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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Intanto a Napoli, rione Sanità

omicidio-pietro-esposito-sanita-300x225Si continua a sparare ed uccidere. Le parole sprecate delle istituzioni, la pagliacciata di un esercito che recita la parte per qualche giorno e le promesse di Rosy Bindi sono finite in un omicidio alle quattro del pomeriggio, in pieno centro, con il boss del rione, Pietro Esposito, sparato in faccia. E fa niente se si è beccato una pallottola anche un barista mentre buttava l’immondizia. Questo non è un Paese irredimibile, questa è una classe dirigente che non è all’altezza nemmeno delle promesse che fa.

Vinti e vincitori egualmente.

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“La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.

(Bertold Brecht)

Rispondere al terrorismo con il coraggio di avere paura, restando umani

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L’attacco dell’integralismo islamico è una trappola: provano ad accendere la bestialità di una contrapposizione sul campo dell’odio. L’ISIS vince ogni volta che diventa “normale” sdoganare l’odio e la violenza. Non è solo terrorismo, questa è la strategia dell’odio che vorrebbe infettarci, spingerci lì dove la civiltà è sconfitta dal pelo e dai denti di chi insegue il sangue. Se perdiamo l’equilibrio di una civiltà democratica loro avranno vinto: diventare come loro sarebbe il modo migliore per legittimarli.

La semplificazione del “noi contro loro” è il fine di questo attacco organizzato nel cuore d’Europa. Ogni volta che avremo paura di compiere un’azione normale (una sera a teatro, un pomeriggio allo stadio) i terroristi saranno riusciti ad infilarsi nelle corde delle nostre giornate e la nostra inquietudine sarà il loro vessillo.

Restare umani non significa accettare inermi l’attacco. Restare umani, oggi, significa avere per la vita e per l’uomo tutto il rispetto di cui siamo capaci, non imbarbarirci, non accettare la liberalizzazione dell’odio e del sangue.

(l’articolo completo è qui)

Vincenzo De Luca: lo sceriffo, finito utile idiota

vincenzo-de-lucaPeggio di Ignazio Marino, Vincenzo De Luca sta riuscendo nell’impresa di agevolare il commissariamento costante di Renzi (dei governi e del suo partito): la cancellazione della classe dirigente del PD in Campania ventilata oggi dai vertici del PD è solo l’ultimo atto di una politica più tecnica dei tecnici dei tempi di Monti: commissari in ogni dove con la democrazia sospesa e, in più, i commissari sono spesso i migliori servitori del Presidente. Così l’Italia (e il PD) diventano in fretta il box dei giochi del bimbo Renzi a cui basta l’errore per potere mettere “in pausa” la democrazia. Oggi De Luca (con la frase del Presidente del Consiglio “governi se ne è capace”) comincia a sentire il tic tac che ha indolenzito Enrico Letta, Bersani, Ignazio Marino e qualche altro. La fine è già chiara, al massimo si gioca sulla durata. Doveva cambiare il mondo e invece e l’ennesimo utile idiota.

(continua qui)

Straniero

A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno inconsapevolmente, che “ogni straniero è nemico”. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora al temine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo.

(Se questo è un uomo, Einaudi Editore)

Insomma bambini, annegate sì, ma annegate a tempo!

buyuk.20140218093526.jpg_415368877E così sono morti 7 bambini, e 7 adulti che fanno 14 in tutto che è un numero tra l’altro, medio, asfittico, senza gusto, incolore. Fossero almeno 100, 200, 300. Che so. Per “la più grande tragedia” di sicuro almeno ci scappa una prima pagina. Ma così… Sono morti 7 bambini e 7 adulti anche ieri, ma “con tutti i problemi che abbiamo qui, sai quanti italiani muoiono ogni giorno”? rispondono così, di solito, quelli che sono capaci di capire la qualità di un morto dal taglio e dal colore, quelli che hanno l’occhio fino per riconoscere il gusto tra morto e morto, come il prosciutto. Sono morte 14 persone, “ma potevano stare a casa loro e non sarebbe successo niente” dicono quegli altri con le spillette dei marò. Sono morte 14 persone ma hanno fatto apposta. Perché forse non lo sapevano che a Malta oggi i capi d’Europa avrebbero trovato la soluzione. Bastava rimandare di un giorno. E poi dici le partenze intelligenti.

Sono morti 7 bambini ma non fanno più effetto. Come alla quinta birra, come l’ultima canna di un giorno che hai passato tutto fumato, come il gol di una squadra che tanto vince sempre, come l’ennesima gaffe del solito amico sfigato o come muoiono i bambini nell’anno 2015. L’anno del motore delle Golf truccato, di Vale e il motomondiale rubato e dell’Italia con il segno più. Si vede che ormai, avranno pensato, quelli che scrivono con sdegno ma a comando, ormai conviene aspettare il fine anno, tanto siamo ad un passo e facciamo la somma. E così poi tutti contriti per quella. Come una tana libera tutti.

(continua qui)

Satira politica o è la politica ad essere satirica?

Le_Rane

Luciano Canfora azzarda un’analisi che rovescia il senso:

“La peculiarità del tempo nostro invece è che i principali comici non sono più i vignettisti o gli attori satirici, ma direttamente i politici stessi. Di solito si pensa che all’Italia spetti un primato in questo campo, dal momento che nell’ultimo ventennio (1994-2011) per una dozzina d’anni è stato Presidente del Consiglio un brillante showman che si era addestrato sulle navi da crociera.

Ciò non toglie che costui si sia rivelato un abile animale politico, deposto con la forza da una specie di golpe bianco e che abbia, al tempo stesso, creato all’estero l’immagine di un Paese governato da un grande comico. Attualmente gli è subentrato un comico molto più giovane e assai più ripetitivo, certamente meno abile nel giocare la tastiera della comicità e forse già avviato a una parabola discendente. Il suo grande interprete è un attore comico di una certa efficacia che si sforza di farne la satira ogni martedì e venerdì, ma quest’ultimo, molte volte, è al di sotto del modello, dal punto di vista dell’efficacia comica.

Una situazione del genere, sia pure in tono minore, si è verificata nella vicina Repubblica francese al vertice della quale si sono alternati due diversi interpreti della comicità (Dominique Strauss-Kahn e François Hollande, ndr), il secondo dei quali, in casco e motoretta, ha scalato le classifiche del primato comico. In ogni caso è stato un esito meno grave di quello che si sarebbe prodotto, anche dal punto di vista dei rapporti interpersonali con lo staff presidenziale, ove l’ex capo del Fondo Monetario Internazionale, arrestato in un albergo statunitense, fosse diventato presidente della Repubblica francese.

Il venir meno della netta distinzione tra politici e satirici alla fine ha nuociuto più alla satira che alla politica. Ad Atene o a Roma questo sarebbe stato inconcepibile”.

Il resto è qui.