra i peccati più gravi”.

L’Islam condanna ogni forma di estremismo
Si dice che gli islamici sono tutti integralisti. Tutti estremisti, si dice. Una delle voci considerate più sagge dall’Islam, ‘Abd al-‘Aziz bin Bez, siamo nel secolo scorso, disse: “L’estremismo è il prendersi delle concessioni per le quali non c’è fondamento né verità. Invece il terrorismo è la trasgressione perpetrata ai danni delle persone colpendole e uccidendole senza avere alcun tipo di argomentazione: piuttosto a causa dell’ignoranza e della mancanza di discernimento. I terroristi sono coloro che uccidono le persone ingiustamente , senza avere alcun tipo di prova dalla Legge di dio che possa avvalorare le loro azioni”.

Nel Corano, tanto per rimanere sul tema più caldo si legge [4:171]: “O Gente della Scrittura! Non eccedete nella vostra Religione”.

E il Profeta Mohammed insegnò: “State attenti al superare il giusto limite nella religione poiché ciò che portò alla distruzione di coloro che vennero prima di voi fu l’eccesso nella religione.”

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Scandalo Vaticano: quell’amore per la finanza di Monsignor Balda

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Alla fine sono 5 le richieste di rinvio a giudizio che il Tribunale della Stato della Città del Vaticano ha notificato nei confronti di Angel Lucio Vallejo Balda, Francesca Immacolata Chaouqui, Nicola Maio, Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi. I primi tre sono chiamati a rispondere del reato di cui all’art. 248 cod. pen. (quest’ultimo come sostituito ad opera dell’art. 25 della Legge n. IX dell’11 luglio 2013) «perché all’interno della Prefettura per gli affari economici e di COSEA si associavano tra loro formando un sodalizio criminale organizzato, dotato di una sua composizione e struttura autonoma, i cui promotori sono da individuarsi in Angel Lucio Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui, allo scopo di commettere più delitti di divulgazione di notizie e documenti concernenti gli interessi fondamentali della Santa Sede e dello Stato».

Tutti e cinque gli imputati dovranno rispondere del reato di cui agli artt. 63 e 116-bis cod. pen. (quest’ultimo introdotto ad opera della Legge n. IX dell’11 luglio 2013) «perché, in concorso tra loro, Vallejo Balda nella qualità di segretario generale della Prefettura per gli affari economici, Chaouqui quale membro della COSEA, Maio quale collaboratore di Vallejo Balda per le questioni riguardanti la COSEA, Fittipaldi e Nuzzi quali giornalisti, si sono illegittimamente procurati e successivamente hanno rivelato notizie e documenti concernenti gli interessi fondamentali della Santa Sede e dello Stato; in particolare, Vallejo Balda, Chaouqui e Maio si procuravano tali notizie e documenti nell’ambito dei loro rispettivi incarichi nella Prefettura per gli affari economici e nella COSEA; mentre Fittipaldi e Nuzzi sollecitavano ed esercitavano pressioni, soprattutto su Vallejo Balda, per ottenere documenti e notizie riservati, che poi in parte hanno utilizzato per la redazione di due libri usciti in Italia nel novembre 2015».

Intanto, però, comincia anche ad uscire un ritratto più preciso di Monsignor Balda. Nei giornali spagnoli è una storia conosciuta ma evidentemente le notizie non sono filtrate fino a noi: monsignore Lucio Vallejo Balda aveva dimostrato già da tempo una certa inclinazione per le operazioni spericolate. Finanziarie, soprattutto, ma di certo ‘Padre Angelo’ (come veniva amichevolmente chiamato ad Astorga, un piccolo comune spagnolo in provincia di León) era ambizioso. Anche troppo. “Era bravo nel suo lavoro, brillante, però troppo ambizioso, se si metteva in testa un obbiettivo era capace di tutto pur di ottenerlo” ha dichiarato ad un giornale locale un suo conoscente che non ha voluto svelare il nome per la paura di ritorsioni, e questo forse rende bene l’idea. Nato da una famiglia contadina il 12 giugno del 1961 a Villamediana de Iregua (La Rioja) ad otto anni era già nel seminario di Logroño da dove poi è stato trasferito ad Astorga. Terminati gli studi i suoi superiori decidono di spedirlo a Burgos dove prende una laurea in Teologia, la prima di una serie di lauree e dottorati. Fino al 1 agosto del 1987, quando il Vescovo di Astorga Briva Mirament lo ordina sacerdote.

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Ci siamo persi 5000 bambini

Il controllo dei flussi, se non addirittura la chiusura delle frontiere, “controllare chi entra”, maggiori informazioni, “intelligence al lavoro”: giorni passati aggrappati alla sindrome del massimo controllo, convinti che la sicurezza passi attraverso l’identificazione a tutti i costi. Così l’Europa si gioca la carta dell’abito indagatore per vestirsi da guardiano credibile. Eppure, qualche giorno fa, nel silenzio che sta intorno alle notizie che non fomentano la propaganda è stato presentato il dossier della Caritas (avete letto bene, nessuna pericolosa associazione estremista o fomentatrice) che fornisce un dato spaventoso: dei più di 15 mila minori stranieri arrivati in Italia non accompagnati 5.588 sono spariti. Se ne sono perse le tracce, non ne hanno più notizie gli enti che li avevano in tutela.

5.588 tra bambini e ragazzini messi in fila sono la coda dell’incapacità di avere cura di quintali di carne che diventano buoni per il mercato della prostituzione minorile, del commercio di organi e di tutte le brutture che potrebbero venire in mente sul tema. Il dossier della Caritas (intitolato “Le difficili sfide dei minori stranieri non accompagnati nel percorso di crescita e di integrazione”) riporta anche i dati del Ministero dell’Interno che parlano anche di 3.700 minori persi già nell’anno scorso. E anche per coloro che risultano tutelati le condizioni fanno discutere: le strutture risultano assolutamente inadeguate rispetto agli standard stabiliti dalla Conferenza tra Stato e Regioni, oltre 3.000 sono in Sicilia e la distribuzione risulta concentrata in sole tre regioni (Sicilia, Calabri e Puglia) che ne gestiscono, da sole, più della metà.

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