Vai al contenuto

Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

L’avamposto dell’accoglienza è italiano, sta a Lampedusa e ha la faccia di Giusi Nicolini

small_131021-143240_Bast211013Pol_0010-300x225Per questo ho voluto intervistare la sindaca di Lampedusa: “Noi siamo quelli normali e per fortuna oggi l’Europa se ne sta accorgendo. Dobbiamo imparare a emozionarci di fronte alle foto dei vivi piuttosto che dei morti”. E si augura “una grande, coraggiosa riforma dell’accoglienza” in questa “Europa che finalmente sta cedendo. A Lampedusa da anni l’organizzazione ha cancellato la paura”. Salvini “non intendo citarlo nemmeno”.

L’intervista è qui.

Ignazio Cutrò, il testimone di giustizia fallito per colpa dello Stato, mica per la mafia.

dsc_58941-300x225Il Servizio Centrale di Protezione alcuni mesi fa ha proposto una modifica di legge che permetterebbe ai testimoni di giustizia che decidono di non “scappare” in località protetta di continuare a vivere nel proprio luogo di origine, sostenuti alle stesse condizioni degli altri. “Sarebbe un segnale fortissimo” ci dice Ignazio Cutrò, che oltre che testimone di giustizia è anche presidente dell’associazione che li rappresenta. “E invece io sono alla fame e i miei figli hanno dovuto interrompere gli studi”. Altro che lotta alla mafia.

Ne ho scritto qui.

#LEFT cosa ci abbiamo messo dentro

immagine_cover_per_sito_web-800x600Sul numero di questa settimana si parla di scienza ed etica con Filomena Gallo, Presidente dell’Associazione Coscioni. Qui c’è l’editoriale di Ilaria.

Io mi sono dedicato a Don Mazzi e al suo ovile per potenti.

Qualsiasi critica, osservazione o suggerimento potete farlo anche qui.

 

Qui, nel Paese in cui i sindacalisti hanno la pensione più alta dei lavoratori

bonanni-camusso-angeletti-705982

Qualcuno dice che probabilmente sia dovuto ad un decreto del 1996 promosso dal Ministro del Lavoro di quell’anno, Tiziano Treu (che guarda un po’ fino a poco tempo fa era commissario dell’INPS): il fatto certo è che i sindacalisti hanno in media una pensione più alta dei lavoratori che dovrebbero rappresentare. Ed è l’ennesimo caso di una rappresentanza che ha perso contatto con la realtà già da qualche anno, nonostante gli strillacci e le manifestazioni, e ha reso ancora più facile la riuscita di personaggi che hanno trovato campo libero per disfare le regole del lavoro.

Bene così.

La nuova SCU secondo il pentito Greco

Gioele GrecoLa nuova Scu dopo il pentimento di Gioele Greco. Acquisti di ingenti partite di droga grazie ad alleanze strette con organizzazioni mafiose attive nel brindisino, nel milanese e nel napoletano. E poi l’utilizzo di corrieri insospettabili come l’avvocato leccese attualmente sospeso dall’Ordine per altri fatti. Ma la Scu 2.0, che ha ereditato il comando dopo l’eclissi del boss Nisi, avrebbe stretto accordi anche con rappresentanti del campo rom “Panareo”per il rifornimento di armi.

Le dichiarazioni dell’ultimo collaboratore della criminalità leccese hanno messo le ali ad una nuova inchiesta antimafia. Se da un lato, infatti, i verbali dell’ultimo collaboratore di giustizia hanno arricchito e irrobustito le ipotesi di reato contenute nell’operazione “Eclissi” dall’altro hanno consentito agli inquirenti di aprire un nuovo fascicolo d’inchiesta.

Le indagini sono state condotte dagli agenti della Sezione della Criminalità Organizzata della Squadra mobile e nell’informativa confluita sul tavolo del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Guglielmo Cataldi compaiono i nomi di 15 persone: Manuel Prinari, 29 anni, di Lecce; Luca Mita, 29, di Lecce; Alex Bianco, 30, di Milano; Francesco Lamantea, 30, di Bareggio in provincia di Milano; l’avvocato, attualmente sospeso, Gianluca Starace, 44, di Lecce; Francesco Mele, 40 anni, di Napoli; Ciro Della Noce, 38, di Napoli; Gennaro Hajdari, detto “Toni”, 32, residente presso il campo rom “Panareo”; Salvatore Pezzuto, 28 anni, di Frigole; Davide Verbena, 27, di Seclì; Diego Rizzo, 31 anni, originario di Lecce ma residente in provincia di Treviso; Ivan Spedicati, detto “Spedorso”, 25, di Surbo; Antonio Vitale, 33, di Trepuzzi; Valentino Nobile, 25, di Surbo e Ckerki Fahir, 54, di origini marocchine ma residente a Modena. Le accuse, a vario titolo, contestate ai 15 indagati sono quelle di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione e spaccio.

Le dichiarazioni del giovane leccese hanno così consentito di delineare l’evoluzione della Scu negli ultimi anni con particolare riferimento alla frangia capeggiata da Roberto Nisi attiva su Lecce e Surbo e poi ramificatasi nei comuni di Cavallino, Castromediano, Lizzanello, Merine, Vernole, Melendugno, Caprarica e Calimera. Nuove dinamiche, organigrammi aggiornati, con indicazione dei vari affiliati e i loro rispettivi gradi, estromissione del ruolo di capo di Roberto Nisi e l’affermazione del sodalizio capeggiato da Pasquale Briganti. E poi ancora i contrasti con la frangia retta da Andrea Leo.

Non solo. Gioele Greco ha anche svelato i contatti del clan con il campo nomadi “Panareo” sulla via per Campi. In particolare con Gennaro Hajdari per l’acquisto di armi in cambio di partite di droga. Racconta il pentito leccese il 22 maggio scorso: “Tutte le armi che io e … avevamo a disposizione ce le forniva tale Gennaro, detto “Tony”…Lo scambio armi/droga avveniva all’interno del campo nomadi. Il “Toni” incaricava alcuni ragazzini che vivono all’interno del campo i quali si recavano in una vicina discarica dove prelevavano le stesse. Il “Toni” mi riferì che quelle armi le faceva giungere dal Montenegro occultate all’interno del serbatoio di combustibile delle macchine”.   

(fonte)

Etica pubblica e non persistenza della memoria

L’amico Giuseppe Mendicino mi scrive e limpido come sempre racconta di una burocrazia che si complica da sola. E ogni volta che sentite la retorica contro i funzionari pubblici (ormai da destra e sinistra, evidentemente) pensate che per fortuna in Italia abbiamo ancora teste così:

genealogia2Ormai è un problema cronico per i Comuni: ritrovarsi come interlocutori in gare pubbliche o in convenzioni urbanistiche, ex politici o ex funzionari pubblici condannati anni addietro per reati contro la Pubblica Amministrazione. Eclatanti i casi Greganti e Frigerio, riemersi nel caso tangenti Expo, ma la diffusione del fenomeno è davvero molto estesa. La stampa non può segnalare i casi all’opinione pubblica per via del cosiddetto diritto di oblio, che prevede la non diffondibilità, senza particolari motivi, di precedenti pregiudizievoli dell’onore di una persona, ad esempio i precedenti giudiziari di una persona. Sarebbe utile una sorta di Daspo che escludesse per sempre i soggetti condannati per gravi reati contro la PA, su tutti concussione e corruzione, dal partecipare a gare pubbliche (neppure dando furbescamente la titolarità formale dell’impresa a un familiare) e stipulare contratti e convenzioni con la Pubblica Amministrazione. Altro problema, per escludere una ditta da una gara, occorre oggi la definitività della condanna (sentenza Cassazione quindi o decorso termini per il ricorso alla medesima), così oggi risulta lindo il casellario giudiziale di soggetti condannati in primo e in secondo grado per gravi reati contro la PA. E le loro ditte non possono essere escluse dalle gare pubbliche. Così, può succedere che, chi dovrebbe garantire serietà e affidabilità sia in realtà e in modo acclarato da un giudice, un disonesto. Sarebbe equo e consono ai principi di etica pubblica, anticipare quantomeno al secondo grado di giudizio l’esclusione dalle gare pubbliche, anche perché il giudizio della Cassazione non riguarda il merito delle vicende ma solo la legittimità delle procedure seguite nel procedimento giudiziario.