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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Gli amici romani del clan Bellocco

Agevolarono la cosca della ‘ndrangheta Belloco attiva a Rosarno e nei comuni del reggino. Per questo tre persone sono state arrestate nel corso della notte a Roma e Palmi dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale di Roma, con la collaborazione dell’Arma locale, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia. La misura cautelare si basa sulle risultanze acquisite dal Nucleo Investigativo a seguito della cattura dei latitanti Umberto e Francesco Bellocco il 24 luglio 2012; le indagini hanno consentito di individuare la rete di persone di cui i due Bellocco si avvalevano per trascorrere indisturbati la loro latitanza a Roma. I tre arrestati, tutti di origine calabrese, sono ritenuti infatti responsabili dei reati di favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena.

Visto lo spessore criminale dei due latitanti arrestati, rampolli di un clan la cui operatività nella piana di Gioia Tauro è stata accertata con numerose sentenze, le indagini furono assunte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci che individuarono un appartamento dove i due latitanti avevano predisposto la loro base logistica. La perquisizione del covo ha permesso di stabilire che i due ricercati si erano stabiliti a Roma da alcuni mesi ed erano operativi in attività illecite sul territorio; nel covo che era dotato di impianto di videosorveglianza, furono infatti trovati numerosi telefoni, pc portatili, Jammer, ricevitori radio, macchine conta banconote, bilancini elettronici di precisione, un blocco notes con cifre ed appunti in codice, nonché l’Epistola di Leone IV, utilizzata dagli affiliati della ‘ndrangheta nel rito di iniziazione svolto in occasione delle nuove immissioni nelle cosche. I latitanti disponevano inoltre di 3 auto e 2 moto nuovissime, intestate a dei prestanome e poste sotto sequestro.

Le successive indagini del Nucleo Investigativo di Roma hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico dei tre arrestati di oggi. I tre avevano il compito di provvedere al supporto logistico necessario ai due latitanti per vivere in clandestinità e avevano reperito e messo a disposizione dei cugini Bellocco un appartamento, le auto e i motocicli, e i documenti di identità.

(clic)

Camorra: preso Giovanni Licciardi

LICCIARDIGiovanniGiovanni Licciardi, di 37 anni, ritenuto l’attuale reggente dell’omonimo clan camorristico operante soprattutto nel quartiere di Miano, a Napoli, è stato arrestato dai carabinieri su ordine di carcerazione per associazione per delinquere di tipo mafioso.

Licciardi è stato bloccato lungo il Corso Secondigliano a bordo di una Smart guidata da un 29enne, già noto alle forze dell’ordine. Sottoposto a perquisizione, è stato trovato in possesso di 1.100 euro in contanti, sequestrati, e sono state avviate le verifiche per accertarne la provenienza.

L’ordine di carcerazione è stato emesso il 15 gennaio dalla Corte di Appello di Napoli: quello che viene considerato dagli investigatori il boss di Miano, deve espiare una pena residua di un anno, 11 mesi e 27 giorni di reclusione per associazione per delinquere di tipo mafioso. In particolare il 37enne è stato condannato nel marzo 2014 a 8 anni di reclusione e l’11 luglio 2014 era stato rimesso in libertà dal carcere di Terni dopo aver scontato 6 anni e 3 giorni di custodia cautelare in carcere. Il 15 gennaio scorso la sentenza è diventata definitiva. L’arrestato è stato condotto nel carcere di Secondigliano.

La ‘ndrangheta che emette regolare fattura

l pizzo dagli imprenditori emettevano regolare fattura per operazioni inesistenti.

I soldi estorti poi andavano a sostegno delle famiglie degli affiliati della ‘ndrangheta arrestati nel luglio scorso, nell’ambito dell’operazione ‘San Michele’, che aveva condotto all’arresto nel torinese di diversi esponenti della Cosca Greco di San Mauro Marchesato (Crotone).

Agivano cosi’ due esponenti della criminalita’ organizzata operanti nell’hinterland torinese:Domenico Maida, 41 anni, abitante a Venaria, portavoce di importanti affiliati della ‘ndrangheta, e Maurizio Calamita, 49 anni, abitante a Moncalieri, assicuratore e incensurato.

I due sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino, dopo aver incassato un assegno da 20 mila euro da due imprenditori torinesi.

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Caccia al latitante: preso Giuseppe Pantano

Pantano-Giuseppe-cl.19621I Carabinieri hanno arrestato il latitante Giuseppe Pantano, 53 anni. L’uomo, originario di San Ferdinando (Rc), si nascondeva all’interno di un appartamento in un popoloso quartiere di Palmi (Rc). Ricercato in seguito a un provvedimento di fermo emesso dalla locale Procura della Repubblica per il reato di detenzione e porto illegale di arma da fuoco, nell’ottobre del 2014 Pantano, che era già irreperibile, è stato destinatario di un altro provvedimento di fermo della Procura della Repubblica Dda di Reggio Calabria in quanto ritenuto affiliato alla cosca della ‘ndrangheta operante a San Ferdinando (operazione “Eclissi”).

Nel corso dell’operazione è stato arrestato, per favoreggiamento, un giovane, Cristian Scarcella, 28 anni, rintracciato all’interno dell’abitazione assieme al latitante. Le indagini che hanno portato all’arresto sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi e dalla Dda di Reggio Calabria.

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La mafia a Lodi non esiste (ennesima puntata, eh)

Balzo in avanti per la Lombardia nella classifica nazionale del ciclo illegale dei rifiuti. Secondo il rapporto 2014 di Legambiente sull’ecomafia, presentato ieri mattina a Milano, nel 2013 nella nostra regione sono stati accertati in generale 1.268 reati contro l’ambiente, con 1.085 persone denunciate, 339 sequestri e 24 arresti, numero quest’ultimo più basso solo di quello registrato in Campania e Puglia, mentre nello specifico del ciclo illegale dei rifiuti, la Lombardia è passata dal sesto al quarto posto nella classifica nazionale, dietro Campania, Puglia e Calabria, con 448 infrazioni (il 7,8per cento del totale nazionale), 376 persone denunciate e 114 sequestri effettuati. Grandi numeri affatto lusinghieri anche sul fronte del ciclo illegale del cemento, dove la Lombardia risulta al primo posto tra le regioni del Nord con 341 persone denunciate e 265 infrazioni accertate.

I dati di Lodi, all’apparenza, sono minimali: nessuna infrazione contestata nel “ciclo del cemento”; due nel ciclo dei rifiuti, con tre indagati e un sequestro (a fronte di 21 infrazioni a Pavia, 63 a Cremona, 72 a Milano e 128 a Bergamo).

È vero che su questo fronte in passato la procura della Repubblica di Lodi è stata molto attiva, e va anche detto che da qualche tempo le ipotesi associative di traffico di rifiuti sono passate alla competenza della Dda di Milano. Ma va evidenziato che, comunque, nel 2014 la procura di Lodi risultava impegnata in inchieste per traffico illecito di ambito regionale e interregionale, stando ai dati raccolti da Legambiente.

Tra i casi citati, il sequestro di un’area collinare fra Sant’Angelo e Graffignana, per una discarica di rifiuti pericolosi, fra cui anche eternit. Ma anche l’operazione della Forestale a San Giuliano Milanese, con tre arresti e sei denunce, per un traffico illegale di cuccioli provenienti dall’Est Europa e svezzati precocemente con il rischio di malattie e disturbi comportamentali. Legambiente ricorda anche l’inchiesta sui costi della bonifica all’ex Sisas, che ha coinvolto un tecnico lodigiano.

Ma soprattutto richiama l’attenzione su un’indagine chiusa nel 2013 dei carabinieri del Noe di Milano, che sotto il coordinamento della Dda denunciarono traffici di terreni scavati da Milano e scaricati a camionate in cave di Romentino (Novara) e di San Rocco al Porto. Secondo l’accusa, il materiale non veniva analizzato come sarebbe stato obbligatorio, ma semplicemente riclassificato come “terre e rocce da scavo” con giri fittizi di bolle. Il 14 novembre del 2007, un Barbaro, cognome legato anche alla’ndrangheta, fu intercettato mentre telefonava a un imprenditore, che lo informava: «Per Casalpusterlengo,caricano in fiera, per Casalpusterlengo, tutti e due».

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Milano: la mafia nei metrò

Aziende in odore di mafia si sono affacciate anche ai lavori per le linee M4 e M5 della metropolitana. Sono almeno quattro le interdittive decise dal Prefetto per quanto riguarda i lavori della linea blu tra il 2013 e il 2014, mentre cinque sono quelle che riguardano i lavori della lilla. Nove stop in totale (anche se da alcuni uffici si parla di dieci): si tratta principalmente di subappalti legati a servizi come il movimento terra e i trasporti di materiali, su cui si è allungata l’ombra delle cosche. E su cui, immediata, è arrivato il fermo del Prefetto. Si tratta di una parte dei provvedimenti giunti nell’ambito dei lavori collegati a Expo che hanno collezionato un totale di 68 interdittive per 48 aziende coinvolte: al primo posto delle opere che hanno ricevuto il maggior numero di stop c’è la Tangenziale est esterna (Tem) con 26 provvedimenti.

Il fatto che anche le due linee della metropolitana siano finite sotto l’occhio interessato delle cosche è una novità. A lanciare l’allarme è stato David Gentili, consigliere comunale del Pd e presidente della commissione Antimafia a Palazzo Marino, nell’ambito della presentazione del rapporto Ecomafie 2014 di Legambiente: «si tratta di cinque stop per aziende impegnate nella realizzazione della M4 nel tratto in cui i lavori sono già avviati, fra Linate e Forlanini, e che sono state allontanate», ha spiegato. Lo stesso Gentili ha poi sottolineato l’importanza di mantenere l’attenzione alta proprio sui cantieri della linea blu: «ritengo importante che il concessionario si impegni a usare imprese inserite dell’elenco certificato della prefettura (le cosiddette ‘white list’ ndr) per andare sul sicuro su chi sarà impegnato nei lavori per la M4, dal noleggio mezzi, alla guardiania, al trasporto terra. L’amministrazione stima che complessivamente per la nuova linea lavoreranno, dal consulente a Impregilo, un migliaio di partite Iva: con numeri così importanti credo che questo sia fondamentale».

Dal Comune confermano i numeri delle interdittive e spiegano che l’individuazione è stata possibile «attraverso i controlli messi in atto dall’Amministrazione Comunale e la sottoscrizione dei protocolli di legalità fra Comune, Prefettura e le società concessionarie che attraverso una piattaforma informatica registrano e monitorano tutti i subappalti ed i sub affidamenti».

I tentativi di infiltrazione, al momento, non hanno portato decisivi rallentamenti dei cantieri, anche perché, in particolare per quanto riguarda M4, i lavori sono in una fase iniziale. «Il fatto che siano arrivate le interdittive — ha detto l’assessore ai trasporti Pierfrancesco Maran — dimostra che c’è una capacità d’intervento e questa è una garanzia. Quelle segnalate sono tutte situazioni di aziende che avevano interventi minimi, principalmente nell’ambito del trasporto terra. E che in nessun caso hanno comportato ritardi».

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Pietro Cozzolino: il boss camorrista con il cuore sudicio di vestiti usati

C_4_articolo_2089649_upiImageppSmantellata dalla polizia un’organizzazione criminale dedita al traffico di “rifiuti speciali illeciti”. I “rifiuti” sarebbero i vestiti usati che vengono lasciati nei grandi cassonetti gialli per la raccolta di abiti da regalare ai poveri. Invece di essere consegnati, venivano venduti in Africa e nei paesi dell’Est. Quattordici gli arrestati tra Roma, Napoli e Salerno, per i reati di associazione per delinquere nell’ indagine coordinata dalla direzione distrettuale Antimafia di Roma. Gli affiliati all’associazione criminale ricevevano, trasportavano, cedevano e comunque gestivano abusivamente ingenti quantitativi di “rifiuti tessili speciali”, con “specifiche condotte di falsità materiale e ideologica in atti pubblici”. Per gli investigatori, tra i capi dell’organizzazione emerge Pietro Cozzolino, considerato elemento di vertice dell’omonimo clan camorristico che opera nelle zone di Portici ed Ercolano, in provincia di Napoli.

Dalle indagini risulterebbe che gli arrestati rivendevano nei paesi poveri gli indumenti lasciati nei secchioni gialli della raccolta degli abiti usati. Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Roma e dalla polizia provinciale, sono iniziate due anni fa e hanno documentato la partenza di container da Civitavecchia e Salerno diretti in Africa con oltre 3.000 tonnellate l’anno di indumenti. Dalle indagini sarebbe emerso inoltre che il materiale era provvisto di bolle di accompagnamento false sull’avvenuta igienizzazione e fatturato solo in parte.

Sono state sequestrate preventivamente anche alcune coop coinvolte, in particolare la “New Horizons Onlus” e “Lapemaia Onlus” e la società “B&B Ecology srl”. A quanto accertato, gestivano la raccolta dei rifiuti tessili speciali per conto del consorzio “Il Solco” delegato per il servizio da Ama, l’azienda romana della raccolta dell’immondizia. Tra gli arrestati dell’operazione di oggi c’è anche Danilo Sorgente, responsabile tecnico dell’impianto di recupero rifiuti gestito dalla “New Horizons” e alcuni dipendenti delle cooperative sottoposte a sequestro.

Ma c’è di più. Per gli investigatori, infatti, ci potrebbe essere la mano di Mafia Capitale nel traffico illecito di rifiuti. Il gip nell’ordinanza non esclude che l’affare degli abiti usati “non sia rientrato nel più ampio disegno dirigista e corruttivo di Salvatore Buzzi”, arrestato nell’inchiesta Mafia Capitale. “Non può non pensarsi -scrive il gip Simonetta D’Alessandro – che la delibera che aveva ripartito nel 2008 il territorio comunale in competenze ai consorzi dell’Ati Roma Ambiente non obbedisca alle logiche spartitorie” e “non abbia coltivato le finalità speculative, rientranti negli interessi di Buzzi”. “Di tanto non vi è la prova in atti mancando nella fase delle prime assegnazioni le intercettazioni – prosegue l’ordinanza – ma vi è una concreta emergenza documentale”.

Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa 29 giugno, è stato arrestato nel dicembre scorso nell’ambito dell’inchiesta su Mafia capitale.

(fonte)