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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

‘Ndrangheta patetica: il boss che pesta la moglie perché chiede gli alimenti

Per fortuna esistono giornalisti come Lucio Musolino che non lasciano correre notizie così:

operazione-siderno-675Usura e ‘ndrangheta. La guardia di finanza di Reggio Calabria e del gruppo Locri e lo Scico di Roma hanno stroncato la cosca Rumbo-Galea-Figliomeni federata con la pericolosa famiglia mafiosa dei Commisso di Siderno. Diciotto le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Teresa De Pascale su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

L’inchiesta “Bacinella 2”, coordinata dal procuratore Federico Cafiero De Raho, dall’aggiunto Nicola Gratteri e dal sostituto Antonio De Bernardo, ha smantellato un’orgazzazione di usurai e ha portato al sequestro di beni mobili e immobili per circa 3 milioni di euro. Associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estrosione e abusiva attività finanziaria. Sono questi i reati contestati nel provvedimento di arresto eseguito stanotte nella Locride dove alcune delle vittime di usura hanno collaborato con gli inquirenti rendendo dichiarazioni che, assieme alle intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno incastrato gli usurai della cosca Commisso.
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Le vittime che non hanno collaborato, invece, sono state indagate per favoreggiamento personale.
Un distributore di carburante a Siderno era la base operativa del sodalizio criminale composto dal titolare dell’esercizio commerciale Domenico Infusino (42 anni) e da Santo Rumbo (26), Isidoro Marando (57), Davide Gattuso (40), Giuseppe Antonio Figliomeni (67), Vincenzo Figliomeni (53), Cosimo Vincenzo Albanese (63), Cosimo Figliomeni (50), Rocco Iennaro (43), Leonardo Policheni (66), Francesco Prochilo (48) Riccardo Rumbo (53).

Per tutti il gip ha ritenuto necessario la misura cautelare del carcere. Alcuni di loro non sono stati arrestati poiché attualmente in Canada a conferma della presenza della cosca Commisso anche oltreoceano. Per gli altri sei indagati, invece, sono stati disposti gli arresti domiciliari. Si tratta di Massimiliano Minnella (43 anni), Daria Piscioneri (28), Domenico Audino (58), Francesco Racco (49), Salvatore Ursino (68), e Giuseppe Saverio Zoccoli (59).

La guardia di finanza ha applicato i sigilli anche ai loro beni. Oltre al distributore di benzina, infatti, il gip ha sequestrato 6 ditte individuali (operanti nel settore pubblicitario, della ristorazione e nel commercio all’ingrosso di abbigliamento), 6 immobili, numerosi terreni, 10 autovetture, 4 motocicli, numerosi conti correnti e polizze assicurative e orologi preziosi. In sostanza, nel periodo di crisi e di contrazione dei consumi, la ‘ndrangheta si era sostituta agli istituti di credito convenzionali. In alcuni casi il tasso di interesse applicato dalla cosca Rumbo-Galea-Figliomeni superava il 400%.

Chi non pagava veniva minacciato di morte. Lo stesso trattamento veniva riservato anche agli intermediari come Isidoro Marando che, è emerso dalle intercettazioni, si lamentava con una delle vittime che aveva ricevuto 100mila euro a strozzo. “Totò, – registrano i finanzieri in una telefonata – vedi che a me qua hanno dato un ultimatum. Vedi che qua a me mi uccidono”.

E a dimostrazione che il rispetto delle donne non rientra nella logica della ‘ndrangheta, la Dda riesce a ricostruire l’episodio in cui uno dei principali indagati, Davide Gattuso, ha aggredito Teresa Figliomeni, moglie di Cosimo Figliomeni latitante in Canada. La donna aveva lasciato il marito dopo scoperto una sua relazione extraconiugale. Rientrata in Calabria, però, l’uomo non ha provveduto al mantenimento dei figli e, alle lamentele di Teresa Figliomeni, Davide Gattuso ha risposto aggredendola.

“Si avventato su di me – ha raccontato la donna al pm De Bernardo – e ha cominciato a percuotermi. Dopo avermi scaraventato a terra, mi ha preso a pugni, calci, mi ha preso dai capelli, mi ha stretto le mani al collo. I colpi che ho sentito di più sono stati all’addome e alle gambe. Mentre mi colpiva minacciava di ammazzarmi, mi intimava di stare zitta perché urlavo. Gattuso non si è fermato neanche quando ha udito le urla di mio figlio di sette anni”.

Nelle oltre mille pagine di ordinanza di arresto, inoltre, la Dda ha ricostruito il giro di usura mascherata dietro il paravento dell’agenzia di mediazione creditizia “Quinto rapido”.

(fonte)

LEFT in edicola (da ieri!): cosa ci abbiamo messo dentro

Nell’ultimo numero di LEFT (è uscito ieri, eh, sono in ritardo io) ho avuto il piacere di intervistare Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, ma soprattutto un amico. E nella nostra chiacchierata ad un certo punto gli ho chiesto se nonostante tutto fosse ancora ottimista e mi ha dato una risposta che mi ha inchiodato alla sedia dicendomi più o meno “se era ottimista Paolo sapendo di dover morire io ho l’obbligo di essere ottimista”. Ecco. In questo tempo in cui tutti ci ordinano di essere ottimisti (pena: rientrare nella folta schiera dei gufi) le parole di Salvatore Borsellino sono il paradigma di come il “dovere dell’ottimismo” nasce dalle grandi idee e dalle grandi persone, mica dagli ordini di scuderia.

Per il resto c’è tanto spazio dedicato alla riforma della scuola (e alla sua infida “comunicazione”) e poi storie, tante storie. Di un mondo che (come scrive Ilaria) ha il dovere di proporre l’utopia.

Buona lettura. E fatemi sapere le vostre considerazioni, se volete, qui.

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EXPO: non ci sono i numeri ma ci sono i sintomi


Ne scrive bene Tafanus:

 Avete capito bene. Dalle stime calcolate dal “Giorno, i visitatori delle prime tre settimane (che includono il boom dei primissimi giorni) sono meno della metà di quanto previsto dallo stesso Sala per il raggiungimento del break-even-point, Ecco i criteri di stima. Giusti? Sbagliati? Nessun problema. Il Commissario Sala è sempre in tempo a dirci quale sia stata la somma dei numeretti, scrupolosamente registrati dai tornelli d’ingresso, a più di tre settimane dall’inizio. Così si mette tranquillo lui, e mette tranquilli, felici e contenti anche noi.

L’articolo de Il Giorno è qui:

Milano, 21 maggio 2015 – Nelle tre settimane all’Esposizione universale di Milano ogni giorno sono entrate in media sessantamila persone. È questa la stima delle visite quotidiane tra i padiglioni che fonti autorevoli hanno permesso di ricostruire, mentre la società Expo continua a tenere sotto chiave i dati degli accessi. In sostanza, l’evento si è tenuto al di sotto delle stime degli organizzatori, che calcolavano in 80-90mila le presenze in settimana, con picchi fino a 250mila persone nel weekend.
Finora gli unici dati pubblici sono quelli dei padiglioni: 115mila turisti nei primi venti giorni alla Svizzera, 10mila ogni dì sulla rete del Brasile, diecimila a Palazzo Italia. Tuttavia manca la somma ed Expo tiene la bocca cucita. «Oggi abbiamo in visita 20mila bambini delle scuole», spiegava martedì il commissario unico, Giuseppe Sala. E gli altri? Ci si affida solo al numero di biglietti venduti: l’ultima stima, una settimana fa, era di 11,3 milioni, di cui 100mila ticket serali. Anche altri dati sensibili, come il traffico sui mezzi pubblici o la quantità di pattumiera raccolta, sono secretati: la linea ufficiale di Atm, Trenord e Amsa è di non rilasciare numeri su Expo.
Tuttavia, qualche dato trapela. Ad esempio, la stazione Rho Fiera della metropolitana rossa, uno dei porti di Expo, nei giorni scorsi ha registrato un passaggio medio di seimila persone di notte. Compresi i lavoratori dei padiglioni. I dati sull’uso dei mezzi pubblici sono significativi, perché li adopera la maggior parte dei visitatori, ben oltre la stima del 60% elaborata prima dell’inaugurazione. L’altra fetta grossa sono i pullman delle scolaresche. Seicentomila gli alunni che hanno prenotato una visita. Di auto se ne vedono poche, di taxi ancora meno. Nella prima metà del mese, le auto bianche di Milano hanno ricevuto meno chiamate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nonostante fosse stato promesso un incremento di cinquemila corse in più al giorno.
Calma piatta anche sui tabelloni degli arrivi di Linate, Malpensa e Orio al Serio. «Non ci sono voli aggiuntivi per Expo – puntualizza Antonio Albrizio, segretario Uil Milano e Lombardia con delega ai trasporti –. Si punta ad aumentare i coefficienti di riempimento degli aerei, che al momento sono del 65%». Ci sono trattative per aggiungere tratte con il Messico e sono aumentate alcune frequenze verso la Cina. Da quest’ultima gli organizzatori di Expo si aspettano un milione di visitatori, tuttavia l’ultimo rapporto della Fondazione Italia-Cina stima in 700-750mila i turisti del Paese di Mezzo che sbarcheranno in tutto lo Stivale. Dalla Lombardia stanno partendo anche più voli verso gli Stati Uniti, ma Albrizio frena: «Succede tutte le estati».
L’umore è sottotono anche negli ambienti del commercio. «Ci erano state promessi sei mesi di giornate tipo Salone del mobile, ma non è così e alcuni locali hanno giornate in negativo», osserva Lino Stoppani, presidente di Epam, l’associazione provinciale milanese dei pubblici esercizi. Il primo nodo è l’assenza dei turisti stranieri. «Non sono ancora arrivati, i dati degli alberghi ci dicono che si saranno punte a giugno e settembre», osserva Stoppani. La seconda è l’effetto cannibalismo dei ristoranti di Expo sui locali della città: «Spero sia temporaneo. Comunque Expo – osserva Stoppani – non finisce il 31 ottobre e a Milano sono stati fatti investimenti duraturi». Nel frattempo, Federconsumatori Lombardia lancia con Comune di Milano e Regione Lombardia un portale, «We4You» per segnalare i raggiri di cui i turisti sono rimasti vittime. «Già qualche mese fa abbiamo segnalato un aumento nei prezzi di alcuni alberghi – spiega il presidente, Gianmario Mocera –. Fino al 30% in più. Ne ha già fatto le spese chi viene a curarsi in Lombardia».

Buone idee da tenere in tasca: la biblioteca condominiale

Io non so voi ma quando leggo notizie così la giornata mi inizia con il sorriso:

“Con l’apertura della biblioteca il rapporto tra i condomini è nettamente migliorato, in fondo, lo scopo era proprio quello…”. Scopri la storia del palazzo di via Rembrandt 12, alla periferia di Milano, in cui è stata collocata una biblioteca nell’ex portineria. Si tratta del “primo esempio di biblioteca aperta al pubblico in un condominio privato”

Possono i libri migliorare il rapporto tra condomini, spesso conflittuale? E può la condivisione della passione per la lettura favorire il dialogo (visto che, in molti casi, spesso neppure si conosce il nome degli altri condomini)?

La risposta a queste domande, stando all’esperienza della biblioteca condominiale di via Rembrandt 12, a Milano (zona Lorenteggio), collocata nell’ex portineria del palazzo, è sì in entrambi i casi.
Roberto Chiapella, l’ideatore del progetto, ne ha parlato con ilLibraio.it, spiegando che lo scopo per cui è nata questa biblioteca, è proprio quello di migliorare il rapporto tra i condomini che, in effetti, “è nettamente migliorato”.
“La partecipazione al progetto continua e ci sono speranze che si diffonda. In più, ci siamo attivati organizzando presentazioni di libri”, aggiunge.

La biblioteca di via Rembrandt 12 resta per ora l’unica realtà del genere a Milano: “Stanno nascendo altre strutture simili, ma si tratta di casi differenti: il Comune di Milano ha infatti messo a disposizione dei locali in alcune case popolari, e dei volontari si stanno attivando per gestire altre piccole biblioteche; noi abbiamo un percorso a parte, siamo la prima biblioteca aperta al pubblico (anche non residente) in un condominio privato”.

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(PS Siamo in dirittura d’arrivo del nostro crowdfunding per il mio prossimo spettacolo e libro. Se volete darci una mano potete farlo qui. E passatene parola. Se potete e se volete. Grazie.)

DDL Anticorruzione: cosa ne dice Libera

antiPartiamo da un punto: l’Anticorruzione è un passo importante. Potrebbe essere meglio, ci auguriamo che venga migliorata ma qualcosa sta cambiando. Questa volta sento di condividere il giudizio di Libera:

Una riforma che non poteva più attendere ma da completare:più nettezza per rescindere i legami tra mafia, corruzione e politica. Un testo che presenta aspetti positivi ma lacunoso in altri. Finalmente torna a essere perseguibile penalmente il falso in bilancio senza prevedere soglie e con la procedibilità d’ufficio, ma sarebbe stato bene accogliere l’emendamento che innalzava fino a sei anni le pene per le società non quotate, per permettere le intercettazioni. Importante sia il potenziamento dell’Autorità nazionale anticorruzione all’insegna della trasparenza e degli scambi di informazioni con la magistratura, che vanno a migliorare le sue azioni di controllo sia la restituzione del maltolto per accedere al patteggiamento e alla sospensione della pena. Inoltre l’aumento delle pene per i delitti di corruzione e criminalità organizzata può indirizzare il legislatore ad inasprire, mantenendo una giusta proporzione, anche quelle previste per il 416 ter, il voto di scambio politico mafioso. E’ importante che all’aumento delle pene, che fungono da deterrente, si accompagnino certezza del diritto e maggiori garanzie di trasparenza nell’economia e nella finanza. “Inaccettabile se l’approvazione di questa norma comportasse un passo indietro sulla prescrizione al Senato, da cui arrivano notizie di gravi peggioramenti del testo e delude l’assenza di una norma sul whistleblowing, ossia la tutela di chi segnala casi di corruzione sul luogo di lavoro. Con la campagna Riparte il Futuro promossa insieme al Gruppo Abele sottoscritta da oltre un milione di cittadini continueremo a vigilare per tenere alta l’attenzione sui temi della lotta alla corruzione. In una nota Libera sul Ddl anticorruzione diventata legge con il voto alla Camera.

(PS Siamo in dirittura d’arrivo del nostro crowdfunding per il mio prossimo spettacolo e libro. Se volete darci una mano potete farlo qui. E passatene parola. Se potete e se volete. Grazie.)

Perché la memoria, che è cosa buona e giusta, andrebbe anche esercitata sui vivi oltre che commemorata gigioneggiando sui morti.

(Scritto per L’Espresso qui.)

Schermata-2015-01-02-alle-16.56.35Siamo fatti così: li osteggiamo, ne scriviamo fino a al brufolo più nascosto e poi quando finalmente arriva il riscontro (giudiziario ed etico) lasciamo perdere come se il più ormai fosse fatto, dimenticando in fretta le conclusioni o peggio non prestandoci nemmeno troppe attenzioni.

La storia di Marcello Dell’Utri e dei suoi contatti con ambienti mafiosi è stata la saga degli ultimi vent’anni, una storia in cui ci si sono buttati un po’ tutti (spesso con una superficialità da bancarellieri dello sdegno, eh) e in fondo la sentenza con cui si accerta che Marcello Dell’Utri sia stato il “tramite con Cosa Nostra per conto di un noto imprenditore” dovrebbe essere solo questo, da solo, un rossore livido di vergogna per chiunque decida di governare con il partito di quel noto imprenditore. Nel processo Dell’Utri si certifica poi un modo di essere “spericolati avventurieri” nel campo della politica e dell’imprenditoria (che spesso in questi ultimi anni erano coincidenti) che ha segnato un’epoca; quella dei falchi pronti a tutto pur di incassare qualche milione di euro in più. Eppure provate ad immaginare un marziano a cui si racconti ciò che è stato Dell’Utri per Berlusconi, provate a raccontargli quali comportamenti siano certificati da una condanna passata in Cassazione e vedrete che anche lui rimarrebbe sconvolto dagli impercettibili effetti “politici” che ha avuto tutta la storia.

Minimizzare la mafia e Dell’Utri è un giochetto bipartisan che serve a sostenere questo Governo: basta questo per capirne la matrice e per leggere l’immobilismo antimafioso dell’Esecutivo. Non serve altro. Eppure come già successe per Andreotti capiterà ancora che un altro Dell’Utri, magari diverso per accento o per parte politica, possa pascolare impunemente in un Paese che non ha fatto tesoro dell’ultima lezione. Succede così: si restringe il campo su Dell’Utri lasciando perdere le chiavi di lettura del Dellutrismo e così come oggi l’andreottismo passa inosservato come un raffreddore anche i futuri “intermediari” con le mafia potranno godere dell’impunità della memoria. Perché la memoria, che è cosa buona e giusta, andrebbe anche esercitata sui vivi oltre che commemorata gigioneggiando sui morti.

Ed è per questo che abbiamo deciso che il prossimo spettacolo che porteremo in scena (L’AMICO DEGLI EROI: parole, opere ed omissioni di Marcello Dell’Utri) sarà il nostro piccolo ma combattivo vaccino perché la sentenza diventi pubblica, addirittura in tournée. E per questo abbiamo deciso che non vogliamo produttori “istituzionali” ma preferiamo un “produzione sociale” in cui ognuno di noi, pubblico compreso, fa la propria parte. Un crowdfunding per uno spettacolo teatrale “civile” ci dicono che sia pericoloso perché “mette insieme quelli che già la pensano allo stesso modo”. Quando me l’hanno detto ho pensato che sarebbe un primo passo per essere un piccolo corpo sociale: gli esercitatori di memoria. Non mi è sembrato niente male.

Se volete aiutarci anche voi trovate tutte le informazioni qui.

Tutti che si fingono stupiti della ‘ndrangheta nel calcio. E indovina un po’ chi ne aveva parlato?

Per fortuna qualcuno ha la memoria lunga. Questo è Claudio Forleo per ibtimes:

pallone-sgonfioL’inchiesta Dirty Soccer e il coinvolgimento diretto di quella che è ormai da anni la principale organizzazione criminale in Italia (la ‘ndrangheta) può sorprendere nell’immediato, meno se si ragiona a mente fredda.  Il calcio è terreno di caccia ideale per le mafie: un business a più zeri che calamita interessi (e consenso) di migliaia di persone. E le organizzazioni criminali sono soprattutto ‘piccioli’ e ‘controllo del consenso’, un po’ come certa politica.

La cooptazione di esponenti della criminalità organizzata alla ricerca di consenso (alcuni dei quali condannati per associazione di tipo mafioso) nelle squadre di calcio costituisce un segnale emblematico….alla stregua della duplice valenza che tali incarichi hanno per l’associazione mafiosa, consentendole da una canto l’accesso ad un canale di riciclaggio dei proventi delle attività illecite attraverso investimenti apparentemente legali mediante le società di calcio stesse e, dall’altro, la costruzione di un’immagine pubblica che ottenga consenso popolare, stante il diffuso interesse agli eventi calcistici”. Lo scrive la Direzione Nazionale Antimafia nella relazione 2014 pubblicata pochi mesi fa.

E’ del 2010 il dossier curato da Libera, Le mafie nel pallone. “Riciclaggio di soldi mediante sponsorizzazioni, partite truccate, scommesse clandestine, presidenti prestanome, il grande affare del mondo ultras, le “mani” sulle scuole calcio. Le mafie sono nel pallone. Dalla Lombardia al Lazio, abbracciando la Campania, la Basilicata, Calabria, toccando la Puglia , con sospetti in Abruzzo e con un radicamento profondo nell’isola siciliana. Più di 30 clan direttamente coinvolti o contigui censiti nelle principali inchieste riguardanti le infiltrazioni mafiose ed i casi di corruzione nel mondo del calcio” si legge nella premessa del dossier.

“Per i clan il calcio è uno strumento straordinario per fare affari e controllare il territorio…Entrando nelle società la mafia riesce ad avvicinare mondi lontani come politica e imprenditoria. Per le scommesse si creano joint venture tra la mafia internazionale e i clan locali”. Lo spiegava nel 2013 Raffaele Cantone, oggi alla guida dell’ANAC, l’Authority Anticorruzione, in questa intervista.

Gli esempi, come sottolineava all’epoca lo stesso Cantone, non sono solo relativi al calcio dilettantistico o cosiddetto ‘minore’. E’ del 2006 l’inchiesta sul tentativo di scalata alla Lazio da parte del clan dei CasalesiIl pentito Luigi Bonaventura, uno dei mammasantissima dell’omonima cosca del crotonese che rivelò agli inquirenti un piano per uccidere Giulio Cavalli, ha raccontato di partite truccate e di scommesse. Ricorda che “nel 2006 per Crotone-Juventus sugli spalti c’era il gotha della ‘ndrangheta: i Nicosia, gli Arena e altri…Controllare la squadra del proprio paese porta prestigio alle ‘ndrine, crea consenso, getta le basi per il voto di scambio”. Poi ci sono le “carriere da accompagnare”, quelle dei calciatori che finiscono a giocare nelle grandi squadre del Nord.

Gli “interessi economici nel mondo del pallone” emergono anche in Mafia Capitale, con quella che il Messaggero descrive qui come “la rete del business in curva”. Per non parlare dei legami, le amicizie o persino le parentele pericolose che sono emerse in questi anni, da Miccoli (“quel fango di Falcone” dice all’amico Lauricella, figlio del boss della Kalsa) a Sculli, nipote del boss Giuseppe Morabito (“so che sono il suo nipote prediletto e non lo rinnegherò mai. Per me non ha mai fatto nulla di male”) fino a De Rossi, che chiamava Giovanni De Carlo, figura importante dell’inchiesta Mondo di Mezzo, perché “assieme al compagno di squadra Mehdi Benatia, aveva avuto poco prima una discussione in un locale e temendo conseguenze aveva pensato a De Carlo”.

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Una simulazione semplice semplice della prossima ‘buona’ scuola

scuola-riforma-renzi-meritocraziaLeonardo scrive semplice ma azzeccatissimo un giorno della scuola che verrà:

Supponi d’essere un giovane docente, assunto da un dirigente che vede in te qualcosa, chissà cosa, nemmeno tu lo sai ancora. Un giorno ti convoca e attacca i complimenti per la didattica innovativa e il buon rapporto coi genitori, anche se l’ing. Pierini è preoccupato per i brutti voti del figlio in matematica. E italiano. E scienze. E insomma non possiamo aiutarlo ‘sto ragazzo?

Al che candido replichi che certo potresti aiutarlo, se studiasse di più e cerbottanasse meno palline di carta. Dovrebbe cambiare atteggiamento. E il preside paziente a spiegarti che è un po’ tardi per cambiare atteggiamento; si fa giusto in tempo a cambiare i voti, sennò Pierini jr rischia d’essere bocciato e suo padre lo iscriverà a un’altra scuola. Così niente lavagna interattiva a settembre. Ci siamo capiti?

Tu lo guardi sorpreso ed è evidente che no, non vi siete capiti. E lui, sospirando: ma ha capito chi è l’ing. Pierini? Lo sai quanto ci può devolvere in school bonus? Vuole rinunciare ai suoi soldi perché il figlio è deficiente? È una disgrazia, ma è anche un’opportunità. Così riusciamo a metter via i soldi per la lavagna. Non mi dica che non le piacerebbe una lavagna.

E non la prenda in questo modo. Non era questo che vedevo in lei. Vedevo un giovane abbastanza intelligente e disperato per capire ed eseguire i miei ordini. Ci rifletta: tra il figlio scioperato di un papà ricco e generoso e un giovane docente inflessibile, di chi posso fare a meno a settembre?

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Caro Renzi, hai costruito la scuola dei sogni di Comunione e Liberazione. Chapeau!

la-buona-scuolaLeggete cosa dichiara Lupi. E poi davvero magari smettetela di volervi rivendere come “centrosinistra”:

Scuola: Lupi, finalmente la vera parita’ scolastica (AGI)

“Grande soddisfazione” viene espressa da Maurizio Lupi, capogruppo di Area popolare alla Camera, per l’approvazione dell’articolo del disegno di legge sulla Buona Scuola che riconosce la detrazione dalla dichiarazione dei redditi di una parte della retta pagata dalle famiglie i cui figli frequentano le scuole paritarie. “Il riconoscimento sul piano fiscale afferma in modo definitivo il principio di un sistema pubblico a cui partecipano con uguale dignità scuole gestite dallo Stato e scuole gestite da soggetti privati. Con il voto della Camera oggi – prosegue Lupi – si è forse messa la parola fine a un conflitto ideologico ormai fuori dalla realtà di tutti i principali Paesi occidentali ma i cui rimasugli si sono visti oggi in Aula, prova ne sia il voto contrario, con le trite motivazioni sulla “svendita dell’educazione ai privati” e alle “scuole dei ricchi”, insieme a Sel e ai Cinque Stelle, di ben 36 deputati della sinistra del Partito democratico”.

Conosciamo – conclude – gli argomenti di chi, dall’altra parte, parla di esiguità del contributo riconosciuto alle famiglia, a costoro, con cui sono in parte d’accordo, ricordo l’importanza del riconoscimento del principio e la possibilità di miglioramenti futuri, ricordo inoltre che a questo si aggiungerà il bonus scuola che prevede vantaggi fiscali per chi finanzierà le scuole con donazioni – conclude Lupi – e che la detrazione non sostituisce bensì si assomma a tutti i provvedimenti a favore della libertà di scelta delle famiglie approvati in questi anni da varie regioni”.

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