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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Matteo Renzi e la sindrome de “il pallone è mio e ci gioco io”

Insomma: il problema principale di Renzi è che con un segretario di partito come lui non sarebbe mai diventato Renzi. Ora ci sono i renziani e gli antirenziani. Come alle partitelle dell’oratorio. Come quei mondi in cui conti in base non a chi sei ma a chi ti manda e a chi ti apparitene. Quei mondi da cui Renzi ci prometteva di liberarci. E poi ci ha messo il suo.

Ne ho scritto qui.

Gli scrittori italiani? Non esistono.

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“Gli scrittori italiani? Non esistono. E, tranne rarissime eccezioni, sono un gruppo di ininfluenti che si accaniscono gli uni contro gli altri per sottrarsi misere copie, che si invidiano per premi che nessuno ricorda più, che si vendono per comparsate tv. Che odiano per il successo altrui e invidiano persino per un processo che può distruggere e compromettere, ma dà visibilità e quindi… Invidierebbero anche un funerale, se pieno di persone e vicinanza. Gli scrittori italiani? Che cercano la candidatura politica (e poi la nascondono) per uno stipendio sicuro. Non è sempre stato così e non vale per tutti. Parlo però per la parte maggiore. Da questi non puoi aspettarti nulla. E anche il pubblico se ne accorge e li legge sempre meno”.

(Roberto Saviano intervistato qui)

Quelli che sventolano Tsipras

Il leader della sinistra greca conferma le percentuali di gennaio. E la sua vittoria di oggi forse ci dice anche che qui da noi di Grecia ne abbiamo capito poco e che Tsipras è stato sventolato un po’ troppo e un po’ a caso. Ne ho scritto qui.

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Il sud, le mafie e la disperazione sociale

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La mafia non è un elemento costitutivo del Sud. Non è un prodotto di una cosiddetta cultura meridionale. Caratterizzarla in questo modo oscura le reali ragioni d’essere di questi gruppi. Questo va detto forte e chiaro. Al contempo, tuttavia, è imperativo non nascondere la testa sotto la sabbia, e capire quali ideologie e valori ne possono favorire l’operato in specifici luoghi e tempi.

Vale la pena leggere Travaglino qui.

Il problema del Colosseo è una classe politica con il senso dei gladiatori

Nuova immagine (3)Dunque il Colosseo diventa la perfetta pietra dello scandalo. Quello che i migranti sono per Salvini, per Renzi sono i diritti dei lavoratori e la cultura quando non serve da zerbino a qualche marchio della grande industria del lusso.

I beni nazionali sono quello che erano i leoni per gli antichi romani: divertimento puro da esporre allo straniero, senza nessuna considerazione per l’arte. Qui, da noi, il Colosseo serve per farci un logo su carta intestata o una statuetta da portare in dono nei viaggi internazionali.

Per fortuna qualcuno come Vittorio Emiliani rimette un po’ di dati in fila:

Con piglio decisionista napoleonico Matteo Renzi ha varato in giornata un decreto legge (si è perso il conto, credo) col quale i servizi museali vengono equiparati a quelli ospedalieri, ai trasporti pubblici, ecc. Cosa non facile sul piano giuridico e che però accontenta la “pancia” di chi non sopporta i sindacati. Il problema di fondo era questo? No, proprio no. L’hanno notato Massimo Cacciari, Tomaso Montanari, Simone Verde e non molti altri (quorum ego, diceva il Brera). Il problema centrale è rappresentato dalle risorse cronicamente scarse che i governi destinano ad Arte & Cultura: nel 2006, ultimo governo Prodi, non erano un granché però rappresentavano ancora lo 0,40 % del bilancio statale. Col governo Berlusconi si sono più che dimezzate precipitando allo 0,19. Va precisato, a questo punto, che, secondo dati Istat, nel 2011 l’Italia – col formidabile patrimonio che ha ereditato – figurava al 22° posto nella classifica della spesa, in assoluto e in percentuale sul PIL, sotto la media Ue e dopo Malta, Cipro e Bulgaria. Non dovremmo arrossire e indignarci per questo che la causa di quasi tutto?

Pare di no. La nota integrativa al bilancio statale per il triennio 2014-2016 prevede un ulteriore calo delle risorse da spendere per “tutela e valorizzazione (fa sorridere) dei beni e delle attività culturali e del paesaggio” pari all’8,3 % . Calo ancor più marcato, così imparano ( – 9,4 %), per i beni archeologici: dove avrà scovato il ministro Franceschini i 20 milioni di euro da destinare alla hollywoodiana Arena Colosseo già celebre per la sua superfluità Il primato però nella riduzione delle risorse toccherebbe ai beni artistici, architettonici e paesaggistici (messi assieme in un gran minestrone): – 10,3 %. Quanto all’organico dei dipendenti ministeriali, in certi casi è già dimezzato, coi musei e gallerie che aprono quando possono (nel polo Bologna-Ferrara il personale è sceso da un’ottantina a meno di venti addetti).

Secondo dati sindacali, con le nuove piante organiche varate con decreto (e ti pareva) da Franceschini in agosto, i dipendenti del Ministero – che erano a quella data 25.175 – devono scendere a 19.050 Condite tutto ciò col silenzio/assenso su grandi opere, lottizzazioni, villaggi, ecc, e con la sottomissione delle Soprintendenze

L’articolo è qui.

Legittima difesa. Ovviamente.

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Questo bimbo crescerà, distruggerà la nostra cultura, ha già il portamento dell’assassino e potrebbe essere colui che ruberà il cliente più importante ai nostri figli. E mangerà, vorrà dormire. Inevitabilmente occuperà spazio. Perdio, fermiamolo adesso.

Vorrei essere qui. Al rione Sanità.

Mario Gelardi è coraggioso. Mica come i paladini da copertina, figurarsi, piuttosto è coraggioso come lo sono tutti quelli che restano, che vogliono restare, che quando qualcosa puzza decidono di abitarci dentro con l’armamentario per imbiancare le pareti nei loro prossimi cent’anni.

Mario Gelardi è direttore del nuovo teatro Sanità che sta proprio nel cuore del rione napoletano al centro delle cronache in questi giorni. Ci fa teatro, Mario con i suoi, come se fosse a Parigi, nel centro di Milano oppure in un’oasi nel deserto: al nuovo teatro Sanità si crede che tutto ciò che è bello svolge la sua funzione. Senza compromessi: bello per il bello, lavoro come lavoro, apertura come apertura.

Eppure il nuovo teatro Sanità non sta nell’elenco dei teatri che contano, secondo alcuni, perché ha disimparato la mediazione al ribasso. E c’è da capirli. Roberto Saviano ne ha scritto qui:

Il Nuovo Teatro Sanità è una realtà teatrale necessaria che ha sede in una bellissima chiesa sconsacrata, in uno dei quartieri più difficili di Napoli e si mantiene grazie al sostegno di chi crede che al Sud ciò che manca sia soprattutto ascolto, equilibrio e opportunità. Questo sostegno non arriva dallo Stato che ha deciso, tramite il giudizio insindacabile di una commissione di esperti, che la proposta del Teatro non meriti gli “aiuti” statali destinati alle compagnie under 35.

La nuova stagione teatrale (con il contributo importante e non pubblicizzato di qualcuno accusato spesso di lucrare sulla Campania) ha un titolo che è un manifesto sociale: Vorrei essere qui.

E io ho l’onore di aprirla, questa stagione dove la resistenza alla bruttezza è un esercizio quotidiano. Ed è uno dei regali più belli che potessi ricevere. Fateci un salto, credetemi. Alla faccia della messa in scena di chi crede che basti qualche divisa in più per controllare un quartiere.

(ah, questa settimana Mario ha regalato un suo monologo meraviglioso per il nostro numero di Left)

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Merda in mare

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In mar Piccolo sono stati trovati lettini di ospedale, carcasse di auto, biciclette rotte, ruote di camion, di tutto e di più in attesa di una bonifica che chi sa quando comincerà.

(la notizia è qui)